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Autore: jejachan    28/11/2007    7 recensioni
bulma, dopo settimane dalla scomparsa di majin bu, ancora non riesce a stare con il marito.. riuscirà a convincerlo a vivere normalmente?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una caldissima giornata di Luglio, la temperatura sfiorava i 40°C ma alla Capsule Corp., rinchiusi tra tutti quei materiali ad altissima tecnologia, se ne sentivano almeno cinquanta.
Era da molti giorni che l’umore della povera Bulma era depresso e aggressivo (più del solito), infatti si dava il caso che Chichi le avesse telefonato dicendole che Goku aveva deciso di portare la sua famiglia al mare per qualche giorno. Bulma aveva pensato che una vacanza avrebbe di certo fatto bene a Chichi, che aveva finalmente ritrovato il suo caro marito.
Majin bu era stato sconfitto da qualche settimana e ormai sulla Terra era tornata la pace.
Bulma sentì i passi stanchi di Trunks che si avviavano verso il suo laboratorio, era ormai da giorni che lui e suo padre si allenavano ininterrottamente nonostante il passato pericolo. La donna davvero non capiva la necessità di diventare più forti e questo lo rinfacciava al marito che da quando Majin bu era scomparso non le aveva quasi rivolto la parola.
Bulma si ricordò del sacrificio che lui aveva fatto per salvare lei e Trunks e si disse che probabilemente doveva ancora accettare completamente l’idea di essere inferiore a Goku e di vivere per sempre con lei in quella casa.
Trunks entrò nel laboratorio e salutò la madre con un leggero ed affettuoso bacio, dopodichè andò a fare colazione. Era incredibile l’impegno che Vegeta metteva per farlo allenare, lo svegliava prima dell’alba e lo sottoponeva ad un duro allenamento prima ancora che avesse fatto colazione. La mattinata per Trunks era dedicata ai compiti, il pomeriggio il padre lo lasciava andare a casa di Goten per qualche ora di gioco e verso sera riprendevano gli allenamenti insieme. Vegeta al contrario del figlio passava tutto il giorno in quella stanza gravitazionale che Bulma avrebbe volentieri disintegrato per riavere finalmente suo marito in giro per casa.
Si asciugò il sudore dalla fronte e andò in cucina dove trovò il figlio mentre divorava tutto quello che gli capitava sotto tiro.
“Accidenti, voi sayan mi farete andare in rovina!” disse con tono di rimprovero Bulma.
“Ma tuo padre si stà ancora allenando?”
“Sì, ma sta per uscire… ha detto che per oggi per lui può bastare..”
Bulma lo guardò accigliata e gli disse: “Come ‘può bastare’? sono solo le 11.00! è impossibile che abbia già finito!!”
“Beh, ora non posso neanche decidere a che ora finire il mio allenamento?”
Bulma sentì una voce dietro di lei, quella volce tanto conosciuta, tanto amata, del marito. Si girò e si trovò di fronte a lui appoggiato allo stipite della porta che sorseggiava una birra con addosso solo un paio di pantaloni della vecchia tuta. Restò per un paio di secondi a guardarlo, per ricordare il suo aspetto, il suo corpo, il suo profumo, le sue mani, il suo tocco, la sua bocca che già da molto, troppo tempo non assaporava; dopodichè spostò lo sguardo sul tavolo cominciando a sparecchiare rispondendogli:
“Non intendevo offenderti, volevo solo dire che è strano vederti a quest’ora in questa casa, visto che tu metti piede qui solo per dormire… Chissà poi dove vai a mangiare… non l’ho ancora capito…”
La donna sentì un groppo in gola, gli occhi farsi più lucidi, ma ricacciò subito quelle lacrime. Dire quelle cose le aveva fatto capire quanto le mancava. Lei lo sentiva alla notte tornare da chissà quale posto e addormentarsi subito, senza dire una parola. Poi al mattino lei si svegliava troppo tardi per vederlo alzarsi.
Finì di sparecchiare e si avviò verso il corridoio quando sentì:
“Ehi, che c’è?”
Lo guardò e si perse per un attimo ancora in quegli occhi profondissimi che l’ avevano fatta innamorare, poi si risprese e disse gridando:
“Che c’è?! Chè c’è, mi dici? Te lo dico io che c’è! C’è che non sopporto più questa situazione! Insomma, ormai Majin bu è sconfitto, la pace è tornata, tu ti sei rassagnato ad essere il secondo, ma ancora non sembri intenzionato a vivere una vita normale!! Non capisci che mi manchi?! Mi manchi da morire, accidenti! Ti sento solo tornare alla notte tardi e andartene al mattino presto!! Senza una parola, un saluto… un bacio… NIENTE!”
