Film > Iron Man
Ricorda la storia  |      
Autore: evenstar    05/05/2013    6 recensioni
"Tony solo la sera prima stava stringendo Pepper tra le braccia riuscendo, finalmente, a darle un bacio e adesso aveva la prospettiva di vederla andare via per tutto il maledetto fine settimana... Nella notte passata aveva cominciato ad immaginare il loro primo weekend come coppia e mai, in nessuna delle svariate alternative che aveva ipotizzato, lui era solo"
One shot ambientata il weekend dopo la sera dell'attacco all'Expo, quindi post-pepperony (ma in realtà ancora mezza pre, come scoprirete).
Assolutamente priva di spoiler su Iron Man 3.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony weekend'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutte! Che ne dite di mettere da parte per qualche giorno IM3 e fare un passo indietro ai bei tempi degli inizi? Eccovi il secondo weekend della nostra coppia preferita dopo quello passato ad Aspen (ossia "Sul cucuzzolo della montagna").
Come anticipato nella sinossi siamo temporalmente al giorno dopo l'Expo, quindi i nostri due eroi stanno insieme anche se...
Enjoy. 
PS è una one shot... long, perdonate, ma i capitoli qui non erano proprio possibili. 


- Stai scherzando, spero! – chiese Tony sbalordito, appoggiandosi allo stipite della porta della camera di Pepper, o meglio quella che era stata fino a quel momento la sua camera e che Tony sperava sarebbe presto tornata ad essere una camera degli ospiti deserta.
- Affatto – rispose la giovane prendendo con cura un paio di vestiti da sera e appoggiandoli sul letto.
- Andiamo Pepper, non puoi fare sul serio.
- Certo che faccio sul serio.
- Ma questo era il nostro weekend! – sbottò Tony infastidito nel vedere sfumare tutti i suoi assolutamente proibiti progetti per il fine settimana.
- E da  quando, scusa? – chiese la giovane smettendo di impacchettare vestiti e fermandosi ad osservarlo pensierosa, domandandosi se non si fosse effettivamente dimenticata qualche appuntamento importante.
- Da ieri!
- Ah ecco – sospirò tornando a fare le valigie.
- Andiamo, dopo quello che è successo ieri non dirmi che non preferiresti passare quarantottore da sola con me, piuttosto che in una… barca… spersa in mezzo all’oceano! – rimbrottò Tony incrociando le braccia e mettendo su un’espressione assolutamente contrariata. Solo la sera prima la stava stringendo tra le braccia riuscendo, finalmente, a darle un bacio e adesso aveva la prospettiva di vederla andare via per tutto il maledetto fine settimana. Nella notte passata, che nella sua mente avrebbe dovuto portare ad una progressiva evoluzione del bacio verso altri e decisamente più interessanti orizzonti, ma che si era risolta con Pepper che crollava addormentata tra le sue braccia ancora perfettamente vestita di tutto punto, aveva cominciato ad immaginare il loro primo weekend come coppia e mai, in nessuna delle svariate alternative che aveva ipotizzato, lui era solo.   
Pepper sbuffò divertita dai soliti capricci del suo capo che da quel giorno però assumevano tutto un altro significato. – Tony – cominciò a dire con tono paziente.  – Primo: avevamo deciso di non dire niente di noi, per il momento, quindi qualsiasi cosa tu avessi in mente di fare… no.
- Non vuoi dire niente di noi, va bene… anche se non vedo perché…
- Lo sai perché…
- … insomma non ci vedo nulla di male…
- … non mi prendono sul serio adesso…
- … credo che sia una cosa normale…
- … figuriamoci se dico in giro che vado a letto con il capo…
- … tecnicamente non sei mai stata a letto con il capo…
- …Tony…
- … ma chi se ne importa di cosa dicono…
- … certo, perché poi non sei tu ad essere attaccato…
- … sono solo gelosi…
- … ma per favore!
- E poi, chi ti dice che i miei progetti implicassero uscire di casa? – le chiese con un sorriso malizioso assolutamente irresistibile per chiunque, cercando di interrompere quel fiume di parole senza senso. Fortunatamente Pepper aveva passato dieci anni ad immunizzarsi a quel sorriso e, sebbene le cose fossero drasticamente cambiate dalla notte precedente, le rimaneva pur sempre una parvenza di controllo sulle sue emozioni, meno sul suo sistema nervoso che la fece arrossire fino alla radice dei capelli intuendo cosa quella frase sottintendeva.
- Secondo – cercò di riprendere il discorso interrotto per continuare a spiegare le sue motivazioni. – E’ la serata di beneficienza più importante dell’anno, non posso non andare.
- Certo che puoi!
- Sì beh, IO in effetti potrei benissimo non andare, ma allora TU saresti costretto a presenziare e, se non sbaglio, la cosa non ti è mai passata nella testa!
- E’ una barca, Pepper… – le disse come se quello bastasse a spiegare tutto.
- E’ una nave, Tony!
- ... in mezzo all’oceano… – le disse ancora, cercando di impietosirla con il suo sguardo da cucciolo abbandonato.
- In genere le barc… navi è li che si trovano, sì – gli rispose la giovane distogliendo lo sguardo prima che la convincesse a fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita molto presto. Tony odiava le navi, odiava l’oceano e l’idea di trovarsi intrappolato con migliaia di persone in uno spazio decisamente ristretto. Pepper sapeva perfettamente che quello era più di un semplice capriccio e, per una volta, non aveva posto obiezioni al fatto che Tony mandasse lei in sua rappresentanza. Senza contare che a lei le navi e le crociere piacevano, e molto.
- … piena di persone estremamente noiose! – rincarò lui.
- Per quello avevamo deciso che tu saresti rimasto a casa, facendo andare me al tuo posto.
- Sì, ma lo avevamo deciso prima di ieri.
- Sì beh, questo è abbastanza ovvio – si ritrovò a dirgli, smettendola di nuovo di piegare biancheria e avvicinandosi a lui per convincerlo. – Ascolta quello che è successo ieri su quel tetto…
- … non è stato uno sbaglio – le disse prevenendo un suo possibile passo indietro.
- Certo che no. Ma non possiamo neanche chiuderci in casa come una coppia di adolescenti alla loro prima cotta – gli disse dolcemente sperando che la parte matura di Tony, ovunque fosse, facesse per un attimo capolino nella sua coscienza.
- No? – chiese infatti lui cominciando ad accarezzarle le braccia.
Pepper sbuffò contrariata, più per il fatto che il suo corpo stesse reagendo in automatico al contatto delle sue dita, che per la risposta assolutamente immatura dell’uomo. Tony le si avvicinò prendendole dolcemente la testa tra le mani e facendole sollevare lo sguardo su di lui, un attimo dopo le sue labbra erano appoggiate su quelle di Pepper, calde e invitanti, e la sua lingua stava cercando un varco per approfondire il contatto. La ragazza sospirò e si appoggiò maggiormente a lui schiudendo le labbra e permettendogli di iniziare a giocare con lei. Fu solo quando la mano di Tony abbandonò la sua testa per sollevarle la camicia che la ragazza tornò sulla terra e, con un gesto improvviso, lo allontanò da sé.
- No – gli disse comunque poco convinta.
- D’accordo allora…
- Sono riuscita a farti ragionare? – chiese speranzosa sentendo che il suo autocontrollo stava decisamente finendo.
- … devi partire tra due ore…
- Tony, no…
- … e se noi adesso…? - le chiese sperando di far cadere definitivamente la sua resistenza ricominciando a blandirla e accarezzandole le braccia.
- … Tony…
- … abbiamo un sacco di tempo…
- … il letto è impraticabile… - gli rispose cercando di trovare un valido motivo per finire quello che stava facendo senza saltargli letteralmente addosso, sbirciando il suo letto ingombro di vestiti.
