Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: gennyshinoda    05/05/2013    1 recensioni
Rachel è una ragazza normale a tutti gli effetti. un giorno ricevette una lettera, un invito ad uno degli innumerevoli balli alla dimora dei Michaelis: un'occasione perfetta per rivedere il suo vecchio amico, il nostro caro Sebastian. ma cose strane potrebbero accadere in una notte buia e inquietante..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Appena letto il mittente sapevo già di cosa si trattava. Aprii la busta. La lettera recitava:

 

Siete invitati al ballo che si terrà alla dimora dei Michaelis il giorno 5 dicembre alle ore 20. vi preghiamo di non mancare.

 

In allegato nella busta trovai un altro biglietto, di una scrittura diversa, ma che riconobbi subito:

 

Signorina Rachel, in via del tutto eccezionale è invitata ad alloggiare per la notte nella nostra abitazione. Ma mettiamo da parte le formalità. Ho preparato il dolce che tanto adori, chees cake ai frutti di bosco, se la memoria non mi inganna. Quale occasione migliore per offrirtela a colazione, accompagnata da una deliziosa tazza di the?

Puoi invitare un'amica, con tutti gli ospiti che ci saranno sarò molto impegnato, e non voglio lasciarti da sola in balia di perfetti sconosciuti.

 

Ovviamente sapevo che solo lui poteva firmare quell'invito:

 

tuo Sebastian.

 

Eravamo amici di vecchia data. Non ci vedevamo molto spesso, ma devo dire che in quelle poche occasioni eravamo a nostro agio, naturali. Era come se con me lui gettasse la sua maschera, che usava davanti ad ogni essere umano, e diventasse una persona totalmente diversa. Persona.. come no. Sapevo cos'era lui. Un.. diavolo. L'ho sempre saputo, nonostante lui non me l'abbai mai detto e non sospetti nemmeno che lo sappia. Come l'ho capito? Beh, alcuni direbbero intuizione, altri sesto senso. No, niente di tutto questo. L'ho osservato. È una delle mie poche doti: capire al volo le persone, capirle nel profondo, fino all'estremità della loro anima. Anima. Ma certo. Quei balli erano solo delle piccole occasioni che permettevano a lui ed ai suoi “parenti” di rubarne alcune al fine di.. mi fa venire i brividi solo a pensarci.. al fine di nutrirsi. Spariva sempre qualcuno in quelle occasioni, ma dato che prendevano di mira persone poco in mostra, non se ne accorgeva mai nessuno, e così i loro crimini rimanevano nell'oscurità più assoluta. L'idea di tutto questo mi dava il voltastomaco.. Era una cosa terribile, lo so, ma.. lui non mi spaventava. Non mi ha mai fatto del male, non ne ha mai avuto motivo, e mai ne avrà uno. Non lo permetterò.

 

Alle 20 in punto del 5 dicembre, io e Renée, mia amica e accompagnatrice, eravamo davanti all'enorme portone di casa Michaelis. Mentre la mia abitazione era situata in uno dei quartieri più esterni di Londra, la loro si trovava già in periferia; eravamo circondate da una distesa di campi innevati ed alberi spogli, che tingevano di bianco quell'aria così tetra e buia.

Bussammo e il portone si spalancò subito. Ad accoglierci c'era lui, l'infallibile Sebastian. Ogni volta che lo vedevo diventava sempre più.. uomo, per così dire. Ora che non doveva più prestare servizio al Casato Phantomhive, ovviamente non indossava più il suo elegante completo da maggiordomo. Sembrava più giovane in abiti normali: scarpe nere lucide, pantaloni neri e una camicia bianca che mossa dalla brezza invernale gli ondeggiava sul petto. Non aveva un corpo muscoloso, ma quel suo fisico aveva un non so che di perfetto. Non ho mai provato un sentimento più forte dell'amicizia, nei suoi confronti, ma l'ho sempre trovato così.. esattamente perfetto.

 

"Rachel, quanti anni saranno passati ormai dall'ultima volta!"

"Troppi Sebastian, non ti fai più vivo."

