Ecco qua un nuovo
capitolo, spero che lo gradirete. Vi prego di fare particolarmente attenzione
alla canzone introduttiva, io credo che quel verso rispecchi molto bene lo
stato d’animo di re Thèoden, ed è tra l’altro una canzone che io amo molto. Adesso
vi ringrazio con tutto il mio cuore per i bellissimi commenti che mi lasciate,
mi fanno davvero molto piacere! Continuate a seguirmi, non vi deluderò!
6. La speranza cavalca
il vento
You shot through my anger and rage
To show me my prison was just an open cage
There were no keys no guards
Just one frightened man and some old
shadows for bars
(Living proof - Bruce Springsteen)
Un'alba grigio ghiaccio sorgeva
da est, combattendo con le folte nubi; presto i primi raggi del sole avrebbero
raggiunto i tetti di Edoras, facendo risplendere d'oro tutta la città.
Ma, da tempo, Eowyn non
sorrideva più per una nuova alba, e le notti si dividevano tra veglie insopportabili
e sonni senza sogni; la fanciulla sentiva il suo cuore disseccarsi ogni giorno,
sempre più privato di gioia, di serenità, di speranza e... d'amore.
Presa nei suoi pensieri, la
ragazza non s’accorse della figura curva che le si era avvicinata, con sguardo
fin troppo interessato ed un desiderio perverso negl'occhi.
"Come sei bella oggi,
dolce Eowyn..." Mormorò Grima, osservandola da vicino; lei si voltò
sorpresa e sconvolta, trovandoselo di fronte. Vermilinguo le fece un viscido
sorriso. "Bellissima e fredda, come una mattina di pallida
primavera..." Continuò l'uomo, allungando le dita esangui verso il suo
volto; Eowyn si scostò bruscamente, con espressione accigliata, lacrime di
rabbia cominciavano a farsi strada nei suoi occhi.
Lui la osservò ancora,
girandole intorno; la desiderava da anni, da quando non era che poco più di una
bambina, ed ogni giorno si avvicinava il tempo in cui sarebbe stata sua...
Grima tremava di eccitazione alla sola idea... Il suo corpo era così perfetto,
e illibato, con quella pelle bianchissima, figlia del latte e della neve, i
capelli d'oro... L'unica cosa che non andava erano gli occhi, no... aveva gli
stessi occhi di quel bastardo del fratello, che riuscivano ad attraversarlo
come lame affilatissime ed a guardarlo con un odio viscerale, e questo lo
faceva arrabbiare, tanto da volerla picchiare fino a cavarglieli. Eppure la
desiderava lo stesso...
"Le tue sono lunghe
veglie solitarie, mia cara..." Fece un nuovo passo verso di lei, e la
ragazza uno per allontanarsi. "...avresti bisogno di qualcuno che ti
tenesse compagnia, che ti confortasse..."
"E vorresti essere
tu?" Domandò Eowyn con rabbia.
"Lo sai quanto ci
tengo a te..." Rispose mellifluo Grima; lei lo fissò, col disgusto dipinto
sul bel viso, e con una rabbia profonda che le riempiva gli occhi di lacrime.
"Le tue parole sono
veleno!" Gridò poi, girandosi di scatto.
"Che succede?!"
Un'autoritaria voce femminile fermò la mano di Vermlinguo, appena prima che si
posasse sulla spalla di Eowyn; era Elfrid, entrata di slancio nella stanza.
"Stavo solo dando il
buongiorno alla dolce Eowyn." Si giustificò l'uomo, con l'espressione più
ingenua del mondo, allontanandosi dalla ragazza. "Ora devo andare..."
Detto questo si diresse verso la porta, lanciando un'occhiata malevola alla guerriera.
Elfrid lo seguì con gli
occhi, finché non fu uscito dalla stanza, poi corse accanto ad Eowyn, che
rimaneva voltata verso la finestra.
"Ti ha fatto
qualcosa?" Le domandò con tono allarmato, vedendo il suo viso sconvolto.
