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Autore: FrederAigor    08/05/2013    0 recensioni
Semplice. Solo con quest'aggettivo si riusciva a dare un'idea generale di quel che era Bea. Certo, così si riusciva a dare solo un'idea generale di lei, ma per rendere meglio il concetto ci vorrebbero pagine, su pagine, su pagine, su pagine.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Semplice. Solo con quest'aggettivo si riusciva a dare un'idea generale di quel che era Bea. Certo, così si riusciva a dare solo un'idea generale di lei, ma per rendere meglio il concetto ci vorrebbero pagine, su pagine, su pagine, su pagine. Tornava da scuola, era ormai buio, data la stagione e l'orario. Arrivata a casa, gettò le cianfrusaglie della scuola ai piedi della poltrona, nell'ampio salotto colorato di casa, e si fiondò prima in bagno e poi nella sua stanza. La prima cosa che fece fu accendere il computer, senza rifletterci troppo, però; difatti, ogni giorno di più, cominciava a realizzare quanto fossero tristi e monotone le sue giornate, scandite, a scuola, dalla terribile campanella e a casa dalle poche ore di studio e le ore passate al computer. 
La sua vita era talmente monotona che si poteva fare una lista delle cose da fare durante la settimana, e rimanervi fedeli per più mesi. Ad esempio: il lunedì, all'uscita da scuola, andava a casa, pranzava, poi si chiudeva in bagno per mezz'ora abbondante, il tempo giusto per prendere fiato fra la scuola e il seguente studio. Dopo esser uscita dal bagno, andava nel salone di casa e si sedeva davanti al pianoforte del padre. Cominciava a suonare, per distrarsi, svagarsi e per poter dire "stavo suonando, per questo non ho cominciato a studiare!" . Amava follemente Chopin, non riusciva a non suonare almeno una volta al giorno il Notturno n.1. Poi cominciava il tanto agognato studio, metteva su un vinile, solitamente anch'esso di Chopin, e cominciava a leggere, o disegnare o capire quei dannatissimi progetti da fare per il tirannico prof., a cui in fondo voleva un gran bene. Verso le otto cenava. Lei e sua madre, a tavola. La sorella studiava fuori, in Olanda, i genitori erano separati e il padre stava in un piccolissimo monolocale in centro città. L'unica regola di vita di Bea, era che dopo cena smetteva di studiare. Difatti, ingerito l'ultimo boccone, beveva un bicchiere d'acqua e si chiudeva nella sua stanza. 
Ora arriva il grosso dilemma di Bea: stare al computer, vedere film, ascoltare musica o Leggere?
Bea era tormentata da questa incostanza nella lettura, dovuta soprattutto alla facilità nel prendere sonno la sera e alla passione per svariati telefilm che vedeva al computer. Era angosciata, si sentiva ignorante non conoscendo opere considerate grandiose di altrettanto grandiosi scrittori come Pirandello, Dostojevski, Tolstoj o Italo Svevo. Era bramosa della lettura, sperava di riuscire a diventare quel tipo di persona che legge 2 libri in un mese, se li divora e ne assopora ogni lettera, ogni parola, ogni frase, ogni pagina. Si nutre di quei libri come se fossero l'ultima riserva d'acqua rimasta in un arido deserto di impersonalità e grezzo materialismo.
  
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