"Gli impegni si sono fatti più.. impegnativi!" e sapevo benissimo di cosa si trattava. Di nuovo i brividi. "Vorrai perdonarmi, spero.>> mi disse mentre si chinava per prendermi la mano. Se la portò al viso pallido, che rifletteva il pallore della luna, e la baciò. Mentre si sollevava disse:

"Questa deve essere la tua amica.."

"Renée!" lo interruppe lei, agitata come non mai.

"Renée" ripeté lui, "che nome grazioso." le disse sorridendole dolcemente. Lei arrossì.

"Prego, accomodatevi. Fa piuttosto freddo qui fuori. Vi porto a conoscere gli altri invitati, in modo da fare qualche nuova conoscenza, che ne dite?" e senza aspettare risposta si avviò verso un enorme salone pieno di gente.

Parlammo con moltissime persone e ballammo con molti uomini affascinanti, fino a quando..

"Rachel, non mi sento.. molto.. bene.." nel voltarmi vidi Renée pallida, con gli occhi lucidi "forse mi ha dato fastidio qualche pietanza.. sento caldo e.." la vidi barcollare e crollare subito dopo davanti ai miei occhi. Per sua fortuna avevo degli ottimi riflessi, e la afferrai al volo prima che cadesse sul pavimento.

Urlai "Sebastian! Sebastian!!". Alzai lo sguardo e lui era lì, davanti a me. Era impossibile, si trovava dalla parte opposta della sala, ma non mi stupii. Sapevo di cosa era capace.

"Portiamola nella sala adiacente." mi disse in tono pacato. La sdraiammo con un panno intinto di acqua fredda sulla fronte. Aspettai sul ciglio della porta, agitata come non mai, fino a quando Sebastian si avvicinò.

"È tutto a posto, una semplice febbre."

tirai un sospiro di sollievo.

"Meglio portarla in una camera per lasciarla riposare" aggiunse.

Sebastian la prese in braccio e la portò in una delle 23 camere di cui disponeva la dimora. Rimasi qualche istante accanto a lei per assicurarmi che stesse bene.

"Può passare la notte qui? Non me la sento di mandarla a casa da sola in queste condizioni" chiesi. "Certamente!" rispose. Dopo una manciata di minuti dissi:

"I tuoi ospiti ti stanno aspettando"

"Già, è meglio tornare. Ho del lavoro da sbrigare" ..come pensavo. Così mi fece strada tra i lunghissimi corridoi.

Avevo un pensiero che mi martellava in testa, e quando non riuscii più a trattenerlo, ruppi il silenzio che ci circondava:

"Sai, stavo pensando.. noi siamo amici da moltissimo tempo, ma tu solitamente non eri un tipo molto socievole. Quindi perché tenersi come unica amica una come me?"

lui camminava davanti a me. Rallentò il passo. Aveva uno sguardo vago, perso nel nulla. Lo fissavo. impaziente di sentire la risposta.

"I tuoi occhi"

"I miei occhi?" ripetei perplessa.

"Dal primo momento in cui ti ho guardato negli occhi, ho visto uno sguardo deciso, fiero, orgoglioso.. uno sguardo che possedeva il controllo su ogni cosa che ti circondava. Mi ha ispirato fiducia. E arrivati a questo punto posso confermare che non mi sbagliavo." mi guardò accennando un sorriso. Gli risposi con un sorriso un po' sorpreso, ma soprattutto soddisfatto per quell'impressione che lui aveva di me. Però.. chi era quello che aveva parlato? Il diavolo o “l'umano”? La realtà o la maschera? Perciò non diedi molta importanza a quella sua uscita poetica, anche se credo che.. quello fosse davvero l'essere umano nascosto in lui.

 

Quando l'ultimo invitato uscì dall'abitazione erano ormai le due di notte. Mentre loro sistemavano io andai velocemente a controllare Renée. Dormiva ancora. La lasciai riposare. Chiusi piano la porta e mi avviai verso la mia stanza. Lungo il percorso mi fermai davanti ad una finestra, dalla quale passava un grande fascio di luce che riempiva il buio dei corridoi. Mi appoggiai al davanzale. Era così bella la luna, candida come la neve sottostante. Un mare bianco e luminoso. Amavo l'invero. Tutto ciò mi comunicava purezza.

