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Autore: beeEnene    07/05/2013    5 recensioni
Larry partecipante alla Scalata, il prompt è Promessa. Scritta da Bee e Nene, di nuovo, insieme! :)
Un amore è una promessa che si divide in tanti piccoli istanti, una promessa di esserci sempre, una promessa di non mentire, un giuramento di fedeltà. Harry e Louis si amano, e hanno promesso più volte, anche quando ancora non sapevano che si sarebbero amati.
beeEnene
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Scalata'
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bgio
Promise me

*Dai Bee, è semplice, e Nene confida in te* Ciaaao! Ci siamo riuscite, di nuovo, e siamo tanto fiere di questa storia, definita da noi stesse come “un pasticcino alla crema, a quei poveracci verrà una carie!” Btw, questa storia è per il progetto del Wanki!fic, livello primo e prompt “Promessa”.


«Louis, tesoro, ricordati di non alzare troppo la voce: Anne è stanca e non vuoi che il bambino si metta a piangere, vero?»
«No, mamma» disse Louis, a voce così bassa che la mamma la sentì a stento.
«Bravo il mio ometto.» Gli scompigliò i capelli ed entrarono mano nella mano nella stanza numero ventisette dell'ospedale.
Al centro della stanza, eccessivamente bianca per i suoi gusti, Louis vide Anne, l'amica di sua madre, sdraiata su un letto; stretto tra le braccia teneva un fagottino avvolto in una copertina verde acqua. Sua madre posò sul comodino un mazzo di gardenie e abbracciò Anne, che lo salutò mandandogli un bacio. Bisbigliarono qualcosa, ma Louis non riuscì a sentire neanche una parola, poi entrambe rivolsero lo sguardo al fagottino stretto al petto di Anne, che si mosse appena. Incuriosito, anche Louis si avvicinò, tirando le coperte per attirare l'attenzione.
«Mamma, posso vedere anch'io?» sussurrò timidamente. Jay guardò Anne con un mezzo sorriso e quella annuì, facendo cenno a Louis di avvicinarsi. Il bambino provò ad arrampicarsi sul letto, ma sua madre e gli fece cenno di no, prendendolo da sotto le ascelle e sollevandolo. Louis agitò appena le gambe, dopo rimase fermo a guardare: avvolto nel lenzuolo c'era un bimbo grande quanto una bambola, le guance paffute e una manina minuscola che si agitava appena. Stava dormendo, ma sembrava talmente morbido che Louis ebbe voglia di toccarlo; sollevò una mano e sorrise, perché il bambino si aprì in un piccolo sbadiglio.
«É piiiiicolino» sorrise sfiorandogli il pugnetto morbido. Il neonato aprì appena gli occhi e Louis temette di averlo fatto piangere, ma quello si limito a guardarlo.
«Saluta Harry, Boo!» disse dolcemente Jay. Louis annuì guardandola al contrario, poi avvicinò di nuovo la mano al batuffolo morbido.
«Ciao, io sono Louis» masticò senza dire bene le vocali.
«Sarete amici, mh?» gongolò Anne. Louis guardò ancora Harry con la bocca aperta, poi annuì solennemente.
«Lo prometto!»

Louis addentò un pezzo del suo panino alla nutella, mentre usciva nel giardinetto dell'asilo per godersi la bella giornata. Cercò di individuare Harry tra gli altri bambini, ma non lo vide sullo scivolo né sull'altalena. Finì la sua merenda mentre Tom, secondo lui la persona più antipatica della scuola, gli passò accanto con un cestinetto azzurro in mano e un ghigno soddisfatto sul volto.
«Che tonto» ridacchiò Tom. Louis lo osservò, leccandosi la nutella dalle dita, e notò che sul cestinetto c'era scritto, con lettere eleganti, “Harry S”.
Non si lasciò neanche un momento per pensare e, sicuro nei suoi cinque anni appena compiuti, andò spedito verso il compagno di classe di Harry.
«Chi te l'ha dato?» chiese mettendosi le mani sui fianchi, come faceva sua madre quando doveva sgridarlo.
Tom alzò lo sguardo e si nascose la scatola dietro la schiena, guardandolo storto. «E a te che t'importa? Non si guarda cosa fanno gli altri!»
«Perché hai la merenda di Harry?» chiese lui cercando di prendergliela. Tom si scansò facendogli la linguaccia e Louis notò Harry dietro lo scivolo, i capelli biondicci disordinati e un pugno a sfregarsi il viso rosso per il pianto.
«Me l'ha regalata!» esclamò Tom spingendolo indietro.
«Non è vero!» gridò gettandosi su di lui e facendogli cadere la merenda. «Sei un bugiardo!»
Harry corse a prendere il cestinetto della merenda e tornò a nascondersi, mentre Tom sfuggiva da Louis. «Non farlo più, lo dico alla tua maestra!»
Corse verso Harry, inginocchiandosi sulla sabbia dove era seduto, e lo abbracciò.
«Grazie, Boo» singhiozzò pulendosi gli occhi sulla sua maglietta.
«Nessuno ti ruberà più la merenda. Te lo prometto.»