- … c’è il mio…
Fu quello che la sbloccò. Per un attimo si vide come una delle decine di donne che erano transitate per quella camera, sparendo poi il giorno successivo, e la cosa la turbò. Sapeva che sarebbe stato sempre un problema e che avrebbero dovuto affrontarlo prima o poi, ma in quel momento no. In quel momento c’erano le valigie da fare e una nave da prendere. Aveva aspettato per anni, poteva aspettare per altri due giorni. Forse. – NO, davvero – gli rispose con decisione. - Devo finire – concluse allontanandolo con dolcezza ma fermamente, tanto che lui la lasciò libera senza insistere ulteriormente capendo come ci fosse qualcosa che non andava.
- E va bene, allora. Vai pure a goderti questi due giorni con tutte quelle mummie – le disse sedendosi sul letto e osservandola riprendere a trafficare con la valigia prima di aggiungere, come ultimo tentativo. – E se tentassi con l’approccio “sono il capo”?
- E che razza di approccio sarebbe? – chiese Pepper fermandosi con della biancheria in mano e guardandolo incuriosita con un sorriso sulle labbra.
- Signorina Potts, il capo sono io e se dico che non va… - le disse con tono impostato Tony, cercando di darsi un aspetto da boss, ma riuscendo solo a guadagnarsi un’occhiataccia da parte della ragazza.
- Ah. Quell’approccio – sospirò Pepper riconoscendo il tentativo. – Ti devo ricordare che cosa è successo l’ultima volta che hai tentato l’approccio “io sono il capo”? – gli chiese mettendo le mani sulle anche e assumendo l’espressione decisamente pericolosa del “non ci provi con me”, che Tony conosceva molto bene ormai da anni.
- Era per Venezia?
Pepper scosse la testa.
- Monaco?
Pepper di nuovo scosse la testa. – In quel caso hai direttamente fatto quello che ti passava in mente, senza rendermene partecipe. E ti ricordo che per poco non morivamo entrambi.
- Avevo tutto assolutamente sotto controllo – le disse ricordando improvvisamente molto bene cos’era successo a Monaco. – E a mia difesa stavo per morire…
- …e non mi hai detto niente…
- … non ti volevo far preoccupare e  poi Natasha…
- Tony, no! Non lo voglio sapere – lo interruppe sollevando una mano Pepper. - Per almeno qualche tempo, ne ho decisamente avuto abbastanza di Natalie o Natasha o quello che è.
- Pensavo che andaste d’accordo.
- Mi stavo solo vendicando di te.
- Ah. AH – disse Tony il cui sorriso si spense sulle labbra al ricordo.
- Vedo che ti è finalmente tornata in mente Aspen – annuì la ragazza.
- Alla fine però ci siamo divertiti, ammettilo! – le disse.
- Siamo quasi morti congelati.
– Anzi… - cominciò a dire Tony mentre un’idea gli si formava nella mente.
- No – lo bloccò lei.
- Ma la baita…
- NO.
- Sarebbe la volta che possiamo davvero scoprire se quella teoria…
- NO.
- D’accordo, come vuoi – si arrese alla fine. - Ma non pensare se ora te ne vai che al tuo ritorno ti cadrò ai piedi.
- Vedremo – rispose la giovane con un sorriso malizioso. – So essere abbastanza convincente – gli disse passandogli accanto e sfiorandolo volontariamente con il fianco.
Tony sospirò. – Mi farai impazzire, lo sai?
- Sapevi quello a cui andavi incontro.
- Oh sì, lo sapevo bene – mormorò in risposta cominciando a trafficare con i vestiti sparsi sul letto. – Non ti vorrai portare… questo? – chiese poi assolutamente sconvolto sollevando un completo di pizzo dall’aspetto decisamente sexy, ben poco adatto ad una serata di beneficienza in mezzo all’oceano molto, molto lontano da lui.
- Tony! – lo sgridò Pepper arrossendo vistosamente e riprendendosi rapidamente il completo, nascondendolo poi in fondo ad un cassetto.
- Non la facevo così provocante, signorina Potts – le disse godendosi l’imbarazzo della ragazza.
- Non dovresti frugare tra i miei vestiti – lo sgridò lei.
- Frugare?
- Esatto, frugare.
- Ma se sono sparsi per mezza camera!
- Non importa – gli rispose cominciando ad arrabbiarsi.
- Sono sicuro che ti sta una meraviglia.
- Smettila.
- Perché non lo metti questa sera? Cena a lume di candela, vestito provocante, la piscina riscaldata, io e te… - le disse con tono suadente.
- Magari lo metterò questa sera…
- Davvero? – le disse orgoglioso che il fascino Stark avesse funzionato di nuovo.
- … cena a lume di candela… - mormorò avvicinandosi a lui e cominciando ad accarezzargli i capelli.
- … non dimenticare il vestito provocante…
- No, certo. A questo proposito – gli disse con tono pratico, allontanandosi da lui proprio quando Tony stava alzandosi dal letto per abbracciarla. – Quello rosso o quello oro? – chiese sollevando due vestiti da sera. Uno era rosso fuoco decisamente corto, l’altro dorato con uno scollo vertiginoso.
- Come? – chiese Tony confuso.
- Per la cena di beneficienza di questa sera, ovvio – rispose Pepper con un sorriso di vittoria mentre Tony tornava a sedersi sul letto fissando decisamente seccato i due vestiti seducenti che la ragazza gli stava mostrando.
- E immagino che i colori siano del tutto casuali – rispose con un sospiro, segretamente appagato da quello scambio di battute che avrebbe portato ad una perfetta conclusione della giornata, se solo lei non fosse dovuta andare via sul più bello.
Pepper fissò i due vestiti e si rese conto solo in quel momento che riprendevano i colori di Iron Man. – Inconscio – disse sorridendo e scrollando la testa facendo ondeggiare la massa di capelli ramati.
Era un gesto che Tony le aveva visto fare milioni di volte da quando la conosceva, ma in quel momento, quel giorno, fu troppo. Crollò disteso sul letto prendendo un cuscino e premendoselo sulla faccia, in cerca di buio e fresco. – Devo farmi una doccia…
- Ma non sei appena uscito dalla doccia? – gli urlò dietro Pepper mentre lui si dirigeva verso il suo bagno privato.
- … fredda. Molto, molto fredda.
Pepper sorrise soddisfatta e tornò ad occuparsi delle sue valigie.
 
La nave partiva dal porto di Malibu per fare il giro della baia. Dopo una cena di gala e una notte di divertimenti volti a far spendere ai miliardari a bordo quanto più possibile, avrebbe fatto rientro nel pomeriggio successivo permettendo a tutti gli ospiti di tornare alla loro routine.
Pepper salì a bordo osservando come Tony almeno per una cosa avesse avuto ragione, l’età media delle persone presenti era decisamente sopra la cinquantina tranne qualche rara e notevole eccezione.
- Virginia!
- John! Che piacere rivederti – rispose Pepper al saluto di un giovane elegantemente vestito che, invece che stringere la mano che lei gli aveva porto, se la portò alle labbra nel classico, e mai del tutto passato di moda, baciamano. Pepper arrossì e, per qualche millesimo di secondo, si sentì in colpa pensando a Tony a casa da solo. Poi le venne in mente che, fino a meno di due giorni prima, quello stesso gesto sarebbe stato uno dei più casti se paragonato alle avventure di cui lei stessa era stata spesso testimone, e si godette la serata.
- Come stai? – le chiese il giovane prendendola sotto braccio e scortandola a prendere un drink.
- Decisamente bene, grazie. E tu? – chiese a sua volta bevendo un bicchiere di champagne ghiacciato e osservando la costa allontanarsi progressivamente.
- Bene. Sei sempre l’assistente di quell’egocentrico playboy? – le chiese sorridendole e fissando i suoi occhi verdi brillanti nei suoi in uno sguardo complice.
