Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ipernovae    08/05/2013    0 recensioni
Severus adorava le feste. O meglio, adorava le vacanze Natalizie che gli permettevano di stare lontano per un periodo ragionevolmente lungo da quei ragazzini con la troppa felicità di vivere addosso.
Ma, se le vacanze Natalizie erano quelle che bramava a lungo, il quattordici Febbraio era il giorno che detestava di più dopo il giorno di Halloween.
Odiava San Valentino e soprattutto lo aveva odiato due anni prima, al secondo anno di quel dannato Potter.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Gilderoy Allock, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(Un-)Happy Valentine's day!




Il sole di Febbraio lasciava ad alcune nubi il permesso di coprire la sua luce, che riscaldava ben poco.
I suoi vestiti neri, comunque, riuscivano a catturare quella tenue luce che la stella del giorno riusciva a regalare nei pochi pomeriggi invernali nei quali si faceva vivo.
Camminava per il giardino con la solita lentezza che molti dei suoi studenti avevano definito 'mortale' per via del suo strascicare costantemente i piedi come un morto vivente che si trascinava verso il prossimo cervello da mangiare.
Quel giorno, gli ricordava le occasioni perse e l'amore non svelato; avrebbe voluto cancellarlo, anzi estinguerlo dal Calendario così come Halloween e il suo compleanno.
Superò qualche studente che si era attardato e si diresse nel suo ufficio nei sotterranei.
-Oh! Severus! Proprio te cercavo.- la voce irritante e stridente di Gilderoy Lockhart si insinuò come un chiodo nel suo timpano, disturbando i suoi cupi e malinconici pensieri.
Con riluttanza e malavoglia si voltò verso l'uomo, che aveva più gelatina di lumaca* in testa di qualsiasi altro mago o babbano nell'intera Inghilterra. Non si sforzò di sorridere, posò lo sguardo su di lui con pragmatico distacco, incontrando il suo disgustoso sorriso luccicante.
-A cosa devo il tuo disturbo, Lockhart?- il viso di Gilderoy si accigliò sentendo tutta la freddezza che Snape aveva messo in quelle poche parole. Non abbandonò, comunque, il suo sorriso smagliante che ormai era più di circostanza, che un sorriso vero e proprio.
-Perdonami l'intrusione nei tuoi pensieri, Severus, ma ho un invito ufficiale da farti.- questa volta, toccò a Snape accigliarsi.
-E per che cosa? Siamo in un castello Lockhart e se non mi invitassero da qualche parte, bada bene che non mi interesserebbe minimamente se non lo facessero, lo sarei di principio. Sono un professore, nonché direttore della Casa Serpeverde. Perciò.- sulle sue labbra si dipinse un vago sorriso, più per stabilizzare quello dell'altro.
Gilderoy non si fece intimorire conosceva i modi di Severus e non lo spaventavano affatto, o almeno non lo faceva notare. Puntò gli occhi in quelli scuri dell'uomo davanti a lui e per un attimo temette di annegare in tutta quella oscurità e in tutti quei segreti che essi contenevano.
-Capisco.-si passò con noncuranza una mano tra i capelli, poi riprese.-Questa sera ho chiesto al professor Silente di organizzare una festa per San Valentino e farebbe piacere a tutto il corpo insegnanti che ti unissi a noi per la cena.-
Severus puntò a sua volta gli occhi in quelli di Lockhart, lasciando che tutta la sua frustrazione si riversasse su di lui, magari sarebbe riuscito a spegnere quel suo sorriso beffardo.
-Mi spiace, ma non posso. Ho dei compiti e delle pozioni da correggere.- nessuna spiegazione né un diretto no. Una scusa banale a cui nemmeno quel credulone di Hagrid avrebbe abboccato. E, infatti, Gilderoy non si lasciò convincere. Se possibile, allargò ancora di più quel suo sorriso da copertina e prese parola ancora una volta.
-Credo che sarebbe carino unirti a noi! Ci saranno tutti. Andiamo Severus!- in uno slancio di puro coraggio appoggiò la mano sulla spalla del suo interlocutore, che non gradì affatto. Il tessuto del mantello di Snape era ruvido e sembrava lana intessuta a mano e malamente. Ritrasse la mano con rapidità un po' intimorito dallo sguardo dell'uomo e un po' perché quel tessuto gli pizzicava la pelle.
Snape, seppur non avesse gradito quel gesto, si costrinse ad accettare quell'offerta.
-Grazie Severus! Ti manderò uno dei miei libri sulle pozioni autografato! A stasera.- tutto sorridente e fiero di se stesso, Gilderoy Lockhart si allontanò da Snape, lasciandolo ribollente di rabbia e una missione da compiere.

