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Autore: Eyeliner    08/05/2013    3 recensioni
"Il sesto anno, invece, fu una piccola pugnalata al petto. Pensavo di aver dimenticato del tutto quello che era successo al mio penultimo anno di scuola, ma quella foto incollata in fondo alla pagina fu abbastanza per risvegliare l'orgoglio ferito e quel senso di bruciante umiliazione che avevo tenuto tappato in fondo allo stomaco tanto a lungo. Io, Albus e Scorpius eravamo seduti a un tavolo dei Tre Manici Di Scopa, davanti a tre boccali traboccanti di Burrobirra, e sorridevamo all'obiettivo come amici di vecchia data. Scossi la testa e voltai pagina in fretta, spiegazzando la carta".
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Salve a tutti, se c'è qualcuno che legge :)
Non so bene cosa dire, è la prima storia che provo a pubblicare e mi piacerebbe ricevere dei commenti, anche critici, per sapere se c'è qualcosa che non va bene. Se la storia vi piace la continuo :))
La storia è dedicata a un'autrice bravissima di EFP che non mi conosce, ma che mi ha fatto appassionare alla coppia RoseScorpius e che è il motivo per cui ho deciso di provare a scrivere questa cosa. So che non sono brava come lei, ma spero di non aver scritto proprio una schifezza.
Fatemi sapere :))




Capitolo 1

'Fanculo, mi licenzio.

 

Quella mattina di metà settembre – la mattina del mio primo giorno di lavoro, come era stato scritto, ripassato, cerchiato, sottolineato ed evidenziato sul calendario – la sveglia suonò alle cinque e mezza, trovandomi già in piedi, vestita di tutto punto e sull'orlo di una crisi di nervi. Roxanne, dal suo angolo di letto matrimoniale, grugnì qualcosa che suonava molto come un insulto, poi si girò sull'altro fianco e continuò a dormire. Spensi la sveglia con un colpo di bacchetta e mi feci strada tra le pile di vestiti che ingombravano la stanza per raggiungere il piccolo salotto dell'appartamento, ancora immerso nella luce grigiastra dell'alba. Mancavano ancora due ore e mezza all'inizio del turno, ma già sentivo l'ansia montarmi dentro: la lista delle cose che avrebbero potuto andare storte e farmi licenziare su due piedi era così lunga che in quella notte insonne non avevo nemmeno finito di elencarle. Di sicuro avrei dovuto aggiungere la possibilità che qualcuno tentasse di derubarmi lungo la strada e mi facesse arrivare in ritardo. E poi, a ben pensarci, era estremamente probabile che dimenticassi il documento o la copia del diploma e che... in effetti non ero sicura che quelle carte servissero, visto che avevo già portato tutto al colloquio con il datore di lavoro, ma controllai comunque di averli messi nella borsa.

Mi guardai attorno nervosamente: erano le cinque e trentatré, stavo sudando la camicia pulita e avevo già bevuto tre caffè. D'accordo, quattro. Il che non andava per nulla bene, visto l'effetto devastante che aveva la caffeina sui miei nervi (e che mi avrebbe fatta licenziare di sicuro, per inciso).

Ok, Rose, respira.

Chiusi gli occhi e mi massaggiai le palpebre, poi ricordai di essermi appena truccata e corsi in bagno a controllare di non aver sbavato la matita. Mi pettinai i capelli per la sesta volta e poi tornai in salotto, camminando a braccia larghe nella speranza che il mio corpo la smettesse di sudare e gli aloni sotto le ascelle si asciugassero.