Pepper aveva dimenticato, nella foga degli eventi degli ultimi giorni, che tutti gli anni aveva una sorta di appuntamento fisso con John. Non si vedevano mai nel resto dell’anno, ma quella, nel tempo, era diventata la loro serata. La serata in cui divertirsi, bere champagne e godersi la reciproca compagnia senza lo stress di boss e lavoro, la serata in cui Pepper tornava ad essere Virginia e Tony diventava un capo di cui potersi lamentare un po’ con un collega.
- Ehm… - rispose imbarazzata. – Sì, in un certo senso…
- Ti prego, non dirmi che anche tu…? - le chiese incredulo John, ben conscio di come tutte le precedenti assistenti di Stark fossero durate molto poco prima di finire nella serie infinita delle sue conquiste per poi essere licenziate o trasferite altrove.
- NO! – rispose subito Pepper, scuotendo vigorosamente la testa per sottolineare il concetto. – No, che dici?
- Mi hai fatto prendere un colpo!
- No, noi non… no. Comunque Tony è molto cambiato in quest’anno – cercò di spiegare la ragazza.
- Tu dici? Ho visto su You Tube quello che è successo alla sua ultima festa di compleanno. Mi sembrava sempre il solito – le rispose incuriosito da quel cambio di prospettiva. Sebbene sempre molto compita e poco incline alla polemica, Virginia non aveva mai negato il comportamento bizzarro di Stark e non aveva neanche mai cercato scuse prendendone atto come semplice manifestazione del suo ego smisurato e ridendone con John.
- Sì beh, quello… insomma… poi però è cambiato – borbottò Pepper che sentiva di stare entrando in una zona pericolosa, ma non aveva idea di come uscirne senza insospettire l’amico. D’altra parte quell’anno le cose erano davvero cambiate e lei non era proprio dell’umore per criticare Tony. Tralasciando la loro recente relazione l’uomo ne aveva davvero passate troppe per poterlo ancora giudicare senza conoscerlo e dal suo ritorno dalla prigionia era cambiato molto.
- Sei sicura di stare bene? – le chiese il giovane percependo il suo disagio.
- Certo. E a te come vanno le cose?
- Sempre il solito. Una noia mortale. Ammetto che la mia vita paragonata alla tua deve sembrare abbastanza scialba.
- Cosa intendi?
- Sembra che Stark vada in cerca di guai. Prima l’incidente al reattore arc, poi la morte del suo socio, quello Stane. Poi Monaco.
- Si beh, non è sempre solo colpa sua… – cercò di difenderlo Pepper.
- E pare che tu sia sempre in mezzo ai guai con lui.
- Non è vero…
- Ah, senza contare Iron Man, ovviamente! – disse il giovane.
- Scusami – lo interruppe Pepper che non sapeva più come rispondere. - Si è fatto un po’ tardi, vado a prepararmi per la cena – gli disse abbandonando l’appoggio del suo braccio e scappando verso la sua cabina in cerca di un po’ di intimità per riordinare le idee e pensare a come gestire la cena.
- Ci vediamo sotto? – le chiese John.
- Certo – rispose la ragazza cominciando a pensare che forse avrebbe fatto meglio, per più di un motivo, ad accettare la proposta di weekend di Tony.
Aprì la porta della sua cabina e si diresse subito nel piccolo bagno, non degnando il resto della stanza di un’occhiata.
- Certo che questo posto è davvero minuscolo! – disse una voce allegra da dietro di lei, facendole prendere uno spavento.
- Tony? – chiese Pepper uscendo velocemente dal bagno arruffata e vedendo finalmente il miliardario comodamente stravaccato sul suo letto, o meglio sulla sua cuccetta, con un sorriso soddisfatto sul volto. - Si può sapere che cosa diavolo ci fai qui?
Tony si stava guardando attorno e, nel breve tempo in cui era rimasto nella cabina ad aspettare il rientro della ragazza, si era ricordato perché odiasse così tanto le crociere e le barche. Dopo aver visto comparire Pepper scarmigliata e mezzo svestita, si ricordò anche perché avesse deciso di scapicollarsi sulla nave per andarla a trovare. - Mi mancavi – le disse alzandosi e andando ad abbracciarla, ignorando le sue deboli proteste.
- Mi controlli, vuoi dire? – gli chiese cercando di allontanarlo, ma senza troppa convinzione pensando come quello fosse il momento migliore da quando aveva messo piede sulla nave.
- Anche.
- Non sono una … - iniziò a dire prima che le labbra di Tony le chiudessero la bocca.
- Mi mancavi – ribadì lui dopo qualche momento con uno sguardo stranamente sincero.
- Anche tu – fu costretta ad ammettere la ragazza mentre Tony cominciava ad indietreggiare, spingendola verso la cuccetta senza che lei protestasse più di tanto, mentre il cuore iniziava a batterle furiosamente nel petto.
- E mi annoiavo a morte, da solo.
- Sono andata via meno di tre ore fa, non è possibile che tu…
- Sai che non posso stare da solo…
- … e da quando, scusa?
- … più o meno… 24 ore – le disse osservando l’orologio da polso con un sorriso malizioso.
- Quindi adesso dovrei essere al tuo fianco 24 ore su 24? – chiese la ragazza sorridendo a sua volta  stando al gioco. Sperando che quello fosse davvero un gioco.
- Avrebbe dovuto esserci sempre, signorina Potts.
- Non sono la sua baby sitter, signor Stark.
- No ma…
- Cosa?
- Potrebbe essere interessante. Dovrebbe mettersi una di quelle uniformi sexy?
- Tony! – lo sgridò dandogli un colpetto sul torace.
Tony sorrise e la strinse maggiormente.
– E comunque non dovresti essere qui – gli disse la giovane.
- Certo che dovrei, sono l’unico Stark disponibile come rappresentante per questa serata – le disse riprendendo a baciarla e ignorando le tenui proteste della ragazza.
- Nella mia cabina, intendo – mormorò Pepper cercando di mantenere un minimo di lucidità sebbene la cosa fosse sempre più complessa. Quella mattina resistergli era stato difficile, in quel momento stava pericolosamente diventando impossibile.
- Non ne avevano altre, signorina Potts. Temo che dovremmo dividere questa.
- Aspetta, come sei arrivato? Siamo partiti da un pezzo ormai – gli chiese lasciando momentaneamente cadere il discorso camera.
Tony indicò un angolo della stanza dove giaceva una valigetta rossa fin troppo conosciuta.
– Iron Man? – chiese allibita.
- Perché ti stupisci tanto?
- E tu hai messo l’armatura e sei volato qui, su una nave, solo perché ti mancavo? – chiese sinceramente stupita dal suo comportamento.
- Potts, un po’ di fiducia! – rise Tony osservando l’espressione decisamente sorpresa di Pepper a quella rivelazione.
- Ammetto che sono colpita.
- Ah, grazie! – rispose ricominciando a baciarla come se all’improvviso non fosse più in grado di restare due minuti senza toccarla.
- E se qualcuno ci vede insieme? – chiese Pepper spingendolo via, improvvisamente preoccupata. Tony non era mai stato un modello di riservatezza.
- La porta è chiusa e non credo che ci sia qualcuno che ci spii dall’oblò.
- Fuori intendo.
- Ci vedranno di sicuro, è una barca – rispose tranquillo l’uomo, riprendendo ad esplorare con le labbra la pelle della giovane, passando dalle sue labbra alle guance e scendendo poi lungo il collo.
- Nave – mormorò lei chiudendo gli occhi e sospirando.
- E’comunque sempre minuscola e molto affollata.
- E quindi cosa…? – cercò di chiedere mentre veniva spinta dolcemente contro e poi sul letto.
- Non c’è tanta differenza tra due stanze comunicanti e una cabina insieme – le fece notare Tony ricordandole come si fossero già trovati in situazioni potenzialmente mal interpretabili, in tempi assolutamente non sospetti. Intanto continuava a muoversi e ben presto si ritrovarono stesi sul letto e Tony iniziò a giocherellare con le dita lungo il fianco della ragazza, sollevandole la camicia, chiaramente molto poco interessato a quello che lei stava cercando di dirgli.