"No." Rispose
l'altra, negando col capo.
"Dimmi la
verità..." La pregò Elfrid preoccupata; Eowyn sollevò il mento, portandosi
un ciuffo di capelli dietro la schiena.
"Con le mani non mi ha
mai toccata, ma con le parole mi ha violentata mille volte..." Ammise
infine.
"Non gli permetteremo
più, di fare una cosa simile." Affermò la guerriera; Eowyn la guardò
negl'occhi. "Ognuno ha la sua battaglia da combattere."
"E questa è la
mia." Dichiarò combattiva la fanciulla bionda.
"E promettimi che non
ti rassegnerai ad una sconfitta." Le disse l'amica, stringendole le mani.
"Non lo farò."
Rispose Eowyn, annuendo.
Poco più di un'ora dopo, la
due donne raggiunsero la sala del trono; il re era già stato accompagnato sul
suo trono, e Grima gli sedeva la fianco, come sempre. Eowyn si avvicinò subito
al sovrano, domandandogli se aveva qualche necessità, mentre Elfrid raggiunse
altri soldati che sostavano sotto il colonnato ai piedi del trono.
C'era una strana atmosfera,
come se tutto il palazzo fosse in attesa di qualcosa; Elfrid pensò che dipendesse
dal fatto che, la notte precedente, lei ed i soldati fedeli a Eomer, si erano
accordati per liberare il maresciallo, avrebbero agito quella notte. Ogni sua
supposizione, però, fu confutata dai fatti che avrebbero avuto luogo da lì a
pochi minuti...
Il grande portone di
Meduseld fu spalancato, con grande sorpresa di tutti i presenti, poiché era un
evento che ormai accadeva di rado, e quattro figure grigie entrarono nel
salone; Elfrid, sorpresa e incuriosita, fece qualche lento passo nella loro
direzione, per cercare una migliore visuale. Sembrava che si fossero fermati a
guardare l'arazzo di Eorl il Giovane... Quando ripresero a camminare, uno di
loro le lanciò un'occhiata, ma Elfrid lo aveva già riconosciuto, e non poté
impedire al suo cuore di accelerare i battiti.
I quattro superarono il
lungo focolare, fermandosi ai piedi della pedana del trono, osservati dallo
spento sguardo del re e da quello maligno e sospettoso di Grima.
"Salute Theoden, re
del Mark!" Esclamò il vecchio che sembrava guidare il gruppo. "Sono
tornato, poiché giunta è l'ora in cui gli amici si debbono riunire per
combattere la distruzione." Aggiunse; il re emise un lieve lamento, che
somigliava ad una risata strozzata.
"Rispondo al tuo
saluto, Gandalf..." Mormorò poi. "Ma non chiedermi di darti il
benvenuto, perché porti con te mali peggiori di prima, Gandalf
Corvotempesta..." Le ultime parole morirono in un borbottio.
Elfrid, ferma accanto ad un
colonna vicino al trono, osservava tutta la scena con espressione allibita: chi
era quel vecchio? Il fatto che accompagnasse Aragorn ed i suoi compagni,
comunque, la rassicurava sulle sue intenzioni.
"Giuste sono le tue
parole, mio Sire!" Intervenne Vermilinguo, alzandosi e avvicinandosi a
Gandalf. "Egli non porta altro che cattive notizie e malasorte! Làthspell
lo chiamerò io, Malaugurio, ed il malaugurio è un cattivo ospite!"
Aggiunse, fissando il vecchio con sguardo ostile.
"Taci serpe!" Gli
gridò Gandalf, brandendo il suo bastone. "Ritira la lingua forcuta tra i
denti, non ho attraversato fuoco e morte per scambiare inutili parole con un
servo!" Detto questo batté il bastone contro il pavimento, si alzò un
rombo di tuono e Grima crollò a terra; allora lo stregone si scoprì dal logoro
mantello grigio, rivelando un abito candido come la neve ed un'aura di
abbagliante luce.
