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Autore: vampirella    05/05/2013    3 recensioni
[AU!High School] Dal primo capitolo: "Midgern era una noiosissima città americana con il supermercato, la chiesa e il liceo, direttamente uscito da un film hollywoodiano da distribuzione home video. Vi si potevano trovare tutti i cliché immaginabili: arroganti campioni di football, cheerleaders dalla testa vuota, clubs di scacchi e di scienze, un giornalino d’inchiesta ed un fumetto satirico.
Sembrava fosse tutto così scontato.
Poi Steve cominciò l’ultimo anno di liceo e le cose cambiarono."
[StevexTony, ThorxLoki, ClintxNatasha, BrucexPepper]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

Fare la cosa giusta porta sempre a delle conseguenze.

Natasha rimase in ospedale per dieci giorni e ne uscì giusto in tempo per festeggiare la fine della scuola. La cosa non le era dispiaciuta per nulla, considerando che Clint aveva passato ogni momento libero al suo capezzale. Benché non fossero più ufficialmente una coppia, in quel periodo trascorsero più tempo assieme che in tutti gli anni in cui si erano desiderati da lontano. Senza pensare a quello che era accaduto o a quello che sarebbe successo, i ragazzi passarono lunghi pomeriggi a giocare a carte, leggere fumetti (Nat aveva una predilezione per il personaggio della Vedova Nera, super-spia protagonista di numerose testate della Marvel), ma soprattutto parlarono. Discussero della loro famiglia, del loro futuro, delle loro paure e di tanto altro ancora. Litigarono, si confessarono, si scherzarono a causa delle loro abitudini e dei loro gusti e infine una risata cancellava ogni cosa.

Spesso i loro amici venivano a trovarli. In gruppo o da soli, ognuno portava qualcosa all’inferma che ringraziava e chiedeva delle loro vicissitudini. Luke e Tony, essendo in un periodo ‘delicato’, di solito rispondevano glissando velocemente su argomenti futili e portando la conversazione molto lontano dalla loro vita privata.

Le visite di Pepper erano velocissime, poiché si fermava giusto il tempo di assicurarsi che andasse tutto bene e poi volava via a causa dei suoi impegni. La ragazza aveva ripreso con tutti i suoi impegni e sembrava più radiosa di prima. Un giorno Luke raccontò alla coppia-non-più-coppia la tresca che riguardava la loro bionda amica e Bruce, notizia bomba poi confermata dallo stesso interessato, il giorno che venne a fare visita alla rossa portandole in regalo un mazzo di fiori.

Mentre Clint rideva di gusto per il misunderstanding Nat, rossa quanto i suoi capelli per l’imbarazzo, si profuse in mille scuse per averlo messo nei guai con Pepper il giorno della fatidica festa. Bruce accettò le scuse con un’alzata di spalle e sorrise: le cose con la sua – finalmente – ragazza si erano sistemate e lui non ci pensava più da tanto a quel particolare evento. Anzi, era quasi tentato di pensare che, grazie all’avventatezza di Nat, finalmente era riuscito a vincere le reticenze della bionda a rendere pubblico il loro rapporto.

Impegnato nel suo ruolo di infermiere Clint non aveva partecipato al Prom. Preferiva stare con la ragazza che amava piuttosto che passare una serata con professori e compagni di classe, tant’è che aveva pure la scusa di non vedere la sua ex malamente mollata Peggy Carter che, a quanto aveva saputo, si era consolata in fretta e furia con Rogers.

Peggy era al settimo cielo: avrebbe partecipato come accompagnatrice del ragazzo più popolare della scuola e che, oltretutto, era stato incaricato di tenere il discorso di commiato come rappresentante degli studenti. Tanto la Carter era eccitata tanto Steve era sempre più scazzato, quella sera. Erano poche le persone che aveva veramente voglia di vedere: Dan, che aveva accettato di venire come sostegno morale e che in realtà avrebbe voluto passare la serata in un bar a ubriacarsi per cancellare la rabbia che provava nei confronti di Luke, Pepper, insieme a Bruce per la prima volta, che era stata l’artefice di quella serata insieme a lui e con cui aveva condiviso alcune delle sue responsabilità in quel contesto che era stato il liceo, e Tony, che aveva saputo non sarebbe mai comparso proprio dallo sguardo triste che gli aveva lanciato la bionda. Il resto delle persone che affollavano la sala potevano tranquillamente non esistere che per lui non sarebbe cambiato nulla.
 

