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Autore: CowgirlSara    06/09/2004    2 recensioni
Un racconto che parla di guerra, delle perdite che essa porta, del dolore, dell'amore che può nascere e crescere, preservarsi, nelle condizioni più avverse... come un fiore bianco nel vento del Riddermark.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eomer, Eowyn
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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6

Ecco qua un nuovo capitolo, spero che lo gradirete. Vi prego di fare particolarmente attenzione alla canzone introduttiva, io credo che quel verso rispecchi molto bene lo stato d’animo di re Thèoden, ed è tra l’altro una canzone che io amo molto. Adesso vi ringrazio con tutto il mio cuore per i bellissimi commenti che mi lasciate, mi fanno davvero molto piacere! Continuate a seguirmi, non vi deluderò!

 

6. La speranza cavalca il vento

 

You shot through my anger and rage

To show me my prison was just an open cage

There were no keys no guards

Just one frightened man and some old shadows for bars

(Living proof - Bruce Springsteen)

 

Un'alba grigio ghiaccio sorgeva da est, combattendo con le folte nubi; presto i primi raggi del sole avrebbero raggiunto i tetti di Edoras, facendo risplendere d'oro tutta la città.

Ma, da tempo, Eowyn non sorrideva più per una nuova alba, e le notti si dividevano tra veglie insopportabili e sonni senza sogni; la fanciulla sentiva il suo cuore disseccarsi ogni giorno, sempre più privato di gioia, di serenità, di speranza e... d'amore.

Presa nei suoi pensieri, la ragazza non s’accorse della figura curva che le si era avvicinata, con sguardo fin troppo interessato ed un desiderio perverso negl'occhi.

"Come sei bella oggi, dolce Eowyn..." Mormorò Grima, osservandola da vicino; lei si voltò sorpresa e sconvolta, trovandoselo di fronte. Vermilinguo le fece un viscido sorriso. "Bellissima e fredda, come una mattina di pallida primavera..." Continuò l'uomo, allungando le dita esangui verso il suo volto; Eowyn si scostò bruscamente, con espressione accigliata, lacrime di rabbia cominciavano a farsi strada nei suoi occhi.

Lui la osservò ancora, girandole intorno; la desiderava da anni, da quando non era che poco più di una bambina, ed ogni giorno si avvicinava il tempo in cui sarebbe stata sua... Grima tremava di eccitazione alla sola idea... Il suo corpo era così perfetto, e illibato, con quella pelle bianchissima, figlia del latte e della neve, i capelli d'oro... L'unica cosa che non andava erano gli occhi, no... aveva gli stessi occhi di quel bastardo del fratello, che riuscivano ad attraversarlo come lame affilatissime ed a guardarlo con un odio viscerale, e questo lo faceva arrabbiare, tanto da volerla picchiare fino a cavarglieli. Eppure la desiderava lo stesso...

"Le tue sono lunghe veglie solitarie, mia cara..." Fece un nuovo passo verso di lei, e la ragazza uno per allontanarsi. "...avresti bisogno di qualcuno che ti tenesse compagnia, che ti confortasse..."

"E vorresti essere tu?" Domandò Eowyn con rabbia.

"Lo sai quanto ci tengo a te..." Rispose mellifluo Grima; lei lo fissò, col disgusto dipinto sul bel viso, e con una rabbia profonda che le riempiva gli occhi di lacrime.

"Le tue parole sono veleno!" Gridò poi, girandosi di scatto.

"Che succede?!" Un'autoritaria voce femminile fermò la mano di Vermlinguo, appena prima che si posasse sulla spalla di Eowyn; era Elfrid, entrata di slancio nella stanza.

"Stavo solo dando il buongiorno alla dolce Eowyn." Si giustificò l'uomo, con l'espressione più ingenua del mondo, allontanandosi dalla ragazza. "Ora devo andare..." Detto questo si diresse verso la porta, lanciando un'occhiata malevola alla guerriera.

