Serie TV > The Borgias
Ricorda la storia  |      
Autore: Lucrezia89    07/05/2013    6 recensioni
«Che razza di perversione è questa? Come puoi permetterlo?» iniziai a gridargli contro.
«Non abbiamo altra scelta» replicò mestamente come se si fosse arreso.
Dov’era mio fratello? Dov’era quel Cesare che avrebbe difeso il mio onore?
Perché, quello che avevo di fronte, non era lui.
Come poteva arrendersi così facilmente e non combattere per cercare di salvare il mio onore?
Mi alzai di scatto e la sedia strisciò sul pavimento facendo rumore.
«Sei solo un debole, patetico e svergognato.
Se fossi stato un uomo, gli avrei mozzato la lingua per impedirgli di continuare a parlare in quel modo di mia sorella» gridai, facendo fuoriuscire la rabbia che provava ogni singola fibra del mio corpo.
«E’ per il bene della famiglia. Non avevamo altra scelta» mi spiegò pacatamente. (tratto dalla storia)
Come reagirà Lucrezia sapendo che il bene della famiglia è più importante del suo onore?
Episodio 3x04
Genere: Drammatico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfonso d'Aragona, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ero seduta su una seggiola, con lo schienale imbottito, in attesa.
Tra poco si sarebbe deciso.
La porta si aprì e sentii dei passi pesanti avvicinarsi.
Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi di mio fratello.
Cesare si trovava in piedi di fronte a me.
Le sue braccia lasciate penzoloni.
Il suo sguardo era serio.
Non dovette neanche parlare poiché capii immediatamente quello che mi sarebbe toccato fare.
Tornai alla mente al mio annullamento con Sforza.
Mio padre gli aveva detto, davanti al concistoro, che il matrimonio non era stato consumato, anche se tutti sapevamo che non era la verità.
All’inizio Sforza aveva affermato che era stato consumato, ma poi si era dovuto arrendere quando gli avevano imposto di provare la sua virilità davanti a tutti con due prostitute.
Aveva rifiutato e così aveva accordato il permesso per lasciarmi libera.
Mi ricordo che Cesare aveva riso, mentre mio padre era rimasto soddisfatto nel vedere che il suo volere era stato ascoltato.
Ora, come uno scherzo del destino, mi trovavo io al posto di Giovanni Sforza.
Solo che non potevo esimermi dicendo che ero impotente.
Ma questa volta non volevo umiliarmi; il mio orgoglio me lo impediva.
Non volevo giacere con Alfonso sotto lo sguardo lascivo e bramoso del re Ferdinando di Napoli.
«Che razza di perversione è questa? Come puoi permetterlo?» iniziai a gridargli contro.
«Non abbiamo altra scelta» replicò mestamente come se si fosse arreso.
Dov’era mio fratello?  Dov’era quel Cesare che avrebbe difeso il mio onore?
Perché, quello che avevo di fronte, non era lui.
Come poteva arrendersi così facilmente e non combattere per cercare di salvare il mio onore?
Mi alzai di scatto e la sedia strisciò sul pavimento facendo rumore.
«Sei solo un debole, patetico e svergognato.
Se fossi stato un uomo, gli avrei mozzato la lingua per impedirgli di continuare a parlare in quel modo di mia sorella» gridai, facendo fuoriuscire la rabbia che provava ogni singola fibra del mio corpo.
«E’ per il bene della famiglia.  Non avevamo altra scelta» mi spiegò pacatamente.
Il bene della famiglia?  Non avevamo altra scelta? Come osava liquidare quello che avrei dovuto fare dicendomi questa cosa?
In fondo ero io che mi dovevo umiliare, non di certo lui!
Gli diedi uno schiaffo così forte che gli feci girare la testa dall’altra parte e il segno della mia mano iniziò a comparire sul suo volto.
«Avevi tutte le scelte che volevi!  Dov’è il tuo onore?
Dov’è la tua forza?  Dov’è il tuo amore per me?» gridai, dandogli dei pugni sul petto e facendo fuoriuscire le lacrime che, fino a quel momento, avevo cercato di trattenere.
Cesare non cercava di evitare i pugni che gli davo, anzi mi offriva il suo petto facendomi sfogare.
Continuai a colpirlo fino a quando non mi prese il volto tra le sue mani premendo forte le sue labbra sulle mie.
Fu un bacio lungo.
In quel bacio riuscii a percepire il dolore che stava provando in questo momento poiché sapeva, come me, che non poteva ribellarsi alla scelta impostagli dal re Ferdinando altrimenti l’alleanza tra Roma e Napoli si sarebbe sfaldata.
