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Autore: redeagle86    09/05/2013    1 recensioni
Spoiler volume 20
-Verresti a salvarmi?- chiede ancora, con una nota di disperata urgenza nella voce che lascia spiazzato il ragazzino. L'ombra degli alberi crea una strana cornice attorno a loro, strani giochi di luce e oscurità che paiono un presagio del futuro che li aspetta.[...]
-Io... - Lui era un servitore, non aveva voce in capitolo. Non poteva salvarla, se quello era il destino scelto per lei. -Certo che verrei, signorina Ada- replica infine.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ada Vessalius, Gilbert Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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salvami
Salvami

-Gil, se un giorno mi obbligassero a sposare un uomo che non amo, tu verresti a salvarmi?
Il giovane servitore si volta verso la piccola di casa, scontrandosi con i suoi occhioni verdi traboccanti di aspettative. Tutti i Vessalius hanno gli occhi di quel colore, ma ognuno di loro ha una sfumatura di verde diversa dagli altri, una sfumatura data da ciò che vi si può leggere dentro. In quelli di Ada c'è un'innocenza sconfinata e Gilbert è certo che soltanto gli angeli possiedano uno sguardo simile.
-Nessuno vi obbligherà mai a questo, signorina- risponde, riprendendo a camminare lungo il viale alberato alla ricerca di Oz. Ma si ferma quasi subito, accorgendosi che i passi di lei non stanno seguendo i suoi. Si gira di nuovo e la vede immobile, le manine strette sul tessuto della gonna e la testa bassa. Tutto tace di colpo, il tempo pare fermarsi.
-Verresti a salvarmi?- chiede ancora, con una nota di disperata urgenza nella voce che lascia spiazzato il ragazzino. L'ombra degli alberi crea una strana cornice attorno a loro, strani giochi di luce e oscurità che paiono un presagio del futuro che li aspetta.
Gil la fissa, preoccupato: sa che ama nascondersi negli armadi o sotto i tavoli e all'improvviso teme possa aver sentito qualche discorso degli adulti. Di suo padre. Zai Vessalius, in fondo, non sarebbe estraneo a certe discutibili decisioni.
-Io... - Lui era un servitore, non aveva voce in capitolo. Non poteva salvarla, se quello era il destino scelto per lei. -Certo che verrei, signorina Ada- replica infine.
E nel profondo del cuore sa che queste parole, per quanto possano sembrare assurde, sono vere. Un'azione simile gli costerebbe la vita, ma non gli importa: si metterebbe anche contro il mondo intero per proteggere quella creaturina dolce e gentile che riesce a dar pace al suo animo. Sarebbe arrivato su un cavallo bianco, come i principi delle favole che la governante legge loro la sera, e l'avrebbe portata via con sé.
Un pensiero che colora le sue guance di un tenue rossore; un colore che si intensifica quando lei gli si avvicina e gli prende una mano.
-È una promessa?
-Sì, è una promessa.

Trine, nastri e merletti decoravano il suo abito ma, per quanto lo specchio le restituisse l'immagine di una principessa, Ada continuava a sentirsi la vittima sacrificale da immolare sull'altare delle apparenze e delle convenienze.
Non era una principessa e non viveva affatto in una favola, altrimenti quel giorno avrebbe avuto accanto il suo vero amore e sarebbe stata entusiasta. Ma la sua vita non era scritta con l'inchiostro rosa e lei non era l'eroina di un romanzo che, dopo mille peripezie e sofferenze, raggiungeva il tanto sospirato lieto fine.
Suo padre aveva cancellato la parola “lieto” dalle esistenze dei suoi famigliari: aveva accettato il folle accordo con Jack, l'aveva presa in ostaggio, aveva ucciso lo zio Oscar... Ed ora la costringeva a quel matrimonio d'interesse per riportare i Vessalius nelle grazie di Glen. Perché le persone non erano che oggetti da sfruttare nel modo più utile.
Quella promessa, scambiata con l'amico d'infanzia... non era che un miracolo in cui era stupido sperare. Gilbert era chissà dove con Oz, Alice e ciò che restava di Pandora: mettere a ferro e fuoco ogni luogo non aveva aiutato i Baskerville a ritrovarli. Non sarebbe venuto a salvarla, non avrebbe messo a rischio tutto e tutti per liberarla da quello che, a conti fatti, era il male minore. Certo, sposava Vincent Nightray, l'uomo più ambiguo, falso e viscido che fosse mai esistito, ma avrebbe potuto andarle molto peggio.
O così doveva pensare, altrimenti avrebbe rotto lo specchio e usato i suoi frammenti per tagliarsi le vene, fuggendo da quel destino.