Elfrid lo seguì con gli occhi, finché non fu uscito dalla stanza, poi corse accanto ad Eowyn, che rimaneva voltata verso la finestra.

"Ti ha fatto qualcosa?" Le domandò con tono allarmato, vedendo il suo viso sconvolto.

"No." Rispose l'altra, negando col capo.

"Dimmi la verità..." La pregò Elfrid preoccupata; Eowyn sollevò il mento, portandosi un ciuffo di capelli dietro la schiena.

"Con le mani non mi ha mai toccata, ma con le parole mi ha violentata mille volte..." Ammise infine.

"Non gli permetteremo più, di fare una cosa simile." Affermò la guerriera; Eowyn la guardò negl'occhi. "Ognuno ha la sua battaglia da combattere."

"E questa è la mia." Dichiarò combattiva la fanciulla bionda.

"E promettimi che non ti rassegnerai ad una sconfitta." Le disse l'amica, stringendole le mani.

"Non lo farò." Rispose Eowyn, annuendo.

 

Poco più di un'ora dopo, la due donne raggiunsero la sala del trono; il re era già stato accompagnato sul suo trono, e Grima gli sedeva la fianco, come sempre. Eowyn si avvicinò subito al sovrano, domandandogli se aveva qualche necessità, mentre Elfrid raggiunse altri soldati che sostavano sotto il colonnato ai piedi del trono.

C'era una strana atmosfera, come se tutto il palazzo fosse in attesa di qualcosa; Elfrid pensò che dipendesse dal fatto che, la notte precedente, lei ed i soldati fedeli a Eomer, si erano accordati per liberare il maresciallo, avrebbero agito quella notte. Ogni sua supposizione, però, fu confutata dai fatti che avrebbero avuto luogo da lì a pochi minuti...

Il grande portone di Meduseld fu spalancato, con grande sorpresa di tutti i presenti, poiché era un evento che ormai accadeva di rado, e quattro figure grigie entrarono nel salone; Elfrid, sorpresa e incuriosita, fece qualche lento passo nella loro direzione, per cercare una migliore visuale. Sembrava che si fossero fermati a guardare l'arazzo di Eorl il Giovane... Quando ripresero a camminare, uno di loro le lanciò un'occhiata, ma Elfrid lo aveva già riconosciuto, e non poté impedire al suo cuore di accelerare i battiti.

I quattro superarono il lungo focolare, fermandosi ai piedi della pedana del trono, osservati dallo spento sguardo del re e da quello maligno e sospettoso di Grima.

"Salute Theoden, re del Mark!" Esclamò il vecchio che sembrava guidare il gruppo. "Sono tornato, poiché giunta è l'ora in cui gli amici si debbono riunire per combattere la distruzione." Aggiunse; il re emise un lieve lamento, che somigliava ad una risata strozzata.

"Rispondo al tuo saluto, Gandalf..." Mormorò poi. "Ma non chiedermi di darti il benvenuto, perché porti con te mali peggiori di prima, Gandalf Corvotempesta..." Le ultime parole morirono in un borbottio.

Elfrid, ferma accanto ad un colonna vicino al trono, osservava tutta la scena con espressione allibita: chi era quel vecchio? Il fatto che accompagnasse Aragorn ed i suoi compagni, comunque, la rassicurava sulle sue intenzioni.

"Giuste sono le tue parole, mio Sire!" Intervenne Vermilinguo, alzandosi e avvicinandosi a Gandalf. "Egli non porta altro che cattive notizie e malasorte! Làthspell lo chiamerò io, Malaugurio, ed il malaugurio è un cattivo ospite!" Aggiunse, fissando il vecchio con sguardo ostile.

"Taci serpe!" Gli gridò Gandalf, brandendo il suo bastone. "Ritira la lingua forcuta tra i denti, non ho attraversato fuoco e morte per scambiare inutili parole con un servo!" Detto questo batté il bastone contro il pavimento, si alzò un rombo di tuono e Grima crollò a terra; allora lo stregone si scoprì dal logoro mantello grigio, rivelando un abito candido come la neve ed un'aura di abbagliante luce.

