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Autore: Kaho    26/11/2007    8 recensioni
[Dedicata a colei che l'ha ispirata. A Rael.]
“Lui non si sveglierà più, e lo sai.” Kurenai sobbalza, e alza gli occhi cremisi su di lui.
“Potrei dirti la stessa cosa.”
Ha la voce così spenta… l’avrà spazzata via la pioggia quella fiamma nei suoi occhi che ora non c’è più?
Le mette una mano sulla spalla. “Dai, ti riaccompagno a casa.”
È bella. Bella da far male.
“Andiamo via, Kurenai. O prenderai un raffreddore.”
Lei tira su con il naso ed annuisce. Fa per muovere un piede, ma questo non le risponde.
“Non riesco a muovermi, Kakashi. Temo di avere i muscoli atrofizzati.”
“Non importa. Ci penso io, Kurenai.”
Kakashi la prende in braccio, e lei lo cinge con le braccia, affondando il naso nell’incavo del suo collo.
È così fragile, che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, pensa lui saltando da un tetto all’altro verso la casa di lei, stringendola stretta.
Sa che ha bisogno di lui. E lui ha un bisogno disperato di lei. Da tanto, forse troppo tempo.
[KakaKure]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Kiss away the pain

 

 

Sta in piedi, immobile, fissando la lapide bagnata da pioggia.

È strano come la vita assomiglia ad uno di quei film sdolcinati, pensa distrattamente Kurenai. Ricorda in particolare una scena, dove la protagonista piangeva singhiozzando davanti alla tomba del padre (se ricorda bene), e misteriosamente pioveva.

Come adesso, infondo.

Piove su Konoha, e Asuma è morto.

Si sente vuota, Kurenai. Fredda.

Forse congelare i sensi è il modo giusto per superare il dolore, si dice silenziosamente.

Sente lo scrosciare della pioggia inzupparle i capelli e rendere pesante lo yukata nero che indossa.

Pesante e fredda. Ecco, forse in quel momento è come la pioggia.

Vuota.

Il peso della morte di Asuma le grava sulle spalle, come un macigno, e Kurenai tenta di negare infantilmente che sta piangendo. Lei non sta piangendo, no, è solo in piedi davanti ad una tomba, con lo sguardo vuoto e il viso rigato dalla pioggia.

Non piange. No.

Yo.”

Kurenai sussulta un poco, e inclina appena la testa.

Kakashi è accanto a lei, una sigaretta bagnata tra le dita agili e smilze.

Alza impercettibilmente un sopracciglio, sorpresa di vederlo lì a quell’ora.

“Cosa ci fai qui?” gli domanda con voce arrochita, come quella di chi non è più abituato a parlare. In effetti, non ha detto una sola parola in tutto il giorno. Non una.

Solo ora si accorge che anche la gola le brucia, come gli occhi.

“Volevo fumare una sigaretta per lui.” Alza semplicemente le spalle Kakashi. “Ma la pioggia me lo impedisce. Sembra che ai funerali piove spesso, vero?”

Kurenai annuisce, e riporta lo sguardo sulla lapide di granito.

Kakashi la guarda, e trattiene l’impulso di abbracciarla e baciarla, un desiderio che coltiva di nascosto da anni. Ma sa che non muoverà un muscolo, se non è lei la prima ad avvicinarsi. E, per adesso, Kurenai sta solo cercando di estraniare quel dolore che anche lui aveva provato sulla pelle.

Lo vede, che lei ha pianto. Chissà se si è accorta di avere gli occhi rossi e lucidi, il naso arrossato e un poco colante, e le guance bagnate dalla pioggia. Se le baciasse, Kakashi è certo che sentirebbe il sapore salato sulla  lingua. Se la baciasse, Kakashi è certo che il dolore di entrambi si attenuerebbe un poco. Ma bisogna pazientare, si disse, un giorno in più , un mese, un anno, non fa alcuna differenza.

Le si avvicina un poco.

“Lui non si sveglierà più, e lo sai.”

Kurenai sobbalza, e alza gli occhi cremisi su di lui.

“Potrei dirti la stessa cosa.”

Ha la voce così spenta… l’avrà spazzata via la pioggia quella fiamma nei suoi occhi che ora non c’è più?

Le mette una mano sulla spalla. “Dai, ti riaccompagno a casa.”

È bella. Bella da far male.

“Andiamo via, Kurenai. O prenderai un raffreddore.”

