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Autore: My Pride    06/05/2013    7 recensioni
~ Raccolta di flash fiction e one-shot incentrate sulle coppie ZoSan e RuNami ♥
» 58. Tequila Sunrise
«Mi stai facendo passare per il cattivo ragazzo, cuoco».
«Ricorda, marimo: non esistono uomini cattivi.... se sono cucinati bene»

[ Quarta classificata al contest «Rapido e indolore» indetto da Ro-chan { 23 } ]
[ Quinta classificata al contest «Flash Fiction Istantanee» indetto da Dark Aeris { 6 } ]
[ Seconda classificata al contest «Il mondo dei Peanuts» indetto da Dark Aeris { 26 } ]
[ Seconda classificata al contest «Due cuori e...» indetto da Frandra e Silyia_Shio { 24 } ]
[ Seconda classificata al contest «Scrivimi una raccolta» indetto da visbs88 { 29/32/33/34 } ]
[ Terza classificata al contest «Say it with Disney!» indetto da Lady Nazzumi e valutato da Dark Aeris { 23 } ]
[ Prima classificata e vincitrice del Premio Christmas Spirit al contest «All I want for Christmas is you» indetto da Frandra { 29 } ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Do one, melt one, love one'
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The Rainmaker Titolo: The Rainmaker
Autore: My Pride
Fandom: One Piece

Tipologia: One-shot [ 5293 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Black-Leg Sanji
Genere: Generale, Avventura, Sentimentale, Fluff?
Rating: Verde / Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, Linguaggio a tratti un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life, What if?
12 Storie - #01 Natura: #04. Pioggia

Categoria di prompts: Condizioni di tempo atmosferico › Pioggia
The season challenge: Autunno › Pioggia


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Nami sollevò lo sguardo verso il cielo, preoccupata.
    Da un po’ di tempo a quella parte, le condizioni climatiche non erano apparse come le migliori, facendole presagire aria di tempesta ogni qual volta che, esattamente come in quel momento, si ritrovava ad osservare il sottile strato di nuvole che nascondeva la volta celeste. Per quanto non si fosse ancora vista nemmeno una goccia di pioggia, la sera, dalla sua camera da letto, poteva sentire distintamente i tuoni e i lampi che provenivano da fuori, e dubitava che quegli sciocchi dei suoi compagni riuscissero a fare un tale casino da ricordare una burrasca. Anzi, rettificò nell’immediato il suo cervello, forse avrebbero potuto riuscirci eccome, conoscendoli.
    Uno scossone la riportò alla realtà e poco ci mancò che capitolasse in mare, evitandolo solo per la prontezza con cui riuscì ad aggrapparsi al parapetto; gettò un’occhiata a Franky, che si trovava dietro al timone, e aggrottò la fronte, sbuffando. E adesso che cosa stava combinando, quello scemo di un carpentiere? «Tutto bene, Franky?» gli domandò, ma lui scosse il capo.
    «Pare che siamo andati a sbattere contro qualcosa, sorella».
    La navigatrice si accigliò, non riuscendo a credere alle proprie orecchie. «Ma se siamo in mare aperto!» esclamò, giacché non aveva scorto nemmeno lo scorcio di isole o rocce. Aveva osservato i dintorni con il cannocchiale fino a quel momento e controllato persino l’ago del Log Pose, quindi se avesse avvistato qualche ostacolo se ne sarebbe sicuramente accorta. Le venne ben presto il terribile dubbio che fossero incappati in un Sea King gigante uscito dall’acqua per una boccata d’aria, e fu quasi tentata di andare a chiamare Rufy e gli altri di sotto; era certa che loro sarebbero riusciti a catturare in qualche modo quel bestione e che Sanji l’avrebbe trasformato nella cena del giorno, visto che, con quello scemo ingordo che si trovavano come Capitano, un po’ di scorte alimentari in più non avrebbero fatto male. Un’esclamazione sorpresa e tutt’altro che rassicurante da parte di Franky, però, la lasciò perplessa e momentaneamente paralizzata, riscuotendosi solo quando fu il carpentiere stesso a richiamarla e a farle cenno di avvicinarsi. Forse l’idea del Sea King non era poi così male, dopotutto...
    Nami sospirò, affrettandosi a raggiungere il cyborg per guardare a sua volta in basso, più precisamente verso un punto che le stava indicando Franky stesso, a metà tra la prua della nave e il mare che si estendeva a perdita d’occhio. Aguzzò la vista e cercò di capire con esattezza che cosa stesse guardando, divenendo incredula non appena si rese conto che quella contro cui erano andati a sbattere altro non era che una secca. Ma che diavolo ci faceva nel bel mezzo dell’oceano?