Oramai le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso, nonostante lei avesse tentato di ricacciarle indietro con tutta la sua forza. Mentre gridava, a piccoli passi si avvicinava a lui fin quando non gli arrivò ad un palmo dal naso. Lui la guardò e notò con rammarico che l’espressione del suo volto esprimeva un’infinita tristezza e tutto questo per causa sua. La conosceva ormai da molti anni e da altrettanti era diventata la sua donna, lui aveva notato subito che quella ragazza era fuori dal normale e che gli avrebbe cambiato la vita. E così era stato.
Lui si era innamorato di lei e aveva deciso di stare con lei non appena i cyborg e Cell non fossero stati sconfitti. Ma dopo quel avvenimento il suo desiderio di superare Kakarot crebbe a dismisura, e lo portò ancora una volta ad allontanarsi dalla sua donna, dalla donna che amava e che mai avrebbe voluto veder soffrire. Ma senza rendersene conto, cominciò ad evitarla per potersi concentrare meglio sugli allenamenti, anche ora che potevano finalmente vivere insieme, il suo orgoglio di combattente non lo lasciava.
Ora egli vedeva davanti a sé una donna provata, non più nel fiore dei suoi anni, ma ancora incredibilmante bella. Una volta si era ritrovato a chiedersi se lei fosse un angelo caduto dal cielo. Un angelo venuto apposta per lui. Grazie a lei, il rude e spietato principe dei sayan era diventato quasi completamente un essere umano, capace di provare sentimenti diversi dall’odio e dal rancore... capace di amare.
Non le aveva mai detto di amarla, troppo orgoglioso da abbassarsi a tanto, anche se a volte il desiderio di dirglielo era frustante. Si ricordava perfettamente di ogni notte passata con lei, di ogni movimento, di ogni carezza, di ogni sospiro, di ogni bacio che lei gli aveva dato nei loro rari momenti di intimità. Ripensare a queste cose gli fece capire che senza di lei ormai non poteva più stare, da troppo tempo non la baciava e non la faceva sua.
Si tratteneva non poco la sera, quando tornava dalla sua giornata di allenamento e si infilava sotto le calde coperte, dal strapparle di dosso la vestaglia e passare la notte con lei per poi alla fine addormantarsi cullato dal suo dolce profumo.
Anche ora che lei gli stava così vicino, poteva sentirlo, quel profumo che gli faceva perdere il controllo di sé stesso, quel profumo che sentiva ogni volta che metteva piede in quella casa.
Allora andò con il palmo della mano ad asciugarle le guance bagnate, le accarezzò il volto e l’accolse tra le sue braccia muscolose.
Quante sensazioni provava in quel momento! Era bellissimo sentire il calore del suo corpo contro il proprio, dopo tanto tempo. Con una mano le percorse tutta la schiena, sentendola rabbrividire sotto il suo tocco; poi accarezzò quella testolina color del cielo e le baciò la fronte.
“Mi dispiace, Bulma, ma non capisci? Io mi sto allenando ininterrottamente per essere in grado di proteggervi in futuro! Non voglio commettere lo stesso errore di non essere abbastanza forte da evitare la vostra morte, non voglio più soffrire.. e non voglio più farti soffrire…
Bulma rimase scioccata da quelle parole, dette così sinceramente, parole che non avrebbe mai creduto di sentir pronunciare dalle labbra del marito. Alzò lo sguardo ed incontrò ancora una volta lo sguardo profondo di Vegeta e disse:
“Io sono sicura che se dovessimo trovarci ancora in pericolo, tu sarai in grado di proteggerci, che farai qualsiasi cosa per salvarci, ma ti chiedo solo di non chiuderti sempre in te stesso, perché oltre che a far del male a te stesso, fai soffrire anche me… io vorrei solo passare un po’ di tempo con te e con Trunks, come una vera famiglia, ora che la pace è finalmente tornata. Perché, te l’ho già detto qualche anno fa, ma probabilmente tu non ti ricordi, quando una persona si innamora veramente, per tutta la vita, la cosa che vuole di più di tutte è che l’altra persona sia felice.
Io ti amo Vegeta, ti amo da troppo tempo, e da troppo tempo ti vedo infelice, proccupato. Vorrei solo far qualcosa per alleviare la tua preoccupazione e renderti finalmente un uomo felice…
ma probabilmente non ne sono capace…”
Vegeta nel frattempo aveva continuato a guardarla, a perdersi ancora una volta nel cielo dei suoi occhi. Sì, si ricordava di quando lei gli aveva detto quella frase, ma lui quella volta aveva fatto finta di non sentirla, e se n’era andato. Quando la donna smise di parlare, lui, tirando fuori tutto il coraggio che aveva in corpo, disse:
“Non capisci, Bulma? Tu mi hai già reso l’uomo più felice di questo mondo, donandomi un luogo che finalmente posso chiamare Casa, donandomi un figlio e, soprattutto, donandomi il tuo cuore.