Elfrid, sbalordita, lanciò un'occhiata ad Eowyn, che era rimasta ferma dietro al trono; anche lei era sbigottita. Gandalf, nel frattempo, si era avvicinato al re.

"Guarda, Theoden, non tutto è oscuro!" Proclamò lo stregone, ed un raggio di sole penetrò da una delle alte finestre, illuminando il volto del sovrano. "Io ti darò il mio aiuto, vieni con me, troppo a lungo sei stato tenuto nell'ombra dai cattivi consiglieri!"

Il re, con lentezza, si alzò barcollando dal suo trono, sotto lo sguardo incredulo dei presenti; sembrava che una nuova luce brillasse nei suoi occhi. Eowyn corse subito al suo fianco, sostenendolo nel cammino, fino alle porte.

"Aprite!" Ordinò imperioso Gandalf. "Passa il Signore del Mark!" Le grandi porte si aprirono lentamente, mentre lo stregone si avvicinava a Theoden. "Lascialo a me, dama, sarò io ora ad occuparmi di lui."

Eowyn era incerta, vedeva il suo sire rifiorire ad ogni passo, ma, allo stesso tempo, temeva a lasciarlo solo. Theoden la guardò e, nei suoi occhi, la fanciulla rivide la luce di un tempo; le fece un breve sorriso.

"Va, Eowyn, figlia mia." Le disse, facendole una carezza. "I tempi bui sono passati." Eowyn sorrise commossa, fino a pochi minuti prima credeva di non vedere mai il giorno in cui Theoden sarebbe tornato quello di prima; lo lasciò, sostenuto dal braccio di Gandalf.

La ragazza, mentre ritornava nel palazzo, si voltò per un attimo a guardare il re che, ancora malfermo sulle gambe, si fermava sul bordo del bastione; nel suo sguardo c'era tenerezza e commozione.

Fu allora, però, che i suoi occhi incrociarono quelli di un uomo alto, avvolto in un manto grigio; i capelli scuri gli sfioravano, scomposti, le sopracciglia, e la guardava con le sue iridi grigio azzurre, penetranti, ma gentili. Non appariva vecchio, eppure su di lui sembravano passati molti inverni, e grande doveva essere la sua personalità ed il suo lignaggio, poiché Eowyn avvertiva chiaramente il potere scorrere in lui. La fanciulla rimase immobile a fissarlo, per un periodo che le sembrò infinito, ma il tempo si era sicuramente fermato, ed il cuore le batteva in gola come se implorasse di uscire; si sentiva incapace di muovere un muscolo.

Lui, infine, le fece un sorriso cordiale ed un breve inchino, poi si mosse, raggiungendo gli altri all'esterno; Eowyn trasalì, tornando all'improvviso alla realtà, si voltò rigidamente in direzione del palazzo e corse dentro, coprendo con le mani le guance arrossate.

 

Quello che accadde dopo, nessuno lo avrebbe immaginato. Gandalf parlò a Theoden con parole di pace e di speranza, risvegliandolo lentamente dal subdolo avvelenamento a cui lo aveva sottoposto Vermilinguo; lo spronò a rendersi di nuovo forte, a non disperare nel momento dell'attacco, a non abbassare lo sguardo davanti al nemico. E Theoden si rialzò, lasciando il bastone che guidava i suoi passi, nonostante la battaglia per lui giungesse in vecchiaia, ma il sovrano sentiva la forza rinascere lentamente in se, e la fiducia con lei. Gandalf lo convinse poi a far scarcerare Eomer, ed egli mando Hàma, il capitano delle guardie ad aprire la cella di quello che gli era stato fatto credere un traditore da colui che lo era veramente.

Quando Hàma passò accanto ad Elfrid, la ragazza lo pregò di portarla con se; il capitano titubò per un attimo, ma poi annuì e partirono per le prigioni.

