Step
over a line
Il detective Williams
non si sprecò neanche a chiedere chi fosse, mentre apriva la porta di casa per
trovarsi davanti uno Steve dal sorriso accennato. In fondo, era detective per qualche motivo, no? E
comunque, quando si trattava di Steve, non era mai difficile predire quello che
stava per succedere. Una cosa che aveva imparato a sue spese.
«Hey»,
lo salutò, voltandogli subito le spalle e tornando a sedersi sul divano,
afferrando la birra che aveva lasciato ai suoi piedi.
McGarrett
lo guardò per qualche istante, fermo sulla soglia, poi si decise ad entrare e
mosse qualche passo nella direzione del collega, per notare immediatamente le
due bottiglie di vetro che se ne stavano vuote per terra, mentre Danny si
apprestava a finire la terza.
«Non starai
esagerando?», chiese – non voleva fare il moralista, ma la scena era
pericolosamente simile a quella che lo stesso detective gli aveva raccontato,
quando si era separato dalla moglie ed era stato per mesi in uno squallido
Motel a bere birra sostenuto dal fratello.
«Sai che le reggo», lo
rassicurò il detective.
In effetti non aveva
barcollato e la voce era ferma, solo un po’ troppo spenta. Steve si convinse
che fosse tutto a posto – almeno da quel punto di vista – e si sedette accanto
a lui sul divano, afferrando la prima bottiglia piena che trovò e urtandola
contro quella del collega prima di portarsela alle labbra.
«Ad Amanda…», lo sentì
sussurrare e ripeté la stessa cosa, perché… glielo dovevano. Come persone e
come poliziotti, come coloro che non erano riusciti a trovarla in tempo – e ne
avevano avuto davvero troppo.
«Hai visto Grace?»,
chiese, poi, dopo che entrambi ebbero bevuto in silenzio.
«È andata via poco fa.
Deve aver capito che qualcosa non andava: ha accettato tutti i miei abbracci
senza fare troppe domande».
«Questo perché i tuoi
abbracci sono irresistibili!», lo prese in giro – Danny scoppiò in una
fragorosa risata, che ebbe un suono quasi liberatorio ma durò troppo poco.
«Sono rimasto in
silenzio per quasi tutto il tempo che è stata qui… non devo averle fatto una
buona impressione».
Ora aveva smesso di
bere e si era poggiato sulle ginocchia, lasciando ciondolare la testa e
sembrando improvvisamente stanco. Steve lo osservò senza essere visto: quella
storia sembrava averlo colpito più di quanto volesse dare a vedere e se non
avessero trovato Ella, davvero non aveva idea di come avrebbe potuto salvarlo
da se stesso. Danny era fatto così: dava corpo ed anima nel suo lavoro e si
lasciava coinvolgere da esso – anche troppo, quando la situazione gli era
familiare.
«Grace è una ragazzina
intelligente. Avrà semplicemente pensato che il suo Danno ha avuto una giornata pesante», lo rassicurò, poggiandogli
una mano sulla spalla e intercettando il suo sguardo chiaro.
Il detective restò a
guardarlo per qualche istante di troppo, perdendosi nei suoi occhi, cercando in
essi un appiglio per smettere di traballare. Aveva quasi finito di camminare
sul proverbiale filo del rasoio,
eppure quell’ultimo tratto, che avrebbe dovuto rassicurarlo di più ad ogni
passo che faceva verso la terraferma, sembrava invece terrorizzarlo. Stava
guardando il dirupo sotto i suoi piedi, quello che sarebbe potuto succedere se
le cose fossero andate diversamente, e stava avendo paura – molta più di quella
che aveva provato mentre agiva, perché ora non c’erano più ansia ed adrenalina
ad attutirle.
«Steve… quello che è
successo oggi…».
Non voleva parlare, non
voleva mettere in mezzo un simile argomento. Eppure sentiva di non poterne fare
a meno, di non poter nascondere nulla a Steve, non in quella situazione.
«So che lo hai fatto
solo per salvare Ella. Ti ho permesso io di farlo, lo capisco…».
«Non farlo mai più, Steven. Non permettermi mai più di superare il
limite. Mai più».
McGarrett
lo guardò sorpreso, mentre il tono di voce diventava tremolante ed una lacrima
indisciplinata sfuggiva dalle ciglia dell’amico.
«Queste mani… avrei
fatto di tutto, di tutto per ottenere quell’informazione.
Ma ci sono cose che non possiamo fare, Steve. Cose che ci distinguono dai
criminali a cui diamo la caccia. E queste mani abbracciano mia figlia.
Abbracciano i miei colleghi e te. E devono rimanere quanto più pulite possibile
o non avrò più la forza di guardarmi allo specchio».
Steve era senza fiato.
Perché non aveva idea di quanto la cosa avesse tormentato Danny – anche se
avrebbe dovuto arrivarci prima, subito.
Le mani dell’amico tremavano e lui non aveva neanche lontanamente pensato a
quello che stava provando, a come si era sentito. Come aveva potuto essere
tanto cieco?
«Solitamente sei tu
quello che mi impedisce di fare stupidaggini – o mi fa la ramanzina quando ne
ho già fatte. Prometto di fare lo stesso. Ci sarò quando avrai bisogno di
qualcuno che ti fermi».
Danny aveva abbassato
lo sguardo sulle sue mani, ma lo rialzò non appena quelle parole lasciarono le
labbra del Neavy SEAL. C’era gratitudine in quegli
occhi chiari e Steve avrebbe voluto dirgli che non ce n’era bisogno, ma sentiva
così tante cose al momento – come Danny, del resto – da non riuscire a parlare.
«Promesso?», gracchiò
il biondo.
«Promesso».
_______________________
Non ho idea di cosa sia quello che avete appena
letto, ma semplicemente questa scena mi si è materializzata davanti agli occhi
non appena ho finito di vedere la scorsa puntata e non ho potuto fare a meno di
scriverla. Quindi… eccovi una riflessione su quello che è successo. Vedere
Danny in quello stato mi ha davvero sconvolta!
Spero che abbia almeno un po’ di senso per chiunque
la leggerò e ringrazio anticipatamente per l’attenzione.
Alla prossima, Alchimista ♥