    «E non hai ancora visto niente, baby», asserì Franky, come se le avesse appena letto nel pensiero. Senza aggiungere altro, lui si limitò semplicemente ad indicarle più lontano con un breve cenno del capo, e Nami eseguì, sentendo l’ansia iniziale divenire a poco a poco curiosità. In fin dei conti, per quanto si trovassero nella Grand Line, quello non era uno spettacolo che si vedeva tutti i giorni, e se ne convinse maggiormente quando le si parò dinanzi agli occhi quello che aveva tutta l’aria di essere un passaggio sotterraneo che si estendeva al di sotto della superficie dell’acqua, dando al tempo stesso la bizzarra sensazione che il mare fluttuasse sopra di esso. Beh, adesso sì che poteva dire di averle viste quasi tutte.
    «Cosa succede?» La voce di Robin, pacata come al solito, si fece udire in quel breve silenzio che era venuto a crearsi tra i due, ridestandoli dalla contemplazione di quell’avvenimento alquanto bizzarro. Incuriosita da quel loro modo di comportarsi, l’archeologa si avvicinò e guardò di sotto, carezzandosi il mento con due dita qualche attimo dopo. «Oh, capisco», affermò, e Nami le gettò un’occhiata.
    «Tu sai cosa significa?»
    Robin scrollò le spalle. «Certo che no», replicò candidamente, facendo cascare le braccia alla cartografa. E lei che aveva sperato che l’amica le avrebbe in qualche modo dato una risposta... si era decisamente sbagliata, accidenti.
    «Non darmi false speranze, Robin», sospirò afflitta, facendola ridacchiare.
    «Mi spiace».
    «Ohi, ragazze, che proponete di fare?» domandò loro Franky, accennando con il capo al passaggio sottostante. «La Sunny va spostata da qui prima che possa essere attaccata da possibili mostri marini», le mise al corrente, scrutando le acque scure. Non promettevano nulla di buono e, se tanto gli dava tanto, starsene arenati nel bel mezzo dell’oceano era davvero una pessima idea. Per quanto il brigantino fosse resistente - e non lo diceva perché era di parte, nossignore -, era sempre meglio non rischiare e andarsene finché erano in tempo per farlo.
    Nami gettò un’altra rapida occhiata verso quel tunnel sottomarino, annuendo a se stessa qualche istante dopo. «Cerca di virare e andiamocene, Franky. Non ha senso restare qui».
    «Ti do una mano», si offrì Robin, incrociando entrambe le braccia contro il seno; sussurrò un Cient Fleur, con il quale fece fiorire un centinaio di braccia ai lati dello scafo, e attese che il carpentiere tornasse al timone per raddrizzare la rotta della nave, venendo però distratta da dei rumori provenienti dal ponte. Guardando in basso, Robin notò subito Rufy, Usopp e Chopper che, incuriositi, si erano gettati contro il parapetto, gli occhi fissi sul tunnel che si estendeva al di sotto della superficie del mare.
    «Whoa! E quello cos’è?» esclamò il dottore con fare eccitato, e Usopp, con un sorriso spavaldo, gli appioppò una bella pacca su una spalla prima di battersi una mano sul petto, sollevando il mento e atteggiandosi come suo solito.
    «La tana di un mostro marino, ovvio!»
    «Davvero, Usopp?!»
    «Ma certo che sì! Devi sapere che ne ho viste tantissime, durante i miei viaggi!»
    «Fantastico!»
    «Ohi, che succede? Avete pescato qualcosa?» Sanji, appena sbucato dalla soglia della cucina, guardò in basso verso di loro, aprendo il pacchetto di sigarette che aveva in mano per portarsene una alle labbra. «Se è così vedete di tirarlo su alla svelta, siamo un po’ a corto di cibo», li informò, masticando il filtro; dietro di lui c’era anche Zoro, che si lasciò sfuggire uno sbadiglio mentre guardava a sua volta nella loro direzione, disinteressato. Sembrava essersi svegliato da poco, e conoscendolo non sarebbe stato poi così strano.
    «Lì sotto c’è un tunnel, Sanji!»
    Il cuoco sollevò un sopracciglio con un certo scetticismo, infilando una mano nel taschino della giacca per tirare fuori l’accendino. Trasse poi una bella boccata dalla stecca, prendendosi tutto il tempo di aspirarne il fumo fino in fondo ai polmoni, prima di riporre tutto al proprio posto e guardare nuovamente i compagni. «Ma di che state parlando?»
    «Vieni a vedere con i tuoi occhi!» si esaltò Chopper, saltellando e indicando al contempo il mare; e forse avrebbe anche aggiunto altro se lo spadaccino non avesse sbuffato, troncando qualsiasi parola prima ancora che potesse essere pronunciata.
    «Piantatela di fare tutto questo casino, stavo cercando di dormire».
    «Tu cerchi sempre di dormire, marimo, quindi non hai voce in capitolo», lo zittì Sanji, venendo immediatamente fulminato con lo sguardo dal Vice Capitano.
    «Hai voglia di prenderle, ricciolo?» sbottò, sfiorando con due dita l’elsa della Ichimonji, e nel vederlo il cuoco sollevò subito la gamba destra, assottigliando le palpebre e mordendo più violentemente il filtro della stecca fra le labbra.
