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Autore: Youki    05/09/2004    1 recensioni
Novembre. Stanno per tornare i giorni nebbiosi del passato. Cosa starà arrivando sull'altra corsia, nascosto dalla nebbia? Vedo solo un bagliore confuso...Breve oneshot.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***
Dedicata alla mia amica Chiara a cui ho rubato il nome per questo racconto...
***

A Chiara piace guidare con la nebbia. Non le da fastidio doversi muovere con una visibilità così ridotta, c’è abituata; abita infatti in una zona così paludosa che a volte ne ha incontrato eterei banchi addirittura in piena estate, tornando a notte fonda dalle sue uscite del venerdì sera, attraverso viuzze di campagna.
Ora è autunno e la nebbia è una compagna di ogni giorno, grigia, opaca...
Però Chiara trova anche in quel grigiore una sua particolare bellezza. Guarda davanti a sè la strada comparire dal nulla cento metri più avanti, per poi scomparire di nuovo alle sue spalle, inghiottita dal silenzio ovattato. Sprazzi di vita fanno capolino per qualche attimo nella sua visuale, per poi tornare timidamente ad eclissarsi: un uomo in bicicletta che va al lavoro verso la fabbrica poco distante, due studenti infreddoliti che chiaccherano alla fermata dell’autobus, un vecchietto che, chissà chi glielo fa fare, sta curvo sugli ortaggi del suo orticello alle otto di mattina a fine novembre... Ed ecco apparire, come un’ombra, le prime case del paesino che attraversa ogni mattina, diretta, come oggi, verso il lavoro. Sulla sua destra assiste al suo passaggio, silenzioso, il piccolo borgo antico, mentre alla sua sinistra sfilano i giovani tigli, che, ormai vinti dal freddo, la salutano omaggiandola di una turbinante pioggia di foglie dorate.
Ancora un centinaio di metri e il borgo è scomparso, inghiottito dalla nebbia.
Chiara sbadiglia: ultimamente dorme poco...la notte legge, naviga su internet, scarabocchia qualche disegno, scrive e pensa. Pensa tanto...non riesce proprio a farne a meno...
Pensa a lui...
Un mezzo sorriso le appare sulle labbra, ma non è un sorriso di gioia, è un sorriso ironico. Chiara ha un carattere forte, deciso, violento ed egoista a volte, e preferisce prendere sul ridere le cose che la fanno soffrire, piuttosto che struggersi e lamentarsi, sospirare e piangere, come fanno molte della sua età. E’ sicura che anche le sue più care amiche il più delle volte non riescono a capire i suoi comportamenti e a leggere dietro la maschera decisa che indossa costantemente. Nemmeno ora, vedendola, una di loro capirebbe che sta per piangere.
Ma non piangerà, non è da lei.
Accende lo stereo dell’auto, mette su il suo cd preferito e, col volume al massimo, svolta a sinistra, immettendosi sulla tangenziale e inserendosi nel flusso di fanalini rossi che, lentamente, si dirige verso la città.
La città, dove troverà lui.
Ecco ancora apparirle quel sorriso storto.
Ma stavolta Chiara non si abbandona a pensieri sconfortanti. Sta pensando alla sera prima, quando, dopo aver fatto quattro chiacchiere davanti ad una birra, lo ha salutato con due baci sulle guance...ed un terzo sulle labbra. Chissà che le è preso? Non si è mai comportata così con nessuno, prima d’ora... Il fatto è che Chiara si trova in una situazione sentimentale alquanto complicata e le cose complicate non le piacciono affatto.
Per un attimo nella sua mente si delinea un pensiero: grande e vaccinata com’è, deve aver proprio perso la testa!! Nonostante infatti cerchi di analizzare obiettivamente la situazione, non può trovarci altro che da riderci sopra perchè si è scoperta a rischiare davvero tutto su qualcosa che è tutt’altro che certo. In che altro modo si può chiamare l’essersi invaghita senza speranza di un ragazzo di un anno più giovane di lei, fidanzato da ben sei anni? Beh, poi senza speranza esattamente no...ma, che differenza fa, si chiede?
Lei non è un tipo da lasciarsi andare facilmente, è una che si pone sempre le giuste domande prima di agire, e ha sempre biasimato il tradimento in ogni sua forma. Non ha mai perdonato chi l’ha tradita in amore e non si è mai permessa di tradire o di istigare qualcun altro a farlo...o, meglio...non si ERA mai permessa di istigare qualcuno a farlo...Quindi ora biasima se stessa per non aver saputo resistere, la sera prima.