Elfrid, sbalordita, lanciò
un'occhiata ad Eowyn, che era rimasta ferma dietro al trono; anche lei era
sbigottita. Gandalf, nel frattempo, si era avvicinato al re.
"Guarda, Theoden, non
tutto è oscuro!" Proclamò lo stregone, ed un raggio di sole penetrò da una
delle alte finestre, illuminando il volto del sovrano. "Io ti darò il mio
aiuto, vieni con me, troppo a lungo sei stato tenuto nell'ombra dai cattivi
consiglieri!"
Il re, con lentezza, si
alzò barcollando dal suo trono, sotto lo sguardo incredulo dei presenti;
sembrava che una nuova luce brillasse nei suoi occhi. Eowyn corse subito al suo
fianco, sostenendolo nel cammino, fino alle porte.
"Aprite!" Ordinò
imperioso Gandalf. "Passa il Signore del Mark!" Le grandi porte si
aprirono lentamente, mentre lo stregone si avvicinava a Theoden. "Lascialo
a me, dama, sarò io ora ad occuparmi di lui."
Eowyn era incerta, vedeva
il suo sire rifiorire ad ogni passo, ma, allo stesso tempo, temeva a lasciarlo
solo. Theoden la guardò e, nei suoi occhi, la fanciulla rivide la luce di un
tempo; le fece un breve sorriso.
"Va, Eowyn, figlia
mia." Le disse, facendole una carezza. "I tempi bui sono
passati." Eowyn sorrise commossa, fino a pochi minuti prima credeva di non
vedere mai il giorno in cui Theoden sarebbe tornato quello di prima; lo lasciò,
sostenuto dal braccio di Gandalf.
La ragazza, mentre
ritornava nel palazzo, si voltò per un attimo a guardare il re che, ancora
malfermo sulle gambe, si fermava sul bordo del bastione; nel suo sguardo c'era
tenerezza e commozione.
Fu allora, però, che i suoi
occhi incrociarono quelli di un uomo alto, avvolto in un manto grigio; i
capelli scuri gli sfioravano, scomposti, le sopracciglia, e la guardava con le
sue iridi grigio azzurre, penetranti, ma gentili. Non appariva vecchio, eppure
su di lui sembravano passati molti inverni, e grande doveva essere la sua
personalità ed il suo lignaggio, poiché Eowyn avvertiva chiaramente il potere
scorrere in lui. La fanciulla rimase immobile a fissarlo, per un periodo che le
sembrò infinito, ma il tempo si era sicuramente fermato, ed il cuore le batteva
in gola come se implorasse di uscire; si sentiva incapace di muovere un
muscolo.
Lui, infine, le fece un
sorriso cordiale ed un breve inchino, poi si mosse, raggiungendo gli altri
all'esterno; Eowyn trasalì, tornando all'improvviso alla realtà, si voltò
rigidamente in direzione del palazzo e corse dentro, coprendo con le mani le
guance arrossate.
Quello che accadde dopo,
nessuno lo avrebbe immaginato. Gandalf parlò a Theoden con parole di pace e di
speranza, risvegliandolo lentamente dal subdolo avvelenamento a cui lo aveva
sottoposto Vermilinguo; lo spronò a rendersi di nuovo forte, a non disperare
nel momento dell'attacco, a non abbassare lo sguardo davanti al nemico. E
Theoden si rialzò, lasciando il bastone che guidava i suoi passi, nonostante la
battaglia per lui giungesse in vecchiaia, ma il sovrano sentiva la forza
rinascere lentamente in se, e la fiducia con lei. Gandalf lo convinse poi a far
scarcerare Eomer, ed egli mando Hàma, il capitano delle guardie ad aprire la
cella di quello che gli era stato fatto credere un traditore da colui che lo
era veramente.
Quando Hàma passò accanto
ad Elfrid, la ragazza lo pregò di portarla con se; il capitano titubò per un
attimo, ma poi annuì e partirono per le prigioni.