Lei tira su con il naso ed annuisce. Fa per muovere un piede, ma questo non le risponde.

“Non riesco a muovermi, Kakashi. Temo di avere i muscoli atrofizzati.”

“Non importa. Ci penso io, Kurenai.”

Kakashi la prende in braccio, e lei lo cinge con le braccia, affondando il naso nell’incavo del suo collo.

È così fragile, che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, pensa lui saltando da un tetto all’altro verso la casa di lei, stringendola stretta.

Sa che ha bisogno di lui. E lui ha un bisogno disperato di lei. Da tanto, forse troppo tempo.

 

Kurenai si sente salva, tra quelle braccia. Comincia a sentire meno freddo, anche se i vestiti di Kakashi sono gelidi per il vento e la pioggia. È un calore insolito, che viene da dentro e la riscalda meglio di una coperta di lana.

Arrivati davanti all’uscio, Kurenai deve sciogliere l’abbraccio.

È sconveniente che li vedano così vicini subito dopo il funerale del suo compagno, no? Decisamente.

Per cui scende dalle sue braccia, bilanciandosi sulle proprie gambe, ancora un po’ in cancrena, ma riesce a rimanere in piedi. Si volta verso Kakashi e forza un sorriso. Le fanno male anche i muscoli della faccia.

Ecco… grazie mille, Kakashi.”

Che stupida. Stupida, stupida, stupida! E lui cosa avrebbe dovuto fare? Lasciarla a marcire davanti alla tomba del suo migliore amico? Non era necessario ringraziarlo, non in quel modo così stupido.

Gli occhi si chiudono in quell’espressione beota per cui è noto. Kurenai la trova deliziosa, ma non l’ammetterebbe mai davanti a nessuno, nemmeno a se stessa.  La maggior parte delle volte che pensa a Kakashi (e ultimamente succedeva parecchio) lo analizza così minuziosamente da scoprire ogni volta nuovi dettagli. Come quei due cigli grigi come i capelli, o il neo sul collo nascosto solitamente dalla maschera ma che di tanto in tanto si notava.

“Non c’è bisogno che mi ringrazi… buonanotte.”

La saluta, e si accinge a incamminarsi verso casa propria.

Kurenai si morde un labbro.

Non vuole sentirsi sola. Se ne è accorta solo ora, che sa che lui se ne sta andando.

Di slancio gli afferra la manica blu scuro. L’unico occhio scoperto, nero come pece, si posa su di lei, interrogativamente. Sente le lacrime sulle ciglia, e tenta di trattenerle.

“Non vuoi entrare? Ti offro qualcosa, qualsiasi cosa.”

Kakashi non è stupido. La sente la supplica nella sua voce, che gli perfora le orecchie. Odia vederla così triste e sofferente; non ci può fare niente. La ama. In segreto da anni.

Conosce ogni centimetro del suo corpo, e della sua anima. Riesce a leggerla senza usare lo Sharingan, solo con i suoi movimenti.

Per questo accetta la proposta, e la segue all’interno dell’appartamento, lindo, serio ed elegante.

La rispecchia. Cerca di non pensare al suo, di contrasto.

La osserva avvicinarsi alla cucina e tirare fuori la moka.

“Ti faccio il caffè.”

La voce di Kurenai è vibrante, prossima al pianto. Kakashi non deve fare altro che aspettare il momento di rottura.

Le dita tremanti riempiono il colino di caffè, e montano la moka mettendola sul fuoco. Kurenai prende tra le mani una scatola di fiammiferi. Prova ad accenderne uno, fallendo. Un altro. Un altro. Un altro.

Uno dietro l’altro si rompono, e lei si indigna e li butta a terra con un grido isterico.

Kakashi li raccoglie, ne accende uno e avvia il gas.

“Ecco fatto.”

Kurenai si morde un labbro, e si butta tra le sue braccia. non sa nemmeno perché lo fa, forse solo per placare quel freddo che solo la presenza di Kakashi quel giorno sa scongelare.

Si odia perché sa di mostrarsi debole, perché è sbagliato che stia tra le braccia di Kakashi, che si senta incredibilmente bene tra quelle braccia.

Sbagliato che gli prenda il viso tra le mani e lo baci con impeto, premendo le labbra contro la sua maschera, tentando di rompere la barriera tra loro.

Sbagliato che lui la stringa forte e si abbassi la maschera, strofinando le sua labbra screpolate contro quelle di lei, accendendola come quel fiammifero.