    «Io credo che sia tu a cercare rogne, gorilla tutto muscoli».
    «Ohi, Sanji! Zoro! Non litigate, ragazzi, sento odore di avventura!» affermò Rufy, a dir poco elettrizzato. I suoi occhi brillavano come quelli di un bambino che aveva visto un nuovo giocattolo, e ormai tutta la ciurma sapeva che quando faceva così bisognava decisamente preoccuparsi. Il suo entusiasmo, però, fu smorzato sul nascere dalla navigatrice, che non mancò di corrergli dietro per rifilargli un pugno sul capo.
    «So già cosa sta passando per quella tua testolina bacata, e, nay, non andrai lì sotto per vedere che cosa c’è, mi sono spiegata?»
    «Ma, Nami!» si lamentò lui, incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance. «Non sei curiosa nemmeno un pochino?»
    «Niente affatto», borbottò, sentendo un brivido correrle lungo la spina dorsale. Brutto segno. Decisamente un brutto segno. «Con la fortuna che abbiamo, sono sicura che ci aspetta chissà quale mostro famelico pronto ad ammazzarci. Quindi non andrai in quella stupida grotta, puoi anche scordartelo».
    «Stavo pensando che potrebbe esserci anche un tesoro, vista la sua locazione. Ho letto di strani fenomeni simili in un libro, e molto spesso nascondono veri e propri misteri», si intromise Robin con fare pensoso, ma bastarono quelle poche parole a far sì che Nami si voltasse con la stessa espressione apparsa poco prima sul volto di Rufy. E lei faceva decisamente più paura, conoscendola.
    «Cosa stiamo aspettando, allora?» dichiarò solennemente, facendo sollevare un sopracciglio al resto della ciurma - Sanji a parte, il quale sembrava pronto ad andare anche all’inferno se solo la ragazza glielo avesse chiesto -, per nulla contenti di quell’idea. Perché avevano l’impressione che si sarebbe rigirata le cose a modo suo? «Zoro, Usopp, scendete là sotto e date una controllata!» Come volevasi dimostrare...
    Zoro si limitò a sbuffare e ad incrociare le braccia al petto con fare scocciato, forse perché aveva capito che le cose sarebbero andate così ancor prima che Nami aprisse bocca; Usopp, invece, deglutì e fece un piccolo salto all’indietro, quasi fosse stato appena morso da un serpente. «O-Ohi, ragazzi, credo mi sia tornata la seabbandonolanavemoriròite...»
    «Niente storie, voi due scenderete là sotto e mi porterete il tesoro, sono stata abbastanza chiara?»
    «Perché non te lo vai a prendere da sola?» rimbeccò lo spadaccino, e la ragazza gliene avrebbe sicuramente cantate quattro - accennando a debiti inesistenti che aveva, tra l’altro - se Sanji non fosse stato più veloce di lei e non avesse colpito Zoro dietro la nuca, bloccando sul nascere qualunque altra protesta da parte sua.
    «Nami-san ti ha dato un ordine, marimo, eseguilo senza rompere le palle».
    «Se ci tieni così tanto a farla contenta, perché non ci vai tu, cuoco da strapazzo?!»
    «E lasciare lei e Robin-chan da sole su una nave piena di buzzurri? Nemmeno per sogno!»
    «Non mi interessa chi ci va, basta che vi diate una mossa», tagliò corto la cartografa, poggiandosi una mano su un fianco prima di indicare con l’indice dell’altra il tunnel sottomarino. «Se lì sotto c’è davvero un tesoro, lo voglio qui sulla nave, capito? Quindi adesso voi due andate in quella grotta, trovate il mio forziere e me lo portate in fretta».
    «Come desideri, Nami-swan!» cinguettò il cuoco con voce giuliva, e lo spadaccino lo guardò male.
    «Ma non avevi detto di non volerle lasciare sole, ricciolo?» lo schernì, ma Sanji scrollò le spalle, mordicchiando il filtro della sigaretta con fare distratto.
    «Come posso rifiutare una così dolce richiesta dalla mia musa?»
    «Dove diavolo l’hai vista la dolcezza, pezzo di idiota?»
    «Non l’hai notata la piccola piega delle sue carnose labbra?»
    «Che cazzo stai farneticando, cuoco?»
    «Buona fortuna, ragazzi». Usopp, spuntato dal nulla alle loro spalle, interruppe quel breve botta e risposta dando ad entrambi una pacca sulle spalle, salutandoli con un cenno del capo prima di buttarli lui stesso fuori bordo; Nami avrebbe potuto cambiare ancora una volta idea e mandare anche lui, quindi era meglio darsela a gambe appena concessogli.