Luke aveva appena finito di preparare i popcorn quando suonò il campanello. Il moro si avvicinò alla finestra e urlò verso l’ingresso, senza badare a chi fosse. - Entra da qua, sto finendo di preparare da mangiare. -

Tony portava un sacchetto della spesa in una mano e un dvd nell’altra. - Ho preso della roba da bere. I tuoi quando tornano? -

- Domani sera, tranquillo. Non c’è il rischio che ci trovino con le mani nella marmellata - Luke prese la ciotola e un paio di bicchieri e fece cenno a Tony di seguirlo. – Anche se non si tratta proprio di marmellata. -

Tony cambiò discorso mentre si accomodava sul sofà del soggiorno. - Hai parlato con tuo padre? -

- Sì. - il moro cominciò ad aprire una bottiglia di vodka, appoggiata sul tavolino lì vicino. - Dice che ci deve pensare su ma l’ha trovata un’ottima idea. Era da tempo che avevano intenzione di espandersi nel settore sportivo ma non avevano mai preso una decisione in merito. Ora che il mercato è fermo hanno intenzione di aprirsi verso alte strade e questa è una che intendono percorrere. Appena le cose diventeranno un po’ più concrete ti saprò dire di più. -

- Ottimo. - Tony prese il telecomando e premette play. I titoli iniziali del film cominciarono a sfilare davanti a loro.

- Ti dispiace non essere al Prom? - chiese titubante Tony. Durante una delle loro visite in ospedale Nat aveva accennato brevemente alla questione svedese, pertanto Luke si era trovato a raccontare le ultime settimane al suo amico, un po’ stupito dalla notizia. Il moro aveva rivelato loro che il tutto si era concluso parecchio male, senza però addentrarsi in eccessivi particolari. Neanche in quel momento ne aveva molta voglia di parlare. - Se intendi dire se mi spiaccia non essere a una festa ipocrita con gente che disprezzo, beh no. Se intendi dire se mi spiaccia non essere con Dan… - sospirò. - Mi manca. -

Tony annuì e allungò i piedi sul tappeto con l’intenzione di seguire la trama del film.

Luke lo guardò di sottecchi per osservarne la reazione alle parole che stava per pronunciare. - Steve è venuto da me, qualche giorno fa. -

- Perché? – chiese lui senza staccare gli occhi dal televisore, apparentemente tranquillo.

- Prima del litigio ho detto a Dan di voi due. Mi dispiace. -

Luke aveva avuto sempre la bocca troppo larga. Tony scrollò le spalle e fec un buffo suono con la bocca. Prese il suo bicchiere ma invece che berne il contenuto ne guardò il fondo, pensieroso. - Vuoi dire a tutta la scuola di noi due, vero? -

Come risposta Luke si alzò, andò in camera e, tornato in soggiorno, gli lanciò il borderò dell’ultimo numero del giornalino di quell’anno scolastico. Tony lo scorse velocemente. - Qui non c’è scritto niente su Steve. -

- Già. - ammise senza interessi Luke, sedutosi vicino a lui. Prese una manciata di popcorn dalla ciotola e se li portò alla bocca.

- Hai deciso di non divulgare lo scoop. – assentì, incredulo, lo scienziato.

- Ammetto di avere perso un po’ la bussola su questa storia dei gossip. Non è così che voglio ricordarmi i miei anni da ignoto giornalista rampante. – rispose ironico Luke.

Tony soppesava i fogli, osservando l’amico. - E’ per questo che hai litigato con Dan, vero? -

Luke non rispose. Il suono di una sparatoria si diffuse nella stanza: il film era entrato nel vivo dell’azione.
 

L’ultimo giorno di scuola era sempre stato un delirio, pensò Natasha schiacciando il mozzicone di sigaretta sotto la scarpa e dirigendosi verso l’entrata del liceo. Nel marasma generale la gente che incrociava la salutava e si congratulava per la sua guarigione. Lei sorrideva leggermente, ringraziava e passava oltre, in cerca dei suoi amici. Eccezionalmente per quella giornata le lezioni si sarebbero tenute in completa libertà: generalmente ogni classe organizzava festeggiamenti e non era raro vedere gente nei corridoi o in aule per dei corsi che non seguivano. La giornata trascorreva fra saluti e risate, attendendo l’inizio dell’estate mangiando torte e biscotti.

Pepper corse incontro alla rossa, trafelata mentre cercava di portare alcuni documenti in segreteria e nel frattempo rincorrendo il capitano della banda musicale della scuola, ricordandogli del concerto che avrebbe tenuto il pomeriggio nel campo di football.

- Vedo che hai preso molto sul serio i tuoi doveri. - rise la rossa vedendola impegnata più che mai. Pepper fece per sdrammatizzare quando la ragazza la prese per il braccio e si fece seria improvvisamente. - Senti, non te l’ho mai detto ma…mi dispiace molto la festa dei Roderick. Per Bruce, veramente non sapevo… -

- Non fa nulla. - la interruppe Pepper. Dal Prom ormai tutta la scuola sapeva del fidanzamento fra la ragazza e l’ex studente e tutti commentavano che non esisteva coppia migliore. Tony rise quando lo riferì alla bionda, accedendo un coro nel bel mezzo del corridoio al grido di ‘PEP-PER! PEP-PER!’ e facendola arrossire violentemente dalla soddisfazione quando si accorse che molti dei ragazzi presenti si erano uniti alla voce dell’amico.