«Domani andremo dall'avvocato. Non ti voglio più vedere! E stai lontano dai bambini!»
 Jay aveva gli occhi lucidi ma la sua voce era ferma. Louis, nascosto dietro la porta socchiusa della sua camera, ascoltò ogni singola parola. Non voleva crederci, non poteva essere vero. Iniziò a tremare senza controllo, impedendosi di scoppiare a piangere per non essere scoperto. Suo padre uscì dalla cucina gridando una serie di imprecazioni che Louis non osò ripetere: la mamma diceva sempre che quelle erano parole brutte e solo i bambini cattivi le ripetevano. Jay seguì l’uomo, chiedendogli di smettere di urlare; in tutta risposta, quello si sbatté la porta alle spalle.
Louis voleva corrergli dietro per fermarlo e implorarlo di restare, promettendo che si sarebbe comportato meglio. Spalmò l'orecchio contro la porta e sentì sua madre piangere, ma sapeva di non poter scendere: non era la prima volta che i suoi litigavano, e si sentiva troppo in colpa. Era colpa sua, tutta colpa sua, e non voleva far piangere ancora sua madre.
Prese la giacchetta dal letto, saluto il suo pupazzo di Spiderman e si mise un dito davanti alla bocca, ordinando di non fare la spia. Non voleva rimanere da solo, doveva andare da Harry. Aprì la finestra con la lingua tra i denti per la concentrazione, poi scivolò giù dopo aver fatto un cenno a Spiderman. Corse sotto la pioggia più veloce che poté, sperando che sua mamma non si accorgesse della sua assenza. Si arrampico sul patio scivoloso, graffiandosi le mani contro il ferro battuto, e aprì la seconda finestra al secondo piano stando attento a non scivolare, usando il solito trucchetto della forcellina di Gemma incastrata nella cerniera. Entrò inciampando e pianse più forte, tenendosi il ginocchio sbucciato. Il bambino tra le coperte sussultò e alzo la testa castana dal cuscino, gli occhi socchiusi e le labbra gonfie.
«Boo?» mugugnò. Louis si avvicinò al letto senza neanche tentare di trattenere le lacrime, stringendo tra le mani il copriletto del Re Leone. Harry sollevò le coperte senza aggiungere altro e Louis si stese al suo fianco, posando la fronte sulla sua; Harry sfiorò il suo naso e scacciò con il pollice una lacrima dal suo viso, per poi stringerlo forte.
«Vuoi dormire qui con me?» sussurrò. In risposta, Louis sollevò il viso e gli raccontò di suo padre senza smettere di piangere, della mamma e del fatto che si stessero separando per colpa sua. Harry ascoltò tutto in silenzio, accarezzandogli la schiena per farlo calmare.                                                   
«Non è colpa tua» mormorò alla fine, bagnandosi il pigiama della Carica dei 101 per i vestiti di Louis umidi di pioggia. «Jay non può essere arrabbiata con te, Boo!»
«È colpa mia!» piagnucolò lui.
«Non è vero!» ribatté lui baciandogli una guancia. «Ricordi quando hai fatto quel regalo a tuo padre? Quando abbiamo ballato nel parco? Rideva cosi tanto che secondo me se l'è fatta addosso!» ridacchiò nel suo orecchio. Louis accennò un sorriso tra le lacrime «Credo che se la sia fatta addosso davvero, appena siamo tornati a casa è corso subito in bagno.»
«Oppure quella volta che abbiamo dato da mangiare a Lottie, erano così fieri di te» continuò Harry.
«Sì, e lei ti ha riempito la faccia di yogurt ai mirtilli. Ne avevi anche tra i capelli!» Questa volta si lasciò sfuggire una risatina e Harry lo guardò, contento di quel sorriso.
«Ma la migliore in assoluto è stata quando ci siamo nascosti nella casa sull'albero della signora Ferguson e ci siamo addormentati lì.»
«Ci hanno cercati per ore! Gemma stava per avere un infarto» Louis rise più forte e Harry gli tappò la bocca con la mano: «Zitto! Se si sveglia la mamma e ti trova qui ci sgrida tutti e due!»                        
Louis si morse un labbro e si tappò la bocca, facendo una smorfia che fece ridacchiare Harry.
«Devo starnutire!» lo avvisò prima di scoppiare; Harry sussultò per la sorpresa e si scostò di getto.
«Bleeeeeah!» mugugnò guardandolo con le labbra arricciate. Louis rise contro il cuscino, cercando di smettere, poi sentì Harry scivolare giù dal letto.
«Tieni» bisbigliò lanciandogli una delle tante magliette che Louis aveva in giro per casa Styles; Louis annuì e si cambiò velocemente, poi si nascose nuovamente sotto le coperte, abbracciato stretto al corpo minuto di Harry.
«Grazie, sweetcheeks» sussurrò.
«Sarò sempre qui, te lo prometto.»


