Anime & Manga > Yu degli spettri
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Autore: Hazel 88    24/11/2007    0 recensioni
Ok... questa storia è frutto di un sogno che ho fatto... ma vi avviso, non so affatto dove andrà a parare; è un'incognita anche per me. Hiei incontra suo padre e gli viene finalmente rivelato "Il mistero del Fuoco Oscuro"... segreto che sarà utile a sconfiggere un'entita malvagia davvero molto pericolosa. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 1: Incontro con il padre

Il demone correva a perdifiato attraverso gli alberi di una folta foresta. I suoi sensi erano attivati al massimo per riuscire a percepire qualunque presenza ostile: nel Makai, il mondo dei demoni, non si poteva mai abbassare la guardia. Proprio a causa di una distrazione, due spettri gli avevano inferto una profonda ferita alla spalla e il sangue sgorgava così copiosamente da lasciare pericolose tracce ai suoi due inseguitori. Ma lui sembrava non curarsene; pensava solo a fuggire il più rapidamente possibile.
Ben presto, però, dovette fermarsi. Le energie iniziarono ad abbandonarlo e la debolezza lo costrinse ad inginocchiarsi sul suolo. Non tentò neppure di individuare i due demoni con il terzo occhio: era consapevole di non avere più forza.
Si guardò intorno e si accorse subito di trovarsi in un luogo sconosciuto: era scappato senza badare troppo alla direzione.
La sua mente era talmente annebbiata, che non si avvide della presenza che comparve improvvisamente alle sue spalle e gli puntò una lama alla gola.
-Che stai facendo nel mio territorio?- domandò imperiosamente una voce maschile -È noto a tutti che non gradisco le intrusioni.-
Il demone sobbalzò sorpreso. Un brivido freddo percorse tutta la lunghezza della sua schiena: la figura alle sue spalle possedeva un’energia demoniaca immensa.
-Non sapevo che questo fosse il tuo territorio.- mormorò con cautela -Due demoni mi hanno ferito e io sono scappato, senza far caso alla direzione.-
L’altro buttò una rapida occhiata sulla spalla del giovane. -Sì, vedo. Ma non mi fido. Ora girati lentamente verso di me e non tentare scherzi.-
Non avendo molta scelta, il demone obbedì e si trovò a puntare i suoi occhi rossi in altri due identici ai suoi. Entrambi si fissarono sbalorditi. La somiglianza fra i due era impressionante, come poteva esserlo solo tra due fratelli, oppure tra padre e figlio.
Il demone in piedi abbassò la sua spada. -Qual è il tuo nome, ragazzo?-
-Hiei.- pronunciò il secondo, scrutando il suo interlocutore. Questi annuì come se la risposta avesse fornito una certezza ad una supposizione.
-Guarda guarda chi abbiamo ritrovato!- esclamò improvvisamente una voce sgradevole.
-Il piccolo ladruncolo! Non credi di doverci restituire qualcosa?- intervenne un’altra.
Hiei imprecò sottovoce: i suoi due inseguitori l’avevano raggiunto.
Questi ultimi iniziarono a ridacchiare sguaiatamente, ma si frenarono quando avvertirono uno sguardo gelido squadrarli da cima a fondo.
-Anche voi siete giunti qui per caso?- li interrogò il demone spadaccino con aria di sufficienza -Avete idea di dove vi trovate?-
-E tu chi diavolo sei?- biascicò uno dei due.
-Guarda come si somigliano. Il moccioso deve essere andato a chiedere aiuto a un suo parente…- gracchiò l’altro divertito.
Il demone li ignorò. -Vi ho fatto una domanda.-
-Certo che lo sappiamo! Abbiamo invaso il territorio di Kotaro della Fiamma Oscura.- rispose un demone sghignazzando -Ma cosa importa? Siamo lontani dal suo covo e lui non verrà mai a saperlo.-
“Kotaro della Fiamma Oscura” ripeté mentalmente Hiei, osservando il giovane uomo in piedi accanto a lui.
