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Autore: Astral    27/11/2007    6 recensioni
Quando anche l'ultima meta si dissolve, e la corsa infine non lascia che l'affanno e il nulla.

"Vendetta… Veleno e miele colano dalle sue labbra, al sol pronunciare gli amari accenti di questo imperioso comando."

Breve flash-fic ambientata in seguito alla morte di Itachi^^
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiori di ciliegio

"Mi devi odiare! Devi sopravvivere come un miserabile, continuare a scappare, aggrapparti alla vita. E un giorno presentati davanti a me, con i miei stessi occhi."

  

Vendetta…

Veleno e miele colano dalle sue labbra,

al sol pronunciare gli amari accenti di questo imperioso comando.

 

Fluiva denso e caldo quel sangue [il mio] tra le mie mani.

Restai a fissarlo mentre la pioggia continuava a scendere da quel cielo plumbeo, pesante.

Scorreva perlacea sulle mie spalle nude e piene di ferite.

Con lo sguardo contratto osservavo il suo corpo inerte. Esanime.

Privo della vita che gli avevo abilmente sottratto.

Le mie mani forti ancora affondate nella sua ferita sanguinante, si impregnavano di quell’odore acre e liberatorio al tempo stesso.

Una vita passata a inseguirlo.

A bramare la sua morte più della mia stessa vita.

I miei occhi, neri come la notte in cui giurai vendetta sul mio cuore, lo guardavano rapiti.

Scrutavano il suo volto sofferente, le sue ferite, la bocca dischiusa in un’ultima supplica.

Ma non trovavano nulla.

Niente che potesse salvarmi da quel baratro nel quale stavo lentamente scivolando.

Sopra il cui ciglio ero stato per troppo tempo, troppo preso dalla missione che mi ero prefisso.

Che mi ero imposto di compiere ad ogni costo.

Cancellando ogni cosa.

Cancellando ogni persona.

Dalla mia mente.

Dal mio cuore.

Una risata amara si liberò testarda dalla mia gola.

Salì al cielo urlando ciò che la mia anima mi sussurrava da tempo.

Ma che la mia mente non aveva mai accettato.

Ucciderti è stato come cercare di afferrare il fumo a mani nude.

Non perché fossi il più veloce.

Non perché fossi un grande combattente.

Perché dopo averti afferrato, dopo averti ucciso, nelle mani non mi è rimasto assolutamente nulla.

Continuavo ad osservarti e capivo che alla fine eri stato tu a vincere.

Mi hai costretto a diventare come te, a essere infelice.

Una tremenda sensazione di vuoto si impossessò prepotentemente di tutto me stesso.

I miei occhi non più rossi, ma ridotti a specchi opachi, inseguono immagini lontane.

Lacrime diafane sgorgano insistenti.

Le mani che ti hanno ucciso anelano solo una cosa.

Sfiorare ancora quei capelli lucenti che sempre mi ricordavano i delicati petali dei ciliegi in fiore.

Gli occhi che ti hanno fissato con disprezzo, bramano solo rubare anche per un attimo un lampo di quelle iridi di giada splendente.

Ma è troppo tardi.

Lei non può essere più mia.

Tu condannandomi quella notte a questa vita di vendetta me l’hai portata via.

Per sempre.

 

Baci, Angela

Disclaimer: le prime parole tra virgolette sono quelle pronunciate da Itachi stesso, non sono quindi frutto di un dialogo da me inventato.

   
 
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