Mi sedetti sul divano, spostando la pila di libri che avevo ripassato freneticamente il giorno prima, e lanciai un'occhiata nervosa all'orologio: la lancetta dei minuti continuava a procedere al rallentatore. Presi un libro a caso e tentai invano di ripassare ancora qualcosa, ma nello stato in cui mi trovavo riuscii a stento ad accorgermi di aver preso tra le mani una rivista di Roxanne al posto del manuale di fisiologia umana. Gettai la rivista sul tappeto e tornai in bagno: meglio smettere di bere caffè e svuotarmi la vescica, prima che mi scappasse nel bel mezzo del turno di lavoro. Mi calai i pantaloni e mi sedetti sull'asse del gabinetto, in attesa che il mio organismo si decidesse a concordare con la mia asserzione logica sul bisogno di urinare in quel preciso momento. Mentre aspettavo stesi un braccio per raggiungere l'armadietto sulla parete di fronte, alla ricerca di un asciugamano con cui tamponare il sudore che continuava imperterrito a scorrermi sulla schiena. Non trovai alcun asciugamano, ma in compenso mi imbattei in un paio di scarafaggi e in un libretto dalla copertina consunta. Sfrattai gli scarafaggi e mi aprii il libro sulle ginocchia: forse una lettura poco impegnata mi avrebbe aiutata a distrarmi. Il libro, però, si rivelò essere un album fotografico che Roxanne aveva compilato ai tempi di Hogwarts.

Questa ragazza ha colonizzato l'appartamento quasi più di quanto lo abbia fatto io – pensai, con lo stupore genuino che provavo ogni volta che mi imbattevo nella prova di non essere la persona più disordinata sulla faccia della terra. Vero era anche che Roxanne abitava in quell'appartamento da tre anni, mentre io mi ci ero trasferita da appena due settimane.

La prima pagina dell'album era occupata da una foto di me, Roxanne, Lucy e Albus il giorno della consegna dei diplomi. Roxanne, con i ricci fittissimi sparsi ovunque e la cravatta di Grifondoro legata sulla fronte, stava saltellando in giro con il diploma in mano, mentre io e Lucy ridevamo e ci mettevamo in posa indicando le nostre spille di Corvonero e i diplomi con aria falsamente intellettuale. Albus stava in piedi accanto a noi con il solito sorrisino spaccone da “fate largo al meraviglioso figlio di Harry Potter”. La sua uniforme e la spilla di Caposcuola non si sapeva che fine avessero fatto, ma in compenso era a torso nudo e aveva il petto e le guance ricoperti di strisce verdi. Ridacchiai sotto i baffi: i Serpeverde avevano un'opinione di sé troppo alta per non sbandierare costantemente quanto si divertivano giù nei sotterranei.

Voltai pagina e mi trovai a guardare una foto del tutto simile alla precedente, tranne per il fatto che io, Al, Roxanne e Lucy avevamo undici anni e sembravamo troppo terrorizzati dalla prospettiva di venir smistati a Serpeverde per sorridere all'obiettivo. Più tardi, sul treno, Albus aveva scommesso di avere il coraggio di chiedere al Cappello Parlante di essere smistato a Serpeverde. Era sempre stata quella la spiegazione ufficiale per la sua appartenenza alla casa di Salazar, anche se probabilmente ci era stato smistato a calci perché era un cafone pieno di sé. Il che era anche la ragione per la quale lui e Malfoy avevano passato sette anni a rischiare l'osso del collo (nonché l'espulsione) pur di fare a gara su tutto, da chi aveva rubato più ragazze all'altro a chi aveva preso la pagella migliore. Non ero mai riuscita a capire la dinamica del loro rapporto: vivevano troppo in simbiosi per detestarsi seriamente, ma la storia che erano grandi amici e che la competizione era solo per sport faceva acqua da tutte le parti. Probabilmente la Sala Comune di Serpeverde era troppo piccola perché due celebrità con un ego di quelle dimensioni potessero convivere senza fare i fuochi d'artificio. Per fortuna, da quando Albus faceva il genio della scienza con una borsa di studio al Wizarding College di Londra e Malfoy si godeva la sua vita da stella del Quidditch, i reciproci spazi vitali si erano allargati abbastanza da permettere che nessuno dei due sentisse il bisogno di ostacolare la carriera dell'altro.