Un ghigno beffardo si dipinse sulle labbra di questi. -Esatto! Avete violato la mia proprietà.- dichiarò e, scomparendo improvvisamente, si materializzò davanti all’ultimo demone che aveva parlato e lo ridusse in pezzi.
-Ko-Ko-Kotaro della Fiamma Oscura!- balbettò terrorizzato il suo compagno, poi si mise a correre disperatamente.
-Non dirmi che sono stati questi due idioti a ferirti.- sospirò Kotaro che, senza attendere un’eventuale risposta dal ragazzo, raggiunse in un attimo il fuggitivo e lo spedì velocemente all’altro mondo.
Come se si fosse teletrasportato, si parò di fronte a Hiei. Con una mossa fulminea del braccio, afferrò un sacchetto che il ragazzo teneva sotto il suo mantello.
-Ecco cosa hai rubato a quei due.- disse Kotaro, rigirandosi il sacchetto in una mano e vuotandone il contenuto sull’altra -Ma non sembrano valere granché questi gioielli.-
Il giovane demone ignorò il commento e fissò il suo interlocutore con diffidenza. -Si può sapere chi diavolo sei?-
Kotaro smise di giocare con i preziosi nella sua mano e rivolse un vago sorriso al ragazzo. -Esattamente chi credi che io sia!-
Hiei lo fulminò con un’occhiata sprezzante, poi, rialzatosi con fatica, tentò di andarsene, ma un forte capogiro lo costrinse nuovamente a terra. Imprecò mentalmente e maledisse lo spettro che gli aveva provocato quella ferita.
-Non puoi andartene in quelle condizioni.- ingiunse il demone, che si era portato davanti a lui -Non arriveresti lontano.-
-Questi non sono affari tuoi!- rispose seccamente Hiei, riprovando a mettersi in piedi.
Kotaro poggiò la mano sulla spalla sana del giovane , obbligandolo a rimanere seduto. -Lo sono eccome.- replicò pacatamente.
Lo sguardo di Hiei era un misto di incredulità e disprezzo. -E va bene. Abbiamo assodato che sei mio padre. Ma la cosa non ha la minima importanza per me.- un sorriso sfacciato dipingeva il volto del giovane mentre pronunciava queste parole -Non fai parte della mia vita ed è un’ipocrisia che adesso ti stia preoccupando per me. Sarai anche mio padre, ma io non ti considero tale.-
Kotaro ascoltava in silenzio, con le braccia conserte e l volto impassibile. -Come vuoi.- sibilò gelidamente -Ma ti ripeto che non te ne andrai da qui in questo stato.-
-Vorresti impedirmelo?-
-Se devo. In ogni caso, non avrò bisogno di sprecare molte energie contro un cucciolo ferito.-
-Cosa?!- la provocazione del demone aveva irritato non poco Hiei.
-Ho paura che non sia il momento giusto per invitare qualcuno, fratello!- intervenne all’improvviso una voce alle spalle di Kotaro. Il sorriso beffardo si spense dalle labbra di quest’ultimo, per lasciare posto ad un’espressione seccata. -Che ci fai qui, Easlay? Torna immediatamente al castello!- gli intimò.
-Phew! Vacci piano, Onii-san, o potrei morire di paura.- ironizzò Easlay.
Hiei si sporse per poter guardare oltre Kotaro e constatare così l’aspetto del nuovo arrivato.
Era un ragazzo che fisicamente sembrava essere poco più vecchio di lui e aveva capelli nero-blu e occhi rossi proprio come lui e Kotaro, anche se, a differenza di loro due, non era un demone completo. Mano a mano che si avvicinava, Hiei focalizzò che nel suo aspetto c’era qualcosa che non andava: l’iride e la pupilla dei suoi occhi avevano la stessa forma di quella dei rettili e il suo corpo era quasi impercettibilmente ricoperto da scaglie. Inoltre, sembrava trovarsi in uno stato di pericolosa sovreccitazione.