    Per quanto i due compagni gli avessero lanciato contro epiteti ben poco cordiali e alle loro orecchie fossero giunti i lamenti del Capitano, che avrebbe voluto essere lui a vivere quella bizzarra avventura, si ritrovarono ben presto al di sotto della superficie del mare, esattamente in quella grotta; dovevano ammettere che, pur trovandosi sotto sopra, vedere i profili distorti dei propri amici ancora sulla nave era una strana esperienza, giacché l’acqua sembrava galleggiare letteralmente sopra di loro. Non cadeva a riempire la grotta né tantomeno li aveva bagnati quando ci erano passati attraverso, e, se proprio doveva fare un paragone azzeccato, il cuoco avrebbe detto che gli ricordava una lastra di ghiaccio. Una lastra di ghiaccio con mille increspature e su cui il sole, se ci fosse stato, avrebbe anche potuto infrangersi, per essere più precisi. Peccato, però, che nonostante non si fossero bagnati, lui avesse comunque perso la sua sigaretta. Che sfiga, accidenti.
    Con un sospiro rassegnato, il primo ad incamminarsi nelle profondità della grotta fu proprio Zoro, ben presto seguito da un Sanji che, ripresosi dalla perdita della sua stecca, aveva perso una manciata di secondi a fare l’idiota con le ragazze come suo solito, lanciando loro bacini; in verità lo spadaccino credeva che quella fosse solo una totale perdita di tempo, ma spiegarlo ad una come Nami - che avrebbe potuto nuovamente mettere in mezzo debiti su debiti che lui non ricordava nemmeno di avere, o tagliando lui quei pochi berry che riusciva a mettere da parte - era praticamente impossibile. Sarebbe stato molto più facile insegnare a Rufy a cucinare, probabilmente.
    Scosse il capo per scacciare quei pensieri, ignorando gli sbuffi che si lasciava sfuggire di tanto in tanto Sanji, il quale non aveva smesso un secondo di riempirgli le orecchie con le sue inutili chiacchiere; si era semplicemente concentrato ad osservare i dintorni con minuziosa attenzione, per quanto vedesse solo roccia e rivoletti d’acqua ovunque guardasse. Di tanto in tanto, fra le crepe, faceva capolino qualche timido filo d’erba, o qualche stalattite che erano costretti a scartare per evitare di prenderla in pieno, ma niente che desse l’impressione di trovarsi in un possibile posto colmo di tesori; la luce era soffusa e si riusciva a malapena a distinguere qualcosa oltre ad un palmo dal naso, e fu proprio quando cominciarono a non vedere quasi più nulla che Zoro, allungando un braccio dietro di sé senza smettere di camminare, picchiettò la spalla del cuoco, o almeno gli parve di aver toccato proprio quella. «Ohi, dammi il tuo accendino», ordinò risoluto, ma nella caverna risuonò uno sbuffo sprezzante.
    «Dato che non ci vedi, ti informo che ti ho appena guardato male, marimo».
    «Poche storie e dammi quell’accendino, ricciolo».
    «Col cavolo, l’ultima volta hai consumato tutto il gas. E quella prima ancora l’hai addirittura perso mettendolo in quel sudicio haramaki, quindi non se ne parla», si impuntò il cuoco, incrociando le braccia al petto. Okay, forse era stupido preferire il camminare al buio senza sapere dove mettere i piedi all’idea di poter almeno dare una sbirciata ai dintorni, però per lui quella era ormai diventata una questione di principio. Si sarebbero accontentati di quel poco che riuscivano a vedere, e niente sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Non finì di formulare quel pensiero, però, che qualcosa gli strisciò vicino alla gamba, e si rese conto di aver strillato come un pazzo solo quando il suo stesso grido, disperdendosi nella grotta, gli trapanò le orecchie. «Che cazzo era?!» squittì, avvolgendo convulsamente entrambe le braccia intorno ai bicipiti del compagno, come se quello potesse in qualche modo aiutarlo ad evitare altre possibili sorprese.

    Zoro roteò gli occhi e sollevò lo sguardo al soffitto di pietra, pur vedendo solo qualche ombra senza consistenza. Oh, merda. Non avrebbe di nuovo messo in mezzo quella sua dannatissima fobia, voleva sperare. «Ricciolo, ti giuro che ti faccio a fette se cominci a spaventarti per qualche possibile inset-». Sanji, tastandogli il viso, gli tappò subito la bocca con una mano prima che potesse terminare la frase, rinserrando poi la presa intorno al suo braccio.
    «Sta’ zitto e controlla i dintorni con questo, marimo», sbottò, cercando la sua mano sinistra per piazzargli nel palmo l’accendino che poco prima non aveva avuto intenzione di dargli. Preferiva finire il gas, piuttosto che ritrovarsi in un altro covo di schifosissimi ragni. «Prima troviamo quel tesoro, prima possiamo andarcene da qui».
    «Non è nemmeno detto che questo tesoro ci sia davvero, cuoco», gli tenne presente lo spadaccino, lasciandosi sfuggire un lamento quando il compagno gli stritolò i deltoidi con i polsi. Non usava le mani neanche per cose simili, eh?