Continuai a sfogliare l'album, e pagina dopo pagina vidi i nostri volti farsi più adulti, mentre nelle foto si succedevano decine di studenti che conoscevo di nome o anche solo di vista. La fine del primo anno era contrassegnata da una foto di Angelina che rincorreva Fred, con il palese intendo di usare il suo manico di scopa come oggetto contundente per fargli rimpiangere la pessima pagella, mentre il Natale del secondo anno era ricordato con una foto scattata alla Tana alla presenza di tutta la famiglia. La foto più divertente del terzo anno era senza dubbio quella delle vacanze di Pasqua, quando Albus aveva invitato Scorpius alla festa per il quindicesimo anniversario di matrimonio di Harry e Ginny, senza dubbio per mostrargli quanti giornalisti e maghi famosi sarebbero stati presenti: la foto ricordo li ritraeva davanti alla porta di casa, mentre si stringevano la mano con aria estremamente formale, guardandosi in cagnesco. Il quarto anno era dominato dalle foto del Quidditch, che vedevano Hugo, James, Fred e Roxanne ritratti in tutte le pose che si potessero inventare con un manico di scopa e quattro palle. Era stato il glorioso (per loro) anno in cui Grifondoro aveva vinto la Coppa di Quidditch stracciando la favorita Serpeverde all'ultima partita del campionato. Da Corvonero imparziale e per nulla interessata al Quidditch ritenevo che i veri artefici della vittoria di Grifondoro fossero stati i due battitori di Serpeverde (ovvero Albus e Scorpius), che nel tentativo di sembrare più fighi uno dell'altro avevano finito per sabotare la partita della loro squadra, ma non avevo mai ritenuto necessario dirlo ai miei cugini di Grifondoro. Voltai ancora pagina, sorridendo. Poco più avanti, al quinto anno, c'erano le foto del matrimonio di Victoire e Teddy. Vic era così bella che persino Dominique sfigurava al suo fianco, pur essendo di gran lunga la più carina del nostro trio. Io e Roxanne, negli abiti da cerimonia, sembravamo una più buffa dell'altra: lei che zoppicava su due centimetri di tacco, esprimendosi con un labiale più che mai esplicito, mentre io ero semplicemente troppo alta per non sembrare una cicogna sulle scarpe di mia madre.

Il sesto anno, invece, fu una piccola pugnalata al petto. Pensavo di aver dimenticato del tutto quello che era successo al mio penultimo anno di scuola, ma quella foto incollata in fondo alla pagina fu abbastanza per risvegliare l'orgoglio ferito e quel senso di bruciante umiliazione che avevo tenuto tappato in fondo allo stomaco tanto a lungo. Io, Albus e Scorpius eravamo seduti a un tavolo dei Tre Manici Di Scopa, davanti a tre boccali traboccanti di Burrobirra, e sorridevamo all'obiettivo come amici di vecchia data. Scossi la testa e voltai pagina in fretta, spiegazzando la carta.