Mi voltai per riprendere il mio cammino, ma mi bloccai immediatamente vedendo una figura buia, alta e snella di fronte a me.

"Credevo fossi già in camera" riconobbi subito la voce.

"Ero andata a controllare Renée. Sta riposando."

"Ne sono lieto. Mi stavo recando in biblioteca, vuoi unirti a me?"

"Sì, non riuscirei a prendere sonno con il pensiero continuo di Renée in testa.. volentieri, Sebastian." e lo seguii fino ad arrivare ad un'enorme porta, che racchiudeva un'enorme sala semicircolare costellata da scaffali contenenti migliaia di libri, di ogni genere. Fui sommersa dalla meraviglia. Era il mio mondo perfetto.

"Sono in paradiso" dissi sussurrando, ma non abbastanza piano da impedire al suo fine udito di sentirmi.

"Prendi pure tutto ciò che desideri" mi disse, ma io ormai mi ero già fiondata alla ricerca del mio libro preferito. Si lasciò uscire un risolino, afferrò un libro e si sedette a capotavola nel lungo tavolo situato al centro della sala. Io mi sedetti dalla parte opposta. Dopo neanche 10 minuti lui chiuse il libro che teneva fra le mani provocando un suono che rimbombò per tutta la sala. Possibile che l'avesse già finito? Alzai lo sguardo incuriosita, e vidi che mi stava fissando. Poi una folata di vento improvvisa che mi fece distaccare lo sguardo da lui. che sta succedendo? mi chiesi. Rialzai gli occhi ma non lo trovai al suo posto. Immediatamente sentii la sua voce vicina al mio orecchio e il suo respiro affannoso sul mio collo:

"vieni con me.. nel vero paradiso." mi prese il polso, il libro mi scivolò dalle mani e con un tonfo cadde sul tavolo. Stava accadendo tutto troppo velocemente, non capivo niente. Tutto ciò che riuscii a dire fu solo "Perché? Dove stiamo andando?" si voltò di scatto facendomi cadere all'indietro, reggendomi mettendomi una mano dietro schiena.

"Non ti fidi di me?" disse.

"Come posso fidarmi di un diavolo?" dissi in tono fermo. I suoi meravigliosi occhi color nocciola mi studiavano perplessi in cerca di una risposta. Sembrava preoccupato, ma cambiò subito quell'espressione in una più rilassata.

"Da quando mi consideri un essere demoniaco?" disse ridendo.

"Io non lo penserei mai, ma è ciò che sei.. lo so."

Un'espressione ancora più preoccupata comparve sul suo viso. Mi riportò in piedi.

"Hahaha! Sei sempre stata brava a fare l'attrice. È una nuova parte che ti ha dato il tuo gruppo di teatro?"

"Per te è tutta una beffa?" ribattei.

"E anche se fosse, perché non scappi?" mi chiese.

"Perché in fondo so che esiste una parte umana in te."

"Non dire assurdità. È una cosa impossibile. Sono un predatore.. non una preda! Non cadrò nel tuo tranello."

"Non c'è nessun tranello. Ora neanche la verità è semplice da accettare per uno come te?"

per la prima volta in vita mia lo vidi in difficoltà. Vedendo che non aveva intenzione di aprire bocca ripresi:
"E tu allora, perché non mi hai mai.. aggredito?" lui deglutì. Impossibile. Io, una misera umana, avevo davvero messo con le spalle al muro un diavolo?? Mentre pensavo tra me e me non mi accorsi che si era nuovamente spostato dietro di me. Mi ripresi soltanto quando sentii le sue mani sui miei fianchi. Riprese il suo atteggiamento dominante:

"Bene, e ora che hai avuto la conferma di ciò che sono, hai paura?"

"Non hai risposto alla mia domanda." dissi impassibile.

Lui non disse niente. Poi mi voltò di scatto:

"Non ti ho mai aggredito per.. questo"

Le sue labbra entrarono in contatto con le mie. Era come se mi fossi liberata da un peso gigantesco. Come se avessi aspettato quel bacio per secoli. Sì, era ciò che volevo. Lui.

"Non ho paura" dissi.

"Dovresti."

"No, non devo. Non ho mai dovuto. Non mi farai del male."