Eppure, è quello che sta succedendo.

Sente la lingua di lui accarezzarle il palato, incontrando la sua e delicatamente accarezzargliela. Un tocco gentile, non impetuoso come si era immaginata.

Persino la mano sul fianco è un gesto premuroso.

Le vengono le lacrime agli occhi solo per l’attenzione che le dedica, e si sente sciogliere, ma non ha bisogno di tenerezza in quel momento.

Solo di un sentirlo addosso a sé, forte e caldo, accanto a lei, persino dentro di lei.

Dio, non ricorda più quando era stata l’ultima volta che si era sentita così viva sotto le dita di un uomo.

Forse non c’era mai stata.

Gli stringe i capelli tra le dita, spingendolo contro di sé disperatamente.

Kakashi…

Non sembra nemmeno la sua voce. È così rauca che le arriva ovattata, e la confonde.

Cosa le sta facendo, quest’uomo?

Kakashi, invece, sente il sangue pompare nelle vene impazzito.

La percepisce contro di sé, bagnata e disperata, e lui stesso prova il bisogno di averla accanto a sé, per alleviare la solitudine. Dio, che voglia di accarezzarla… ma lo avrebbe lasciato?

Prova a slacciare il nodo dello yukata. Lei non glielo impedisce, e Kakashi sente un senso di trionfo ed eccitazione riscaldarlo. Quando le toglie il kimono, si staccò dalle labbra rosse di Kurenai e la osserva con ambedue i suoi occhi. È semplicemente magnifica. Così bella da mozzare il fiato.

Avrebbe voluto esprimere a parole qualche complimento, ma Kurenai gli salta addosso slacciandogli febbrilmente il giubbetto da chuunin, la divisa da ninja, lasciandogli solo la maschera a cingergli il collo come una sciarpa.

Questa volta è lei ad osservare, facendo scorrere una mano su suoi addominali. Sente le guance scottare, ma tenta di non badarci, preferendo la sensazione delle sue dita contro la carne palpitante.

Kakashi è quasi ipnotizzato dallo sguardo imbarazzato ma deciso di Kurenai.

Quando la tocca, la vede sobbalzare, e alzare gli occhi su incontrando i suoi. Le sorride, sapendo che una cicatrice gli percorreva il viso e che parte del labbro superiore era cucito.

“Sono più bello misterioso, vero?” ride,scostando i lunghi capelli scuri di lei dietro la schiena.

Kurenai scuote la testa. “Sei stupendo.” E gli sorride. Kakashi si china su di lei, violandole le labbra, accarezzandole la pelle esposta solo per lui.

Quante volte l’aveva sognata? Non gli sarebbe ricapitato più un’occasione simile.

Le abbracciò la vita, e issò, abbracciandola.

Kurenai d’istinto gli cinse i fianchi con le gambe lunghe e snelle, spalmandosi contro di lui.

 

Sensazioni come di farfalle, che effimere battono le ali dentro lo stomaco; un senso di vertigine, la testa vuota, solo il sangue che brucia.

Una notte senza stelle, solo con la pioggia battente che ti rivitalizza, ti esaudisce un desiderio, spazza via la solitudine.

 

 

It will be like this starless night: your arms around me, and your lips on mines.

I belong to you, baby… we know we’ll search for each other ‘cause only you and I can kiss away the pain.

 

Sarà come questa notte senza stelle: le tue braccia attorno alle mie, e le tue labbra sulle mie.

Ti appartengo, piccola… sappiamo che ci cercheremo vicendevolmente perché solo tu ed io insieme possiamo baciare via il dolore.

 

 

*^*^*^*

 

 

Romantico, e essenzialmente il prequel di una KakaKure di _Rael_89_ a cui va tutto il mio ringraziamento per aver scritto la prima one-shot che ho letto su un forum.

Con il suo consenso, ho scritto questa, un po’ diversa dalle solite cose che scrivo, non volevo nemmeno pubblicarla, ma ha insistito tanto il mio Boss… e io dovevo obbedire! XD Oh, no Rael, non mi sono sentita minacciata, nono… XDDD

Ah, se ci sono errori per l’inglese, perdonatemi, ecco, e segnalatelo. ù//ù

 

Kakashi e Kurenai belongs to Kishimoto.

E KakaKure è un bel pairing, ecco. ù.ù

 

Sperando che a qualcuno sia piaciuta! ;)

 

Bye,

Kaho

  
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