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Autore: Cain_Nightyard    08/05/2013    3 recensioni
Questa volta è il turno di Reisi, silenzioso e serio, cosa prova?
Ho cercato di interpretare i sentimenti di un uomo forte che, anche dopo quello che è accaduto alla fine della serie dell'anime, è riuscito a rimanere impassibile nonostante la morte di Mikoto, quella di cui è in parte l'autore.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mikoto Suoh, Reishi Munakata
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fermo, fissava il vuoto. Il suolo che lo circondava era completamente avvolto dal manto candido della neve, ovunque tranne lì, i suoi occhi erano fermi su quel punto senza realmente vederlo; continuava a ripensarci senza farsene davvero una ragione, non riusciva a ragionare a mente fredda, nella mano ancora sentiva la forza con cui aveva impugnato la spada, sulla spalla ancora quel calore e nell’orecchio il sospiro delle sue parole…
Non riusciva a versare lacrime, il dolore lo avvolgeva completamente lasciandolo senza fiato; levò il viso al cielo e chiuse gli occhi, si lasciò accarezzare da una folata di vento gelido mentre riusciva pian piano a riflettere. Si girò di scatto senza voltarsi, sentiva il passo pesante, il tonfo sordo degli stivali sul suolo che risuonava come un’eco attorno a lui estraniandolo dal resto; in un tempo che gli parve brevissimo arrivò nel punto in cui si trovavano gli altri membri dello Scepter 4 e d’un tratto sentì tutto il peso della tristezza e delle responsabilità che aveva cercato di reprimere; voleva tornare indietro, vederlo ancora una volta, poterlo stringere per riscaldare quel corpo che andava perdendo il suo calore, urlare tutto il suo odio e la sua disperazione verso quella maledetta Spada che lo sovrastava e lacerarsi con quella lama, la lama che aveva tolto quell’unica, importante vita.
Un gran numero di pensieri gli attraversava la mente sovrapponendosi ad altri, ma, in tutto questo, lui rimase lì, padrone delle sue emozioni e ben conscio del suo ruolo, la sua umanità aveva fatto capolino, il suo cuore aveva preso il controllo, però prima di tutto lui era un Re, il suo compito era sopprimere quello che portava dentro e guidare i suoi sottoposti; nascondendo completamente ai presenti la battaglia che stava scoppiando nel suo essere, tirò fuori gli occhiali dalla giacca e, cercando disperatamente di ignorare il sangue che bagnava le dita con cui inforcava le lenti, desiderò per la prima volta, mentre i suoi subordinati lo guardavano sollevati, di non essere mai diventato un Re.
  
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