- Certo che c’è – gli disse fermandolo e guardandolo negli occhi. – Non crederai veramente che divida la cabina con te?
- Ci contavo in effetti, verrebbe alquanto scomodo riuscire a … beh lo sai… da qualche altra parte…
- NO!
- … è comunque anche qui non è che sia… comodo… – le disse iniziando a muoversi nel minuscolo letto.
- Tony non possiamo… - mormorò Pepper cercando di sfuggire alle labbra dell’uomo che le stavano torturando le sue.
- … non come sarebbe a casa nel nostro letto...
- …tuo…
- … dettagli…
- Davvero, questa notte non posso dividere la cabina con il mio capo – disse con l’ultimo sprazzo di convinzione che riuscì a mettere insieme.
Tony sospirò, fermandosi. - In questo preciso momento la cosa ti preoccupa? – le chiese tornando a solleticarle la pelle del fianco con le dita, ma anche pronto a fermarsi, sebbene molto a malincuore, nel caso lei glielo avesse chiesto.
- No – ammise alla fine Pepper abbandonandosi alle sensazioni che le sue mani, le sue labbra e Tony in generale le stavano dando. Anche la sua capacità di resistenza aveva dei limiti.
 
- Virginia? – una voce da fuori e un paio di colpi alla porta li riscossero dal sonno in cui erano caduti entrambi.
Dopo aver decretato che in quel momento non c’erano motivi validi che potessero impedire loro di stare insieme era passata mezz’ora nella quale niente e nessuno avrebbero potuto anche solo ricordare a Pepper o a Tony che esisteva qualcosa di diverso dall’altro, nell’universo.  Successivamente erano crollati addormentati nella cuccetta, dimentichi della cena, della nave e delle altre migliaia di persone che vi soggiornavano.
- Oddio, John – mormorò Pepper riemergendo dal sonno all’improvviso, cercando di divincolarsi dall’abbraccio di Tony per avvicinarsi alla porta, trascinandosi dietro il lenzuolo. – Sì? – chiese attraverso la porta chiusa.
- John? Chi sarebbe questo John? – chiese, non troppo sottovoce, Tony guadagnandosi un’occhiata omicida dalla giovane molto agitata e addossata alla porta.
- C’è qualcuno con te? – chiese dal corridoio la voce di John.
- Ma che gli importa? – chiese da dentro Tony.
- NO – rispose nel panico Pepper, tirando un cuscino addosso a Tony per farlo stare zitto.
- Guarda che non devi restare appoggiata alla porta, dubito che arriverà a buttarla giù per vedere se sei sola – le disse Tony alzando un sopracciglio e restando a guardare Pepper che infine si staccava e cominciava ad andare avanti e indietro nella minuscola stanza.
- Zitto, o ti sentirà! – gli disse mettendosi un dito sulle labbra, di nuovo improvvisamente conscia di dov’era e soprattutto con chi era. Quello che aveva appena fatto le attraversò la mente, ma in quel momento aveva troppi altri problemi per restare a rimuginare sul fatto di essere infine realmente finita a letto con il suo capo.
- Comunque io lo farei! – le mormorò Tony orgoglioso.
- Cosa? – gli chiese scostandosi una ciocca ribelle dalla fronte.
- Buttare giù la porta per vedere se sei sola.
- TONY!
- Che c’è? – si difese lui allargando le braccia, convinto di aver appena detto una cosa estremamente romantica.
- Zitto!
- E’ quasi ora di cena, sono passato a prenderti. Sei pronta? – chiese John da fuori, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo nella camera.
- E per la cena hai scaricato me per lui? – le chiese Tony giusto per il piacere di torturarla, non riuscendo a rimanere serio osservando il panico prendere il sopravvento sulla compita e sempre perfettamente organizzata Pepper Potts.
- Non ho scaricato nessuno per nessuno – gli sibilò contro.
- Tu dici?
- Certo!
- Ti avevo proposto una cena a lume di candela noi due soli.
- Avevo… già… un… impegno – sillabò Pepper cominciando a perdere la pazienza.
- Appunto, con lui! – rispose Tony conscio di essere molto vicino al farle perdere definitivamente la pazienza ma godendosi l’espressione corrucciata della ragazza. 
– Ci vediamo sotto – rispose Pepper alla porta, decidendo di ignorare Tony.
- Sei sicura, Virginia? Posso aspettarti – chiese John.
- Virginia? – chiese Tony.
- Si da il caso che sia il mio nome – mormorò arrabbiata dal fatto che Tony fosse assolutamente a suo agio in quella situazione e non stesse facendo nulla per semplificarle la vita.
- Questo lo so anche io – le disse Tony.
– Sì, vai pure – rispose la ragazza rivolta alla porta.
- Lo sai che sei davvero strana, quest’anno? – chiese John da fuori.
- Quest’anno? Ma si può sapere da quanto va avanti questa storia? – chiese Tony dal letto.
- Non c’è nessuna storia! – mormorò sempre più agitata Pepper.
- Di solito sei pronta sempre mezz’ora prima – finì John.
- Ma come crede che ti prepari se continua a starnazzare dal corridoio? – chiese Tony.
- Sta solo parlando – lo difese Pepper. - E tu non sei di aiuto, vestiti! – disse poi a Tony. – Sono assolutamente normale, John… - rispose infine rivolta alla porta.
- Anche a me sembra un po’ sottosopra, Potts - rise Tony.
Pepper, esasperata, prese la prima cosa che le capitò sotto mano, una spazzola, e la tirò contro Tony, centrando invece il l’abat jour che crollò per terra con un tonfo.
- Tutto bene là dentro? – chiese John sentendo il rumore da fuori.
- Qualcosa ti turba? – sghignazzò Tony.
- Tutto a posto! – rispose alla porta. - Piantala, Tony – disse poi, alzando involontariamente il tono della voce pronunciando il suo nome.
- Tony? – chiese John.
Pepper rinunciò al dialogo fiondandosi in bagno per cercare di rendersi presentabile in meno di dieci minuti, sperando che John, non sentendola più rispondere, l’avrebbe preceduta a cena.
Con terrore però sentì la porta della cabina aprirsi e la voce di Tony, che fino a due secondi prima era nudo nel suo letto. - Non ti preoccupare John – disse l’uomo con tono assolutamente neutro. – Accompagno io Pepper. 
- Signor Stark? E lei cosa…? - iniziò a chiedere il giovane, fermandosi poi quando si rese conto che non erano fatti suoi.
- Sai come sono le donne, eterne nel prepararsi – disse perfettamente a suo agio il miliardario chiudendo poi la porta in faccia al ragazzo.
Al rumore della porta che si richiudeva Pepper uscì dal bagno con un asciugamano striminzito avvolto attorno, ancora gocciolante dalla doccia fatta in fretta e furia – Ma che ti salta in mente? – chiese tirando un pugno poco convinto alla spalla di Tony, facendosi per altro male alla mano.
- Avevi paura che lo scoprissero, adesso lo sanno – rispose molto candidamente lui.
- Avevamo deciso di non dire nulla di noi!
- E non lo faremo.
- Ti ha visto nella mia cabina – disse indicando la porta come se la cosa non fosse chiara a sufficienza.
- Ha visto il tuo capo, di cui mi pare abbia una sana soggezione, perfettamente vestito che ti aspettava per la cena. Che male c’è? – chiese con tono innocente.
Solo in quel momento Pepper notò come Tony avesse indossato maglietta e pantaloni in tempo record e, in effetti, fosse perfettamente presentabile. Non lo stesso valeva per il letto sfatto e lei in asciugamano.
- Non dovresti neanche essere a bordo.
- Sono Tony Stark, non faccio mai quello che dovrei!
Pepper sospirò. - Non ci crederanno mai.
- Dipende da quanto sarà brava a recitare alla cena, signorina Potts – le disse Tony. – Ora, credo che sarebbe il caso di indossare quel vertiginoso abito dorato che si è portata per l’occasione.  