"Sono un diavolo, non posso essere buono."

"Allora perché stai provando.. emozioni?"

"Non è vero.." disse con voce tremolante. Non potevo crederci.

"Ti ho incastrato diavolo. Non hai via di scampo."

lo fissai negli occhi. Finalmente cadde totalmente la sua maschera, lasciando libero il suo vero sguardo che brillava di quel rosso che di natura gli apparteneva. Era come se conoscessi da sempre quegli occhi. Erano affascinanti.

"Sei un essere orribile, privo di anima, un massacratore.."

mi guardò perplesso.

"..ma sei perfetto. Non ho mai pensato di fuggire via da te per paura di non ritrovare più una simile perfezione, e.."

"Non sono più il diavolo di una volta.." disse piano interrompendomi.

"come?" chiesi sbalordita.

"Non sono più il diavolo di una volta." ripeté più forte in tono deciso, e continuò:

"Passare tanto tempo tra gli umani mi ha fatto apprezzare tutte le bellezze di questo mondo, ho capito cos'è importante per me e ho imparato a proteggere ciò a cui tengo di più.. con questo non sto dicendo che la mia indole sia cambiata, non sperarci." e il sorriso malizioso ricomparve sul suo volto "il diavolo alloggerà sempre dentro di me.. diciamo solo che in questo momento quella parte di me è diventata più.. piccola, lasciando spazio a nuovi.. ehm.. sentimenti." disse quest'ultima parola come se anche lui facesse fatica a credere alle sue stesse parole.

"Tutto questo ti spaventa?" chiesi. Mi guardò con uno sguardo pensieroso.

"Sì.. ma più che altro sono sorpreso di me stesso, e allo stesso tempo.. felice."

"Sebastian, non ti riconosco più. Sei sempre stato così imponente su tutto, sicuro di te, rispettato da chiunque ed ora vuoi abbassarti ad un livello così infimo solo perché ti sei fatto rabbonire da dei miseri esseri umani? perché?"

"Tu." disse subito, in modo secco, appena finii di parlare.

"Tu hai sempre visto l'altra faccia della moneta, la recitazione, come ho sempre fatto con tutto il resto dell'umanità. In questo modo il mondo intero è divenuto la mia preda. Ma tu.. non sei mai stata una preda facile.. ogni volta che cercavo di tentarti, dentro me scattava qualcosa che me lo impediva. Non riuscivo a farti del male. Ero furioso con me stesso. Non capivo perché non ci riuscissi. Dopotutto eri una sciocca umana. Prede più facili non esistono. Così ho iniziai ad avvicinarti, in quelle poche occasioni, creando ciò che voi chiamate.. amicizia."

lo ascoltavo immobile, incapace di fare qualsiasi cosa. Mi guardò compiaciuto di essere riuscito ad intimorirmi.

"Allora è sempre stato tutto una finzione.. una completa presa in giro!"

"Per un certo senso si, ti ho persa in giro.." non ci potevo credere. Il mio miglior amico è sempre stato il mio peggior nemico?? No, c'è qualcosa sotto.

"..però.. dopo anni di studio ho finalmente capito.."

Avevo paura. Mi chiedevo cosa mi avrebbe fatto. Che fine avrei fatto. L'agitazione stava prendendo il sopravvento. Continuò:

"..ho capito che dentro di me ho sempre provato quella cosa che credo si chiami.. amore." alzai lo sguardo incrociandolo con il suo. I suoi occhi rossi erano.. dolci. Ma sapevo che quello era uno sguardo tentatore camuffato.

"lo so che vuoi solo tentarmi e.. farmi diventare una delle tue innumerevoli vittime. Non recitare con me. Non sono ingenua come gli altri."

"È proprio perché sei diversa, che ti sto dicendo la verità."

"Sei così abituato a mentire che sembri davvero sincero."

"Hai la parola del diavolo che ogni parola pronunciata in questa notte è veritiera."

"Come posso esserne certa? Come faccio a sapere che se mi fido di te, poi non mi ritroverò senz'anima?"

