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Autore: alynoihara    09/05/2013    0 recensioni
Human!Bielorussia e Human!Mangary
Ungheria era stato portato in un campo di concentramento, dove è morto, venti anni prima rispetto al tempo della narrazione. Una quarantenne bielorussa di nome Natalia, fa visita al campo da anni e anni, ogni giorno, andando a cercare l'amico che le aveva affidato un anello importante, un cimelio di famiglia.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bielorussia/Natalia Arlovskaya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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« József?» Una vocina distante che chiama incessantemente. « Dove sei? » Quello che la circonda è muto, spento da anni e chiuso nel ricordo dell’orrore. La donna non si arrende e gira nuovamente su se stessa, ispezionando con lo sguardo la grande piazza rettangolare. « Sono venuta, te l’avevo promesso. Ricordi? » Solo il fischiare del vento violento sui muri dei dormitori e sulle canne fumarie dei forni, tacite da anni.
« Ho portato l’anello, me ne sono ricordata.. vieni, ti prego. » Non ancora certa di essere sola, corre con il sorriso verso le docce, la cui porta è aperta. « Trovato! » Ma la sua voce è la sola a riecheggiare nel tunnel senza uscita. Mauthausen è deserto, anche se lei vede solo le strade in cui giocavano e torna ad essere adolescente, come al tempo. « Me lo tengo, ho deciso, non te lo meriti- » Incrocia le braccia sotto il seno, il viso rivolto ai cancelli e la fronte alta. Atteggiamento sostento, l’usuale, immutato nonostante la sua età matura.
« József? Scherzavo dai.. è qui, devi solo venire a prenderlo. » Si volta con un sorriso innocente, allo stesso tempo carico di dolore e speranza, ma solo il silenzio l’accoglie. Si allontana quindi, avvicinandosi alle porte fatte di rete metallica e filo spinato, fermandosi di fronte all’enorme lapide. Un secondo sorriso e uno sguardo dietro di sé.
« Tornerò domani per giocare. Il tempo non mi manca di certo.. do svidaniya.  »
Gli occhi si alzano sulla lista di nomi polacchi, russi, bielorussi, ucraini e /ungheresi/, cercandone uno tra tanti, conoscendo già la sua posizione nella serie. La mano si posa accanto ad esso: József Hédérvary. Poggia la fronte sulla fredda pietra come era solita fare sulla pelle ambrata dell’amico, decisamente più calda e accogliente, e l’anello torna al dito.
« Un giorno ti prenderò, te l’ho promesso. E una promessa è per sempre. »
I polpastrelli sfiorano l’incisione in una carezza e la bionda varca il portone della sua adolescenza, senza guardare indietro.




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La storia è dedicata a Mistu, visto che è principalmente causa sua se l’idea si è innescata nella mente e se stai leggendo, sappi che ho pianto come una dannata!
  
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