«Salve signora Tomlinson, Louis è in casa?» Harry mosse distrattamente il piede sulla scritta welcome del tappetino all'ingresso per non essere costretto a guardarla negli occhi. Jay lo fece entrare e gli disse di aspettarlo pure nella sua stanza, che Louis sarebbe tornato subito. Il riccio annuì, diede un bacio a Lottie e salì in camera, sedendosi sul letto e abbracciando il peluche con la maglietta di Superman.
Louis spalancò la porta poco dopo, entrando con un gran sorriso curioso stampato sul volto.
«Ehi Haz, che ci fai qui?» chiese andando ad appendere dietro la porta un grande poster del capitano del Doncaster. Harry non rispose e Louis capì subito che c'era qualcosa che non andava. Si sedette vicino a lui, passandogli un braccio attorno alle spalle per stringerlo a sé. «Che succede, piccolo?» mormorò allarmato.
Harry buttò fuori un sospiro incerto e si nascose contro il suo collo, sforzandosi di non piangere.
«Sophia ha detto che non vuole più essere la mia ragazza» singhiozzò strofinando il viso sulla sua spalla. «Ha detto che non le piaccio più!»
Louis si sforzò di non dire una di quelle frasi volgari che dicevano i suoi compagni, stringendolo forte tra le braccia.
«È una stupida, te l'ho detto! E poi ha i brufoli, che schifo!» borbottò.
«I brufoli non si passano come il mal di pancia, Lou» mugugnò Harry ridacchiando leggermente.
«Oh» sbottò Louis arricciando il naso. «E allora? Bleah.»
Harry rise apertamente della sua voce disgustata, incastrò le dita lunghe sotto la sua maglietta, cercando come al solito più calore, e strofinò la fronte contro la sua guancia.
«Anche tu mi dirai che non ti piaccio più?» sussurrò mentre Louis tentava di farlo ridere gonfiando le guance sul suo viso.
«Cosa?» chiese scostandosi e guardandolo incredulo.
«Che ne so, magari un giorno mi spunterà un brufolo gigante e non vorrai più essere mio amico!»
Louis rise e scosse la testa, spingendolo sul letto per fargli il solletico.
«Sei pazzo?» esclamò tra le risate di Harry. «Noi siamo come Batman e Robin, mica smettiamo di piacerci!»
«Lo prometti?» disse Harry cercando di scansarlo, il fiato grosso per le risate.
«Lo prometto!»


«Louis, dove stiamo andando?» chiese Harry stringendogli la manica del maglione beige per farlo rallentare.
«Ssh, lo vedrai una volta arrivati.»
Qualche lamentela dopo arrivarono di fronte al parco, ora chiuso per una ristrutturazione che non sarebbe mai avvenuta. Louis buttò lo zaino oltre il cancello e ci si arrampicò, facendosi scivolare dall'altra parte. Harry lo guardò stupito, per poi assicurarsi nervosamente che nessuno l'avesse visto.                                                                                                                                           
«Andiamo, Styles, ce la fai a venire dall'altra parte o devo chiamare una gru?» lo sfotté Louis; quello, rosso di indignazione, scavalcò agilmente. Aprì la bocca per rinfacciargli di essere stato più bravo di lui, ma Louis corse via verso un angolo apparentemente a caso del grande giardino. Harry lo trovò sotto un salice piangente, seduto sopra una giostrina gialla, decisamente troppo piccola per i suoi quindici anni. Frugava attento nello zaino e, quando Harry arrivò al suo fianco, gli sventolò sotto il naso un pacchetto di sigarette da dieci, con la rivoltante foto delle conseguenze del fumo sulla confezione.                                                                                                                                           
«Non sapevo che fumassi» disse la prima cosa che gli passò per la mente. Louis, continuando a sorridere, gli rispose: «Qualche volta fa bene, è rilassante. E oggi tocca a te!» Harry lo guardò, impaurito e confuso, poi scosse la testa.
«Non mi va» disse incrociando le braccia al petto.
«Andiamo, Harry! Non fare il cagasotto!» si lamentò Louis cercando di afferrarlo.
«Ho detto di no, Lou!» sbottò perentorio. Louis sbuffò e si mise in ginocchio, tirandoselo contro.
«Ti prego» disse con un broncio. «Solo un tiro!»
«Non voglio mettermi quel coso in bocca! Lo sai che non mi piace! E non capisco perché non mi hai detto prima che fumi.»
Louis sbuffò e si tirò indietro i capelli, lo sguardo un poco colpevole.
«Avevo paura che dicessi così» confessò rigirandosi il pacchetto tra le mani. Harry guardò di lato, cercando di non cedere.
«Ti prego!» disse Louis. Harry lo guardò senza rispondere: stava iniziando a perdere coraggio. Il maggiore abbassò la testa per nascondere un mezzo sorriso e prese una sigaretta e l'accendino, che aveva rubato al professore di matematica.
«Che fai?» chiese Harry un po' ansioso. Louis strinse delicatamente il filtro tra le labbra e facendo scattare l'accendino vi accostò la fiammella. Inspirò una lunga boccata e la carta e il tabacco bruciarono, spandendo un odore pungente nell'aria. Harry osservò la sua bocca dischiudersi per far uscire il fumo grigio e le sue mani riaccostarla subito.
