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Autore: RomanticaLuna    08/05/2013    1 recensioni
Priscilla Corvonero fu la strega più intelligente e brillante del suo tempo, Helena la più bella. Ma, nella profondità dei loro cuori, si poteva trovare un vuoto incolmabile dovuto all'egoismo ed all'orgoglio. Abbandonarono e denigrarono una figlia ed una sorella che non consideravano degna della loro famiglia. Fecero perdere le sue tracce, così che la storia antica non abbia potuto parlare anche di lei.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Godric, Helena, Corvonero, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Cresciuta nell'ombra
 
 
I libri antichi e gli alberi genealogici più conosciuti che trattano dei quattro fondatori di Hogwarts indicano che Priscilla Corvonero aveva solo una figlia. Ma la storia si sbaglia. La giovane fondatrice dei Corvonero ebbe due figlie: la splendida Helena e me, l’insignificante Sarah.
Quando ero ancora una ragazzina, rimanevo sempre nascosta nell’ombra di mia sorella, nessuno mi vedeva quando c’era anche lei.
-Helena è perfetta- mi diceva la gente quando passavo nei corridoi -Cerca di assomigliare un po’ di più a tua sorella!- mi ripeteva mia madre. Ma io non potevo e non volevo essere come lei. Troppo bella, troppo colta, troppo composta ed elegante. Era sopra ad ogni mia più rosea aspettativa diventare come lei. Mi sarei accontentata di una vita normale, frequentare Hogwarts per sette anni e trovare un lavoro normale nel mondo della Magia, potermi innamorare e trovare il ragazzo che mi ricambiasse, formare una famiglia e morire felice.
Ma nella mia famiglia non c’era posto per la parole “normale”, così come per me non poteva esistere la felicità.
Nacqui durante una fredda giornata d’estate, nevicava ed il vento picchiava alle finestre come non si era mai visto fare prima d’allora. Crebbi nella convinzione di non essere amata, dietro alle gonne della strega più intelligente dell’intera Inghilterra, all’ombra della ragazza più bella di Hogwarts. Nessuna delle mie fotografie fu mai appesa in camera, non trovai mai nessun mio disegno conservato, nessun compito incorniciato.
Mi ero abituata a quella condizione e riuscivo a sopravvivere a quella vita monotona solo grazie alla speranza che, una volta ammessa ad Hogwarts, avrei potuto imparare a fare magie, fare nuove amicizie ed essere chiamata col mio nome, invece che con la frase “la sorella di Helena Corvonero”.
Ma la mia lettera d’ammissione non arrivò mai. I miei 11 anni finirono e nemmeno la più piccola presenza della magia si dimostrò nel mio intimo. Sentivo le prediche di mia madre perché non ero perfetta come Helena, venivo derisa dalle amiche di mia sorella, quando venivano a casa per studiare, non potevo mai uscire perché qualcuno avrebbe potuto scoprire che Priscilla Corvonero aveva avuto come figlia una Maganò. Dentro di me mi sentivo morta. Ascoltavo tutto con aria assente, inzuppavo il cuscino di lacrime ogni notte ed aspettavo che le due donne che condividevano la casa con me, ogni sera, tornassero a casa per la cena.
A 12 anni mia madre iniziò a non rivolgermi più la parola e mia sorella, ormai sedicenne, era troppo occupata con i ragazzi per prendersi cura di me. Decisi di scappare. Mi addentrai nella foresta, incontrando splendidi animali curiosi e spaventati quanto me e mi nascosi tra gli alberi. Quel luogo sperduto sarebbe diventato casa mia, gli animali la mia famiglia.
A loro non interessava se ero una strega o no: io mi prendevo cura di loro e loro di me. Una convivenza basata sull’aiuto e sul rispetto reciproco.
Nessuno mi venne mai a cercare. Imparai a conoscere gli animali più bizzarri, studiai le loro caratteristiche, il loro modo di cacciare per procacciarsi cibo, il modo di volare o di nascondersi alla presenza di un rumore. Giorno dopo giorno la mia magia si mostrò e si fece più forte. Creai una bacchetta con il ramo di un vecchio olmo, un unicorno mi prestò dei ciuffi della sua coda. Fu semplice sistemarla e funzionò alla perfezione.
All'età di 14 anni mi spinsi fino al limite della foresta e spiai la mia casa nella speranza che mia madre o mia sorella fossero ancora preoccupate per me. Ma nell’abitazione azzurra c'era aria di festa, il camino fumava e le luci erano completamente accese. I corvi erano appollaiati sul cornicione, voci allegre provenivano dall'interno. La curiosità di avvicinarmi mi corrodeva l'intestino, fiumi di lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi. Slurp, l'unicorno più vecchio della foresta, picchiò col muso alla mia schiena. Voleva che andassimo via da quel posto, sentiva che qualcosa non andava per il verso giusto.
-Cosa ci fate laggiù? Non lo sapete che la Foresta è proibita? - urlò una voce maschile, in modo imponente. L'istinto di correre mi pervase il cervello, ma i miei piedi rimanevano ancorati al terreno.