In quel momento comparve Clint e prese la rossa per la vita schioccandole un bacio sulla guancia. - Hai deciso di venire allora? -

- L’ultimo giorno insieme in questo dannato penitenziario, come avrei potuto perderlo???? - gli rispose lei buttandogli le braccia al collo e baciandolo a sua volta.

Pepper li lasciò soli e si diresse a svolgere le sue mansioni, evitando per un pelo un gavettone che le passò sopra la testa. Buttò un occhio nel laboratorio degli audiovisivi e vide Luke riordinare e buttare le cartacce: pulizie estive.

- Disturbo? - Steve bussò alla porta. Luke alzò gli occhi verso di lui e fece cenno di entrare. Steve aveva in mano il giornalino.

- Ti volevo ancora ringraziare per quello che hai fatto, anzi, per quello che NON hai fatto. -

Luke alzò il sopracciglio e un angolo della bocca ma non smise di riordinar. - Quello che non capisco è perché sei venuto a chiedermi non dire nulla sulla tua omosessualità quando lo hai spiattellato tu al Prom. -

Steve si bloccò: non lo sapeva neanche lui. Quando aveva iniziato a recitare il suo discorso davanti alla scuola aveva cominciato a parlare delle sue amicizie, dei suoi compagni, insomma della vita che aveva trascorso in quella scuola, ma mano a mano che andava avanti si era reso conto che quella non era la sua vita. Erano stati anni di sotterfugi, di omissioni, di finzioni: la persona che stava descrivendo, così ben inserita nel contesto sociale del liceo, beh, non era lui. Guardò in faccia tutte le persone che lo circondavano, i compagni di scuola, le cheerleaders, tutti i leccaculo che avevano costellato la sua vita da liceale. Alla fine le persone che contavano veramente si contavano sulla punta di una mano. C’era Dan, ovviamente, forse Bart nei momenti migliori, Peggy e Pepper, ma non erano state così importanti come Tony. Con nessun altro era stato veramente sé stesso.

Tony, che aveva lo aveva ascoltato mentre gli raccontava la sua vita e gli descriveva le sue paure.

Tony, che gli era stato vicino senza voler niente in cambio.

Tony, che aveva allontanato per il puro panico che potesse conoscere a fondo il suo segreto.

Tony, che alla fine l’aveva coperto, nonostante tutto.

Steve si interruppe improvvisamente. La gente cominciò a guadarsi in giro, a disagio.

- La verità è che questo non sono io. - aggiunse stanco il quarterback. Un brusìo si diffuse in sottofondo. Dan trattenne il fiato. Pepper lo guardò curiosa.

Steve prese un lungo respiro. - Mi chiamo Steven Rogers. Ho 19 anni e sono il quarterback dei Lions. Sono all’ultimo anno di liceo e l’anno prossimo mi iscriverò in un’università pubblica, poiché ho rifiutato una borsa di studio dovuta ai miei meriti sportivi. - I suoi compagni di squadra lo guardarono sorpresi. - Vivo con mia nonna e mia madre, malata di HIV, alla periferia ovest di Midgern. E sono gay. -

E’ inutile dirvi di come sia andata la serata. Sappiate solo che Peggy Carter tornò in lacrime a casa, i professori cercarono di placcare Bart per farsi dare spiegazioni su quello che aveva appena detto il suo compagno di squadra e Steve si defilò col suo amico svedese e assecondare il suo desiderio di ubriacarsi fino all’alba.

- Suppongo che volessi essere il primo a dare la notizia. - terminò Steve, lanciando la copia della rivista su uno dei tavolini.

- Tutta la scuola parla di te, lo sai? -

- Oh, sì. - sorrise enigmatico il ragazzo. - In questi ultimi giorni mi sono trovato davanti ragazzine in lacrime, bulletti che volevano pestarmi per essere ‘una fottuta checca’ e il plauso dei professori per aver sopportato coraggiosamente da solo la malattia di mia madre. - Il suo sguardò divento più opaco. - Forse non avrei dovuto dire niente su di lei. Qualche genio pensa che sia colpa mia. -

- Gli idioti sono a ogni angolo. - sdrammatizzò il moro. - Hai fatto bene a spiegare le circostanze della sua malattia. Purtroppo capita sempre più spesso che le infermiere contraggano malattie del genere, a causa del proprio lavoro. Ferite accidentali…cazzo, queste cose non dovrebbero accadere. -

- Già. - Steve lo guardò chiudere l’ultimo faldone e posizionarlo su una mensola vicino alla cattedra. - Non hai qualcosa da chiedermi? -

- Io? Sei tu che sei entrato a parlarmi. -

- Pensavo ti interessasse sapere dove fosse Dan. -

- Ti sbagli. - la cosa che più dispiaceva a Luke era che Dan non si era preso la briga di parlargli, quel giorno. Non che volesse sentirsi dire grazie per quello che aveva fatto ma sperava che quel gesto lo avesse colpito e gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui. Sospirò.