«Lou...?» sussurrò. Harry si accostò a lui, posandogli una mano sulla coscia, ammaliato dalle impercettibili ombre che il fumo creava sul suo viso.
Louis avvicinò la sigaretta alle sue labbra ma lui la guardò schifato: non voleva arrendersi a mettersi quella schifezza in bocca. «Non vuoi provare?» chiese dolcemente. «Per me?»
Harry lo guardò, l'espressione pensierosa e il respiro corto, ma scosse comunque la testa. «Il mio professore ha detto che la metà delle malattie sta nel filtro» mormorò.
Louis espirò bruscamente, spalancando gli occhi in modo quasi ridicolo. «Che cazzata» commentò subito dopo. «Quello vi prende in giro, non é vero! Cerca su Google!»
Harry fece un'altra smorfia e scrollò le spalle, risoluto. « Non voglio mettermi quel coso in bocca.»
Louis sbuffò, poi ebbe un'idea: «E se ti soffiassi dentro il fumo?».
«Vuoi farmi un buco?» Harry quasi strillò per l'orrore.
«No, idiota» rise sventolando la sigaretta davanti al suo viso. «Te la soffio in bocca!»
«Che schifo» sbottò Harry. Louis si limitò a roteare gli occhi, poi gli prese il mento tra le dita e lo guardò dritto in faccia. «Vuoi che il tuo primo tiro sia con qualcun altro?» chiese alzando un sopracciglio; Harry sbuffò, scosse la testa e lo sfidò con gli occhi verdi. «Tieni aperta la bocca al mio segnale.»
Harry fece una smorfia al suo tono perentorio, ma annuì. Odiava quando Louis si comportava come se fosse stato un uomo e lui solo un bambino. Il quindicenne prese un altro tiro, stavolta più lungo, e picchiettò l'indice sotto il suo mento; Harry schiuse diligentemente le labbra, facendosi più vicino, e Louis vi poggiò sopra le sue, soffiandovi il fumo e aspettando che inghiottisse.
Harry tossì quasi subito, strofinandosi gli occhi lucidi.
«Lo sapevo, sei un coniglio» ghignò Louis; Harry lo fulminò con lo sguardo, offeso, e gli riportò la sigaretta alle labbra, incitandolo a rifarlo con un cenno del capo. Louis sorrise, sicuro che avrebbe vinto, e prese un altro tiro, avvicinandosi di nuovo e poggiando le labbra sulle sue. Harry chiuse gli occhi e si concentrò, inghiottendo poco a poco; Louis attese con calma, un mezzo sorriso contro la sua bocca, e Harry mosse appena il capo. Louis spalancò gli occhi, sorpreso, e fece lo stesso: le loro labbra rimasero incollate, poteva sentire il calore delle guance rosse di Harry sul viso. Harry sentì la gola bruciare terribilmente, ma non volle ancora dargli la soddisfazione di mollare. Louis scostò appena le labbra e Harry si lasciò scivolare via il fumo grigio con un colpo di tosse.
«Com'è stato?» sussurrò Louis sfiorando le sue labbra.
«Il fumo non mi appassiona...» mormorò in risposta.
«Non ti è piaciuto?» chiese sollevando un sopraciglio. Harry rimase interdetto: in realtà gli era piaciuta più la sensazione della bocca di Louis che quella del fumo.
«Un pochino» concesse sporgendosi in avanti per riunire le loro labbra. Chinò la testa e Louis socchiuse la bocca, facendogli sentire ancora di più il sapore del fumo. Durò appena un momento, la sua lingua sfiorò quella dell'amico per un istante prima che entrambi si allontanassero, visibilmente imbarazzati e sorpresi ma senza neanche un'ombra di ribrezzo.
«Ehm...forse potrei iniziare a fumare qualche sigaretta. Ogni tanto» mormorò Harry.
Louis lo guardò stranito, uno strano calore ad avvolgergli il cuore.
«Io…Harry, devi promettermi che non lo dirai a nessuno» disse, sicuro.
«Cosa non devo dire a nessuno?"
Louis tentennò «Sia della sigaretta che del...sì, insomma del-del bacio.» Harry sbatté velocemente le palpebre, guardandosi le mani; si schiarì la voce e corrugo la fronte. Forse il bacio non gli era piaciuto abbastanza?
«Solo se prometti che non dirai a Gemma e a mia mamma che ho fumato.»
«Lo prometto» si affrettò Louis.
«Prometto anche io» sospirò Harry.                                                                                                                

Harry sbuffò, palesemente a disagio, mentre Louis baciava Hannah. Incrociò le braccia al petto e cerco di godersi il film, ma era difficile farlo con il suono irritante delle loro effusioni.