Si staccò quel poco per riuscire a dire con la voce rotta dal pianto: «L’avrei ucciso seduta stante. Gli avrei strappato il cuore dal petto.
Ma ho tenuto a freno la mia mano per il bene della famiglia!».
Mi scostai disgustata.
Come poteva dirmi... per il bene della famiglia?
«Dunque il re di Napoli dovrà vedermi giacere per il bene della famiglia...» affermai, guardandolo.
Se lui non mi avrebbe salvato, come potevo farlo da sola?
Mi dovetti arrendere e piegare, ancora una volta, il capo per il bene della famiglia.
Gli diedi di spalle e mi asciugai le lacrime.
«Molto bene», ripetei due volte come a convincermi. «Quando avverrà?»
«Stanotte» rispose implacabile.
Ancora qualche ora e il re di Napoli sarebbe stato soddisfatto.
«E a nome della nostra famiglia, chi farà da testimone?»
«Chiunque desideri».
Mi affiancai a lui e iniziai a guardare fuori dalla finestra, dopodiché spostai lo sguardo su di lui e, freddamente, aggiunsi: «Allora voglio che sia tu...».
Io amavo mio fratello, ma volevo dargli una lezione.
Per questo motivo decisi che era lui che doveva guardare.
Volevo fargli vedere cosa mi aveva costretto a fare.
Volevo che si sentisse in colpa.
La sera giunse annunciata dal suono delle campane.
Era giunto il momento!
Con indosso la camicia da notte e scortata da una serva, arrivai nella sala dove si sarebbe consumato il mio matrimonio con Alfonso.
Mio marito era già lì, in attesa.
Una tenda trasparente fungeva da separé tra noi e mio fratello e il re di Napoli.
Feci qualche passo con la parte finale della camicia che mi batteva contro le caviglie.
Guardai Alfonso.
Era nervoso. Glielo potevo leggere in volto.
Nonostante non fossi più vergine, in quel momento mi sentii come se lo fossi perché la mia intimità sarebbe stata violata.
Dovevo prenderla anche con mio marito eppure non riuscivo a sentirmi in colpa poiché anche lui, come me, era soltanto una pedina del gioco nonostante tutto questo stava accadendo a causa sua.
Soffermai lo sguardo sul separé.
Al di là da esso c’erano Cesare e re Ferdinando.
Tornai a concentrarmi su Alfonso e mi misi davanti a lui.
Avvicinò la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrò di perdonarlo.
«Concentrati solo su di me...» proferii semplicemente.
In fondo il danno era fatto e non potevamo più tirarci indietro.
Avrebbe dovuto pensarci prima.
Mi lasciai scivolare giù la camicia e lui fece lo stesso.
Con una mano lo condussi sopra il letto.
Era una situazione strana poiché gli facevo io forza quando doveva essere il contrario.
Mi stesi come un agnello pronto a essere immolato e lui si mise sopra di me.
Iniziammo a baciarci ed io portai una mano sul mio sesso come a dare una mano ad Alfonso.
Il rapporto poté avere inizio sotto lo sguardo compiaciuto del re.
A un certo punto chiusi gli occhi come a dimenticare di trovarmi con Alfonso in quella situazione.
Per darmi forza pensai a Cesare.
Pensai alla notte trascorsa passata assieme a lui.
Il suo tocco morbido, dolce si differenziava dal tocco ruvido e inesperto di mio marito.
I suoi baci, le sue carezze non erano niente in confronto a quelle che mi aveva dato Cesare.
Tornai ad aprire gli occhi sapendo di aver essere quasi giunti al termine di quell’umiliazione.
I miei occhi incrociarono quelli di mio fratello.
Tra le fessure del separé potei vedere i suoi occhi colmi di angoscia.
Mi si spezzava il cuore vederlo così, ma era lui che aveva voluto questo... non io.
Non distolsi neanche per un attimo lo sguardo da lui.
E continuavo a fissarlo, mentre raggiungevo il piacere.
Tirai un ultimo grido e Alfonso uscii da me.
Il re, soddisfatto, si alzò dalla sedia dicendo: «Ottimo!».
Mio fratello lo seguii e, quando fui sicura della loro assenza, mi alzai da quel letto, dove era appena avvenuta la mia umiliazione.
La mia serva si fece subito incontro e coprì il mio corpo, ormai privato della sua intimità, con una vestaglia.
Non parlai con Alfonso e lo abbandonai a se stesso come se fosse un estraneo.
Tornai in camera, dove aspettai l’arrivo di Cesare.

 
 NOTA DELL'AUTRICE : Spero di essere riuscita a farvi provare le stesse emozioni che ho provato io...
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Borgias / Vai alla pagina dell'autore: Lucrezia89