Erano passati 5 mesi da quando ci eravamo lasciati e per tutta la sera lo ascoltai parlare di un'altra...Quel lunedì arrivai a casa piuttosto scossa e...cosa feci? Passai tutta la notte a scrivere questa oneshot, ovviamente!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Il passato era passato, il futuro troppo incerto e fuggevole per lasciarsi carpire e i
giorni e i mesi le stavano scivolando tra le dita come la sabbia bianca finissima, ricordo
della loro ultima estate insieme.
Questo stava pensando Chiara mentre girava la chiave nella serratura e rientrava in casa
dopo quella serata insolita.
A dispetto di se stessa, era piuttosto scossa.
Raramente negli ultimi tempi aveva messo piede fuori di casa, se non per vedere le sue
amiche...da quando aveva preso la sofferta decisione di lasciare M, l’improvvisa libertà
l’aveva quasi schiacciata, facendola sentire più sola che mai. E in questa solitudine lei si
era isolata, come per punirsi del male che gli aveva fatto.
La loro storia era stata lunga e intensa, anche se agli inizi un po’ travagliata, ma negli
ultimi tempi Chiara aveva subito un cambiamento che non poteva ignorare. Aveva sempre
pensato che l’amore, quello con la A maiuscola, fosse in grado di cancellare dalla mente e
dal cuore qualsiasi altro pensiero. E così era stato per molto tempo.
Negli anni, tante persone erano entrate ed uscite dalla sua vita. Alcune avevano tracciato
un piccolo segno, altre avevano lasciato solo un vago ricordo, ma davvero poche erano
riuscite a scavare profondamente nella sua coriacea anima.
Ed ecco che quando meno se l’era aspettato, il suo universo era cambiato e Chiara aveva
scoperto di non essere più tanto coriacea e indifferente al mondo che la circondava. I suoi
sentimenti verso un amico erano lentamente, inesorabilmente mutati. Se ne era resa conto con
sgomento e curiosità e allo stesso tempo aveva capito quanto quella persona fosse
inarrivabile. Pur sapendo di non avere speranze, la sua lealtà verso chi per tanti anni le
era stato vicino, l’aveva indotta a raccogliere tutto il coraggio di cui disponeva per porre
fine alla sua relazione con M. Non sarebbe stato giusto continuare la loro storia...lei e M
si erano voluti bene, si erano amati, e in nome di quell’affetto Chiara non poteva mentirgli
e fingere che tutto andasse bene.
In nome di quello stesso affetto messo a così dura prova, dopo essersi lasciati avevano
anche deciso di rimanere amici, ed ecco che quella sera, dopo cinque mesi, erano usciti
insieme.
Un fiume di aneddoti e domande archiviati da mesi in un angolo della mente, le era uscito di
bocca, incontrollabile, e M era quasi annegato nel mare di parole più o meno sconnesse che gli si era riversato addosso.
Ma mentre gli raccontava di sè, della sua movimentata vita lavorativa, della sua magra vita
sociale, degli amici comuni e gli ricordava qualcuna delle sue piccole e a lui ben note
manie, Chiara non pensava ad altro che avrebbe proprio dovuto chiedergli di lei.
Era ancora davanti alla porta e la stava fissando senza decidersi a varcare la soglia. Spinse
il battente ed entrò in punta di piedi, attenta a non calpestare la gatta, accucciata sul
pavimento. Il felino la degnò di una sola languida occhiata, prima di girarsi dall’altra
parte e rimettersi a dormire.
Chiara si tolse gli stivali e raggiunse il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Sapeva già che M aveva una nuova ragazza. Lui stesso gliene aveva accennato per telefono
alcuni mesi prima...ma saperlo non l’aveva preparata all’ondata di egoistica gelosia e di
inaspettata tristezza che l’aveva colta quando li aveva scorti passeggiare insieme per mano, al centro commerciale,
giusto la settimana prima.
Per questo, si disse Chiara, aveva dovuto chiedergli di lei.