Pepper gli fece cenno di girarsi e lui, sebbene a malincuore e sbirciando di tanto in tanto, acconsentì. Fu però costretta a chiedere il suo aiuto per chiudere il vestito e Tony non si fece pregare, approfittandone per posarle un bacio sul collo. – Signor Stark, questo è stalking – gli disse girandosi tra le sue braccia per guardarlo negli occhi con un sorriso malizioso.
- Pensavo fossero avances.
- Pensava male, tenga a posto le mani – gli rispose prendendogli le mani e guidandolo verso la porta per lasciarlo andare solo nel momento in cui stavano uscendo dalla stanza.
Tony avvicinò le labbra al suo orecchio, approfittando del fatto che era impegnata a chiudere la porta. – Sei assolutamente stupenda – le mormorò.
- Grazie – rispose felice la ragazza, aggiustando la giacca che Tony si era gettato scompostamente addosso. – Anche lei non è niente male, signor Stark.
- E’ stalking, signorina Potts? – chiese.
- E’ un complimento, signor Stark – gli rispose sorridendo e prendendo il braccio che lui le offriva.
- Non è un rischio? – chiese Tony indicando il braccio con un sorriso d’intesa.
- No, direi che è il minimo della cavalleria.
- Non l’ho mai fatto, prima – rifletté lui ripensando a tutte le volte che erano andati a feste, balli e cene insieme.
- Non ho mai detto che tu sia un cavaliere – rispose Pepper.
- Allora sto migliorando!
- Ci si può lavorare – disse la ragazza pensando alle mille cose del suo comportamento su cui avrebbero dovuto lavorare.
- Ci vorrà tempo…
- E pratica…
- Molta.
- A disposizione, signor Stark.
  
Arrivarono nella sala da pranzo e presero posto. Gli organizzatori dell’evento, avvisati da Tony stesso del suo arrivo, avevano aggiunto un posto allo stesso tavolo di Pepper e lei, con rammarico, si rese conto di essere seduta proprio tra Tony e John, che la stava già aspettando seduto.
- Virginia – la salutò alzandosi compito quando li vide arrivare. – Signor Stark – mormorò poi non riuscendo a celare del tutto una nota di disprezzo.
- Tony, le presento John Taggart – li presentò Pepper riuscendo, in qualche modo, a mantenere il controllo e non arrossire già al primo minuto di quella che si preannunciava una lunga, lunghissima, cena.
- Il famoso John – rispose Tony stringendogli la mano per mezzo secondo prima di dedicare la sua attenzione alla vicina di posto, una delle poche giornaliste a cui era stato permesso di salire a bordo.
- Cambiato dici? – mormorò John all’orecchio di Pepper, osservando Tony provarci spudoratamente con la giovane al suo fianco.
- Si – mormorò tirando un calcio a Tony che si voltò verso di lei con espressione angelica.
- Proprio non riesco a pensare a te come “Virginia” – le mormorò quindi all’altro orecchio Tony massaggiandosi la gamba infortunata. 
- Che stai facendo? – gli chiese modellando le labbra in un sorriso falso.
- Mi comporto… da me. Non è questo che volevi? – le chiese sornione.
- Sì ma…
- Non dirmi che sei gelosa? – le sussurrò all’orecchio facendo un sorriso smagliante.
- Certo che no! – borbottò la ragazza.
- Hai detto che non dobbiamo dire nulla…
- Non ti ho detto di provarci con chiunque…
- … per non farci scoprire mi devo comportare normalmente…
- … ci saranno almeno venti ragazze che ti stanno fissando in questo momento…
- … e per me vuol dire intrattenere elegantemente le esponenti del gentil sesso…
- … credi che, per la fine della serata, dovrai averci provato con tutte?
- Tutte quelle con cui vale la pena, almeno.
- E questo sarebbe un comportamento maturo?
- E quando mai si era parlato di un comportamento maturo?
- Lo davo per scontato.
- Con me?
- Speravo.
- Posso essere maturo – mormorò Tony facendole intendere che per lui quella farsa sarebbe potuta finire anche subito.
- D’accordo, hai vinto - sussurrò Pepper agitata.
- Sei decisamente gelosa!
- Non è vero!
- Certo
- NO!
- Signorina Potts, si rilassi e si goda la cena. Basta parlare di lavoro – le disse poi con tono di voce più alto mettendo fine a quello scambio di battute mormorate.
- Quindi è tutto, signor Stark? – chiese.
- Per adesso è tutto, signorina Potts – le rispose enfatizzando ”adesso” con uno sguardo e un tono che la fecero di nuovo arrossire fino ai capelli.
- Tutto bene? – le chiese John.
- Sì, ho solo caldo – gli rispose cercando rapidamente una scusa per il volto in fiamme.
- Quel vestito è assolutamente mozzafiato – le disse il giovane lasciando cadere l’argomento e prendendosi qualche secondo di troppo ad osservare lo scollo della ragazza.
Pepper sorrise, soprattutto notando lo sbuffo esasperato di Tony dall’altra parte e potendo giurare di averlo sentito sussurrare qualcosa di molto simile ad “armatura”. – Grazie – rispose quindi.
Non potendo dedicarsi ai loro soliti argomenti di conversazione durante quella cena, ossia Tony e i suoi bizzarri comportamenti, Pepper e John finirono ben presto per esaurire le idee. Fu solo quando Tony si alzò, porgendo in modo molto cavalleresco il braccio alla giovane giornalista e scortandola fuori, che John poté prendere un sospiro di sollievo. Pepper, dal canto suo, intercettò lo sguardo dell’uomo prima che uscisse dalla sala e gli fece chiaramente capire che quel gesto non sarebbe rimasto impunito. Tony sorrise divertito e poi sparì sul ponte esterno con un bicchiere in mano e una bella ragazza, che non era Pepper, al braccio.
- Accidenti, che imbarazzo! – sbottò John slacciandosi un po’ la cravatta e finalmente allentando la tensione che lo aveva stretto fino a quel momento. – Si può sapere cosa diavolo ci fa Tony Stark qui?
- Non lo so – mentì Pepper.
- Mi hai sempre detto che odia le navi.
- Infatti le odia.
- Non si è mai presentato alla Crociera in tutti questi anni.
- Lo sai com’è fatto… è imprevedibile!
- E cosa ci faceva nella tua cabina? – le chiese avendo con lei decisamente più famigliarità che con l’eccentrico miliardario.
- E’ arrivato all’improvviso…
- Mi stai dicendo che questa notte dormirà con te? – le chiese alzando un sopracciglio.
Pepper rimase un attimo interdetta, ma poi le venne un’idea. – Conosci Stark, lo hai visto anche tu. Non credo che sarò io quella con cui dividerà la cabina – rispose con una smorfia solo in parte finta.
- Sembra quasi che la cosa ti disturbi – le fece notare John.
- Mi disturba essere sempre quella che raccoglie i cocci – mormorò sovrappensiero.
- E allora vattene, scusa. Sono anni che te lo dico. Puoi trovare di meglio! – le disse con fervore mettendole una mano sul braccio nudo senza che lei quasi si accorgesse di quel contatto.
Fu distratta dal suono del cellulare. – Pronto?
- Mi sembrava avessi bisogno di essere salvata – le disse una nota voce.
- E che cosa te lo fa pensare? – mormorò nel microfono cercando di non farsi sentire da John
- La mano di Jimbo sul tuo braccio.
- Quindi tu puoi avvinghiarti a una donna e io non posso farmi sfiorare il braccio?
- Io prima mi … avvinghiavo… piuttosto spesso, non mi risulta che tu…
- … magari ti risulta male.
- Perché avevi forse…?
- Non ti sei mai preso il disturbo di saperlo.
- Al contrario, ero piuttosto informato.
Pepper sorrise suo malgrado. - Pensavo fossi impegnato altrove al momento.
- Sono al terzo ponte, solo.