- Dan è partito due ore fa per l’aeroporto. Sta tornando in Svezia per le vacanze. A settembre s’iscriverà a Oxford: vuole studiare mediazione linguistica. - Steve osservò il comportamento del moro. - Non ha visto il giornalino. -

Le mani di Luke si bloccarono a mezz’aria. Si guardarono per qualche momento.

- Non… -

- No. -

- Oh. -

- Già. Ti propongo una fuga. - Steve lo raggiunse facendo dondolare la chiave della macchina davanti agli occhi. - Usciamo di qui, prendiamo l’autostrada e lo intercettiamo prima che parta. Dubito che tu l’abbia salutato propriamente. -

- Luke, ho trovato Nat e Clint, credo che potremmo darle loro la buona notizia… - Tony aprì la porta e si trovò davanti i due ragazzi. Il biondo abbassò lo sguardo e si mise le mani in tasca, a disagio. Luke guardò i due, alternativamente, poi invitò Nat e Clint a entrare.

- Ragazzi, forse è meglio che voi usciate. - si rivolse a Steve e Tony. - Lo dico io a Clint. -

- Ma cosa? - si lamentò l’arciere. E’ un’ora che Tony ne parla e non mi vuole dire nulla. Allora? -

Luke cacciò i due amici fuori dal laboratorio e chiuse loro la porta in faccia. - Allora… -


Tony odiava quando Luke faceva di testa sua. Davanti la porta del laboratorio Steve aprì la bocca per parlare, ma il ragazzo cercò di allontanarsi più in fretta possibile da lui. Si sentiva ancora umiliato da quello che gli aveva detto quando avevano parlato l’ultima volta.

- Aspetta. - Steve lo trattenne. - Devo dirti una cosa. -

- So quello che è successo al Prom. E’ stato molto coraggioso. – disse il ragazzo con uno tono che non ammetteva repliche, senza prendersi il disturbo di fermarsi e cercando di non guardarlo. Steve evitò di andare a sbattere contro un paio di ragazzine del primo anno e uno del terzo che si era preso la sfrontatezza di sfrecciare con lo skateboard nel corridoio, e lo seguì.

- Non l’avrei mai fatto se non fosse stato per te. – Intorno a lui alcuni ragazzi osservavano la scena e bisbigliavano fra loro con un sorrisetto sulle labbra.

- Non credo di meritarmi i tuoi ringraziamenti. -

- Piantala Tony. Lo sai benissimo cosa intendo dire. Perché sei ancora arrabbiato con me? -

- Perché mi racconti delle balle. - Tony si girò verso di lui. – Hai deciso di confessare tutto e apparire come Mr. Coraggioso per evitare di perdere la faccia , non è vero? -

- Cosa? -

- Luke stava per pubblicare. - nonostante fosse arrabbiato Tony non poté sentirsi un po’ colpevole. In fondo gli aveva promesso di non dire nulla di loro e lui l’aveva riferito all’unica persona che lo avrebbe di sicuro fatto scoprire. O almeno così pensava fino a qualche giorno prima. - Per evitare una figura peggiore hai deciso di parlare? -

- E’ vero, ho saputo che ti eri confidato con Luke, così sono andato da lui. Gli ho chiesto di non pubblicare nulla. Lui mi ha chiesto di dargli una buona ragione per non farlo e io non sono riuscito a rispondergli. Sai perché? Ero stufo. Così gli ho detto di fare quello che voleva, a condizione che non ti tirasse dentro questa storia. – Steve continuò. – Non mi sono comportato molto bene con me e mi dispiace, sul serio, ma anche tu mi hai tradito. - ora era Tony a non riuscire a guadarlo. - Abbiamo sbagliato entrambi, non credi? Ma potremmo ricominciare da capo. Alla luce del sole, insieme. Credi che sia possibile? -

Tony lo guardò senza dire una parola. Il suo volto era duro, tirato, nervoso.

Il sorriso di incoraggiamento sul viso di Steve si spense. Si grattò il collo, a disagio. - Forse è meglio che vada. – terminò, abbattuto, mentre lo sorpassava e si dirigeva verso il campo da gioco.
 

Siamo quasi alla fine. In realtà ci sarà qualche capitolo in più, poichè la lunghezza dei caps sta aumentando un po’ troppo. Grazie ancora a tutti coloro che mi seguono, siete fantastici! Alla prossima!
(P.s. Sì, ho visto Puncture.)

   
 
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