Ci scambiammo sguardi di sfida. Si sollevò la manica, e aprì la bocca, lasciando intravedere i canini appuntiti. Una volta avvicinata la mano ad uno di questi, si lacerò letteralmente la pelle incidendosi una “X” sul dorso della mano. Ovviamente non sentiva dolore. Si leccò il sangue continuando a tenere gli occhi puntati su di me. Non ero schifata. Solo curiosa.

"Perché fai tutto questo per me?"

"Ti ho dato la mia parola, e questo ne è la prova, il sigillo della mia verità."

Si avvicinò cauto. Mi tirò a sé delicatamente, e si adagiò a me. I nostri corpi erano a contatto. Delicatamente mi spostò i lunghi capelli dietro all'orecchio, per poi sussurrarmi:

"L'ho sempre saputo che tue eri speciale.. vuoi essere mia per l'eternità?"

Anche se quella fosse stata tutta una messa in scena, se l'eternità con lui non fosse mai arrivata, se fosse durato tutto solo una notte, quello che volevo era davanti a me, non importava per quanto tempo sarebbe stato mio.

"Lo voglio."

Dopo che ebbi parlato ritrasse la testa, e ci ritrovammo faccia a faccia. Appoggiò nuovamente le sue labbra alle mie.

Questo era l'inizio della mia fine. Mi stavo concedendo ad un diavolo, e la cosa non mi turbava minimamente. Mi lasciai trasportare per i corridoi fino ad arrivare alla sua stanza. Aprì la porta e mi fece entrare per prima. Era tetra, buia.. ma questo me lo faceva piacere ancora di più. Sentii la porta chiudersi piano alle mie spalle. Poi un'altra folata e me lo ritrovai davanti. Mi spinse con forza conto al muro, sul quale appoggiò le mani, ai lati della mia testa. Adagiò la sua fronte alla mia:

"Sarai legata per sempre ad un diavolo, ne sei consapevole?"

"Il diavolo non manterrà mai la parola, quello non è un sigillo, e un graffio che ti sei procurato da solo."

"Non ti sfugge niente, eh?" come pensavo.

"A meno che tu non diventi come me."

"Un divoratore di anime? No, grazie."

"Non ti sto chiedendo questo. Ma solo di rinunciare alla tua vita mortale, per una migliore, molto migliore.>>

"A che scopo rinunciare a tutto quello che ho per un diavolo ingannatore?"

"per diventare un essere immortale. Inoltre otterrai capacità particolari, e.. sarai in grado di ferirmi, semmai dovessi farti del male a mia volta."

Cosa fare. Permettendogli di fare ciò che voleva avrei perduto tutto. Ma l'immortalità è invitante. Lui è invitante. Però, sentivo che se avessi rinunciato me ne sarei pentita per tutta la vita. Se avessi accettato avrei avuto la soddisfazione di averlo posseduto, anche per una sola notte.

"Accetto. Sappi solo che se mi darai una sola misera motivazione, sarò la tua condanna." cos'è, adesso si sono invertite le parti? pensavo.

"Non ne avrai motivo. Non è ciò che voglio, e nemmeno tu." Aveva colpito nel segno. Non sarei mai riuscita a separarmi da lui. Sperai dunque che fosse davvero cambiato.

Mi posò le mani sui fianchi, le mise sotto la maglia e accarezzò la pelle fredda della mia nuda schiena. Mi lasciai sfuggire un brivido. Non se ne accorse. Avevo il cuore a mille. Tremavo. Sudavo freddo. Tranquillizzati, per l'amor del cielo!.

Mi prese in braccio, e cominciò a baciarmi il collo. Un altro brivido. Sperai non l'avesse sentito, ma gli uscì un risolino soddisfatto. Pazienza.

"Voi umani siete così strani. Il vostro corpo è strano."

"Secondo me qui tra i due i più strano sei.." non riuscii a finire che mi diede un altro bacio, poi un altro e un altro ancora. Non ero mai sazia di lui. Gli misi le braccia al collo e lo assecondai. Con una mano gli accarezzavo i capelli, così morbidi. Ci giocai finché non arrivammo al letto. Mi fece sedere. Indietreggiai mentre si avvicinava. Il rosso dei suoi occhi era il contorno perfetto per quello sguardo così penetrante. Sì, era proprio perfetto. Avvicinatosi, mi prese i lembi della maglia e me la sfilò delicatamente. Accarezzai il suo corpo così seducente. Gli sbottonai la camicia, e la lasciai scivolare dalle sue braccia. Fino a quel momento non avevo mai colto la sua vera bellezza. I capelli neri creavano un forte contrasto con la pelle chiara, e illuminavano ancora di più i suoi occhi. A quella vista, nel buio della notte, chiunque sarebbe fuggito da quel demone. Io no. L'ebrezza della paura mi emozionava ancora di più.