- Già stufo della conquista?
- Pepper, per favore. Lo sai che stavo solo…
- Fingendo? – chiese la ragazza alzandosi e mormorando una scusa a John prima di uscire sul ponte.
- Certo! – le rispose Tony, sorpreso dal tono della ragazza.
- Ti ho visto comportarti così per anni. Non mi sembrava… finto – gli disse andando ad appoggiarsi al parapetto della nave e osservando il nero della notte che la circondava.
- Quando inizierai a fidarti di me?
- Quando inizierai a comportarti da adulto?
- Cercherò un modo per fare ammenda per il braccio – le mormorò Tony all’orecchio, spuntandole dietro e intrappolandola tra di se e il parapetto. – E’ stato quello, vero? – chiese.
- E’ stato tutto, ma anche quello – ammise Pepper sentendosi stupida, in fondo era stata lei ad insistere perché mantenessero tutto segreto e Tony aveva ragione, un improvviso cambio di comportamento avrebbe destato sospetti.
- Credi che a me abbia fatto piacere stare a guardare quel bellimbusto che ti studiava ogni centimetro di pelle? – le mormorò posandole le labbra sui capelli.
- Tony…
- … lo so, lo so – le rispose allontanandosi di un po’ da lei, ma continuando a chiuderla contro il parapetto.
- Quindi sei tu quello geloso? – gli chiese non potendo fare a meno di sentirsi orgogliosa.
- Di quel ragazzino? – mormorò Tony ben sapendo come non ci fosse confronto possibile.
Pepper rabbrividì un po’ per l’aria fredda, molto per la vicinanza dell’uomo. Sentiva il calore irradiarsi dal suo corpo, il profumo della sua colonia spinto dalla brezza e si rese conto di quale subbuglio le creasse quella vicinanza. Lo stesso che aveva sentito solo la sera prima quando le braccia di Tony l’avevano stretta e attirata contro il freddo metallo dell’armatura. Rimasero qualche minuto così, ad osservare le stelle brillare nel cielo scuro e a sentire lo sciabordio delle onde che si infrangevano contro la nave mentre questa si muoveva lentamente nella baia.
- Sai, comincio ad apprezzare le crociere – le disse Tony sottovoce.
- Davvero?
- No – ammise lui. – Ma mi piace stare così. Con te – sussurrò in un attimo di debolezza romantica.
Pepper sorrise e si appoggiò lievemente contro il torace dell’uomo, sapeva che non sarebbe durata, ma voleva semplicemente godersi un attimo di pace.
- Tony, eccoti! – la voce squillante di una ragazza li fece sobbalzare entrambi alcuni secondi dopo.
- Per favore! – sbottò piano Pepper quando vide arrivare una bionda in abito succinto e trucco pesante, in modo da farsi sentire solo da Tony il quale sorrise e le passò delicatamente una mano sul fianco in una carezza prima di allontanarsi da lei.
- Avevi detto che andavi a prendere da bere, ma ti ho più visto – disse la giovane squadrando malignamente  Pepper da capo a piedi, prima di riconoscerla e tranquillizzarsi.
- Il signor Stark è sbadato, ha questa caratteristica di promettere da bere e poi sparire – le rispose la stessa Pepper, sgusciando lontano dall’uomo e lanciandogli uno sguardo d’intesa.
- Vieni, Violet – rispose Tony alla giovane, appoggiando una mano sulla schiena della ragazza e spingendola via senza accennare a porgerle il braccio. – Vediamo di trovare qualcosa di serio da bere. Signorina Potts – la salutò poi andandosene e lasciandola lì da sola.
- Brutte notizie? – Pepper sobbalzò sorpresa all’udire la voce di John dietro di lei.
- Come? – chiese non capendo a cosa si stesse riferendo.
- Al telefono, sei scappata via e non ti ho più visto.
- No, niente di che.
- Fa freddo qui fuori, torniamo dentro – le disse prendendole una mano e guidandola verso la sala da pranzo dove i tavoli erano stati spostati dai camerieri per far posto ad una pista da ballo.
- Devo bere – disse Pepper adocchiando Tony dall’altra parte della sala impegnato in una conversazione fitta con una nuova conquista.
- Cosa vuoi? – le chiese John.
- Un martin… quello che vuoi tu, non importa.
Poco dopo il giovane tornò con due flute di champagne. – A lei, signora – le disse scherzando con un sorriso sulle labbra. – Ma credo che non sarà sufficiente, c’è qualcosa che vuoi dimenticare o sbaglio? O qualcuno – le disse seguendo lo sguardo arrabbiato della ragazza verso un angolo della sala in cui Tony era ora circondato da tutte le donne sotto i quarant’anni che erano presenti sulla nave.
- Balliamo? – chiese Pepper finendo in un unico sorso lo champagne e poi afferrando la mano di John, trascinandolo sulla pista dove stavano suonando un lento.
Finita la prima canzone una mano si appoggiò sulla spalla di John e Tony comparve alle sue spalle.
- Posso? – chiese facendo intendere dal tono della voce come quella non fosse una vera domanda.
- Va bene? – domandò John a Pepper, guadagnandosi nonostante tutto qualche punto anche da parte di Tony che capì come il ragazzo fosse preoccupato per lei.
- E tra tutte quelle… - disse Pepper indicando l’assembramento di donne che si stava smontando, molte delle quali le lanciavano sguardi di puro odio. - … non c’è nessuna che volesse ballare con lei, signor Stark? – chiese mentre John se ne andava scuotendo la testa, rinunciando a capire cosa stesse succedendo veramente tra quei due.
- Diciamo che mi doveva ancora un ballo, signorina Potts.
- Dice? Non mi ricordo.
- Certo, l’ultima volta dopo due minuti siamo stati interrotti.
- Ci siamo interrotti.
- Dettagli – le rispose prendendola per la vita e iniziando a ballare. – Morbida – le disse poi.
- Sembra facile.
- La sto mettendo in imbarazzo? – chiese sorridendole.
- Sto ballando con il mio capo, con cui vado anche a letto, davanti a tutti i suoi amici miliardari, con un vestito con le spalle scoperte – mormorò lei al suo orecchio strappandogli una risata, ma ammorbidendosi e lasciandosi stringere da lui.
- Creda Potts, le sue spalle sono l’ultima cosa che attira lo sguardo con questo vestito.
- E con questo possiamo dire addio alla segretezza – rispose Pepper dandosi una rapida occhiata intorno e vedendo come stessero attirando molti sguardi su di loro.
- Non stiamo facendo niente di male, Peps – le rispose Tony non curandosi di quello che succedeva intorno a lui e cominciando a stufarsi di tutta quella segretezza. – Quello è per dopo, ma non ho intenzione di invitare nessuno ad assistervi – le mormorò all’orecchio con fare cospiratore facendola ridere contro la sua spalla.
- Sicuro di non avere altri impegni con qualcuna delle tue numerose dame delle serata? Non vorrei che qualcuna mi piombasse in cabina, cercandoti – gli rispose.
- Fammi pensare…
- … smettila!
- Non mi hai dato neanche tempo – si lamentò lui.
- In quanto sua assistente, signor Stark, le assicuro che d’ora in poi non ci saranno più appuntamenti imprevisti.
- E’ una minaccia, Potts?
- E’ una promessa, Stark.
Tony sorrise e si godette il ballo. Quando la musica si interruppe il Comandante della nave si avvicinò loro, imbarazzato dal doverli disturbare. - Signorina Potts – disse guardando Pepper e tendendole un vassoio d’argento con sopra una tessera magnetica. – Quello che mi aveva chiesto prima – le disse con un leggero inchino.
- Grazie, Comandante. Ci sono stati problemi? – chiese la ragazza con un sorriso.
- Nessuno, signorina. La suite è sempre pronta, ma…
- Il signor Stark ha fatto un eccezione questa sera, il suo arrivo non era previsto – gli disse mentre Tony rimaneva interdetto a fissare i due, senza capire cosa stesse succedendo.
