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Autore: rosa_bianca    05/05/2013    2 recensioni
Poi volge di nuovo lo sguardo a Grantaire.
E capisce che di lui si deve fidare, anche se è il solito scettico. Il solito ubriacone. Il solito impossibile.
Perché non c’è parola più adatta per descriverlo.
One Shot scritta ieri notte di getto. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao :)
Questa è la mia prima One Shot, quindi abbiate pietà! L'ho scritta in circa dieci minuti, forse mi sentivo ispirata...
Vi lascio al mio OTP, ovvero e/R,
rosa_bianca
p.s: fatemi sapere che ne pensate con una recensione! :)

Grantaire è lì, abbandonato su una sedia. Non è dato sapere da quante ore. Forse non lo sa neanche lui.
La notte è calma e ricca di tensione allo stesso momento.
Gli Amici dell’ABC sono tutti appostati dietro la barricata, dormono senza che alcun rumore li disturbi.
Sanno che quelle potrebbero essere le loro ultime ore di sonno.
All’interno del Corinth ci sono le due persone mancanti all’appello.
Una, che abbiamo già accennato, accasciata su una sedia di indubbia provenienza, e l’altra, che si trova al piano di sopra, a pensare.
Pensare: ovvero l’unica cosa possibile per Enjolras in questo momento. Non è capace di muoversi; c’è una forza maggiore che glielo impedisce, che lo trattiene al suolo.
 Così si ritrova seduto in un angolo del locale, rannicchiato su sé stesso perché l’unico mobile che non è stato usato per la barricata è la seggiola rotta di Grantaire.
Ed Enjolras pensa, pensa a quello che accadrà l’indomani.
Se lo fa è perché non c’è nessuno con lui. Non manifesterebbe mai nessuna debolezza in pubblico.
Sicuramente non mostrerebbe la lacrima che gli sta solcando la guancia di marmo in questo momento.
No, la tiene solo per lui, non la asciuga neanche. La piccola goccia salata bagna la giacca rosso sangue.
Si dice che no, non sono nato per essere debole!, ma ognuno deve accettare i propri difetti, si sa.
Solo che lui non ci riesce. Anche perché chi ha mai sospettato che ne avesse?
Di certo non Grantaire, che intanto si era alzato dalla sedia portando con sé la bottiglia.
Inizia a salire le scale perché no, devo vederlo prima che… .
Non completa il pensiero.
Semplicemente, si ritrova ad aprire la porta della stanza al secondo piano.
Perché lui sa che Enjolras è lì. Lo sente, anche se il vino lo aveva già fatto addormentare quando la statua si marmo era salita di sopra in punta di piedi.
Per non svegliarlo.
La porta emette un lieve scricchiolio, che fa scattare in alto il capo biondo.
Nessuno dei due dice una parola.
Non c’è bisogno di parole.
Grantaire appoggia la bottiglia sul pavimento freddo e si accuccia accanto al suo marmo.
Ha gli occhi spaventati, si dice, non avendolo mai visto così.
Enjolras  guarda la bottiglia con insistenza. Poi il viso di Grantaire.
“Bevi con me” lo invita lui, porgendogli il vino.
Enjolras è titubante. Non lo ha mai fatto prima.
Poi volge di nuovo lo sguardo a Grantaire.
E capisce che di lui si deve fidare, anche se è il solito scettico. Il solito ubriacone. Il solito impossibile.
Perché non c’è parola più adatta per descriverlo.
Afferra con convinzione la bottiglia, succhiandone avidamente un quarto del contenuto.
Si ferma. La testa gli gira.
“E’ normale aver paura” dice la voce bassa e profonda di Grantaire. Così rassicurante…
Ed Enjolras ci vuole credere, o almeno ci prova.
“Non mi era mai successo”.
Grantaire gli carezza una guancia.
“Lo so. Per questo sono qui. Con te” gli sussurra dolcemente.
“Non te ne andrai, vero?”.
C’è un buco nel soffitto. Al tetto mancano alcune tegole. E Grantaire fissa ciò che c’è oltre quel buco: la luna piena. L’unica luce nella stanza.
“No, resterò con te anche a costo di morire”.
Enjolras gli posa la testa sulla spalla.
I due rimangono immobili. I loro respiri si sincronizzano. Il loro fiato si mescola.
“Lo sapevo, sai. L’ho sempre saputo” mormora , cercando di guardarlo in viso. Non ci riesce, ma sente i sui ricci scuri che gli accarezzano il collo.
“L’ho sempre saputo” ripete sussurrando, prima di cadere addormentato.
 
   
 
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