-Ma guarda! Così quello sarebbe il tuo famoso figlio.- continuò Easlay -Ma ti avverto che la sua presenza è tutt’altro che gradita. Quindi, o sparisce lui, o lo faccio sparire io!-
Hiei non era affatto tranquillo. L’atteggiamento di quel mezzo demone non era per niente normale e dava l’impressione di non essere del tutto lucido.
-Attento Easlay! La mia pazienza ha un limite. Non sfidarla!- replicò minacciosamente Kotaro.
-Non ti sopporto davvero, quando ti dai tutte queste arie!- urlò Easlay, lanciandosi freneticamente su suo fratello per attaccarlo.
Hiei fremette leggermente intimorito. Kotaro, invece, era sorprendentemente calmo e, schivato agilmente l’assalto del mezzo demone, lo colpì a sua volta con un poderoso pugno nello stomaco. Easlay strabuzzò gli occhi, che intanto avevano riacquistato la loro forma naturale, e cadde a terra privo di sensi.
-Ho un motivo per darmi “tutte queste arie”! Razza di idiota!- mormoro con disgusto Kotaro.
Hiei notò che poco a poco anche la sua pelle, leggermente scagliosa, tornava ad avere un aspetto umano. “Ma che…?”
-Onii-chan!- urlò una voce femminile, interrompendo i pensieri del giovane demone.
Una ragazza, anch’essa demone solo per metà, stava correndo verso di loro. I suoi lunghi capelli ondulati erano neri e gli occhi rossi come i suoi fratelli. Dall’aspetto sembrava avere all’incirca la stessa età di Easlay.
-Twiggy!- esclamò il demone.
La ragazza si fermò a pochi passi dal fratello e riprese fiato per qualche istante. -Perdonami, Onii-chan! Sembrava una belva impazzita. Non sono riuscita a trattenerlo.-
Kotaro non rispose e, annullata la distanza fra loro, le sollevò il mento con una mano. -Ti ha picchiata.- disse esaminando un piccolo taglio sulla gota della giovane.
-È solo una sberla, niente di preoccupante.- lo rassicurò Twiggy.
Il demone annuì e si scostò da lei. Fu allora che si accorse di Hiei. -E lui…?- domandò stupita.
-Lui e Hiei.- rispose semplicemente Kotaro.
Twiggy sembrava ancora più sbalordita, anche perché, evidentemente, era consapevole dell’identità del ragazzo.
-Fammi un favore. Prendi Easlay e rinchiudilo nella sua stanza.- le disse improvvisamente il demone.
Senza dire nulla, la ragazza prese il fratello sulla sua schiena e si allontanò verso la direzione da cui era provenuta.
Kotaro si avvicinò nuovamente a Hiei.
-Che vuoi fare?- sibilò il ragazzo.
-Portarti nel mio castello e medicare quella ferita, prima che si infetti ulteriormente.-
-Non hai capito! Non ho bisogno del tuo aiuto! Non voglio il tuo aiuto! Senza contare che non ho alcuna intenzione di stare sotto lo stesso tetto di quel pazzo furioso!- urlò Hiei che, con uno sforzo immane, si tirò in piedi e si diresse velocemente verso i limiti del territorio di Kotaro. Stava per varcarli, ma qualcosa lo respinse, facendolo volare fino ai piedi di suo padre.
-Una barriera?!- esclamò Hiei stupefatto.
-Esatto. Una barriera che mi permette di individuare eventuali intrusioni e che impedisce a coloro che sono estranei al territorio di uscire, a meno che non lo voglia io.- Kotaro spiegò tutto con un sorrisetto irridente stampato in faccia.
-Bastardo!- mormorò Hiei a denti stretti. Poi, improvvisamente, il mondo iniziò a vorticare paurosamente intorno a lui e svenne: aveva perso troppo sangue e l’ultimo sforzo compiuto era stato troppo azzardato per il suo fisico debole.
Kotaro emise un sospiro di sconforto e, caricatosi il figlio sulle spalle, fece ritorno al suo castello.
  
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