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Autore: Love_in_London_night    09/05/2013    6 recensioni
Ho provato a dare un senso e un futuro al personaggio di Dean Forester, dato che non si sa bene che fine abbia fatto dopo la quinta serie.
E' un "sequel" che va collocato dopo la 5x18.
Dal testo: "Il tradimento aveva reso Stars Hollow ancora più piccola, troppo per i suoi gusti. I sussurri della gente lo seguivano ovunque, come gli occhi accusatori dei parenti di Lindsay. Le aveva rovinato la vita e con Rory se l’era rovinata a vicenda.
«Cosa stai studiando?» fu lui questa volta a improvvisare il pessimo tempismo per quella domanda.
Non voleva lasciar passare troppo tempo, aveva atteso per mesi, era inutile sprecare altri minuti.
«Devo fare un progetto per Linson. Sai, antropologia culturale. La differenza tra metropoli e cittadine. I pro e i contro» disse lei con una smorfia, ma mostrando comunque interesse per il proprio compito."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Forrester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2006

 
Boston gli era sempre piaciuta. L’aria marina che raggiungeva tutta la città e gli alberi che in autunno assumevano i colori vividi tipici della muta delle foglie nonostante non fosse il periodo, donandogli quell’aspetto calmo e pacifico che gli piaceva tanto,  erano alcuni dei tanti aspetti che gli erano mancati.
Non sapeva perché i genitori, anni addietro, avessero voluto trasferirsi a Stars Hollow. Quel trasloco di sicuro gli aveva sconvolto l’esistenza. Se non si fossero stabiliti in quella cittadina non sarebbe diventato l’uomo che era ora. Non avrebbe incontrato Rory. E, forse, non si sarebbe sposato; ma purtroppo era successo.
Guardò davanti a sé e sorrise. Era di nuovo lì, i capelli scarmigliati dal vento fresco, le pagine che si animavano di vita propria.
Erano passati diversi mesi da quando Dean aveva dovuto prendere in mano le redini della sua vita, ed erano cambiate tante cose: lui stesso tra tutte, più di tutto.
Aveva acquistato una certa consapevolezza di sé, tanto da vivere con estrema tranquillità.
Riusciva a ricordare come la sua vita a Stars Hollow fosse vittima della routine più invalidante, ma a lui piaceva così: lavorare al Doose’s market per avere qualche dollaro con cui pagare il cinema a Hartford, giocare a football nella squadra del liceo, vedere Rory la prima volta e perderla per la Chilton poco dopo.
Poi, non sapeva come, l’aveva conquistata ed erano stati insieme. Lei l’aveva fatto sentire importante, un vero uomo, come in realtà la fede che Lindsay gli aveva messo al dito non aveva mai fatto.
Stars Hollow non faceva per lui.
Era una cittadina piccola, dove Taylor era sempre informato su ogni avvenimento di qualsiasi persona, mentre Babette e Patty tessevano fili di storie che ancora dovevano succedere. Incredibile come spesso ci prendessero; ma forse passavano più tempo a usare l’occhio lungo che possedevano per guardare la gente piuttosto che badare ai fatti propri.
Poi c’era Kirk che, con il nome singolare uscito da Star Trek che si era ritrovato, non poteva essere una persona normale, difatti viveva in un mondo tutto suo, dove l’umorismo dei più era inconcepibile e in cui Kirk si inventava la maggior parte dei suoi lavori. Un giorno nell’ufficio dei fax e delle fotocopie, il successivo a disinfestare case, combinando più guai che altro.
Ma Dean poteva reggere tutto quello, nonostante a Boston a malapena avesse conosciuto i propri vicini, e la cosa non gli era mai dispiaciuta, per lei, Rory. I suoi occhi grandi e chiari, i capelli castani e lisci che cadevano rigorosi dietro la schiena. La vasta cultura e l’umorismo sempre pronto come Lorelai le aveva insegnato, la bocca appena spalancata quando si perdeva tra le pagine di un libro.
Lei aveva reso ogni aspetto detestabile di quella città un qualcosa di superficiale, un rumore di sottofondo che in sua presenza spariva. Era la risata di Rory a riempire le orecchie di Dean, e i suoi baci a riempire la sua bocca.
Si era avvicinato al tavolo in pietra silenzioso, non voleva disturbare. Era lì per iniziare quel libro, ma sorrise tra sé quando si rese conto di quella bugia.
«Posso?» indicò il lato libero della lastra, cercando di nascondere la speranza e l’impazienza insite in quella semplice domanda.
Alzò gli occhi smarriti, poi un sorriso incerto. «Accomodati pure».
Una foglia secca, una delle ultime baluarde, si staccò dal ramo lì vicino e si posò tra loro, facendoli ridere. La persona davanti lo studiò con attenzione, come se si fosse accorta solo in quel momento del viso buono di Dean e del ciuffo che gli copriva la faccia.