-Come hai potuto permettere a quell'idiota con il cervello più piccolo di un troll e di un pixie di organizzare una festa di San Valentino? Dumbledore, stai impazzendo più in fretta di quanto pensassi per Salazar!- mezz'ora. Erano esattamente trenta minuti che Severus vagava nel suo ufficio, camminando avanti e indietro, sbraitando su quanto fosse uscito di senno e su quanto fosse uno stupido-idiota-montato il povero e ingenuo Gilderoy.
-Severus, calmati. E' un modo per far passare agli studenti una serata un po' diversa. Mi pare che li avete messi tutti sotto pressione e un po' di svago se lo sono meritato.- Albus se ne stava comodamente seduto sulla sua grande poltrona, gli occhiali a mezzaluna poggiati sul naso leggermente adunco, le mani elegantemente poste sul grembo e le lunghe dita intrecciate. E quella dannata posa innervosiva Severus ancor più della voce stridente di Lockhart.
-Comunque, non verrò. Mi darò malato o molto impegnato.- sentenziò con voce tombale Snape, fermandosi e, finalmente, prendendo posto difronte ad Albus.
-Severus.-lo rimbeccò il mago con una punta di divertimento nella voce.
-No. Non ci provare Dumbledore! Odio questo inutile giorno. Odio Lockhart, ma soprattutto odio te.- i suoi pensieri si incupirono ancora di più e i ricordi della sua adolescenza, proprio in quello stesso giorno lo invasero.

Una lettera. Glielo avrebbe confessato così. Ma gliel' avrebbe lasciata in forma anonima, sperando che capisse ciò che provava e, forse, l'avrebbe perdonato per il suo errore per quella piccola ma enorme parola che si era lasciato scappare.
Correva. Correva per i corridoi andando a sbattacchiare contro alcuni suoi compagni prendendosi anche parecchi insulti se il colpo era un po' più forte del normale.
Ed era un continuo gridare 'scusa'.
Si fermò un attimo, appoggiando una mano al muro riprendendo un poco di fiato prima di raggiungere la Biblioteca dove avrebbe trovato Amanda, che avrebbe consegnato la lettera a Lily, sempre in forma anonima.
Respirò profondamente un'ultima volta, mentre qualcuno gli andava a sbattere con tutta forza sulla spalla. Fece per voltarsi ma nel momento in cui lo fece, se ne pentì.
-Ma guarda. Ti sei messo a fare attività fisica ora, Snivellus?- Potter. Potter e quella sua schifosa arroganza e strafottenza. - E cosa abbiamo qui? Ohoh! Allora ti vuoi confessare, eh Snivellus? Da qua.- non ebbe tempo di reagire o dire qualsiasi cosa: Potter gli strappò dalle mani la lettera, mentre ordinava a Sirius e Peter di tenerlo fermo.
-Potter, metti giù le mani da quella lettera o giuro che ti affatturo!- cercò di divincolarsi e di strattonare via le sudice mani di quei Grifondoro dalla sua divisa ma furono tentativi inutili.
Potter stava leggendo, grazie ad un incantesimo, ciò che Snape aveva scritto tutto questo senza aprire la busta come se avesse capito il suo segreto. Severus si sentì spogliato e privato di qualsiasi sentimento se non vergogna e rabbia, tanta rabbia.
Diede altri due strattoni, senza riuscire, comunque, a liberarsi. Sapeva che Black era forte ma di Pettigrew non avrebbe mai immaginato.
Potter finì di leggere la lettera, ficcandosela in tasca. -Lasciatelo andare.- non appena sentì le mani di quei due idioti abbandonare la presa sulle sue, provò a scagliarsi contro Potter ma venne nuovamente fermato.
-Grazie, Snivellus. A buon rendere.- si limitò a dirgli quello, Potter, prima di iniziare a correre a sua volta mentre lui veniva di nuovo lasciato andare, questa volta anche a se stesso. Perché sapeva ciò che quello zotico avrebbe fatto; avrebbe dato la lettera a Lily, spacciandola per sua e lei sarebbe caduta ai suoi piedi perché ogni cosa che era riportata su quel foglio, era stata scritta con un inchiostro che conteneva un potente filtro d'amore da lui stesso ideato.
Si maledisse da solo e giurò a se stesso di ricordare per sempre quel giorno.


Severus si guardò intorno, sperando che gli studenti fossero in ritardo come di consueto.
Quando entrò per la porta laterale, però, sentì tutti gli sguardi su di se. Insegnanti e alunni lo fissavano con insistenza, si sentì terribilmente umiliato tanto che maledisse Lockhart e Dulmbledore sottovoce.
Ostentò un'espressione sprezzante e si sedette al suo posto, accanto ad Albus.
-Buona sera Severus. Ti stavamo tutti aspettando.- il sorriso bonario e rassicurante con cui Dumbledore vestiva sempre le sue labbra, quella sera non lo convinse e si limitò a non rivolgergli la parola per tutta la sera mentre lui confabulava amabilmente con Hagrid e gli altri professori.
Lanciò uno sguardo verso Lockhart che stava vivendo quella festa con la gioia di un bambino troppo viziato al quale si regalano venti pacchetti di caramelle.
Gli lanciò un sorriso che non ricambiò. Quel sorriso gli ricordò quello di Potter quel giorno mentre, finita di leggere la lettera, capì di avere la vittoria in pugno. Lockhart si stava godendo quella festicciola idiota e per poppanti che lui stesso aveva organizzato come Potter si godeva l'amore- ormai vero, una volta svanito l'effetto del filtro- della sua Lily.
Una cosa era certa, in quel quattordici Febbraio: l'avrebbe fatta pagare a Gilderoy e ad Albus. Nel peggiore dei modi.

NdA:*La gelatina di lumaca sarebbe il gel babbano. *idee strane*

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ipernovae