-Non mi avete sentito, forse?- domandò ancora la voce, questa volta più vicina. Mi girai e vidi un uomo. Possente, di mezz'età ma con ancora la sua antica bellezza intatta. Occhi chiari, capelli fluenti e castani; una spada di rubini penzolava dalla cintura ed un grosso leone si ergeva in tutta la sua maestosità sul suo petto. Conoscevo quell'uomo, veniva spesso a casa di mia madre e lo vedevo attraverso la serratura della porta parlare con lei. Il suo nome era Godric Grifondoro, uno dei quattro fondatori di Hogwarts.
-Volete rispondermi?- chiese di nuovo. Nonostante quell'uomo non fosse uno sconosciuto per me, le parole non volevano uscire dalla mia bocca. Rimasi in silenzio, a guardarlo. Poi indicai la casa dei Corvonero.
-Stanno facendo una festa. La bella Helena si sposerà di qui a breve e tutta Hogwarts è in subbuglio!- spiegò Godric.
-Chi è il fortunato?-.
-Nessuno lo sa, forse nemmeno sua madre. In molti hanno chiesto la mano della bella strega, ma nessun ragazzo del castello è stato accettato- mi disse.
Mi porse il braccio, indicandomi la strada ripida che portava al castello. La mia veste si mosse col vento e fui costretta a ritrarre la mano quando vidi mia madre sulla soglia della porta, che mi guardava fissa negli occhi. Cavalcai Slurp e tornai nel fitto della foresta.
Qualche giorno più tardi seppi che mia sorella Helena era morta. La notizia mi sconvolse, ma l'astio che provavo contro di lei mi impedì di uscire dalla mia casetta sull'albero. I 12 anni passati nascosta dietro alla sua ombra avevano fatto crescere dentro di me un odio terribile, dal quale trassi la forza per continuare a vivere da sola. Ragazze addolorate andavano sulle rive del Lago Nero a piangere, i ragazzi innamorati che erano stati rifiutati gettavano rose rosse nell'acqua limpida. Mia madre era sostenuta dall'amica Tosca Tassorosso, un fazzoletto di seta tra le mani. Non pianse, ma i suoi occhi azzurri erano vuoti.
Slurp mi invitò ad uscire, si offrì di rimanermi accanto ed io accettai. Ero vestita con una vestaglia bianca e sporca, avevo i capelli arruffati ed un unicorno a fianco, ma non venni vista comunque da nessuno. Anche da morta, Helena attirava tutte le attenzioni su di sé. Mi avvicinai a mia madre che lasciò il braccio dell'amica e mi guardò. Mi tirò uno schiaffo e tutti si girarono verso di noi. Non sentii male, la foresta mi aveva resa più forte. La guardai con aria di sfida e lei scoppiò a piangere. Mentre la riportavano a casa, mi urlò -Vattene figlia ingrata, non farti mai più rivedere!–.
Gli sguardi di tutta Hogwarts erano ancora posati su di me. Le bocche spalancate, i commenti negativi per il mio abbigliamento, gli occhi sgranati per la sorpresa. Vidi un uomo poco più che trentenne appoggiato al tronco di un albero. I capelli folti e ricci, la veste verde ed un coltello conficcato ai suoi piedi. Mi avvicinai.
-Voi avete ucciso mia sorella- lo accusai. Era un'accusa infondata, ma dentro di me sentivo che era vera. L'uomo mi guardò con uno sguardo torvo, gli occhi vitrei riflettevano la mia immagine. In quegli occhi vidi per la prima volta in due anni il mio viso. Magro e pallido, circondato da capelli corvini che coprivano gli occhi azzurri. Quei due anni mi avevano resa più graziosa e sentii l'odio svanire dal mio cuore. Non sarei più vissuta all'ombra di mia sorella, la sua bellezza non avrebbe più potuto offuscarmi.
-Meritereste di morire- dissi ancora rivolta all'uomo -ma non sta a me decidere del fato delle persone. Il rimorso vi mangerà l'anima e raggiungerete Helena nella tomba-.
Mi allontanai e tornai nella foresta.
Negli anni a seguire sempre più studenti si inoltrarono nella foresta per cercarmi. Urlavano "Signorina Corvonero, dove siete! Vogliamo parlarvi". Solo uno riuscì a trovarmi. Un bel giovane moro che non ebbe paura degli animali selvatici o di quelli più pericolosi come le Vipere della Pennsylvania o i Ragni Velenosi. Si arrampicò sull'albero della mia casa e mi costrinse a seguirlo. Col tempo, quel giovane divenne mio marito ed io vissi la vita normale che avevo sempre desiderato.
Non mi scorderò mai di mia sorella e ancora oggi provo pena per quella sua bellezza che, alla fine, fu la causa della sua morte. Io sono più che certa che morirò felice ed il mio spirito non rimarrà incatenato sulla Terra come il suo, ma volerà libero nei cieli, insieme a quello di mio marito.
  
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