Un buon inizio.
Non era doloroso ripercorrere certi momenti nella propria mente, non più. Ogni passo l’aveva portato a quel momento e lui era felice di esserci arrivato con quel bagaglio di esperienze a formarlo.
E così era giunto Jess, troppo diverso dalla persona buona che era Luke, così tanto da colpire subito Rory. Facile giocarsela sugli interessi in comune. Sapeva che si sarebbe fatta male, con lui, ma non poteva comandare i propri sentimenti, esattamente come Dean non aveva smesso di amarla dopo la loro rottura.
E lui in quel periodo buio si era avvicinato a Lindsay mentre vedeva Rory allontanarsi e innamorarsi di nuovo come se fosse la prima volta. Aveva passato interi pomeriggi a chiedersi se Rory gli avesse concesso tutto di sé, non solo i suoi gesti più gentili; gli capitava spesso quando era con Lin, quando le sue labbra si scontravano con le proprie ed erano sempre diverse da quelle che Dean si aspettava. Eppure Lindsay era carina e premurosa, una certezza al suo fianco, tanto che decise di sposarla.
Il più grande errore della sua vita.
Non era pentito di averla presa in moglie, ma di averle rovinato la vita. Era diventato quel tipo d’uomo che non avrebbe mai voluto essere, il traditore. L’aveva delusa e ferita, facendole perdere la fiducia in tutto il genere maschile. Non era pentito, era dispiaciuto per lei.
Sapeva che Lindsay non era adatta a lui, come sapeva che lui non faceva per Rory.
Non poteva saperlo, ma nessun uomo era abbastanza per lei.
«Ti ho già visto, è possibile?» la ragazza di fronte lo interruppe, bloccando il film della sua vita che scorreva a spezzoni nella sua testa.
Gli occhi scuri erano una novità, per Dean, perché era abituato ad annegare in sguardi trasparenti. Farsi accarezzare da occhi marroni bui e profondi era nuovo e piacevole.
D’altronde, si era avvicinato per poter attaccare bottone in qualche modo. Dopo mesi a osservare i suoi capelli castani con riflessi ramati aveva agito d’impulso e si era avvicinato a quel tavolo dove la ragazza misteriosa studiava nelle giornate di bel tempo.
«Può darsi, magari con Henney. Lo segui?»
Dopo che il tradimento divenne di dominio pubblico decise di concedere a Linsday la libertà di scegliere, quindi quando lei presentò i fogli del divorzio non si lamentò, se l’era cercata. Non erano più vincolati da un matrimonio che costringeva entrambi, e lui poteva camminare con Rory alla luce del sole, senza farla sentire sporca.
Come poteva insozzare un’anima così pura? Come aveva osato macchiarla dei mormorii della gente per volere tutto da lei?
Era diventato ciò che non voleva essere, l’uomo che non guardava in faccia nessuno pur di avere quello che voleva.
«No, ma seguo la Tashann, lì vicino. Sai, magari ci siamo incrociati nei corridoi… In fin dei conti questo posto non è così grande come vogliono far credere» le guance della ragazza si colorarono di rosa come se, all’improvviso, il freddo le avesse colpite con violenza.
Dean sorrise soddisfatto, i gesti semplici erano sempre i più graditi e lui non poteva non rimanerne colpito. L’aveva notata per gli occhiali grandi che indossava su quel piccolo quanto delizioso naso. Era quello che sognava di baciare da ottobre.
«Può darsi, sì». Riportò gli occhi sul libro, nascondendo l’espressione soddisfatta tra le righe di tecniche a lui nuove, e per questo così interessanti. Sapeva di averla resa confusa, ma non poteva rivelarle il proprio interesse così, dopo una semplice frase, voleva fingere di essere lì per caso.
La prossima mossa l’avrebbe fatta lui.
Alzò il cappuccio e tornò alle righe della propria vita, le prime che aveva scritto con consapevolezza e forza di volontà.
Poteva un cappuccio nascondere il passato agli occhi altrui e ciò che esso portava con sé? Riusciva a cancellare il peso di mille azioni sbagliate che l’avevano portato nella giusta direzione?
Dopo aver perso Lin aveva perso anche Rory per un fighetto dell’università, uno di quei tipi affascinanti a cui non serviva sventolare mazzette di dollari per dimostrare di avere i soldi, si vedeva già dal loro portamento sicuro e strafottente. Lui era uno di Yale, quindi adatto a Rory.
Lui, invece, non faceva per lei.
Dean era un semplice muratore che, grazie a Tom aveva avuto un buon lavoro e una buona paga che non gli bastava mai. Era grazie a lui se aveva imparato a lavorare i diversi materiali, a riconoscere quelli buoni da quelli scadenti; a saperli lavorare con maestria e dedizione.
Il tradimento aveva reso Stars Hollow ancora più piccola, troppo per i suoi gusti. I sussurri della gente lo seguivano ovunque, come gli occhi accusatori dei parenti di Lindsay. Le aveva rovinato la vita e con Rory se l’era rovinata a vicenda.