    «Stai forse insinuando che Robin-chan è una bugiarda!?» si indignò immediatamente, come se Zoro avesse appena detto qualcosa di altamente offensivo nei confronti della ragazza. Contro ogni aspettativa, però, il Vice Capitano si limitò semplicemente a sbuffare con fare scocciato.
    «Apri bene le orecchie quando parlo, sopracciglia attorcigliate. Ho solo dato voce ad un pensiero comune. Lo so che sei scettico anche tu». Il silenzio che calò nella grotta tutto d’un tratto fu più esaustivo di qualsiasi parola che il cuoco avrebbe potuto pronunciare, e Zoro, ottenuta quella sua piccola vittoria personale - e godendo interiormente dei borbottii sconclusionati a cui diede vita Sanji subito dopo, c’era da aggiungere -, si limitò a sollevare un angolo della bocca in un ghigno compiaciuto e ad aprire il coperchietto dell’accendino, illuminando fiocamente quello stretto passaggio roccioso che stavano ormai percorrendo da una buona manciata di minuti.
    Il tempo trascorse interminabile e nessuno dei due osò fiatare, anche perché tanto non avrebbero saputo come rompere la strana quiete che era calata su entrambi come un velo pietoso. Sanji aveva persino trovato molto più interessante veder danzare sui muri le ombre create dalla fiammella dell’accendino, avendo almeno la buona decenza di lasciar andare il braccio di Zoro per camminare al suo fianco, per quanto quel corridoio naturale glielo consentisse. Non era la prima volta che si ritrovavano da soli né tanto meno era raro che collaborassero, però, forse, si sarebbe trovato più a proprio agio se con lui ci fosse stata una delle ragazze. Insomma... avrebbe potuto approfittare della paura di Nami-san per gli insetti - e la condivideva appieno, dannazione! - per tenerla stretta a sé, anche se poi non sarebbe stato molto virile comportarsi nello stesso identico modo e scappare alla vista di un insulso ragnetto.
    A quel pensiero sbuffò e allungò il passo, pur non sapendo esattamente che cosa aspettarsi da quel posto né tanto meno se avesse o meno una fine; si rallegrò, però, nel momento stesso in cui vide in lontananza quella che sembrava essere un’apertura, e si affrettò a raggiungerla senza nemmeno aspettare Zoro, venendo investito in pieno dalla luce. A causa di tutto quel tempo passato in quella tenue oscurità, quel bagliore gli ferì gli occhi, e fu costretto a proteggerseli con un braccio nel tentativo di abituarsi, restando lì per lì perplesso non appena il suo sguardo si posò sulla vasta boscaglia che si estendeva a macchia d’olio davanti a loro. Piante rampicanti dallo strano colorito bluastro si attorcigliavano intorno ai tronchi degli alberi come serpenti, brillando di una strana sfumatura rossastra; cespugli dai fiori di mille colori sembravano essere il riparo perfetto per qualche piccolo animale, i cui occhi li spiavano di tanto in tanto attraverso le foglioline prima di sparire con un rauco richiamo, lasciando dietro di sé solo piante smosse; quelle che avevano tutta l’aria di essere azalee erano grandi come degli arbusti ed erano letteralmente impregnate d’acqua, come se fino a quel momento non avesse fatto altro che piovere, e forse era proprio quello il motivo di quella loro crescita disumana, giacché non aveva mai visto una cosa del genere in tutta la Grand Line.
    «Com’è possibile che in fondo al mare ci sia una cosa del genere?» domandò il cuoco, più a se stesso che al compagno, non riuscendo a credere ai propri occhi. Da quando aveva lasciato il Baratie di cose strane ne aveva viste, ma di certo non si sarebbe mai aspettato una bizzarria del genere. E ancor più assurdo, forse, fu vedere quello scemo di uno spadaccino scrollare semplicemente le spalle, come se la situazione in cui si trovavano fosse d’ordinaria amministrazione.
    «Lasciamo perdere queste stronzate e diamoci una mossa, ho fame».
    «Chi diavolo sei, Rufy? Prova piuttosto a mostrare almeno un po’ di interesse, stupido marimo».
    Zoro lo guardò di traverso, lanciandogli l’accendino e vedendolo afferrarlo al volo per riporlo in tasca. «Il punto che non mi interessi per niente sembra esserti sfuggito, cuoco da strapazzo», lo pungolò poi, e Sanji sentì distintamente una vena pulsare sulla fronte, mettendosi immediatamente in posizione d’attacco con una gamba sollevata a mezz’aria.
    «Ohi, hai voglia di fare a botte?!»
    «Non chiedevo di meglio!»

    Con un ghigno che non prometteva nulla di buono, lo spadaccino estrasse una katana dal fodero e un lampo improvviso squarciò il cielo sopra di loro, dando un bizzarro effetto scenografico a tutta la situazione e lasciando entrambi momentaneamente di stucco, in particolar modo quando cominciò a piovere a dirotto e si ritrovarono sotto l’acqua scrosciante; gocce di pioggia grandi quanto una noce picchiettarono sulle loro teste e si insinuarono all’interno delle loro magliette, provocando loro continui brividi di freddo per quell’intrusione inaspettata e scivolando sempre più verso il basso, quasi volessero giungere al limitare dei loro pantaloni passando per la spina dorsale. Beh, perfetto. Solo la pioggia ci mancava.