Arrivati là, gli si parò davanti una robusta guardia, una di quelle fedeli a Vermilinguo; incrociò le braccia, impedendogli il passaggio.

"Che volete?" Gli domandò con boria.

"Siamo qui per liberare il Terzo Maresciallo." Gli rispose Hàma, per nulla intimorito.

"E' un ordine di Grima?" S'informò la guardia.

"E' un ordine del re." Ribatté il capitano.

"E come faccio io a sapere che è vero, e voi non siete qui per farlo evadere?" Replicò l'uomo, annuendo.

"Adesso basta!" Esclamò spazientita Elfrid; estrasse la spada e gliela puntò alla gola, sotto lo sguardo allibito di Hàma. "Apri subito quella cella, o la tua testa rotolerà a terra, insieme a tutta l'altra sporcizia!" Ordinò la donna, la guardia passò le chiavi al capitano.

Eomer, nel frattempo, attirato da tutto quel trambusto, si era avvicinato alla porta e cercava di guardare dalle sbarre; non vide nulla, finché Hàma, con un grosso sorriso, si fermò davanti alla sua cella, aprendola in fretta. Il cavaliere si scostò, per permettere di aprire e, appena la porta si scostò, Elfrid gli corse incontro abbracciandolo.

"Che... che succede?" Domandò stupito e incredulo l'uomo, mentre la ragazza lo stringeva appassionatamente.

"Devi vederlo con i tuoi occhi..." Rispose Elfrid, scostandosi da lui. "...o non ci crederai."

"Siete libero, Sire." Disse Hàma. "Per ordine del Re."

Eomer spalancò gli occhi, a quelle parole, il cuore cominciò a battergli forte: era speranza, l'emozione che sentiva? Spostò gli occhi di nuovo su Elfrid, che sorrideva tenendogli la mano.

"Andiamo, presto!" Lo spronò la ragazza, tirandolo.

Lui non riusciva a capire, non sapeva che fare; si lasciò trascinare nel corridoio, ma, quando furono fuori dalla cella, gli tornò a mente qualcosa. Si voltò verso Hàma.

"La mia spada?" Chiese al capitano.

"Mi sono permesso, Sire." Disse l'uomo, porgendogli l'arma; Eomer la prese e la sfoderò, brandendola. Ora si sentiva di nuovo se stesso.

"Sei pronto a combattere di nuovo per il tuo Re?" Gli domandò Elfrid, che era davanti a lui e lo guardava sorridendo.

"Come non mai... come non mai..." Rispose lui, rispondendo allo sguardo.

"Allora andiamo." L'incitò lei; gli prese di nuovo la mano e si avviarono verso la luce.

 

Eomer giunse al seggio di pietra, posto sulla scalinata di Meduseld, proprio nel momento in cui Theoden cercava la sua spada; il cavaliere gli porse la propria.

"Prendi questa, Sire." Disse il giovane, porgendogliela, mentre s'inginocchiava di fronte al re. "Non ti ha mai tradito." Aggiunse a capo chino; Theoden lo fissò a lungo.

"Vi sono molte cose di cui debbo chiederti perdono, Eomer figlio mio." Il cavaliere rialzò lo sguardo su di lui e lo rivide fiero e diritto come un tempo, e gli occhi gli divennero lucidi.

"Accetta questa spada, fammi ancora combattere al tuo fianco, Sire, e sarà sufficiente." Rispose poi. "Io non ho nulla da perdonare a te."

"Prendila." Disse Gandalf al sovrano.

Dopo aver brandito di nuovo una spada, il braccio del re sembrò ritrovare il vigore dei tempi andati; tutti i presenti gioirono nel rivedere la fierezza del loro sovrano. E mentre esultavano, Eomer e Elfrid si scambiarono un'occhiata commossa; solo la guerriera vide quella lacrima trasparente, lacrima di gioia, che scese sul viso chiaro dell'uomo.

