Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: Gracedanger    06/05/2013    5 recensioni
“Hai trovato la camicia?” mi sussurrò.
“No, non ricordo neanche dove l’ho messa.”
“Okay, basta.”
Si allontanò da me e sparì nella cabina armadio per un paio di minuti, sentii cassetti e ante sbattere.
Ritornò con una camicia blu a pois bianchi perfettamente piegata tra le mani, me la porse.
“Che significa?” sorrisi confusa.
“Indossala.”
Appena presi la camicia dalle sue mani, si coprì di scatto gli occhi con le braccia e si girò dall’altro lato.
Risi, rimasi interdetta qualche minuto a fissare lui e la camicia, la portai vicino alle labbra e inspirai ed espirai profondamente. Il suo profumo entrò nei miei polmoni e per quel microscopico attimo in cui essi sono pieni, in quel momento mi sentii completa.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia potrà sembrare alquanto irreale.
Ma un amore per quanto irreale possa essere, non significa che sia meno vero di tutti gli altri.


 
Perché non sei qui accanto a me?
Eppure.. eppure sento di conoscerti.
Mi fa impazzire la distanza che ci separa.
Come si fa ad amare così tanto una persona che non hai mai nemmeno sfiorato con le tue mani?
Vederti solo sugli schermi è una tortura.
Se solo riuscissi a stringere la tua mano, Joseph. Almeno una volta.
Capirei che tutte queste fantasie, alla fine, non erano infondate.
Ma per ora è tutto un sogno, no?



-Giulia, mi spieghi perché mi stai stritolando la mano? Il film è finito.
La mano che stringevo apparteneva ad una ragazza magra dai lunghi capelli biondi, era Alice, la mia migliore amica.
Scrollai le spalle e mi tolsi gli occhiali e mi strofinai gli occhi.
Uscimmo dal cinema Una pioggia leggera picchiettava sulle nostre fronti. L‘insegna con scritto “Jonas Brothers The 3D Concert Experience” brillava intermittente.
Tornammo a casa citando frasi dal film e imitando le performance dei ragazzi per strada, cadendo inevitabilmente come birilli.
Arrivata in camera mi gettai sul letto, a pancia in giù.. Volevo con tutta me stessa sognare di nuovo. Strizzai gli occhi e pensai intensamente a Joe, lo immaginai accanto a me, volevo le sue braccia sui miei fianchi.

Ad un certo punto mi sembrò davvero di sentirle.

Un momento. Le sentivo! A rovinare la magia ci pensò il mio cane che si era accovacciato accanto a me e mi spingeva sui fianchi. Ecco. Ogni tanto questi desideri impossibili torturavano la mia mente.
Sospirai. Però senza accorgermene riuscii a riaddormentarmi.

La sveglia suonò inesorabile e inesorabilmente venne scaraventata sul pavimento.
La luce del sole entrò in camera mia e Molly cominciò con i suoi numeri mattutini, come guaire fino a quando non troverà davanti a sé una scodella stracolma di croccantini.
Quasi come un orologio ecco la chiamata di alice.
Con i piedi cercai il cellulare sotto le coperte e con le dita misi in vivavoce:
-Giuliaaaaaaaaa! -urlava la sua voce gracchiante - esci da quel letto, se non sei pronta vengo lì e ti tiro per i capelli! Sbrigati!-
Probabilmente è l’unico approccio che funziona con me la mattina.
Rotolai fuori dal letto e feci partire il cd nel mio piccolo stereo quasi rotto, e “Tonight” si diffuse per tutta la casa. Andai in bagno per lavarmi i denti. E con il dentifricio e lo spazzolino in bocca, cercai di raggiungere il cellulare, ma all’improvviso mia madre mi chiamò dal piano di sotto, inciampai in qualcosa e caddi sul tappeto. La voce di Alice mi risuonò nella testa.
“Giulia, cos’era quel tonfo? Ci sei?!”
“Ci sono, ci sono, mi hai sentita cadere in diretta.. e buongiorno anche a te!”
“Poche storie, meglio per te che tu sia pronta, sono quasi arrivata a casa tua.”
Chiuse la chiamata.
Ero inciampata sui jeans. Beh, almeno li avevo trovati.
Corsi di sotto, afferrai un biscotto al volo e appena aprii la porta, trovai Alice che mi trascinò via per un braccio correndo.
Saltellammo goffe per le strade affollate di Roma.
“E’ mai possibile che una mattina mi possa svegliare, fare colazione e andare a scuola nella più assoluta tranquillità o almeno senza che mi urli nelle orecchie appena sveglia?!”
“Scusa eh, ma se fosse per te, il pullman non lo prenderemmo mai!”
“Eh.. ma passa sempre prima..non è colpa mia..”

Alice annuì e mi diede una pacca sulla spalla.
Entrammo a scuola, mi guardai intorno: non avrei rivisto quelle persone per un’intera estate.
Non ero molto socievole, diciamo che non mi piaceva essere osservata, avevo questo talento naturale di essere invisibile, anche tra le amicizie più strette, e non mi dispiaceva.
Per quanto riguardava i ragazzi, ero troppo timida per farmi avanti, mi limitavo ad osservarli e ad essere al settimo cielo se intercettavo qualche sguardo e ottenevo un paio di secondi di attenzioni spontanee.
Ripensai a Joe durante la lezione, e scrissi di quel sogno. La mia immaginazione mi salvava dalle giornate noiose e normali.
Qualcuno mi tirò una gomma sulla spalla, era Alice con la sua rinomata delicatezza, mi passò un foglio d’album, c’era un foglietto con uno schizzo di me e Joe sul palco, e io che piangevo come una fontana per l’emozione e allagavo lo stadio.
“Ah ah ah simpatica.”
Le feci una smorfia, e lei si mise a ridere.
Sotto quella vignetta c’era un ritratto a matita a Nick.
“Oh no, non è finito!”
“Chiedo perdono, padrona”

Alla fine di tutte le lezioni, come al solito io e Alice tornammo a casa insieme, dopo esserci divise mi misi le cuffie dell’iPod e ripresi ad ascoltrare “Tonight” che avevo interrotto dopo la caduta di stamattina, ma all’improvviso nel momento della canzone in cui Joe urla, un manifesto catturò la mia attenzione. E non potei fare a meno di trattenere un urlo.

"TOOOOOOOOOOOOONIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIGHTTTTTTTTTTTTTT!!!"

  
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