Hannah non gli piaceva, non gli piaceva proprio per niente: capelli biondi che sembravano stirati e ingessati, occhi piccoli e un viso da geisha. Che schifo. Azzardò un'altra occhiata alla coppia e fece una smorfia: poteva vedere anche l'interno delle loro trachee. Prese il telefono dalla tasca e sbuffò; era geloso da fare schifo, la verità era che voleva esserci lui al posto di quella ragazza. Mandò un breve messaggio a Zayn, seduto accanto a lui, e decise: avrebbe attuato il suo piano per prendersi Louis tutto per sé.                                                                                                                       
 «Harry, io non credo che sia una grande idea» sussurrò Zayn, i capelli dell’altro a solleticargli la mascella e lo sguardo di Louis incollato addosso.
«Ssh, mi vuoi aiutare o no?» mugugnò Harry muovendosi tra le sue braccia con un sorriso malizioso a Louis. Zayn stava per ribattere quando la voce irritante di Hannah li interruppe. «LouLou, il film era carino, ma adesso che facciamo?»
Louis storse appena il naso e la vista di Harry, del suo Harry, languidamente accoccolato tra le braccia di Zayn gli fece salire il sangue al cervello.
«Che ne dici di andare al parco?» propose Hannah.
«Certo, andiamo! Zayn mi ha detto che riesce ad arrampicarsi sull'albero vicino allo scivolo» si intromise Harry con l'immancabile sorriso di sfida. Zayn gli pizzicò il fianco mormorando a denti stretti «non ti pare di esagerare, Haz?». Harry lo ignorò, allora si rivolse ad Hannah e alla sua boccuccia spalancata per l'ammirazione: «Non è così difficile» si schermì.
«Comunque io volevo andare solo con te» sussurrò la ragazza, con un piccolo broncio, nell'orecchio Louis, ma badando a farsi sentire anche dagli altri due. Louis non aveva la minima intenzione di andare con lei da solo e soprattutto si sentiva punzecchiare dalla gelosia all'idea di lasciare Harry e Zayn da soli.
«Hannah, mi dispiace, ma ho promesso ad Anne che avrei portato a casa Harry dopo il film.»
«Ma non è vero!» protestò Harry.
«Sì, Harry, me lo ha detto quando eri già fuori. Andiamo.» Louis si alzò, salutò frettolosamente Hannah e aspettò che Harry lo seguisse.                                                                                                 
«Credo che la tua ragazza ci sia rimasta piuttosto male, non è carino abbandonarla così» sbottò Harry una volta salutato Zayn con un bacio sulle labbra.
«Eh, scommetto che anche Zayn sentirà la tua mancanza» sibilò l'altro senza guardarlo.
«Può darsi, è uno molto dolce» asserì Harry con un ghigno soddisfatto. Ormai ce l'aveva in pugno, era sicuro che il suo piano avrebbe funzionato. Così Zayn si sarebbe dovuto ricredere sulle sue idee geniali!
«Nemmeno mi avevi detto che ti piaceva così tanto quel cretino!» ringhiò Louis voltandosi di scatto.
«E allora?»
«E allora?» ripetè lui con tono alterato ed impaziente. «Sono il tuo migliore amico e non mi dici che stai con lui? O che ti piace a tal punto da sbaciucchiartelo davanti a tutti al cinema?»
Harry sollevò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto, mettendo su il suo miglior sguardo di sfida. «Tu mi hai forse detto che ti piaceva Hannah? Sei semplicemente arrivato e hai detto “Ehi, questa è la mia ragazza” e hai iniziato a portarla ovunque. E, ora che ti rendi conto di non sapere le cose, te la prendi con me? Se tu non fossi così distratto da quella lì magari sapresti chi mi piace!» sputò piegando anche il busto in avanti. Erano soli davanti alla fermata dell'autobus, e Harry stava davvero perdendo le staffe.
«Cosa stai dicendo? Io e Hannah non…»
«Non provare a dirmi che è stato un colpo di fulmine, perché il mese scorso le ho viste le sue iniziali tutte scarabocchiate nel tuo quaderno!» lo interruppe Harry con la voce più acuta. «Avevi una cotta per lei e nemmeno me lo hai detto!»
«Che-che quaderno?» sussurrò Louis improvvisamente molto più insicuro.
«Quello di scienze! Era pieno di H e di cuori dappertutto, pensi che non l'abbia visto?»
Louis deglutì, spostando lo sguardo per l'imbarazzo.«H-Harry non avresti dovuto guardarlo…» mormorò ringraziando il buio che nascondeva le sua guance in fiamme.
«E perché mai?» incalzò Harry afferrandogli una spalla per costringerlo a voltarsi. Louis non rispose e Harry si voltò, deciso a rincasare da solo piuttosto che vedere il piccolo segno rosso sul collo di Louis a ricordargli Hannah e le piccole lettere sul quaderno.
«Dove vai?» si sentì gridare.
«So la strada, torna da lei» gli urlò. Incassò la testa nelle spalle e si mise a correre: forse il suo piano faceva davvero schifo.                                                                                                                               
Louis lo raggiunse e strinse le braccia attorno ai suoi fianchi per fermarlo, tirandoselo contro. Harry spalancò gli occhi nel buio, il respiro accelerato per la corsa.
«Vai da lei» sibilò di nuovo. Lui lo voleva tutto per sé e Louis aveva Hannah, meglio farsene una ragione subito. Con le mani sudate cercò di sciogliere la presa di Louis ma questo le immobilizzò tra le sue.