Arrivati là, gli si parò
davanti una robusta guardia, una di quelle fedeli a Vermilinguo; incrociò le
braccia, impedendogli il passaggio.
"Che volete?" Gli
domandò con boria.
"Siamo qui per
liberare il Terzo Maresciallo." Gli rispose Hàma, per nulla intimorito.
"E' un ordine di
Grima?" S'informò la guardia.
"E' un ordine del
re." Ribatté il capitano.
"E come faccio io a
sapere che è vero, e voi non siete qui per farlo evadere?" Replicò l'uomo,
annuendo.
"Adesso basta!"
Esclamò spazientita Elfrid; estrasse la spada e gliela puntò alla gola, sotto
lo sguardo allibito di Hàma. "Apri subito quella cella, o la tua testa
rotolerà a terra, insieme a tutta l'altra sporcizia!" Ordinò la donna, la
guardia passò le chiavi al capitano.
Eomer, nel frattempo,
attirato da tutto quel trambusto, si era avvicinato alla porta e cercava di
guardare dalle sbarre; non vide nulla, finché Hàma, con un grosso sorriso, si
fermò davanti alla sua cella, aprendola in fretta. Il cavaliere si scostò, per
permettere di aprire e, appena la porta si scostò, Elfrid gli corse incontro
abbracciandolo.
"Che... che
succede?" Domandò stupito e incredulo l'uomo, mentre la ragazza lo
stringeva appassionatamente.
"Devi vederlo con i
tuoi occhi..." Rispose Elfrid, scostandosi da lui. "...o non ci
crederai."
"Siete libero,
Sire." Disse Hàma. "Per ordine del Re."
Eomer spalancò gli occhi, a
quelle parole, il cuore cominciò a battergli forte: era speranza, l'emozione
che sentiva? Spostò gli occhi di nuovo su Elfrid, che sorrideva tenendogli la
mano.
"Andiamo,
presto!" Lo spronò la ragazza, tirandolo.
Lui non riusciva a capire,
non sapeva che fare; si lasciò trascinare nel corridoio, ma, quando furono
fuori dalla cella, gli tornò a mente qualcosa. Si voltò verso Hàma.
"La mia spada?"
Chiese al capitano.
"Mi sono permesso,
Sire." Disse l'uomo, porgendogli l'arma; Eomer la prese e la sfoderò,
brandendola. Ora si sentiva di nuovo se stesso.
"Sei pronto a
combattere di nuovo per il tuo Re?" Gli domandò Elfrid, che era davanti a
lui e lo guardava sorridendo.
"Come non mai... come
non mai..." Rispose lui, rispondendo allo sguardo.
"Allora andiamo."
L'incitò lei; gli prese di nuovo la mano e si avviarono verso la luce.
Eomer giunse al seggio di
pietra, posto sulla scalinata di Meduseld, proprio nel momento in cui Theoden
cercava la sua spada; il cavaliere gli porse la propria.
"Prendi questa,
Sire." Disse il giovane, porgendogliela, mentre s'inginocchiava di fronte
al re. "Non ti ha mai tradito." Aggiunse a capo chino; Theoden lo
fissò a lungo.
"Vi sono molte cose di
cui debbo chiederti perdono, Eomer figlio mio." Il cavaliere rialzò lo
sguardo su di lui e lo rivide fiero e diritto come un tempo, e gli occhi gli
divennero lucidi.
"Accetta questa spada,
fammi ancora combattere al tuo fianco, Sire, e sarà sufficiente." Rispose
poi. "Io non ho nulla da perdonare a te."
"Prendila." Disse
Gandalf al sovrano.
Dopo aver brandito di nuovo
una spada, il braccio del re sembrò ritrovare il vigore dei tempi andati; tutti
i presenti gioirono nel rivedere la fierezza del loro sovrano. E mentre
esultavano, Eomer e Elfrid si scambiarono un'occhiata commossa; solo la
guerriera vide quella lacrima trasparente, lacrima di gioia, che scese sul viso
chiaro dell'uomo.