Avevo avuto una cotta stratosferica per Scorpius dall'inizio del quinto anno, ma ero sempre stata troppo imbranata per intraprendere un serio tentativo di socializzazione. D'altronde lo vedevo quasi sempre quando ero con mio cugino, quindi sarebbe stato un po' difficile provare a parlargli seriamente, con Albus che non perdeva occasione per provocarlo e lanciargli sfide sulle cose più idiote. Al sesto anno, però, era stato Scorpius a cercare me. All'inizio non me l'ero bevuta più di tanto e avevo pensato che stesse cercando di sedurmi per vendicare l'ultima ragazza che lui e Albus si erano rubati a vicenda, ma dopo un po' era stato chiaro che le sue intenzioni erano del tutto platoniche, perciò avevo ceduto di buon grado alle sue richieste di vederci il pomeriggio. Avevamo studiato assieme e chiacchierato del più e del meno per un paio di settimane, suscitando la più violenta gelosia di Al, e con sorpresa avevo scoperto che, megalomania a parte, Scorpius era molto più interessante del pavoncello biondo per cui lo avevo conosciuto fino a quel momento. Anche lui sembrava trovarmi simpatica e pian piano cominciò a confidarmi segreti che avrei potuto usare per rovinarlo, se solo avessi voluto, perciò finii per convincermi di avere una possibilità con lui. Cominciai a pettinarmi e truccarmi con più attenzione quando sapevo che lo avrei visto e feci anche qualche goffo tentativo di imbottirmi il reggiseno prima che, a marzo, Scorpius mi confidasse il vero segreto per cui era venuto da me. Ovvero che si era perdutamente invaghito di mia cugina Lily e che avrebbe voluto corteggiarla senza che Albus si mettesse in mezzo, altrimenti avrebbe pensato che si trattava di una delle loro solite buffonate e Lily non lo avrebbe mai preso sul serio. Mi sentii così stupida e ridicola, in quel momento, che pur di nascondergli la mia cotta e salvare quel poco di dignità che mi restava feci di tutto per farlo mettere con Lily. Feci anche di tutto per non dare a vedere che stavo letteralmente annegando nella gelosia, nei mesi che seguirono, così come cinque anni più tardi, seduta sulla tavoletta del gabinetto, rimasi a fissare una foto di Lily e Scorpius adolescenti che si baciavano come se si trattasse di una sfida per dimostrare che non me ne importava nulla. In realtà faceva abbastanza schifo vederli avvinghiati in quel modo, soprattutto perché il grande amore di Scorpius, quando aveva finito la scuola ed era diventato un giocatore professionista, si era spento da un giorno all'altro. Lily ci era rimasta malissimo quando lui l'aveva scaricata, e Albus per vendetta gli aveva messo un palco di corna enorme con la sua nuova ragazza, ma poi non se ne era più parlato. In famiglia l'argomento “Scorpius Malfoy” continuava ad essere un tabù, anche perché – da quanto avevo capito – Lily doveva averci perso la verginità in una maniera molto poco carina. Oltre al fatto che si era dannata l'anima per presentarlo in famiglia e farlo piacere ai suoi genitori, e lui l'aveva lasciata poche settimane più tardi.

Un gran signore, insomma.

Finii di sfogliare l'album, scorrendo distrattamente i ricordi del settimo anno e dei MAGO. Le ultime pagine erano occupate da una serie di foto scattate subito dopo gli esami nei dormitori di Grifondoro – dove, a quanto pareva, si faceva baldoria tanto quanto avveniva sotto il lago. Trovai anche un paio di foto di Hugo in condizioni così deprecabili che fui seriamente tentata di farne una copia e mandargliele per posta, ma prima che potessi decidermi a farlo qualcuno bussò con insistenza alla porta.

  • Ehi, Rose, sei là dentro?

Chiusi l'album con un sussulto e mi voltai verso la porta, che ora era completamente illuminata dalla luce del sole. Roxanne bussò di nuovo.

  • Rose, sono le otto e dieci. Non dovevi essere al lavoro dieci minuti fa?

Scattai in piedi e mi fiondai verso la porta senza nemmeno perdere tempo a tirarmi su i pantaloni.

  • Oh, miseriaccia!

 

*

 

Cinque minuti più tardi, scarmigliata e con il fiato grosso, mi Materializzai davanti al colossale centro sportivo dove si allenavano i Faltmouth Falcons e mi fiondai all'interno dell'edificio principale, maledicendomi in tutte le lingue che conoscevo. Ero in ritardo di un maledettissimo quarto d'ora al mio primo giorno di lavoro: mi avrebbero licenziata senza nemmeno lasciarmi il tempo di dire “buongiorno”, certo che lo avrebbero fatto. Ma si poteva essere più idioti?

Salii le scale tre gradini alla volta, scorrendo freneticamente i cartellini che contrassegnavano ogni pianerottolo alla ricerca di quello che indicava l'infermeria. Possibile che fosse all'ultimo piano, proprio quando ero in un ritardo così scandaloso?

Finalmente, al quarto piano, trovai l'indicazione che stavo cercando e mi fiondai lungo il corridoio. Non andai molto lontano, in ogni caso: appena svoltato l'angolo andai a sbattere contro un giovane uomo biondo che aspettava davanti a una porta chiusa.