Mi fece sdraiare piano. Si sfilò il resto dei vestiti, e lo stesso fece con me. Le sue mani tra i capelli, i suoi baci su tutto il corpo, le sue dita leggere che mi accarezzavano. In quella notte eravamo una cosa sola. Era come se, inconsciamente, aspettassi da sempre quel momento, e ora che era finalmente una realtà volevo non finisse mai. I nostri corpi erano vicini. Più vicini. Completamente a contatto. Sentivo il suo respiro su di me. Sentivo il suo corpo strofinarsi al mio. Sentivo.. che il suo corpo entrava nel mio. Ero letteralmente penetrata dal dolore. Un dolore piacevole. Più soffrivo più sentivo che lui era mio. La sua delicatezza compensava il dolore. Mi stavo pian piano come trasportando in un altro mondo. Un mondo nuovo. Tutto era come un'allucinazione. Immerso un una foschia che mi avvolgeva completamente. Era caldo. Umido. Ad un certo punto la nebbia si aprì, riportandomi alla realtà. Era sudato. Ansimava. Non credevo che quel suo viso sempre composto potesse diventare così espressivo. Non era il solito demone. Non lo faceva per secondi fini. Almeno lo speravo. Davvero.

Fu la notte più magica della mia vita. In assoluto. Sognai per tutta la notte. Sognai il futuro, spaventata dalla sua assenza. Probabilmente sarebbe successo. Ero terrorizzata all'idea. Mi svegliai di scatto. Cercai accanto a me la sua figura, e non vedendolo mi rammaricai ancora di più. Quell'amara scoperta mi lasciò un senso di vuoto. Ad un tratto, le mie preoccupazioni svanirono quando riuscii a scorgere il suo profilo appoggiato al muro, con le braccia conserte, rivestito e composto come sempre.

"Non riuscirò mai a cogliere la bellezza dei sogni umani." Già. Lui non aveva bisogno di dormire.

Sentii un forte bruciore sul dorso della mano. Notai una “X” identica alla sua, quella che si era procurato la sera prima. Perché l'aveva fatto anche a me? Era davvero un sigillo? Il simbolo del patto fra me e lui? Come poteva un diavolo aver dato la sua parola ad una sciocca umana, senza desiderare nulla in cambio? Lo guardai cercando una risposta, ma vidi solo i suoi occhi rossi immobili puntati su di me. Vide che osservavo la mano perplessa. Aveva capito a cosa stavo pensando.

"Sarei potuto scappare, ma non l'ho fatto. Non è nella mia indole infrangere la parola data."

"Perché sprecarsi così per una comune mortale?"

In un secondo lo ritrovai seduto accanto a me: "Ma tu ormai non sei più una comune mortale." disse sorridendo in modo provocatorio e seducente come sempre.

"E come avresti fatto a.. auu!" la ferita sulla mano cominciò a bruciare, provocandomi un dolore allucinante. Mi ranicchiai stringendola forte, come se così potessi diminuire il dolore. Lui si sdraiò accanto a me soddisfatto, mi avvolse con il braccio e disse: "Non preoccuparti, finirà presto. Ci sono io con te. Da oggi siamo uniti per l'eternità."

quando il dolore diminuì mi voltai a guardarlo, continuando a stringere la mano. Vidi il mio riflesso nei suoi occhi. Ero davvero diventata come lui? Mi avvolsi nel lenzuolo e mi alzai in piedi. Mi guardai. Non ero cambiata. Camminai fino davanti allo specchio. Il mio corpo era quello di sempre, pensai. Fino a quando non alzai lo sguardo, e lo incrociai con i miei stessi occhi. Non erano più i miei. Avevo i suoi stesso occhi demoniaci. Poi lo vidi riflesso dietro di me.