    Arcuando un sopracciglio, Sanji sentì quella vena pulsare ancora di più e fu quasi tentato di prendere a calci la faccia di quell’idiota di Zoro, più per sfogarsi che per vera e propria colpa. Possibile che le stranezze capitassero sempre in sua compagnia?
    «Tregua?»
    «Tregua».  

    Un accordo l’avevano raggiunto, almeno. Quindi la sola cosa da fare era riuscire a trovare quel tesoro - sempre ammesso che ce ne fosse davvero uno - senza incappare in altri problemi e tornare in fretta alla Sunny, cosa che avrebbero volentieri fatto seduta stante invece di starsene a prendere pioggia. Lo spadaccino, difatti, continuava a credere che quella fosse solo una perdita di tempo e che non avrebbero sicuramente cavato un ragno dal buco, pur avendo rinfoderato la propria arma e cominciato a seguire il cuoco nel bel mezzo della boscaglia; le gocce di pioggia cadevano implacabili sulle loro teste e il ticchettio assordante che provocavano picchiettando sulle foglie risuonava alle orecchie come quello di un orologio, rendendo la traversata ancor più snervante di quanto non lo fosse stata al principio. Non tirava vento, fortunatamente, ma il gelo provocato dall’acqua che cadeva impetuosa dalle nubi sembrava essere ancor più ungente proprio per quel motivo, per quanto i due compagni non riuscissero ancora a spiegarsi con che criterio, in quella che sarebbe dovuta essere una grotta in fondo al mare, potesse esistere tutto ciò che li circondava.
    Il cielo veniva di tanto in tanto illuminato dai lampi che lo squarciavano e i cupi rombi dei tuoni parevano far tremare l’intera foresta, dalla quale si innalzavano fruscii che venivano registrati da Sanji come fonte di possibile pericolo; ad ogni suono sospetto drizzava le orecchie e gettava occhiate nervose fra i cespugli smossi, quasi temesse di vedersi comparire davanti da un momento all’altro chissà quale mostro gigantesco, trovando unicamente della vegetazione bagnata dalla pioggia incessante. Per colpa di Zoro, inciampato in una radice nodosa che sporgeva dal terreno, cadde persino con il viso riverso in una pozzanghera, bagnandosi dalla testa ai piedi. E non sarebbe stato un problema se, sollevando la testa dal fango, non si fosse trovato faccia a faccia con un misero scarafaggio, dandosela letteralmente a gambe sotto lo sguardo sconcertato dello spadaccino. Quest’ultimo, con un’imprecazione, era stato costretto a corrergli dietro per evitare di perderlo di vista, ma almeno, grazie alla performance del cuoco e della sua fobia, erano riusciti a trovare un posto dove stare per ripararsi dalla pioggia, divenuta torrenziale e poco di aiuto per la missione che era stata loro assegnata. La visibilità si era ridotta al minimo e continuare a vagare chissà dove alla ricerca di chissà cosa sarebbe stato inutile, dunque perché sbattersi tanto per nulla? Stupido lui che si era fatto convincere dalla strozzina ed era sceso là sotto solo per non sentirla, accidenti.

    «Si può sapere perché ogni volta che mi trovo con te finisco per perdermi, incontrare ragni giganti o rischiare di buscarmi un’influenza a causa della pioggia?» borbottò di punto in bianco Sanji, stringendosi inutilmente nella giacca che indossava. Era bagnato dalla testa ai piedi e sentiva rivoletti d’acqua scivolargli lungo la schiena, provocandogli continui brividi di freddo e lasciandogli al contempo una sgradevole sensazione di viscido sulla pelle. Non si sarebbe per nulla meravigliato nemmeno se si fosse scoperto pieno di fanghiglia anche fra i capelli, visto il bagno fuori programma causatogli da quello scemo di Zoro prima di riuscire a trovare quella sottospecie di riparo. Ah, accidenti a lui. «A volte mi chiedo se non sei proprio tu a far piovere, marimo».
    Scoccandogli un’occhiataccia dall'alto in basso, lo spadaccino sbuffò pesantemente. «Non mi chiamo Nami. Non faccio trucchetti da prestigiatore», asserì, e, per quanto il cuoco gli avesse borbottato contro a mezza voce epiteti ben poco cordiali, lasciò perdere, sollevando lo sguardo per poter osservare i frammenti di cielo e i vaghi raggi che di tanto in tanto si scorgevano attraverso le fessure delle grandi foglie verdi che li riparavano. Trovare quel tetto naturale era stata una fortuna, anche se, di tanto in tanto, qualche goccia di pioggia riusciva ad avere la meglio e si infiltrava fra di esse, scivolando sul loro collo o lungo le braccia. Beh, già era tanto essere al riparo, dunque bisognava accontentarsi. «Appena si calma un po’ torniamo indietro».