  • Oh, Merlino, mi scusi tanto... – balbettai, chinandomi per raccogliere la borsa che mi era sfuggita di mano.

Quando rialzai lo sguardo sullo sventurato che avevo appena travolto e incontrai i suoi occhi color nocciola, tutte le altre scuse che mi ero preparata a riversargli addosso mi morirono sulle labbra. Aprii e richiusi la bocca, chiedendomi se non fosse il caso di andare da uno psichiatra a farmi dare una controllata dentro la scatola cranica.

Merlino, non può essere.

Scorpius Hyperion Malfoy era il Capitano del Puddlemore United e aveva trascinato la sua squadra alla testa del Campionato per due anni di fila: persino io, nella mia colossale ignoranza in materia di Quidditch, lo sapevo. Che cosa accidenti ci faceva nel centro sportivo dei Faltmouth Falcons?

Non ero psicologicamente preparata per un incontro del genere, né lo sarei mai stata. Non poteva saltare fuori così, dopo che avevo appena passato due ore a ricordare la mia cotta per lui ai tempi di Hogwarts e il modo in cui aveva scaricato mia cugina, e soprattutto non poteva essere così maledettamente simile alle foto di lui che circolavano sul Settimanale delle Streghe. Non poteva e basta: già stavo per essere licenziata, non poteva rovinarmi la giornata in quel modo!

  • C-come... cosa...?

Scorpius inarcò un sopracciglio e mi lanciò quella che aveva tutta l'aria di essere un'occhiatina seducente.

  • Sei la nuova fisioterapista, dico bene? – chiese, ammiccando con un'espressione che, unita al modo in cui aveva detto “fisioterapista”, lasciava veramente poco all'immaginazione.

  • Ho il diploma di Medimago, in realtà – risposi con un moto di stizza.

Al diavolo, che era uno sciupafemmine si era capito anche senza quella ridicola messinscena. Tra l'altro, pareva pure che non mi avesse riconosciuta. Rimasi a fissarlo con crescente ostilità mentre lui mi sorrideva con l'aria accomodante di chi non ha nemmeno lontanamente preso in considerazione le parole del proprio interlocutore.

  • Bene, possiamo cominciare? Mi fa un po' male la spalla sinistra – disse.

Aprì la porta e mi fece cenno di entrare.

  • La spalla... – balbettai, seguendolo con riluttanza all'interno dell'ambulatorio. – Dov'è il Medimago responsabile? Credo che dovrei parlare con lui prima di...

  • Oh, non ti preoccupare, è sempre in ritardo – rispose Scorpius.

Poi, come se niente fosse, cominciò a sfilarsi di dosso la maglia, rivelando un fisico scolpito che ai tempi di Hogwarts non avrei nemmeno osato immaginare.

  • Che... che cosa stai facendo? – squittii, trattenendo a stento l'impulso di nascondermi il volto dietro la valigetta che stringevo al petto. – Io... io non so se sono abilitata a fare... e poi vorrei parlare con il responsabile... e non ho idea di cosa...

Scorpius posò la maglia sullo schienale di quella che – supposi – avrebbe dovuto essere la mia sedia e mi si avvicinò allargando le braccia, come a dire che non mi avrebbe fatto nulla di male.

Oh, questo è tutto da vedere.

In effetti, ero già abbastanza nervosa per conto mio senza che l'ex di mia cugina, nonché mia cotta adolescenziale senza speranze, nonché famoso giocatore di Quidditch, nonché emerito pezzo di stronzo se la fama parlava per lui, si spogliasse davanti a me in una stanza vuota.

  • Avanti, lo saprai fare un massaggio? – chiese. – Pensavo che insegnassero a farli, al corso di fisioterapia.

  • Medimagia... – sibilai tra i denti.

Scorpius mi voltò le spalle e andò a stendersi a pancia in giù sul lettino, incrociando le braccia sotto il mento.

  • Dai, non essere timida. Ti pagano per questo, no?