"Riprendi la tua
spada, Eomer." Disse ad un certo punto Theoden, poi guardò il capitano
delle guardie. "E tu, Hàma, va' a prendere la mia, è sicuramente Grima che
la custodisce." L'uomo ubbidì subito, allora il sovrano si voltò verso
Gandalf. "Che dobbiamo fare, ora?" Gli domandò.
"Segui il tuo cuore,
riponi la tua fiducia in Eomer, e non in falsi consiglieri bugiardi. La
minaccia di Isengard va debellata, prima che ci schiacci, per rivolgere le
nostre attenzioni al vero nemico... Tutti gli uomini validi dovrebbero
cavalcare a ovest, mentre chi rimane dovrebbe rifugiarsi sulle montagne."
"Seguirò il tuo
consiglio, saggio amico mio, ma non chiedermi di restare, voglio combattere
insieme al mio popolo!" Proclamò Theoden; il senso di colpa era grande nel
suo cuore, per troppo tempo la sua gente era stata priva di guida, ora, anche
se la prospettiva era una morte in battaglia, egli sarebbe sceso al fianco dei
suoi uomini.
I presenti esultarono
ancora, se il re era di nuovo alla loro testa, potevano affrontare ogni
oscurità. Eomer si sentiva pieno di orgoglio, e la speranza era rinata
finalmente in lui, le nuove battaglie non lo spaventavano; sentì che qualcuno
gli stringeva la mano, abbassò lo sguardo e vide Elfrid che gli sorrideva. Ecco
un altro motivo per andare avanti.
Poco dopo tornò Hàma, con
la spada del re; lo seguivano due soldati che spingevano il passo strascicato
ed esitante di Grima. L'uomo si gettò subito in ginocchio ai piedi del re,
implorandolo e continuando ad accusare Gandalf, Eomer e gli altri di essere i
veri traditori di Rohan.
"Ecco la serpe, che
continua a sputare veleno." Disse Gandalf. "Costui non è altro che un
servo dello Stregone di Orthanc, e persevera nel prenderci in giro. Parla,
Vermilinguo, cosa ti aveva promesso Saruman? Il potere e la donna dei tuoi
sogni?"
"Troppo a lungo i tuoi
occhi hanno seguito ogni suo passo..." Intervenne Eomer, stringendo la sua
spada, gli occhi fiammeggianti. "...e questo sarebbe stato sufficiente ad
ucciderti..."
"Calma, Eomer."
Lo bloccò lo stregone. "Ormai non ha più alcun potere, deve solo fare una
scelta."
"Ascolta, Grima!"
Gli ordinò Theoden, parandosi davanti a lui. "Puoi scendere in battaglia
al mio fianco, e provare la tua fedeltà, oppure prendere un cavallo e correre
dal tuo vero padrone, a rispondere del tuo fallimento." Gli disse.
"Cosa farai?"
Vermilinguo si rialzò,
osservando tutti i presenti con occhi scintillanti e crudeli, in quel momento
faceva davvero paura, come una bestia braccata che non teme più nulla; guardò
negl'occhi Theoden, con tutto il rancore possibile, poi sputò ai suoi piedi e
scappò veloce.
"Non fermatelo!"
Gridò il re ai suoi soldati. "Che lasci questo luogo, per non tornarci mai
più."
Eomer seguì la fuga del
consigliere, finché non lo vide sparire nelle scuderie; combatteva ancora con
la voglia di tirargli il collo, ma ora lui non era più il suo primo pensiero.
Si voltò verso Theoden, e lo vide vigoroso e deciso, mentre ordinava l'adunata
delle truppe; il cuore gli si riempì di orgoglio e di speranza, ed ora vi era
anche un grande peso di meno sulle spalle della sua Eowyn. Sorrise a Elfrid,
che era piegata sulle scale, poiché aveva lavato l'insulto di Grima, e lei gli
rispose con gioia.
Altre battaglie li
aspettavano, ma molte cose stavano cambiando, e l'orizzonte non sembrava più
così oscuro.
CONTINUA…