«Le H non erano per Hannah» disse Louis, nascondendo il viso nell'ansa del suo collo. Harry rimase senza parole, smise di dibattersi e mosse appena il capo per sentire il fiato di Louis sulla pelle umida.
«E per chi erano?» sussurrò.
«Per te.»                                                                                                                                                     
Harry sentì il cuore fermarsi e poi riprendere a battere due volte più veloce.
«Per me?» ripeté in un sussurro. Louis strofinò la guancia sulla sua gola e annuì, chiudendo gli occhi e sperando di non essere respinto. «Sono uno stupido» sospirò Harry.
Louis rise e «No, sei solo incredibilmente bello» sussurrò col viso nascosto. «Sono geloso di te e Zayn, Haz!» mugugnò poi. «Non mi va di vederti con lui.»
«A me non va di vederti con Hannah» mormorò intrecciando le loro dita. Il petto di Louis era caldo sulla sua schiena, non riceveva un contatto simile da troppo tempo.
«Io sono tuo, Harry» disse Louis facendolo voltare. «Mi dispiace.»
«Anche io sono tuo» sorrise Harry prima di prendergli il viso tra le mani.
«Lascia Zayn» mormorò Louis sulle sue labbra.
Harry ridacchiò e scosse la testa. «Non stiamo insieme, mi ha solo aiutato a mettere in scena tutto questo!»
 «Mettere in scena cosa?» ripeté Louis un po' perplesso.
«Volevo farti ingelosire, farti sentire come mi sentivo io.»
«Non dovrai più essere geloso di me.»
«Promettimelo» soffiò Harry, aspettando solo la conferma di quello che sapeva già, che sentiva già, per baciare il suo Louis.
«Lo prometto» affermò sicuro Louis. Harry si lasciò andare tra le sue braccia, una mano dietro la sua nuca per sentirsi stringere più forte.

«Ehi Haz, ho una sorpre... che ci fai vestito così?» domandò Louis, il grande sorriso sulle sue labbra diventato ormai invisibile. Harry e il suo nuovo cappello beige, che avevano comprato il giorno prima insieme, si avvicinarono con espressione innocente.
«Devo andare con Nick a quella festa per i dieci anni della sua radio, ricordi?»
Louis se lo sarebbe ricordato sicuramente, se Harry glielo avesse detto. E non avrebbe passato il pomeriggio davanti ai fornelli e ad uno stupido libro di cucina.
«Con Nick?» chiese. Harry lo guardo con un sopracciglio alzato e Louis distolse lo sguardo, infilandosi le mani nelle tasche.
«Cosa c'è?» domandò Harry.
«Niente... Vado a farmi una doccia. Divertiti» sussurrò voltandogli le spalle.
«Lou?»
Louis non gli rispose, gli voltò le spalle e si chiuse in bagno con un broncio.
Cosa aveva Nick di così interessante per preferirlo ad una cena a lume di candela solo loro due? Sperava che avrebbe passato una sera con lui, dopo tutti le volte in cui si era trovato da solo fino a notte fonda, aspettando che Harry tornasse da un'uscita con Nick.
Si spogliò lentamente e corrugò la fronte: Nick era decisamente più magro. Era per questo che Harry preferiva uscire con lui? Perché Louis non gli piaceva più? Era ingrassato un poco, con la pausa dal tour e tutto il resto, mentre Harry era rimasto il solito, bellissimo e muscoloso Harry. Si posò le mani sul ventre e si guardò allo specchio, immaginando il ventre piatto di Nick e la sua altezza spropositata. Harry doveva perfino chinarsi per baciare lui, quando con Nick non avrebbe dovuto nemmeno sforzarsi. Accese la musica dello stereo che teneva vicino al porta-asciugamani e si infilò sotto la doccia sperando di dimenticare tutto, ma con l’ansia crepitante alla bocca dello stomaco.
Spense la musica e uscì dal bagno, un asciugamano azzurro legato in vita e uno in mano. Completamente immerso nei suoi pensieri non si accorse del ragazzo fermo fuori dalla porta, andandogli a finire addosso.
«Ma che cazz... Harry?»
Era stupito di vederlo lì, non pensava di essere rimasto sotto l'acqua così tanto tempo. Il ragazzo sorrise, avvicinando una mano per scacciare una gocciolina d'acqua che era rotolata sulla punta del suo naso. Louis avvampò, portandosi inconsciamente l’asciugamano a nascondere la pancia.
«Che ci fai qui?» mugugnò.
«Non mi andava di lasciarti da solo» mormorò cingendogli i fianchi e posando la fronte sulla sua. Louis si mosse, a disagio a causa di quella stupida fissazione di essere ingrassato.
«Non dovevi,» balbettò, «vado a mettermi qualcosa addosso».
Harry non demorse: «A me piaci di più così» disse malizioso baciandogli una guancia.
Louis scostò il viso con attenzione, tenendo le braccia a coprirsi il busto. «Dovresti andare da Nick» mormorò. «Se gli hai dato appuntamento sarebbe maleducato mancare.»