Ammesso e non concesso che non mi licenziassero, credevo di essere pagata per occuparmi di traumatologia, non di massaggi cinesi.

  • Senti... – cominciai, cercando le parole per mandarlo a quel paese senza sembrare troppo sgarbata.

Ma prima che potessi terminare la frase Scorpius disse:

  • Mi sono stirato la spalla la settimana scorsa, durante un allenamento. Non mi ero riscaldato bene, credo, e ho colpito un bolide con troppa forza. Me l'ero anche lussata, due anni fa, quindi l'articolazione è un po' malandata.

Chiaramente aveva cominciato a parlare di cose serie per convincermi a mettergli le mani addosso, ma ero così desiderosa di dimostrargli le mie competenze in Medimagia (e, lo sottolineavo, Medimagia) che posai la valigetta sul tavolo e mi avvicinai al lettino.

  • Lussazione anteriore o posteriore? - m'informai, cercando di assumere un tono professionale.

  • Posteriore – rispose lui.

  • Hmm...

Gli tastai la spalla un po' a caso, fingendo di sapere cosa stavo facendo. I muscoli, sotto la sua pelle, erano duri e ben sviluppati, ma non sembravano troppo contratti. Disegnavano con linee nette la forma della schiena, che si restringeva dalle spalle larghe verso i fianchi. Non mi sembrava che ci fosse nulla fuori posto, a parte ovviamente il fatto che invece di scusarmi con chi di dovere per il ritardo al mio primo giorno di lavoro ero chiusa in una stanza a massaggiare la schiena di Scorpius Malfoy. Il quale non mi aveva minimamente riconosciuta e molto probabilmente mi aveva anche scambiata per la prossima fisioterapista stupida che avrebbe sedotto tanto per sentirsi un po' più figo. Digrignai i denti e premetti le dita sotto la sua pelle con più forza, sperando di fargli male.

  • La lussazione non è recidivante?

  • No, ci applico delle lozioni per rinforzare i legamenti.

  • Hmm... Bene. Ti capita spesso di stirarti la spalla?

  • No, solo ogni tanto... Un po' più in basso. Oh, perfetto, non ti fermare. Hai visto che li sai fare i massaggi? Comunque prendere un po' di botte è normale, quando fai il Battitore.

Gliene avrei data volentieri una in testa, in quel momento. Continuai a massaggiargli la schiena meditando vendetta in silenzio. Forse se lo avessi ucciso subito sarei stata in tempo per cercare il Medimago responsabile e spiegare i motivi del mio ritardo. In fondo Scorpius giocava per il Puddlemore United, no? Magari si era infiltrato nel centro sportivo per spiare la squadra avversaria e mi avrebbero addirittura premiata per essermi sbarazzata di lui. O forse no?

Di colpo mi sorse l'orribile dubbio di essermi Smaterializzata nel posto sbagliato. Ero così di fretta, quella mattina, che avrei potuto benissimo confondermi e finire da tutt'altra parte. Magari avevo pensato a un centro sportivo in generale ed ero finita in quello sbagliato... Cercai di ricordare se ero mai stata al centro sportivo del Puddlemore United, ma non ricordavo di averlo mai visto. Mio cugino Fred giocava per i Cannoni di Chudley, e comunque ero piuttosto certa di aver regalato ai miei compagni di corso tutti i biglietti che mi procurava per andare a vedere le sue partite in trasferta.

Avanti, non posso aver fatto un errore così grossolano...

Ma, per quanto cercassi di convincermene, non riuscii a tranquillizzarmi. Non con Scorpius Malfoy che mugolava di piacere e mi incitava a continuare, complimentandosi per le mie abilità di massaggiatrice.