"Riprendi la tua spada, Eomer." Disse ad un certo punto Theoden, poi guardò il capitano delle guardie. "E tu, Hàma, va' a prendere la mia, è sicuramente Grima che la custodisce." L'uomo ubbidì subito, allora il sovrano si voltò verso Gandalf. "Che dobbiamo fare, ora?" Gli domandò.

"Segui il tuo cuore, riponi la tua fiducia in Eomer, e non in falsi consiglieri bugiardi. La minaccia di Isengard va debellata, prima che ci schiacci, per rivolgere le nostre attenzioni al vero nemico... Tutti gli uomini validi dovrebbero cavalcare a ovest, mentre chi rimane dovrebbe rifugiarsi sulle montagne."

"Seguirò il tuo consiglio, saggio amico mio, ma non chiedermi di restare, voglio combattere insieme al mio popolo!" Proclamò Theoden; il senso di colpa era grande nel suo cuore, per troppo tempo la sua gente era stata priva di guida, ora, anche se la prospettiva era una morte in battaglia, egli sarebbe sceso al fianco dei suoi uomini.

I presenti esultarono ancora, se il re era di nuovo alla loro testa, potevano affrontare ogni oscurità. Eomer si sentiva pieno di orgoglio, e la speranza era rinata finalmente in lui, le nuove battaglie non lo spaventavano; sentì che qualcuno gli stringeva la mano, abbassò lo sguardo e vide Elfrid che gli sorrideva. Ecco un altro motivo per andare avanti.

 

Poco dopo tornò Hàma, con la spada del re; lo seguivano due soldati che spingevano il passo strascicato ed esitante di Grima. L'uomo si gettò subito in ginocchio ai piedi del re, implorandolo e continuando ad accusare Gandalf, Eomer e gli altri di essere i veri traditori di Rohan.

"Ecco la serpe, che continua a sputare veleno." Disse Gandalf. "Costui non è altro che un servo dello Stregone di Orthanc, e persevera nel prenderci in giro. Parla, Vermilinguo, cosa ti aveva promesso Saruman? Il potere e la donna dei tuoi sogni?"

"Troppo a lungo i tuoi occhi hanno seguito ogni suo passo..." Intervenne Eomer, stringendo la sua spada, gli occhi fiammeggianti. "...e questo sarebbe stato sufficiente ad ucciderti..."

"Calma, Eomer." Lo bloccò lo stregone. "Ormai non ha più alcun potere, deve solo fare una scelta."

"Ascolta, Grima!" Gli ordinò Theoden, parandosi davanti a lui. "Puoi scendere in battaglia al mio fianco, e provare la tua fedeltà, oppure prendere un cavallo e correre dal tuo vero padrone, a rispondere del tuo fallimento." Gli disse. "Cosa farai?"

Vermilinguo si rialzò, osservando tutti i presenti con occhi scintillanti e crudeli, in quel momento faceva davvero paura, come una bestia braccata che non teme più nulla; guardò negl'occhi Theoden, con tutto il rancore possibile, poi sputò ai suoi piedi e scappò veloce.

"Non fermatelo!" Gridò il re ai suoi soldati. "Che lasci questo luogo, per non tornarci mai più."

Eomer seguì la fuga del consigliere, finché non lo vide sparire nelle scuderie; combatteva ancora con la voglia di tirargli il collo, ma ora lui non era più il suo primo pensiero. Si voltò verso Theoden, e lo vide vigoroso e deciso, mentre ordinava l'adunata delle truppe; il cuore gli si riempì di orgoglio e di speranza, ed ora vi era anche un grande peso di meno sulle spalle della sua Eowyn. Sorrise a Elfrid, che era piegata sulle scale, poiché aveva lavato l'insulto di Grima, e lei gli rispose con gioia.

Altre battaglie li aspettavano, ma molte cose stavano cambiando, e l'orizzonte non sembrava più così oscuro.

 

CONTINUA…

   
 
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