- A disposizione, signore – gli disse direttamente il Comandante, salutandoli.
- Grazie? – chiese Tony fissando Pepper per essere sicuro di avere effettivamente qualcosa per cui ringraziare.
- Venga con me – mormorò poi la ragazza incamminandosi verso la sua cabina.
- Signorina Potts? – chiese Tony perplesso, seguendola comunque fuori dalla sala. – Mi dici che cosa sta succedendo? – le domandò quando furono soli nei corridoi deserti della nave.
- E’ una sorpresa – rispose Pepper sorridendo.
- Oh, mi piace la sorpresa! – disse Tony vedendola armeggiare con la chiave magnetica della sua camera. – Potts, alla fine non sei riuscita a resistere al mio fascino?
Pepper alzò un sopracciglio e gli fece una smorfia. – Recupera l’armatura.
- Per esperienza… sarà anche più sexy, ma con quella è davvero scomodo…
- TONY! – sbottò la giovane arrossendo e suo malgrado iniziando a immaginare cose che non avrebbe mai voluto vedere. – Prendi l’armatura – ripeté vedendo che lui non accennava a muoversi.
- Perché?
- La smetti di fare domande?
- Perché? – chiese ancora Tony ridendo mentre andava a prendere la valigetta con l’armatura, sempre più confuso.
Pepper richiuse la sua camera e si spostò di altre due porte prima di ricominciare ad armeggiare con una seconda serratura.
- La sua suite, signor Stark – disse poi facendosi da parte e facendo entrare Tony nella cabina.
- E questa da dove salta fuori? – chiese l’uomo osservando la cabina enorme, almeno il triplo di quella della ragazza, con tanto di letto matrimoniale e vasca ad idromassaggio.
- Pare che tutte le tue navi abbiano una suite come questa – gli rispose Pepper sorridendo ed entrando a sua volta nella camera.
- Davvero?
- Rimane vuota nel caso… tu decida di farti piacere le crociere.
- Sono colpito – le disse guardandosi intorno e andando poi a sedersi sul letto, cominciando ad agitarcisi sopra per provare la morbidezza. – Sei unica.
- Lo so.
- No, davvero. Sono molto colpito.
- Ho solo chiesto al Comandante di risolvere il nostro piccolo problema di spazio.
- Andiamo, non dirmi che questa notte tu dormirai in quel buco a tre porte di distanza e io sarò qui a rigirarmi da solo in questo enorme letto matrimoniale? – chiese Tony decisamente sconvolto da una tale prospettiva. – Non lo potrei mai permettere.
- Bel tentativo Stark, ma no. Vale la stessa cosa che per la mia cabina. Mi sento solo meno in colpa nel saperti qui.
- In colpa?
- Sì beh, sei su una nave. Il minimo era sistemarti in una camera… - disse muovendo il braccio intorno comprendendo la suite che era riuscita a recuperare per lui.
- E che mi dici della vasca ad idromassaggio?
- Che funziona? – chiese Pepper ben sapendo cosa intendeva dire Tony.
- Non dovremmo provarla? – le chiese infatti con sguardo languido.
Pepper scosse la testa. – Funzionerà di sicuro peggio di quella che abbiamo a casa.
- E infatti il mio programma per il fine settimana prevedeva anche quello.
- Non ti sembra che l’idromassaggio di casa sia stato ampiamente collaudato in questi anni? – gli chiese non senza una nota di rimprovero.
Tony ebbe il buon gusto di non commentare.
- E credo che metà della popolazione femminile della crociera si stia chiedendo che fine hai fatto – gli disse.
- Lasciamoglielo chiedere – rispose Tony andando ad abbracciarla e nascondendo il volto contro il collo della ragazza. – Non mi va di tornare là fuori.
- E’ troppo presto per sparire.
- Che vuol dire che tra un po’ sparirai con me? – le chiese.
Pepper sbuffò, ma non poté trattenere un sorriso per la sua costanza. – Mi stai rendendo le cose difficili – mormorò sentendo il respiro dell’uomo che le solleticava la pelle.
- Ci sto provando.
- Vedremo – gli rispose enigmatica.
- Miglioriamo, Potts.
- C’è ancora tempo.
 
Tornarono nella sala principale e, mentre Pepper riprendeva a chiacchierare con John con sommo disappunto di Tony, lui si diresse verso il casinò pensando che almeno poteva mettere a frutto quella serata giocando un po’. Come sempre in breve fu attorniato da una decina di persone, tre quarti della quali di sesso femminile, che lo incitavano e trattenevano il fiato tutte le volte che buttava distrattamente i dati sul tavolo, incurante di quello che stava rischiando. Ovviamente Tony non ci pensò troppo nel condividere la sua fortuna con chi gli stava intorno, il che si concretizzò nello strusciarsi contro un paio di ragazze e far loro soffiare sulla sua mano per cercare di attirare la fortuna. Era talmente preso dal suo gioco che non si accorse dell’ingresso di Pepper nella sala, così come, dopo la vincita stratosferica all’ultimo tiro, non si rese conto di quello che stava succedendo finché non fu decisamente troppo tardi per fare qualcosa. Una mano gli si avvinghiò attorno al braccio, strattonandolo verso il basso. Un’altra mano, appartenente alla stessa donna della precedente, gli artigliò il collo e lo tirò in direzione di un paio di labbra rosse, aperte, ammalianti e assolutamente estranee. Tony scosse la testa, cercò di divincolarsi, ma la presa era ferrea e lo obbligò a restare incollato a quelle labbra per almeno trenta secondi. Ventinove e novantanove centesimi di secondo in più di quanto non dovesse.
Quando finalmente riuscì a divincolarsi dalla stretta alzò gli occhi e il suo sguardo incrociò un paio di occhi azzurri decisamente arrabbiati che lo stavano osservando dal fondo della sala. Lo scambio di sguardi durò appena pochi secondi, poi Pepper girò sui tacchi e si avviò rapidamente fuori dal casinò. Tony non perse tempo a riflettere su cosa stesse facendo, non degnò di uno sguardo la ragazza che lo aveva baciato, lasciò sul tavolo una vincita esorbitante e si catapultò fuori dalla stanza passando di fianco ad un allibito John. Si guardò intorno e, non vedendo tracce di Pepper, si gettò a capofitto sulle scale, diretto alla sua cabina.
- Pepper! – urlò vedendo una chioma rossa al fondo del corridoio.
- Fingevi anche con lei? – gli urlò di rimando la giovane fermandosi in mezzo al corridoio con le mani sui fianchi in un atteggiamento furioso.
- Certo! – le rispose alzando le braccia in segno di assoluta innocenza. – Possiamo evitare di parlarne qui? – chiese poi dando uno sguardo in giro. Il corridoio era deserto, ma chiunque fosse stato in camera in quel momento avrebbe sentito tutto. E per una volta Tony non voleva attenzioni.
- Non abbiamo nulla di cui parlare – rispose Pepper incenerendolo sul posto con uno sguardo glaciale.
- Tu dici? A me sembra di sì - le rispose afferrandola per un braccio, trascinandola verso la sua cabina e chiudendosi dentro con lei.
- Signor Stark, è libero di passare il suo tempo come meglio crede, e con chi crede – gli disse Pepper rimanendo accanto alla porta pronta alla fuga di emergenza.
- Ah no, adesso non darmi la colpa per quello che è successo!
- E di chi sarebbe?
- Non sono stato io a dire che dovevamo nascondere la nostra relazione.
- Ma hai accettato di farlo.
- E non sono stato io a dire che dovevamo comportarci come se niente fosse.
- Potevi limitarti.
- Sapevi perfettamente cosa volesse dire “ comportarci come se niente fosse” per me.
- Quindi sarebbe colpa mia?
- Mia no di sicuro – si difese lui credendoci davvero mentre Pepper sbuffava contrariata e alzava gli occhi al cielo.  