Anch’io ti amo, Bulma, e non smetterò mai di farlo…”
Queste ultime parole furono dette quasi impercittibilmente, ma Bulma le capì benissimo, erano le parole più belle del mondo pronunciate da lui. Lui, il rude e spietato principe dei sayan che ora si stava rivelando a lei come un uomo, un uomo innamorato solo di lei. Gli si buttò al collo cingendolo con le braccia, e cominciò a baciarlo come non lo aveva mai fatto, un bacio che trasmetteva tutto l’amore e la passione che aveva dentro.
Vegeta, spiazzato da quel gesto (ancora in imbarazzo per quel che aveva detto prima…), inizialmente rimase immobile, poi rispose al gesto con altrettanto ardore: per troppo tempo non l’eveva avuta. La prese in braccio come fosse stata una piuma, e si incamminò verso la loro camera da letto, mantre lei gli baciava il collo. Aprì la porta della camera con un calcio e insieme ricaddero sul letto, continuando a baciarsi. Bulma lo toccava, lo mordeva e si attaccava sempre più al suo corpo, trasmettendogli il desiderio di essere sua.
Vegeta si staccò da lei e cominciò a sbottonarle la camicetta con non poche difficoltà, mentre Bulma riprendeva fiato. Alla fine, gliela strappò letteralmente da dosso e le tolse il reggiseno, andando ad assaporare quei boccioli di rosa che lui notò, le si erano induriti per il piacere.
La percorse di baci fino all’ombelico, dopodichè andò a toglierle la gonna. La guardò per un attimo: gli sembrava davvero una dea, era perfetta, bellissima. Non riusciva a credere di aver sopportato tutto quel tempo senza di lei, aveva l’impressione di impazzire ogni volta che lei avvicinava le labbra alle sue, ogni volta che i loro corpi si sfioravano e ogni volta si malediceva per non averle fatto sapere prima quello che provava per lei, per averla fatta soffrire.
Si persero in un altro dei loro baci, in un altro e in altro ancora fino a quando non ebbero soddisfatto l’ insaziabilità dei loro corpi, che da troppo tempo non diventavano una cosa sola.
Alla fine, stanchi e felici, si abbandonarono sul letto e si addormentarono come non lo facevano ormai da molto tempo, l’ uno nelle braccia dell’altro.
Vegeta si svegliò quando ormai il Sole stava per calare, appena in tempo per sentire Trunks rientrare dopo una giornata di puro divertimento con i suoi amici.
L’uomo svegliò piano Bulma e le sussurrò all’orecchio: “Bulma, svegliati, Trunks è arrivato…”
Bulma aprì piano gli occhi, gli diede un leggero bacio sulle labbra e si avviò verso la cucina dove il figlio la stava aspettando affamato.
Anche Vegeta entrò in cucina e disse: “Forza, Donna, preparaci da mangiare che presto dobbiamo andara a dormire…”
Bulma, che già si era girata verso il marito con uno sguardo omicida, fu fermata dalle parole di quest’ultimo: “… domani ci aspetta una lunga giornata al MARE, e dobbiamo riposarci…”.
“AL MARE!?!? Davvero papà?!? Il mare!! Non vedo l’ora!! Potrò giocare con Goten tutto il giorno e affogarlo nell’acqua!!! È stupendo, grazie papà, ti voglio bene!!!” Trunks era talmente entusiasta che non si rese conto delle ultime parole da lui stesso così naturalmante pronunciate. Si coprì la bocca con una mano, pronto a scusarsi con il padre, che sapeva non sopportava certe “smancierie”.
Ma il rimprovero non arrivò, anzi, Vegeta si avvicinò inaspettatamente a lui dicendo
“Si, Trunks, anch’io” per poi sedersi a tavola, dove una moglie felicissima gli stava portando i primi piatti di quella lunga cena che consumarono insieme.

Salve a tutti!!! questa è la mia prima fanfic, scritta più o meno 2 anni fa.... potevo pubblicarla prima, ma ancora adesso nn ci capisco niente con l'html e nn sapevo cm fare!!!^^'.... vabbè cmq, spero vi sia piaciuta! lasciiate un commentino se vi va!^^
ciau!

  
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