"Cosa vuoi che sia un bacetto sulle labbra?", le sussurra una vocina insidiosa, tentando di minare i suoi ferrei principi, ma lei storce la bocca in quel suo sorriso e la scaccia. Per molti, un semplice sfiorarsi di labbra non significa nulla, forse nemmeno per lui, ma per Chiara è un segno che qualcosa di inaspettato le sta succedendo, qualcosa che nemmeno lei sa se desidera veramente o no. Non vuole dare un nome a tutto questo, non vuole che nessuno ne parli e non vuole parlarne a nessuno...
La nebbia si sta diradando un poco: è passata mezz’ora da quando si è messa in viaggio e il pallido sole autunnale sta cercando invano di fare capolino nel grigiore; ora almeno c’è una luminosità diffusa che pare accarezzare tutte le cose, come ovatta bianca e morbida.
Chiara abbassa il finestrino, inserisce la chiave nella serratura e la sbarra del parcheggio si solleva, lasciandola entrare: dal finestrino aperto l’aria umida e densa di smog penetra nell’abitacolo, richiamandola dai suoi pensieri. E’ giunta al lavoro, è ora di mettersi all’opera e concentrarsi. Non ci si deve distrarre. Si avvicina a piedi al grosso, brutto edificio, guardando con diffidenza le lunghe crepe sul muro, ricordo dell’ultimo terremoto. Entra nell’atrio e prende l’ascensore perchè è troppo pigra al mattino per farsi sei rampe di scale.
Giunta al piano si dirige, zavorrata come solito dal suo zainetto, verso il suo ufficio. Le suole di gomma stridono sempre in un modo fastidioso sul marmo, un suono così particolare che solo le sue scarpe riescono ad emettere su quel dannato pavimento...
Nel corridoio si affacciano diverse porte, tutte chiuse, come solito, visto che di norma lei è la prima ad arrivare...ma non oggi, a quanto pare. L’ultima porta in fondo, quella del suo ufficio, è aperta e la luce del neon si riversa fuori, nel corridoio buio, assieme al profumo del caffè appena fatto. Benedicendo mentalmente la caffettiera elettrica di cui si sono recentemente riforniti lei e i suoi colleghi, Chiara segue l’aromatica scia come in trance e varca la soglia del piccolo ufficio, pronta per cominciare un’altra dura giornata di lavoro.
Sorride.
Questa volta non è il mezzo sorriso che le è aleggiato sulle labbra per tutto il viaggio, è un sorriso vero, perchè davanti a lei c’è lui. Già, perchè loro due, da due anni a questa parte, lavorano insieme, otto ore e più al giorno, cinque giorni su sette, nello stesso ufficio, lo stesso incarico...
Lui saluta, forse un po’ imbarazzato, ma sorride, chiedendole se vuole un caffè.
Ed ecco che tutte le paranoie scompaiono. Chiara sa che torneranno, si conosce fin troppo bene. Ma in questo momento non le importa. Si accontenta di stargli vicino, di starlo ad ascoltare quando ha voglia di parlare dei suoi problemi, di nascondergli per scherzo in posti impensabili le sue adorate sigarette o l’accendino...
Lui sa perchè lei fa tutto questo e sorride dolcemente, credendosi non visto.
Chiara invece guarda fuori dalla finestra sorseggiando il suo caffè bollente, ma con la coda dell’occhio getta sempre uno sguardo su di lui.
Oltre i vetri la nebbia aleggia ancora e lei si ritrova a ripensare a quando andava alle superiori e, leggendo “I promessi sposi”, il professore sottolineava come il Manzoni scegliesse sempre il tempo atmosferico più triste per fare da sfondo agli eventi più lieti. A quel tempo lei non si era trovata per nulla d’accordo con quella scelta stilistica, ma crescendo ha cambiato idea e ha cominciato a guardare con occhi diversi la nebbia, sia quella che la accompagna per tutto il tragitto da casa al lavoro ogni autunno, sia quella che avviluppa momentaneamente la sua vita.
Un movimento dietro di lei e un attimo dopo lui le è al fianco, col suo caffè nella destra, la sinistra va a poggiarsi sulla sua spalla.
“Dormito bene?” le sorride di nuovo.
L’attimo successivo quella mano si allontana lasciando solo un brivido a percorrerle il corpo.
Come il vecchietto nel suo orto, l’uomo in bicicletta, i ragazzi alla fermata del bus, apparsi e scomparsi nella nebbia quella mattina, piccoli gesti graditissimi e inattesi fanno di tanto in tanto breccia nell’ovatta che la circonda, per poi tornare a nascondersi, timidi e impacciati, nella normalità del tran tran quotidiano.
Lei non sa cosa c’è oltre quella nebbia, ma sa che le sta venendo incontro sull’altra corsia e prima o poi lo vedrà apparire. Fissa per un attimo i suoi occhi in quelli scuri di lui.
A Chiara piace la nebbia, ma spera che prima o poi si diradi.


Beh, arrivati fino alla fine...! Che ne pensate delle mie produzioni sotto stress emotivo? Lasciatemi almeno un commentino.... Baci Youki (htpp://youki-laportadellalba.splinder.com)
  
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