Per un attimo meditai di chiedergli dove ci trovassimo esattamente, ma scartai subito l'ipotesi: non mi andava di fare la figura dell'idiota con lui. Non dopo che mi si era rivolto comportandosi come un cafone montato ed egocentrico (come se a Hogwarts ci andasse sul leggero, poi. Ma se non altro non ricordavo che ci provasse con tutto quello che respirava, se Albus non ci aveva provato per primo). E a proposito di mio cugino, Albus non si era esaltato nemmeno la metà di così quando la più prestigiosa rivista scientifica della comunità magica internazionale aveva accettato di pubblicare un suo articolo. Il che, comunque, era una cosa molto più intelligente che prendere a mazzate una palla.

Quando dicono che il successo dà alla testa...

Continuai a massaggiargli le spalle, sbirciando nervosamente l'orologio, per altri dieci minuti. Scorpius, di tanto in tanto, mi interrompeva per dirmi esattamente dove mettere le mani o per fare qualche commento per cui sarebbe stato preso a borsate in faccia da qualunque donna, se non fosse stato una stella del Quidditch. O, nel mio caso, se non avessi avuto le mani occupate e il terrore di venir licenziata al mio primo giorno di lavoro.

Finalmente, quando stavo cominciando ad avere i crampi alle mani, Scorpius si stiracchiò e si tirò a sedere.

  • Ora va molto meglio, grazie.

Recuperò la maglia dallo schienale della sedia e se la infilò con deliberata lentezza, probabilmente gonfiando il petto e contraendo gli addominali nel contempo.

Pagliaccio idiota.

  • Allora magari torno più tardi, dopo l'allenamento? – Propose, strizzandomi l'occhio. – Il Medimago responsabile di solito se ne va per le cinque. Se ti va di aspettare un po'... A proposito, scusa se non mi sono presentato prima. Sono Scorpius, ma questo lo sai già, immagino. Tu sei...?

  • Rose – risposi, glaciale, stringendo la mano che mi aveva teso. Poi, visto che nei suoi occhi balenò un barlume di comprensione, aggiunsi: – Rose Weasley.

Scorpius parve preso alla sprovvista, ma si ricompose in fretta.

  • Oh, Rose, giusto... abbiamo fatto Hogwarts assieme, vero?

E tu ti sei fatto mia cugina, sì.

Scorpius strizzò gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.

  • Aspetta... sei la cugina di Albus, vero? Non lo vedo da secoli... oh, e anche di Lily...

  • Già.

  • Salutamela tanto.

  • Sicuro.

Avrebbe certamente fatto i salti di gioia nel ricevere notizie dal suo ex stronzo.

Scorpius mi rivolse un ultimo sorriso rilassato, come se non ci avesse appena spudoratamente provato con una compagna di scuola che non aveva nemmeno riconosciuto e che tra l'altro era anche la cugina della ex storica che aveva brutalmente lasciato anni prima.

  • Allora vengo dopo, va bene? – chiese, prima di andarsene senza attendere una risposta.

Rimasi a fissare la porta chiusa per svariati minuti, cercando di fare mente locale e decidere cosa fare. Chiamare Albus e fomentare la loro vecchia rivalità per convincerlo a progettare l'assassinio di Scorpius Malfoy non era un'opzione praticabile, supponevo.

Alla fine mi sedetti dietro alla scrivania, sopra alla quale una pila di biglietti da visita mi confermò che mi ero Materializzata nel posto giusto. Aprii un cassetto a caso e ne estrassi una rivista di Quidditch spiegazzata. La data in alto a sinistra era il luglio di quell'anno e sulla copertina spiccava l'immagine di Scorpius Malfoy, a torso nudo sotto alla divisa sbottonata dei Faltmouth Falcons. Fissava l'obiettivo sogghignando con aria conturbante e stringeva tra le mani una mazza da Battitore che continuava a dimenare in aria per colpire Bolidi immaginari, finendo sempre i movimenti in posizioni atletiche quanto improbabili. Il titolo sotto la foto recitava a caratteri cubitali:

 

SCORPIUS MALFOY AI FALTMOUTH FALCONS.

Riuscirà a risollevare la squadra dopo il flop nell'ultima stagione?

 

Sbattei la rivista a faccia in giù sulla scrivania.

  • 'Fanculo, mi licenzio.

  
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