- Certo, infatti ero io quella con la lingua di una bionda che mi stava solleticando le tonsille!
Tony rimase spiazzato da quel commento e suo malgrado un’immagine sexy, ma decisamente inappropriata al momento, gli venne alle mente, spontanea come il respirare. Aprì la bocca per rispondere, ma fu bloccato da Pepper che ben conosceva l’espressione che aveva assunto l’uomo – NO, NON CI PROVARE! – sbottò la ragazza con aria furibonda sventolandogli contro l’indice.
- Ma io…
- TONY!
- Non sai neanche cosa…
- Certo che lo so cosa stavi per dire. NON LO FARE – gli urlò contro ben sapendo che stava per arrivare una battuta in stile Stark, molto volgare e decisamente fuori luogo.
Tony parve pensarci qualche secondo e poi decidere che, per la sua sanità fisica più che mentale, per quella volta avrebbe dovuto contenersi. - Mi ha preso alla sprovvista! – rispose quindi gesticolando e cominciando a muoversi per la stanza agitato.
- Oh certo, come no? Dopo che ci provi con lei per tutta la sera è davvero strano che ti si butti tra le braccia.
- Ma davvero credi che mi sarei messo a baciare quella ragazza davanti a te?
- … tecnicamente non sapevi che io fossi lì... – lo interruppe lei.
- Dopo ieri? Pepper, sul serio non puoi credere che…
- … che cosa? – chiese Pepper cominciando a gesticolare anche lei.
- Che io e quella…
-… che differenza c’è con tutte le altre? – chiese sentendo che la rabbia stava scemando per essere sostituita da qualcosa di ben peggio.
- Le altre? – chiese Tony non riuscendo a seguire il filo del discorso, ma intuendo che forse il problema non era la bionda.
- Le altre in tutti questi anni.
- Che cosa diavolo vuoi dire?
- Che differenza c’è tra me e tutte le altre che ho visto andare e venire in questi anni? – chiese la ragazza non riuscendo a trattenere oltre la domanda.
- E’ QUESTO il problema? – domandò Tony quasi scoppiando a ridere per il sollievo, ma pentendosene quando vide lo sguardo arrabbiato di Pepper.  
- Direi proprio di sì!
- E’ di questo che hai paura?
- Non ho paura! – negò Pepper, sapendo di dire una bugia colossale e sperando solo che lui non se ne accorgesse. Il fatto di arrossire più di quanto già non fosse rossa per la rabbia e la fatica di urlargli contro non l’aiuto però a mantenere il segreto.
- No, è vero! Sei terrorizzata – incalzò lui prendendone atto a sua volta in quello stesso momento.
- Non ho paura, ma non voglio essere una del mucchio… credevo…
- Sono cambiato, Pepper… - cercò di dirle vedendo l’espressione della ragazza ed essendone scosso. Non aveva pensato minimamente al fatto che Pepper fosse stata testimone costante del suo passato e non gli era mai passato per la mente che potesse temere di essere “una del mucchio”. Lui non aveva mai pensato una cosa simile e, prima di arrivare al punto in cui erano arrivati, aveva passato settimane, mesi interi a riflettere su quello che stava facendo solo per essere sicuro di non farle del male.
- … che fosse diverso… - mormorò lei.
- … con te è diverso… - disse lui.
- … che fossi cambiato…
- … sono cambiato…
- … invece non è cambiato nulla…
- …non dire così… - la pregò.
- … la stavi baciando, Tony! – ripose lei colpita dal suo tono di voce implorante, ma non riuscendo ancora a cancellare quell’immagine dalla sua mente. 
- Lei stava baciando me! Mi è praticamente saltata addosso! – si difese strenuamente lui cercano di farla ragionare. Quello che era successo non era categoricamente colpa sua e persino Pepper avrebbe dovuto ammetterlo, alla fine.
- Allora potevi spostarti! – sbottò ironica Pepper che lentamente stava tornando ad essere razionale, nonostante la rabbia e la gelosia che a suo dispetto provava. Era lì, aveva visto perfettamente come si erano svolti i fatti e sapeva che Tony, per una volta, aveva ragione.
- Spostarmi? – chiese Tony perplesso dall’improvviso cambio di tono della conversazione.
- Esatto.
- Stai scherzando, vero?
- Mi pare ovvio – gli rispose Pepper scuotendo la testa, sentendo che la tensione che si allentava progressivamente. Era rimasta scossa da quello che aveva visto, ma era abbastanza intelligente da capire che era stata una reazione del tutto spontanea ad un evento inatteso.
- Con te è davvero diverso – le disse Tony approfittando dello spiraglio che si era creato, prendendole le mani e fissandola negli occhi con lo sguardo triste del cucciolo abbandonato che sapeva funzionare perfettamente con lei.
- Oddio, Tony!
- Cosa? – chiese con tono assolutamente innocente, mantenendo lo sguardo cuccioloso.
- Non puoi mettere su quell’espressione tutte le volte che comini qualche casino e poi pretendere che io lasci correre.
- Perché no? – chiese Tony con un mezzo sorriso.
- Perché funziona – sbottò lei, arrabbiata di non essere quasi più arrabbiata.
- Sapeva che ero irresistibile, signorina Potts.
- Un altro scherzo simile, signor Stark, e giuro che si dovrà cercare un'altra assistente!
- Mi basta conservare la ragazza, per il momento – le rispose lui ghignando e avvicinando il volto a quello della ragazza. – Sono perdonato?
- Quasi – mormorò lei.
- Quasi? E come posso migliorare il risultato? – chiese Tony con le labbra a pochi centimetri dalle sue.
- Un po’ di fantasia, Stark – rispose Pepper adocchiando l’enorme letto matrimoniale della cabina e sorridendo.
 
- E’ questa cosa sarebbe?
- La nostra camera.
- La nostra camera?
- Esatto.
Erano tornati a Malibu da appena qualche minuto e Tony, con la scusa di farsi aiutare con i bagagli, aveva condotto Pepper fino a quella che fino al venerdì prima era stata la sua camera da letto personale alla quale aveva apportato qualche piccola, sostanziale modifica.
- E da quando… quando hai fatto…?
- Mentre eravamo sulla barca.
- Nave – lo corresse quasi senza rendersene conto mentre osservava il nuovo stile della camera e, soprattutto, il nuovo enorme letto posto al centro.
- Ti piace?
- Tony è… stupenda. Ma era la tua camera… perché?
- Mi sembrava… insomma… l’altra camera era mia… speravo che questa diventasse nostra – balbettò lui, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
- E tutto questo l’hai organizzato…?
- Prima di partire per la nave, ieri.
Pepper rimase incantata a vedere la trasformazione della camera. Non che avesse passato molto tempo nella camera da letto di Tony prima, ma ricordava che era minimal con solo un letto e un paio di comodini e con i muri bianchi asettici. Adesso era comparsa una poltrona, un cassettone, un paio di abat jour sui comodini che irradiavano una luce calda e le pareti erano di un tenue color pesca, molto meno asettico del bianco, ma non così forte da dare fastidio. L’idea di non vivere in casa con lui non l’aveva mai sfiorata, viveva già praticamente lì da anni ormai, smettere in quel momento sarebbe stato assurdo, ma aveva pensato di mantenere la sua camera. Più che altro non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato Tony a proporle di spostarsi, e soprattutto non così presto.
- Ti… piace? – chiese perplesso Tony, non sapendo come interpretare quel silenzio. – C’è da metterci un tocco femminile… ma pensavo che forse… sarebbe stato meglio…non so…
- Tony – gli rispose mettendogli un dito sulle labbra per far smettere quel balbettio senza senso. – E’ stupenda. Grazie – mormorò quindi attirandolo a sé e dandogli un bacio leggero sulle labbra.   

Eccoci qui, spero che siate sopravvissute alle... ehm... 17 pagine. Se lo siete e avete ancora un neurone per un commentino, come ben sapete mi fate felice!
Alla prossima
Even

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: evenstar