Harry alzò un sopracciglio e provò a scostargli le braccia per poterlo stringere, ma Louis si ritrasse senza guardarlo in volto, sentendo già le lacrime pizzicargli la retina.
«Che hai?» sussurrò provando a tirarlo per l'asciugamano che teneva in mano.
«Harry, smettila!» grugnì lui. «Ho detto che devo vestirmi» sibilò.
Harry lo lasciò andare e quello corse in camera; provò a seguirlo, confuso, ma subito dopo sentì la chiave girare nella toppa.
«Mi prendi in giro?» chiese abbassando la maniglia e bussando contemporaneamente.
«Perché dovrei?» mormorò Louis aprendo subito dopo; indossava dei pantaloni della tuta vecchi e sgualciti e uno dei maglioni di Harry, che gli stava troppo largo.
«Louis, fermati» ordinò afferrandolo per un braccio. «Cosa succede?»
Louis spostò il peso da una gamba all'altra, scostando il braccio ed incrociando timidamente le loro dita. «É che lo capisco, sai?» disse tirando su col naso, come un bambino. «Preferisci stare con Nick perché sto ingrassando. Posso buttare la cena, tanto non ho fame.»
«Che cosa? Lou, che cavolo stai dicendo? Che cena? E sei bellissimo!» balbettò scuotendo la testa.
Louis fece un sorriso triste e «Nick è estroverso, bello, alto, magro» mormorò.
«Louis, Nick è un amico!» sbottò Harry, domandandosi se non lo stesse facendo apposta. Guardò Louis stropicciare nervosamente il maglione e la sua espressione si intenerì subito.
«Lou?» chiamò avvicinandosi piano.
«Mmh?»
«Hai cucinato per me?» domandò posando l’altra mano sulla sua spalla e stringendogli le dita.
«Sì, pensavo di passare la serata soli io e te» ammise Louis.
«Mi dispiace di essermi dimenticato di dirti del festino di Nick.»
Louis ruotò i fianchi, scuotendo la testa, e Harry fece scivolare lentamente la mano sulla sua schiena.
«Louis, sarai sempre il più bello ai miei occhi. Non importa se ti fai crescere la barba come Mosè o i baffoni; se ricopri ogni centimetro della tua pelle di inchiostro», le sue mani scivolarono calde sotto il maglione, «o se i tuoi fianchi saranno più rotondi. Sarai sempre bellissimo. E questa cosa non cambierà mai. Te lo prometto».
Louis distolse lo sguardo e provò a scostarsi, sentendosi in imbarazzo.
«Lou» riprovò Harry, cominciando a preoccuparsi davvero.
«Me lo prometti?» mugugnò guardandogli il petto, ancora senza il coraggio di alzare gli occhi sul suo viso.
«Te lo prometto, Boo, te lo giuro!» soffiò prendendogli il viso tra le mani grandi. «Sei bellissimo, nessuno potrebbe prendere il tuo posto, amore mio!»
«Nemmeno Nick?» sussurrò Louis. Harry sorrise teneramente di fronte al suo sguardo insicuro e negò col capo, chinandosi lentamente per baciargli le labbra.
«Te lo prometto, Lou. Sarai sempre il più bello ai miei occhi.»

Il sindaco ripete a memoria le formule di rito, cercando di scacciare un fastidioso moscerino che minaccia di entrargli nel naso. Ci sono relativamente poche sedie allineate alle loro spalle sul prato all'inglese, in cui siedono composte le loro famiglie e pochi amici stretti. I loro migliori amici sono i loro testimoni, e Louis ha scommesso con Zayn che a Liam scapperà anche qualche lacrima. Harry sente il calore del suo sposo al suo fianco e non resiste alla tentazione di alzare lo sguardo su di lui. L'abito nero cucito per l'occasione lo fascia alla perfezione, e sul suo profilo scorge un sorriso definibile con un unico aggettivo: felice.
«Potete leggere le vostre promesse» dice il sindaco rivolto agli sposi; Harry e Louis si voltano, trovandosi l'uno di fronte all'altro. Si sorridono e le mani di entrambi tremano mentre le tendono a trovare quelle dell'altro. Il sindaco si rivolge ad Harry, facendogli segno di iniziare.
Ha parlato, cantato, persino pianto di fronte a milioni di persone, eppure in quel momento è così sopraffatto dalle emozioni che la voce non vuole saperne di uscire se non a tratti. Louis gli sorride, incoraggiandolo, e Harry prende un grande respiro e inizia.
«Io..» Lo guarda negli occhi, la voce rotta e un enorme groppo alla gola. Louis continua a sorridergli, stringendogli la mano; qualcuno ridacchia, intenerito, e Harry stesso si lascia andare un po'. «Sei perfetto» sussurra senza trattenersi.
«Lo so» mima Louis con solo le labbra, gongolando.
