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Autore: Asu_chan    26/11/2007    6 recensioni
"Sono io che devo ringraziarti, Allen. Se sono ancora qui, è solo merito tuo…"
(Dopo il ritorno dall'Arca)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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You are my special reason

Titolo e frasi in rosso dalla canzone “Miracle” di BoA! E’ bellissima! Vi consiglio di ascoltarla leggendo la ff!^_^

 

 

You are my special reason

 

 

 

You are my special reason…

 

 Non aveva intenzione di lasciare quel tepore. Accoccolato contro il petto del compagno, circondato dalle sue braccia, era sicuro che nemmeno sul miglior cuscino al mondo avrebbe dormito così bene. Se ne stava perfettamente immobile, ascoltando il respiro tranquillo di Lavi, accorgendosi appena delle sue dita che gli accarezzavano lentamente i capelli bianchi.

 -Allen…- un sussurro vicino all’orecchio, appena udibile. Nessuna reazione dal più piccolo. –E’ ora di svegliarsi…-

 “No, no, ancora un po’!!” implorava Allen col pensiero, fingendo di dormire per non dover sciogliere quella posizione così piacevole.

 -Forse non te ne sei accorto, ma è Natale- mormorò Lavi, avvicinandosi maggiormente, rendendosi conto dal respiro che il suo piccolo amante era già sveglio.

Doveva cambiare strategia: una mano scivolò docile lungo la schiena, senza perdersi il lievissimo fremito che scosse il corpo sotto di essa. Gentile, innocente, un tocco leggero sul fianco indifeso e, lo sapeva bene, sensibile.

Allen si morse il labbro, cercando di trattenersi. “Questo è sleale!” pensò, un secondo prima di dover cambiare posizione, allontanarsi da quelle dita, e guardare imbronciato il loro padrone.

 -Non vale!- piagnucolò fermando la mano che ancora non voleva arrendersi.

 -Tu non mi rispondi… e io ti faccio il solletico…- si giustificò Lavi, bloccandolo contro di sé, baciando subito dopo il collo bianco sotto le sue labbra.

Ma Allen non voleva cedere facilmente, a quanto pareva. Se solo l’avesse lasciato fare… E invece no, era riuscito a girarsi e ora gli circondava il collo con le braccia. Alla fine, era Lavi ad arrendersi a tutti i suoi desideri.

 -Buon Natale, piccolo- mormorò piano, stringendo in un abbraccio quel corpo che amava e di cui sapeva tutto.

Anche se aveva freddo, e non sentiva più il morbido calore dei cuscini contro la schiena, non voleva muoversi, non voleva che le sue mani lasciassero la schiena di Allen, e non l’avrebbero fatto se non si fosse accorto che tremava.

 

 -I-il mio compleanno?- aveva chiesto sorpreso, in risposta alla sua domanda. Poi aveva abbassato lo sguardo ed era arrossito, mormorando il resto. –Ecco...non lo so...- si era scusato, imbarazzato. –Però, per me il mio compleanno è sempre stato il giorno... in cui Mana mi ha trovato e mi ha preso con sé...-

Il sorriso di Lavi si era progressivamente attenuato. Non si aspettava una risposta così difficile. Non si aspettava quello sguardo un po’ perso e triste. C’erano ancora tante cose che non sapeva di Allen. Troppe cose.

-Che giorno è?- domandò ancora.

-Il 25 Dicembre...-

Lavi gli sorrideva di nuovo. –Il giorno di Natale! Bè, così è più facile da ricordare, no?- aveva esclamato allegro. E Allen, per tutta risposta, continuava a fissarlo un po’ perplesso. Un pensiero simile non l’aveva mai nemmeno sfiorato.

-Non me lo dimenticherei lo stesso!- Lavi si era affrettato ad aggiungere, guadagnandosi un piccolo sorriso. Allora l’aveva abbracciato, progettando già cosa regalargli. –Peccato però...-

Allen aveva alzato la testa per guardare il suo viso e la sua espressione quasi seria, imbarazzato da quell’improvviso e delicato abbraccio.

-Così hai meno regali!- aveva completato. Entrambi si erano messi a ridere.

 

Un debole lamento lo raggiunse mentre allungava una mano verso la coperta, e copriva le spalle gelate del compagno. –Buon Compleanno- un altro sussurro, per non rompere l’atmosfera che si era prodotta, così simile a quella fuori. Oltre la finestra, contro il vetro appannato e le pareti solide dell’edificio, bianchi fiocchi di neve cadevano placidi, sospinti da deboli folate di vento.

 -Grazie- riuscì a rispondere Allen, col cuore che batteva veloce. Questo era sufficiente, molto meglio di qualsiasi regalo. Non poteva essere più felice.

 -Sono io che devo ringraziarti. Ti amo, Allen. E… se sono ancora qui, è solo merito tuo…- mormorò, la voce talmente bassa che, nonostante la vicinanza delle labbra dalle quali usciva, l’altro l’aveva sentita a malapena. Spostò gli occhi argento sul viso di Lavi, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo. Non lo credeva possibile, ma il battito del suo cuore accellerava ancora.

Lavi ne era certo, se era tornato sé stesso, intrappolato nel mondo di sogni di Road, era per Allen. Per la voce di Allen che lo chiamava, per le braccia di Allen che lo stringevano, per il viso di Allen che gli aveva sorriso. Anche se non era del tutto in sé, l’aveva sentito, il corpo di Allen contro il suo, bloccato tra lui e il muro, e gli sembrava che lo abbracciasse e gli dicesse: “Io sono qui, mi senti, vero? Sono qui, e ho bisogno di te!”

 -Se quando eravamo nell’Arca non sono… sì, ecco… morto, è perché ho sentito la tua voce…- continuò, mentre il più giovane cercava di capire come mai avesse tirato fuori l’argomento solo allora. -Quindi è solo grazie a te che…-

 -Non è vero- lo interruppe Allen, esitante. –Sì, io ti stavo chiamando, ma… tu mi hai sentito!- esclamò, improvvisamente agitato. –Sei tornato perché volevi farlo, perché c’erano delle persone da cui volevi tornare e che volevi proteggere!-

 -Come te- si intromise Lavi, accarezzandogli una guancia.

 -Se tu non mi avessi ascoltato, anche il fatto che chiamavo il tuo nome non avrebbe contato niente…- abbassò lo sguardo, arrossendo per la carezza dell’altro.

  “Nonostante ti chiamassi così forte, continuamente… Mi aggrappavo a quel nome…”

 -Allora diciamo che abbiamo fatto entrambi un buon lavoro, ok?- disse Lavi scherzando, nel tentativo di alleggerire un po’ la tensione che aveva involontariamente creato.

 -Se non avesse funzionato… Non so cosa avrei potuto fare…- mormorò il più piccolo, con gli occhi appena velati da un paio di lacrime che si rifiutava di lasciar cadere.

 -Però ha funzionato. Sono qui adesso, no?- sussurrò dolcemente Lavi.

Allen accennò un sì con la testa, nascondendo il viso contro la sua spalla, mentre le lacrime avevano la meglio sulla sua volontà. E Lavi lo stringeva ancora una volta, avvolti da coperte morbide e dall’aria fredda di neve che filtrava dalle fessure della finestra. Lo stingeva saldamente, e non aveva intenzione di lasciarlo.

 

Please hold me tight, across the time…

 

 

   
 
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