«Cosa stai studiando?» fu lui questa volta a improvvisare il pessimo tempismo per quella domanda.
Non voleva lasciar passare troppo tempo, aveva atteso per mesi, era inutile sprecare altri minuti.
«Devo fare un progetto per Linson. Sai, antropologia culturale. La differenza tra metropoli e cittadine. I pro e i contro» disse lei con una smorfia, ma mostrando comunque interesse per il proprio compito.
«Tu di cosa ti stai occupando?»
Ed ecco che aveva trovato la forza di prendere in mano la propria vita: aveva sistemato la valigia sul letto e preso i suoi vestiti migliori. Con i soldi risparmiati – pochi, in realtà – aveva preso il biglietto per un pullman che l’avrebbe condotto alla sua nuova vita, all’io a cui aveva sempre voluto assomigliare.
Quel Logan e il rifiuto di Rory gli avevano fatto capire molte cose, soprattutto che desiderava migliorare più di quanto lui stesso credesse.
Aveva pensato di riconquistarla, ma non era la strada giusta. Voleva fare qualcosa per se stesso. Non voleva essere il muratore di Stars Hollow, ma essere qualcosa di più, occupare un posto ben definito nel mondo.
Non voleva diventare migliore per Rory, ma per sé. Eppure, per farlo, avrebbe dovuto diventare il ragazzo ideale di Rory, almeno un po’; non tradendo però se stesso, gli era già successo per una vita intera.
Con molti sacrifici da parte dei suoi genitori, quindi, a settembre era riuscito a iscriversi alla Boston University e ad avere una piccola stanza all’interno del campus. Seguiva i corsi e lavorava in un negozio sportivo nei dintorni per non gravare troppo a casa, aveva già sensi di colpa per molti.
Sorrise, per la prima volta orgoglioso. «Tecniche di pittura».
E gli piaceva, gli piaceva da morire.
«La vuoi sapere una cosa…» aggiunse bloccandosi poi con teatralità davanti alla mancanza del suo nome.
«Sage» disse lei prontamente, intuendo il suo scopo. Sembrava che volesse che lui sapesse il suo nome.
«Dean» e le tese la mano, sicuro.
Era fiero di indossare la felpa del campus, la mostrava appena poteva come il peggiore degli sfigati.
La facoltà di restauro era il primo mattone di quel suo nuovo percorso, un tragitto di cui era dannatamente sicuro.
«Sai, Sage, sono di Boston ma ho vissuto cinque anni a Stars Hollow, un paesino nelle vicinanze di Hartord» quanti ricordi aveva lasciato anche lì.
Gli occhi della ragazza si illuminarono di curiosità e gioia: «Lo conosco! Io sto facendo una tesina riguardo queste differenze, tu faresti al caso mio!» era entusiasta e non si preoccupava nemmeno di nasconderlo. Si sistemò i grandi occhiali neri sul naso, prima di continuare. «Sei disponibile a diventare una cavia per me? Se mi dessi il tuo numero potresti essermi d’aiuto».
Forse, Stars Hollow, non era la causa di tutte le sue sfortune, se no non sarebbe arrivato lì, e non avrebbe potuto aiutare Sage, che gli aveva attribuito per la prima volta la parte dell’eroe e non del cattivo.
«Ci conto». Strappò un lembo del foglio su cui stava prendendo appunti, scrisse le cifre del proprio cellulare e gliele porse.
«Solo un’anticipazione» chiese lei avida di dettagli. Proseguì soltanto dopo un cenno d’assenso di lui. «Com’è vivere in una cittadina simile?»
«Sinceramente?!»
Sage gli fece di sì col capo e un’unghia fra i denti.
Dean sospirò e si appoggiò allo schienale della panchina, cercando di prendere tempo. Era salito sul pullman senza voltarsi, perché non provava rimpianto per ciò che stava abbandonando. Quel paese gli aveva dato tanto ma gli aveva tolto tutto.
«Stars Hollow non fa per me».
Era vero, non aveva mai fatto per lui e non l’avrebbe mai fatto, come lui stesso non faceva per Rory.
E nemmeno Jess.
E, forse, neanche quel Logan.
Forse Sage, invece, avrebbe fatto per lui, o lui per lei. Il tempo per scoprirlo era dalla loro.
Ma, se c’era una cosa di cui era certo, era che senza Stars Hollow non sarebbe stato lo stesso e non avrebbe potuto scegliere di essere davvero quello che stava diventando.

* * *

Seera! Sono in ritardo e sbuco random con questa OS su Dean, il mio ragazzo di Rory preferito nell'intero telefilm.
Si, sono Team Dean, ciccino!
E niente, nasce dalla visione di qualche puntata qua e là per la televisione e dal fatto che questo personaggio, a mio avviso, non ha una fine degna.
Ho pensato di potergliela dare almeno in parte, ed elevarsi un po'.
Niente, spero vi sia piaciuta, io sono di frettissimissima.
Vi ricordo Ti ruberò il cuore nelle originali romantiche e, in caso, il mio gruppo fb: Love Doses.
A presto, sbaciucchiamenti, Cris.

 

   
 
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