    «Per una volta sono d’accordo con te, marimo», convenne Sanji, e un sorrisetto stranamente compiaciuto comparve subito dopo sulle sue labbra, prima che si portasse teatralmente una mano al petto. «Mi scuserò personalmente con Nami-san. Le dirò che abbiamo cercato in lungo e largo con zelo solo per poterla fare felice, affrontando orribili bestie dalle mille zampe, e quando capirà quanto sono dispiaciuto di non essere riuscito ad esaudire un suo desiderio, mi perdonerà con un bacio e...» si sentì afferrare all’improvviso per il colletto della giacca e, prima ancora che se ne rendesse conto, sentì le labbra dello spadaccino premere con forza contro le sue, lasciandolo momentaneamente paralizzato; seduto su quella viscida pietra, con lo scroscio della pioggia che faceva da sottofondo e il bizzarro calore che sprigionava la bocca di Zoro, Sanji socchiuse le palpebre e sollevò meglio il viso per incontrare quello del compagno in piedi dinanzi a lui, cercando le sue mani e stringendole senza nemmeno rendersene conto. Quando si allontanò, leccandogli il labbro inferiore con la lingua e dandogli un morso, il cuoco si grattò dietro al collo per dissipare quello strano momento di imbarazzo che si era creato tra loro, sentendo lo strano e assoluto bisogno di una sigaretta. Che diavolo gli era preso? «Ohi... guarda che stavo scherzando. Non c’era bisogno di prendersela in quel modo».
    Lo spadaccino si degnò di scoccargli a malapena uno sguardo, ficcandosi le mani nelle tasche. «Tsk. Non vedo il motivo per cui avrei dovuto prendermela, stupido cuoco. Mi andava e basta».
    «Ammettere che sei geloso delle mie muse renderebbe tutto più facile, sai?»
    «Non dire stronzate e alzati da quel sasso, ce ne andiamo».
    «Eh?» Sanji si accigliò. «Non avevi detto di aspettare?»
    «Mi sono stancato di farlo. Se hai paura di bagnarti copriti con la giacca, principessa», lo schernì, e il cuoco si alzò di scatto solo per rifilargli un calcio, sistemandosi la giacca sulle spalle con uno sbuffo scocciato.
    «Fanculo, idiota. Non sono una donna, e per colpa di una certa persona sono già tutto bagnato».
   
Nel sentire quelle parole, lo spadaccino sollevò un angolo della bocca in un sorriso sarcastico, guardandolo allusivo. «Cos’era, una proposta sconcia?» gli domandò, scansando con una mano un arbusto che gli copriva la visuale. «Perché se vuoi farlo non ci sono problemi».
    Sanji gli assestò un altro calcio e gli fece sbattere il naso contro il tronco muschioso di un albero, cominciando ad incamminarsi sotto la pioggia senza nemmeno aspettarlo. «Muoviti, gorilla tutto muscoli. Abbiamo fretta, no?» ironizzò, e Zoro, poggiando entrambe le mani sulla corteccia, raddrizzò il capo con un grugnito, scoccando un’occhiataccia alla sua schiena.
    «Bastardo...» sibilò, sgranchendosi spalle e collo con una mezza imprecazione; la sua attenzione, però, venne ben presto richiamata da qualcosa di scintillante che vide di sfuggita fra le foglie umide che ricoprivano il terreno, e il cuoco, con un sopracciglio sollevato, si voltò proprio nell’istante in cui lui si chinò per raccoglierla e infilarla nell’haramaki.
    «Ohi, che diavolo hai preso?»
    «Un souvenir».
    Sanji scosse il capo senza indagare oltre, e, ficcandosi semplicemente le mani nelle tasche, attese che Zoro gli si accostasse, così da non perderlo d’occhio e poter riprendere quella loro traversata sotto la pioggia scrosciante.
    Il viaggio di ritorno fu più facile del previsto e non ci furono altri inconvenienti, esclusi quei due o tre ragni che il cuoco ebbe la fortuna di trovare sul proprio cammino all’interno della grotta. Per lui fu difatti una manna dal cielo tornare in superficie e rimettere piede sulla Sunny, costatando anche che lì il tempo si era mantenuto esattamente come l’avevano lasciato quando erano scesi là sotto. Scusandosi frettolosamente con Nami, poi, e promettendole che le avrebbe spiegato tutto una volta raggiunta in cucina, Sanji si era letteralmente appropriato del bagno e ci era rimasto quasi per un’ora, levandosi di dosso tutto lo schifo accumulato nell’arco di quella giornata.