Ma non poteva morire, non finché una vocina nel suo cuore le ripeteva insistente che lui sarebbe arrivato, che avrebbe mantenuto la promessa. Perché era nella sua natura essere onesto e leale.
Perché a lei sarebbe bastato vederlo un'ultima volta prima di andare su quel patibolo camuffato da altare. Vedere ancora una volta il suo viso, sentirgli dire che ogni cosa sarebbe andata per il meglio anche se era una bugia.
Solo questo, poi si sarebbe avviata serenamente alla sua condanna.
Avrebbe rinunciato ai sogni e alla felicità e avrebbe accettato il fato che le era stato imposto: era tempo di abbandonare la speranza che un giorno sarebbero stati di nuovo insieme e felici. C'era troppo sangue e troppe morti a dividerli.
La sua famiglia, i giorni alla magione quando il sole illuminava ogni cosa, appartenevano a un'altra vita: ora suo fratello e Gil erano ricercati, la villa era un rudere ed il sole era spento e gelato.
Quella era la realtà.
E la figura che vedeva alle sue spalle, riflessa nello specchio, non era che frutto della sua immaginazione. Non era lui quello che si stava abbassando il cappuccio della cappa rossa e le rivolgeva un sorriso delicato; non era lui, anche se il suo cuore di ragazzina innamorata scalpitava e le lacrime avevano iniziato a rigarle le guance.
-Ve l'avevo promesso.
Ada si voltò e attese un istante prima scoppiare a piangere e correre ad abbracciarlo.
Il giovane sussultò preso alla sprovvista e il suo braccio esitò prima di avvolgere l'esile corpo della fanciulla: non aveva tempo per lasciarsi vincere dall'imbarazzo.
-Non credevo che...
-Era una promessa. Non potevo venir meno- ribatté, sfiorandole piano i capelli d'oro. Era partito immediatamente appena la notizia del matrimonio l'aveva raggiunto, senza curarsi d'essere scoperto o di incontrare i Baskerville: l'unica cosa che contava era arrivare da lei.
-Gil... - mormorò, alzando la testa dal suo petto. Il ragazzo la lasciò per asciugarle una guancia con la mano: la sua pelle era morbida e vellutata come una pesca matura e i suoi occhi erano ancora brillanti ed innocenti come nei suoi ricordi. Non era cambiata da quand'era bambina, né da quando l'aveva rincontrata a Latonwidge: era sempre la sua cara signorina Ada, l'unica donna della sua vita.
Non poteva più negarlo, nemmeno a sé stesso: la amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, veniva prima della sicurezza di Oz, prima di chiunque. Si era ritagliata un posto speciale nel cuore del corvo nero e vi era rimasta, come un fiore perennemente appuntato sulla giacca.
Né gli addii, i dispiaceri o le sofferenze avevano mutato la sua dolce persona... mentre lui, lui era molto diverso, lo sapeva. Però l'immagine che vedeva in quello sguardo color dei prati era solo quella di un uomo, non di un assassino o di un traditore. Era un'immagine carica di speranza, non di delusione.
Era il futuro, per quanto incerto, non il passato.
-Signorina Ada, voi...
-Quando riuscirai a chiamarmi soltanto Ada?- lo interruppe con la solita battuta di sempre, quella che compariva in tutti i loro incontri. E prima che fosse troppo tardi, prima che la classica parola fuori posto rovinasse tutto o che il destino reclamasse entrambi a sé, la ragazza si aggrappò al mantello rosso e si sollevò sulle punte dei piedi per poterlo baciare e sentire finalmente il sapore delle sue labbra.
Avvertì il suo stupore, il suo irrigidirsi sorpreso, ma non aveva tempo per preoccuparsi delle conseguenze o per vergognarsi della sua audacia: aveva atteso anni quel momento ed ora sapeva che non avrebbe avuto un'altra opportunità. Il primo bacio doveva essere suo e di nessun altro.
E fu lei a sussultare quando Gilbert la stinse nuovamente e rispose al bacio, grato del coraggio di quella ragazzina in grado di prendere l'iniziativa al suo posto. Era sempre stata più coraggiosa di lui, per fortuna, più forte: glielo aveva dimostrato in più di un'occasione. Non sarebbe mai riuscito a baciarla, era oltre i suoi sogni più rosei: già tenerla per mano poteva causargli un principio di infarto.
E il tempo si fermò un'altra volta, come quel pomeriggio d'estate.
E il bacio divenne disperato, come se dovessero recuperare tutti gli anni persi a convincersi di qualcosa che era chiaro a chiunque. Come se ci fosse solo quell'istante al mondo.