Doveva sapere, doveva capire i propri sentimenti e per farlo doveva mettersi alla prova.
Per tutta la sera lei gli aveva sorriso, parlando della sua vita senza mai prender fiato,
gli aveva detto che stava bene, che si sentiva realizzata e che era contenta che lui si
fosse ripreso così in fretta...ma in tutto questo gli aveva mentito. Non stava bene, non era
felice, non era forte come voleva invece sembrare e soprattutto si sentiva sola e svuotata.
Era consapevole di aver fatto una scelta, molto probabilmente quella giusta, ma non era
preparata ad affrontare le lacrime che ora le rigavano il viso.
Si diede della stupida. Aveva fatto la scelta giusta, di questo non dubitava, anche se ora ne stava pagando
uno scotto imprevisto.
Non si era aspettata però che M si sarebbe così prontamente rifatto una vita e che avrebbe
continuato a camminare dritto davanti a sè, lasciandosela tanto facilmente alle
spalle...Chiara invece stava vagando senza meta, scrutando l’orizzonte senza mai decidersi a
muovere un passo sicuro in una qualsiasi direzione, timorosa di ghermire quello che le si
trovava davanti, altrettanto timorosa di allontanarsi da quello che le stava alle spalle.
“La vita è breve, ma larga” citò mentalmente, richiamando alla memoria un passo di un libro
(*) che aveva letto poco tempo prima.
Quella frase da diario che inizialmente le era tanto piaciuta, ora assumeva un significato
più inquietante. La vita ci impone una quantità infinita di scelte, ma tra queste sono poche
quelle veramente importanti, quelle che stabiliscono la rotta della nave su cui viaggiamo.
Una di queste decisioni era stata quella di lasciare M e ora Chiara era terrorizzata dal
panorama di possibilità che le si stendeva dinanzi e occhieggiava con nostalgia e forse un
tocco di rimpianto la strada che aveva appena lasciato, sapendo di non poter più tornare
indietro.
Sollevò gli occhi e lo specchio le restituì il suo stesso sguardo. Le lacrime avevano rigato
il fondotinta e assurdamente Chiara si rallegrò di non avere il mascara. Se fosse colato
quello, adesso sarebbe sembrata la parodia di un triste pagliaccio...
Avrebbe avuto un bel da cercare l’amore con la A maiuscola con la faccia così conciata!
Sorrise tra sè, fece un bel respiro e finì di struccarsi, poi si infilò il pigiama e guardò
l’orologio.
Mezzanotte passata...Era tardi, ma non sarebbe riuscita a dormire: troppi pensieri le si
agitavano nella mente come un mare in tempesta e uno in particolare la spinse a prendere
carta e penna, prima di andare in camera sua.
Accucciata sul letto, prese fiato come per preparasi ad un tuffo carpiato.
L’inchiostro nero tracciò qualche parola.
“Monday night”, scrisse.
Scrivere la calmava sempre e l’aiutava a ritrovare la serenità, come se l’atto di mettere
quei pensieri sconnessi su carta le desse modo di riordinarli ridimensionando i sentimenti
burrascosi che essi suscitavano.
Avrebbe riversato su quel foglio la propria anima, assieme forse a qualche altra lacrima e
una volta finito si sarebbe sentita meglio...forse sarebbe anche riuscita a dormire.
La penna ondeggiò incerta sulla carta, poi cominciò la sua danza liberatoria.
“Il passato era passato, il futuro troppo incerto e fuggevole per lasciarsi carpire e i
giorni e i mesi le stavano scivolando tra le dita come la sabbia bianca finissima, ricordo
della loro ultima estate insieme.”
Il resto...lo sapete...
Nota:
(*) “I sublimi segreti della Ya-Ya sisters” di Rebecca Wells
Ed ecco un'altra mia produzione "leggermente" autobiografica...Ho esagerato un po' alcuni aspetti per scopi letterari, badate bene...in fondo il mio animo di scrittrice non mi abbandona mai! Lasciatemi un commentino che fa sempre piacere!