    Si trovava dietro ai fornelli, adesso, intento a preparare un the per la navigatrice e per se stesso, giacché Zoro si era già servito come suo solito con del sake, per quanto stesse adocchiando male il misero bicchiere che gli era stato lasciato al posto della bottiglia che lo stesso Sanji aveva prontamente confiscato. Avevano raccontato tutto a Nami per filo e per segno - saltando il particolare degli insetti, ovviamente, poiché non sarebbe servito a nulla apparire così poco virile agli occhi della ragazza - e lui stava cercando palesemente di rabbonirla, anche se, per il momento, sembrava averla presa piuttosto bene. Cosa che li aveva lasciati un tantino perplessi, conoscendola.
    Con un lungo sospiro, Sanji tolse il bollitore dal fuoco e riempì una tazza per la navigatrice, premurandosi di servirla per prima com’era solito fare. «Ecco a te, Nami-san».
    Nami ringraziò con un cenno del capo e, soffiando, bevve un bel sorso, concedendosi un attimo prima di fissare con particolare attenzione i compagni. «Ricapitolando... mi state quindi dicendo che non avete trovato nessun tesoro, giusto?»
    I due annuirono nello stesso istante, volendo probabilmente levarsi da qualunque impiccio il più velocemente possibile, ma fu proprio nel far ciò che Zoro ebbe un’improvvisa illuminazione, battendosi un pugno sul palmo dell’altra mano.
    «Oh, aspetta. Qualcosa c’è», parve difatti ricordarsi, frugando nell’haramaki sotto lo sguardo curioso e un po’ scettico di cuoco e navigatrice; quasi esultò, poi, nel riuscire a trovare ciò che stava cercando, mantenendolo saldamente tra pollice ed indice per mostrarlo a Nami come se nulla fosse. Brillante come un lingotto d’oro, di quella stessa tonalità dorata che a lei tanto piaceva, Zoro le stava porgendo... uno scarabeo?! Un grosso schifosissimo scarabeo che, per quanto sembrasse fatto interamente d’oro purissimo, faceva schioccare le mascelle e agitava le sue zampette nel tentativo di liberarsi, e la cartografa strillò impaurita non appena ci riuscì, saltandole addosso e provando ad infilarsi nella sua maglietta.
    Zoro fu abbastanza svelto da riacchiapparlo prima che lo facesse, però ci guadagnò comunque un pugno da Nami che, con in viso un colorito bluastro che avrebbe fatto invidia alle squame di un pesce, optò per una dignitosa ritirata e abbandonò la cucina di corsa, cosa che avrebbe fatto anche Sanji se non fosse rimasto paralizzato ad osservare l
insetto che il Vice Capitano teneva tranquillamente fra le mani.
    «O-Ohi... non ti sarai tenuto quel coso dentro l’haramaki per tutto il tempo... vero?» balbettò nel puntargli un dito contro, e l’espressione neutra che gli venne rivolta dallo spadaccino non gli piacque per niente.
    «Certo che sì, dov’è il problema?»
    «E me lo chiedi anche?! Era quello il tuo souvenir?! Butta quello schifo!» gli ordinò, ma in quel mentre la porta della cucina si aprì, rivelando l’ultima persona al mondo che il cuoco avrebbe mai voluto vedere: Rufy. Non appena i suoi occhi registrarono l’insetto, infatti, brillarono come due fari nella nebbia e la sua espressione divenne super eccitata, tanto che corse svelto verso lo spadaccino per vedere più da vicino e osservare quella bestiaccia da tutte le angolazioni possibili.
    «Wah, Zoro! Allora è vero che hai catturato uno scarabeo gigante, che forza! Prendo una gabbia!»
    «Non pensarci nemmeno, Rufy, voglio quell’insettaccio fuori dalla mia cucina e lontano da questa nave!»
    «Ma, Sanji, andiamo! È favoloso!»
    «Scordatelo!»
    Zoro si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare nell’ascoltare quel loro battibecco, abbassando lo sguardo sull’insetto che continuava ad agitarsi frenetico fra le sue dita. Alla fin fine non avevano trovato alcun tesoro, ma forse quello non era stato tutto tempo sprecato. Forse
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Seconda shot scritta per la raccolta del contest Scrivimi una raccolta indetto da visbs88
La prima è Phantoms in falling snow e fanno entrambe parte di una raccolta secondaria che ho intitolato 3.2% { Sore wo ittara oshimai desu - in onore di due doujinshi di Haga Inochi che adoro -, ma ho deciso di farle diventare un'unica raccolta per aggiornare solamete questa senza complicarmi troppo la vita con mille mila raccolte... e, accidenti, quante volte ho detto la parola raccolta in queste note inconcludenti? x)
Comunque sia, questa è una di quelle shot in cui si vede come al solito il mio amore per la natura e la mia fissa di Sanji spaventato dagli insetti; è una cosa che si vede molto poco nelle fanfiction, eppure può essere sfruttata in mille mila modi proprio perché vedere un uomo come lui, che stende persone con un solo calcio fumandosi al contempo una sigaretta, scappare come un ossesso nel vedere qualche scarafaggio mi diverte. Sono una brutta persona, aye x)
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti
Alla prossima. ♥



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