E poi il tempo tornò a scorrere, si riprese con prepotenza il suo ruolo, facendo vorticare tutto ad un ritmo tanto veloce da rendere difficile capire cosa stesse accadendo.
Zai Vessalius aprì la porta, sua figlia si separò di scatto da Gil e riuscì solo a urlare:
-No, padre!- portandosi di fronte all'amato.
Un colpo di pistola ed Ada venne spinta contro il petto di Gilbert, il vestito bianco macchiato di rosso.
Un altro colpo di pistola, sparato un secondo troppo tardi; il capofamiglia si accosciò, colpito dritto al cuore da un ragazzo troppo abile ad uccidere.
Un ragazzo che, una volta di più, si ritrovò a rimpiangere quel giorno a Sablier in cui il suo dito aveva esitato sul grilletto e la morte aveva schivato Zai. Troppe cose orrende erano accadute da allora per colpa di quel gesto mancato.
-Resisti... ti prego... ti prego... - implorò, piegandosi sulle ginocchia e stringendola a sé.
-Gil... - riuscì a mormorare, trovando la forza di rivolgergli un sorriso.
-Non doveva andare così.
-Non importa... io sono contenta- bisbigliò. Ci sarebbero state tante cose che avrebbe voluto dirgli, ma non ne aveva la forza. Così si limitò a mantenere quel sorriso perché, anche se stava morendo, lei era felice.
Gilbert iniziò a piangere e non si curò dei passi dei Baskerville che arrivavano nella stanza attirati dal rumore degli spari. L'unico suono che udiva era quello del cuore della sua signorina e il suo respiro sempre più flebile.
-Ada... - mormorò senza fiato, affondando il viso tra i suoi capelli biondi. -Ti prego... dovevo salvarti... Ti prego...
-L'hai fatto... Gil... - sussurrò la giovane. Sollevò a fatica una mano, portandogliela sul capo e accarezzando per l'ultima volta i suoi ciuffi neri: lui l'aveva salvata ogni giorno, in modo inconsapevole, semplicemente esistendo e dando un senso alla sua vita. Andarsene così, stretta al suo corpo, dopo aver finalmente dato voce ai suoi sentimenti, era la morte migliore che potesse chiedere. -Mi hai... sempre salvata... e te ne sono grata... Ti amo... - riuscì a dirgli. Poi la sua mano ricadde a terra e i suoi occhi verdi si chiusero per sempre.
-Ti amo anch'io- singhiozzò il ragazzo, disperato. Non l'aveva salvata, era un fallimento: era sempre stata lei la sua salvezza. Lei lo aveva salvato quando Oz era precipitato nell'Abisso, lei aveva salvato la sua anima dall'oscurità di Raven... e gli aveva fatto da scudo, morendo al suo posto. La sua sola consolazione era che l'avrebbe raggiunta a breve: se esisteva una vita dall'altra parte, sarebbero stati insieme.
Ma Glen aveva altro in mente, progettava già di usarlo come esca per far uscire allo scoperto Oz e con lui Jack: Gilbert era un ostaggio prezioso e non andava sprecato in un momento di vendetta. Era troppo prezioso per ucciderlo così.
-Prendetelo- ordinò.
Il rumore di uno sparo e una finestra si infranse improvvisamente: sulla camicia di Gil comparve una macchia di sangue che si estese velocemente come una rosa sbocciata sul suo petto. Crollò sul corpo di Ada e non sentì più nulla, non si preoccupò più di niente.
Era di nuovo con lei. Stavolta per sempre.
Non udì la furia del capo dei Baskerville nel vedere il suo piano andare in fumo, ma la vide colui che aveva sparato: ripose la pistola con calma e abbassò il capo perché i capelli gli nascondessero gli occhi.
Si fermò un attimo soltanto, poi si allontanò indisturbato, estraneo alla confusione che aveva improvvisamente riempito la dimora. Aveva riunito due cuori legati da sempre, li aveva riuniti nell'unico modo possibile.
E forse quel gesto, oltre a salvare i due amanti, avrebbe salvato anche la sua anima.



NdA
Questa ff era stata scritta per il contest "Perchè strano è bello" dedicato alle coppie che di solito non vengono molto considerate, quelle amate da pochi, insomma. Poi il contest è stato annullato e la storia è rimasta.
Cosa dirvi? Forse la parte più ambigua è il finale... chi è stato a sparare a Gil? Oz? Suo fratello Vincent? Qualche membro dei Baskerville con una coscienza? Alice? Non lo so, perchè ognuno può dare la sua risposta e adattare il finale come preferisce, abbinare la misteriosa identità al personaggio che ritiene più adatto.
Come sempre ringrazio chi legge anche senza commentare, chi ama come me questa coppia e tutti gli altri.
  
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