Harry si schiarisce la voce e lo guarda dritto negli occhi. «Louis» comincia a voce alta. «Non riesco a credere che tu abbia accettato di sposarmi.» Louis arrossisce e sposta il peso sulla gamba destra, aprendosi in un sorriso intenerito. «Vorrei solo che sapessi che ti ringrazio, e non solo per essere qui oggi: mi hai sostenuto ogni giorno della mia vita, Lou, non ho mai vissuto un giorno senza di te e, davvero, non saprei come fare.» Si sorridono, ricordandosi tutte le giornate passate insieme al campo da calcio e in giro per la loro vecchia città. «Non so come potessi sopportarmi, da bambini, ma non passa giorno senza che io mi chieda come posso essere così fortunato. Voglio prometterti che ci sarò anche io, che non ti lascerò mai solo.» Louis si mordicchia un labbro, aspettando che continui. «Cavolo, neanche riesco ad immaginare un futuro che non mi veda al tuo fianco. Ti prometto che cambierò le lenzuola quando lo dirai, che non dimenticherò mai più il sale nelle uova.»
Tutti ridono, Louis guarda gli invitati scuotendo la testa, sapendo già che non è vero.
«Ti prometto che mi prenderò cura di te quando starai male, che mi impegnerò a farti sorridere quando sarai triste.» Louis tira su col naso e cerca di sembrare calmo, ma Harry sa che non lo é. «Ti prometto che ti amerò sempre, esattamente come fatto per tutta la vita, che ti amerò anche di più. Ti prometto che farò di tutto per renderti felice, perché non riesco a vivere senza il tuo sorriso.»
Louis vorrebbe abbracciarlo e baciarlo, ma si limita a stringergli forte le mani per trasmettergli tutta la gratitudine e l'amore che prova. Harry sorride, più rilassato, mostrando orgoglioso la fossetta che, nonostante l'età, continua a comparire sulla guancia. Il sindaco gli fa un cenno e Louis prende un respiro.
«Prima di tutto, mio caro Zayn» dice rivolto alla prima fila, «ho stravinto la scommessa, visto che non solo Liam, ma anche tu e Niall state piangendo»; tutti ridono di gusto e Zayn sillaba un "ne riparleremo" asciugandosi il viso e sorridendogli con dolcezza.
«Ma oggi tutti i miei pensieri sono per te, sweetcheeks. Sei stato il fratello che non ho mai avuto e il mio migliore amico. Ti ho amato da che ne ho memoria ed è solo grazie alla tua costante presenza al mio fianco che sono riuscito a superare momenti più o meno difficili. Ricordi quando abbiamo firmato il nostro contratto con la casa discografica?» Louis fa una pausa e Harry annuisce, gli occhi lucidi e il labbro inferiore che trema leggermente. «Ci hanno detto che se avessimo scelto questo lavoro, molti ci avrebbero amato troppo, molti ci avrebbero odiato troppo, ci sarebbero stati indifferenti e mitomani. E poi pochi ci sarebbero stati sempre accanto, continuando ad amare le nostre voci più dei nostri corpi; il cui amore non avrebbe prevaricato il sottile confine tra amore e follia. Eppure hai visto, amore mio? Noi ce l'abbiamo fatta. Noi siamo qui, adesso, e ci saremo per sempre. Prometto di amarti fino a quando non ti spunteranno le prime rughe e i tuoi capelli diventeranno argentati, e anche dopo, perché per me sarai sempre il mio primo e ultimo amore.»
Harry e Louis stanno piangendo, silenziosamente, di felicità. Il cuore di entrambi minaccia di saltargli in gola per quanto quelle parole li hanno riempiti di emozioni.
Il sindaco li guarda, poi prende fiato. «Vuoi tu, Louis Tomlinson, prendere Harry Styles come tuo legittimo sposo?»
Louis sorride, si passa le dita sulle guance umide e cerca di respirare meglio. «Lo voglio» dice con voce rotta.
«Vuoi tu, Harry Styles…»
«Lo voglio, ovvio che lo voglio» lo interrompe Harry, impaziente. Gli invitati ridono, Louis cerca di trattenersi invano.
«Vi dichiaro ufficialmente sposati!»
Harry non perde tempo, non bada nemmeno all’esultanza dei loro cari: afferra Louis per la vita e lo bacia con forza, mentre l'altro ancora sorride.
«Ti amo tantissimo, Lou.»
Louis ride, senza fiato, annuisce e «Lo so, Haz», sussurra, «Ti amerò sempre, te lo prometto».


Note:
Siete arrivate in fondo, tranquilli, è finita. Come state? Noi quando arriviamo qui sorridiamo per i seguenti dieci minuti!
Ci tenevamo a fare un appunto: TUTTE ci avete chiesto come facciamo a scrivere insieme. Primo siete splendide perché abbiamo letto cose così adorabili che stavo per piangere (si, Nene, stavo per farlo anche se non te l’ho detto<3). Secondo, non possiamo svelarvi i nostri oscuri segreti, ma vi racconterò un breve aneddoto: stamattina stavamo parlano e una nostra compagna ci guarda confusa ed esclama “Ma voi vi capite quando squittite?” Insomma, morale, il nostro collegamento mentale è così forte che scrivere con lei è la cosa più semplice del mondo <3
Fateci avere una vostra opinione :)
beeEnene
  
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