"Ti dovrò insegnare a camuffare il loro colore, davanti agli essere umani, per non destare sospetti."

Ormai non ero più umana, si era capito. La cosa era allettante. Saremo stati noi due per sempre. Come inizio era perfetto. Per lui, avevo detto addio a tutto quello che conoscevo, in una sola notte, e ne ero completamente consapevole. Se mai sarei dovuta morire sarei andata all'inferno, ma a chi importa dove andare quando si ha l'immortalità insieme alla persona che si ama... no. Non lo so se è davvero così. Forse il sentimento che dice di provare non è davvero amore. Improvvisamente:

"Grazie" mi disse. Girai la testa con uno sguardo interrogativo.

"Grazie a te sono cambiato. Sono diventato più umano. E mi piace. Avrei avuto un'esistenza completamente meschina. Ma con te accanto sarà tutto diverso."

"Anche i diavoli possono essere dolci, allora." dissi in tono ironico. Mi voltò prendendomi per le spalle.

"Mi apparterrai per sempre."

Il bruciore ormai era svanito. Mi sentivo più forte.

"Che tipo di capacità mi hai trasferito?"

"Tutto ciò che posso fare anch'io."

Volevo provare subito. Lo sbattei sul letto in un secondo.

"Il controllo motorio va alla grande." disse ridendo compiaciuto.

"Però vacci piano.. la delicatezza non è mai stata il tuo forte."

Io stavo in pedi davanti al letto. Ero ancora avvolta nel lenzuolo. Mi diressi verso una sedia su cui aveva riposto i miei vestiti ripiegati.

"Ti rivesti di già, diavoletta?" mi disse da dietro "Sono solo le 4.30, la colazione non è ancora pronta."

Mi voltai e ci affondammo in nuovo, lungo e appassionante bacio. Ci spostammo ancora una volta sul letto.

"Questa volta comando io, mio caro diavolo. Ma ci andrò piano, tranquillo, non vorrei farti male." dissi ridendo.

"Mi stai forse tentando, piccola ingannatrice? Non mi batterai facilmente."

Ora era tutto più semplice. Era più divertente. Più.. movimentato!

 

Fui svegliata qualche ora più tardi dalla fragranza del the che stava sul comodino, accanto alla fetta di chees cake che mi aveva promesso. Era seduto accanto a me.

"È così bello e interessante osservarti dormire. Quello di prima era un.. come lo chiamate? Incubo, giusto? Ti dimenavi come una matta. Stavolta no. Sorridevi e sospiravi in continuazione. Che sogno era?"

Aveva ragione, era un gran bel sogno. Avevo sognato un bambino, con i suoi stessi capelli e gli occhi di un rosso mattone, un misto fra i suoi e i miei umani. sì. Era nostro figlio. Ma non pensiamo già a queste cose. Non volevo dirglielo.

"Ti battevo in una gara di velocità e ti sei arrabbiato. Ero soddisfatta delle mie capacità, per questo sorridevo."

mi prese il mento con una mano:

"Non mi batterai mai." e mi baciò.

"Ti ho portato la torta, contenta?" mi alzai senza rispondere per andare a rivestirmi.. stavolta per davvero! Presi il the e mi appoggiai alla finestra. Guardai fuori. La candida neve scendeva piano da cielo grigio. Guardai il mondo, che non sarebbe mai più stato come lo ricordavo prima di quella notte. Mi voltai verso di lui. Continuava ad osservarmi.

"Spiegami un po' come modificare gli occhi."

Stavamo sul letto, e mentre mangiavo mi spiegava tutti i trucchi. Imparai subito.

"Sei sempre stata molto veloce ad apprendere. Hai un sacco di qualità interessanti. Sei una diavoletta coi fiocchi."

"Ora mi manca solo trovare una scusa per spiegare a Renée e tutti gli altri che sparirò dalle loro vite per sempre e.. voilà! Tutto fatto.. mi godrò la mia immortalità. Giusto?"

"Esattamente, diavoletta mia." mi disse sussurrando dolcemente.

Avevo l'eternità. Avevo lui. Non potevo desiderare di meglio.

  
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