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Autore: Fabi_    09/05/2013    7 recensioni
“Posso guardarle?” La ragazzina cominciò a voltare le pagine una a una: le fotografie erano ordinate cronologicamente e per Enrico erano la storia della sua vita, della sua casa e della sua famiglia, a partire dalla prima, che testimoniava l’arrivo del regalo che gli aveva cambiato la vita: La Zeiss Ikon del 1940 che ricevette dal padre.
Questa storia ha partecipato all'Earth day contest.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 prima premio
Questa storia ha vinto l'Earth day contest (questo è il link: )indetto da Emmevi Chan e Panda Chan su efp forum.
Ringrazio le giudici e chiunque deciderà di leggere la storia. Buona lettura.

 Scatti

 

“Perché facciamo sempre qui le foto?”

“Vieni con me, che ora ti spiego,” aveva risposto nonno Enrico a questa domanda da parte della nipotina, quindi si era diretto verso lo studio – perché il nonno era un fotografo – e aveva tirato fuori uno scatolone colmo di album fotografici facendole cenno di avvicinarsi.

“Guarda qui intorno, appesi alle pareti, cosa vedi?”

C’erano dei vecchi quadri, alcuni sbiaditi disegnati a matita – o forse era carboncino, non era un’esperta e non lo sapeva –, altri erano dipinti colorati, sembravano fatti con le tempere che usava a scuola, ma probabilmente era qualcos’altro. Tutti mostravano lo stesso soggetto.

“Sono quadri,” rispose lei semplicemente.

“Quello che vedi qui, è stato dipinto e disegnato dal tuo bisnonno,” indicò uno dei quadri e ricominciò a parlare: “Questo è il paesaggio che si vedeva dalla porta di questa casa nel 1935, l’avevi riconosciuto?”


Non l’aveva riconosciuto. Alice scosse la testa e andò più vicina.  “Il bisnonno dipingeva?”

“Sì,” il tono di Enrico si era fatto triste, nostalgico: “Mi aveva raccontato che aveva ricevuto in regalo dallo zio un carboncino nero che gli era piaciuto moltissimo, lo usava continuamente e l’aveva finito in pochissimo tempo, tanto che poi ne aveva acquistato un altro usando una buona parte dei suoi pochi risparmi. Nella falegnameria dove lavorava si era specializzato nelle decorazioni a pittura e tutti avevano riconosciuto che era bravo. Poi aveva iniziato a dipingere vere e proprie scene sui mobili che vendevano e infine si era ritrovato a lavorare più come pittore che come falegname. Abbelliva le chiese affrescandole e vendeva anche qualcosa, ma gli piaceva dipingere questo scorcio più di ogni altra cosa.”

Alice non riusciva a smettere di guardare i quadri: tutto attorno a lei, ad avvolgerla, c’era l’arte del suo bisnonno. Il soggetto era l’esterno di quella che per lei era la casa dei nonni, ripreso sempre dalla stessa angolazione. Dove ora c’era una veranda, prima non c’era che un prato; il paesaggio era spoglio e quasi monotono, visto che una sola macchia rossa appariva quasi stonare in quel verde imperante. L’unico dettaglio che aveva riconosciuto era il grande castagno che appariva sul lato destro dei quadri e che cresceva di dipinto in dipinto.

I primi quadri mostravano un panorama fatto di alberi, sulla collina in lontananza si riconoscevano una stalla e una casa padronale, altre case di campagna e una fitta boscaglia di castagni e di altre piante che Alice non riusciva a riconoscere.

“Da piccolo scendevo lungo la collina e andavo a prendere i frutti di bosco passando attraverso i rovi, spesso ritornavo graffiato, ma felice. Ora qui è stato tutto pulito, ci sono vigne al posto di quegli alberi e le fragoline si trovano a fatica da queste parti.”

Alice li osservò tutti, notando come in alcuni figurassero anche persone. “Quello sei tu?”


“Sì,” il nonno staccò il dipinto e lo avvicinò alla nipote, “Questa è la tua bisnonna e questo è mio fratello, lo zio Gino, quelle invece sono zia Agata e zia Laura, lei non l’hai conosciuta purtroppo.”

Alice osservava paziente e interessata, le piaceva l’idea di conoscere la storia dei suoi bisnonni.

“E qui dentro ci sono tutte le foto di famiglia, quelle che io ho scattato dal 1949 a oggi,” le porse un paio di album, sorridendo.

“Posso guardarle?” La ragazzina cominciò a voltare le pagine una a una: le fotografie erano ordinate cronologicamente e per Enrico erano la storia della sua vita, della sua casa e della sua famiglia; a partire dalla prima, che testimoniava l’arrivo del regalo che gli aveva cambiato la vita: La Zeiss Ikon del 1940 che ricevette dal padre. Enrico era ossessionato da quella macchina e la sfruttò per fare foto a chiunque le chiedesse. Aveva un talento naturale per la fotografia, quindi, siccome le cose non erano automatiche come oggi e Enrico aveva ereditato un po’ di talento artistico, aveva fatto fruttare la sua arte trasformandola in un mestiere come aveva fatto suo padre prima di lui.

Scorrendo le pagine, percorse assieme ad Alice la strada che raccontavano le foto, mostrandole come la collina in lontananza fosse mutata gradualmente negli anni, ma non era solo quella ad essere cambiata: la lampada appesa all’ingresso era caduta e i suoi l’avevano sostituita con una lanterna sistemata più o meno bene, l’aiuola ai lati della porta mostrava fiori sempre diversi e il cane, che nelle prime foto non era che un cucciolo, era invecchiato e morto nel giro di poche pagine. La stessa cosa era successa ai suoi genitori, che anno dopo anno erano diventati sempre meno propensi a farsi fotografare e, negli ultimi anni, persino a uscire in giardino. I suoi fratelli minori da ragazzini erano diventati più alti, si erano fatti crescere i capelli e avevano iniziato a vestirsi seguendo le mode del momento.

Poi era arrivata Annamaria, sua moglie, che in pochi scatti era passata da fidanzata a moglie e poi direttamente a madre. C’erano stati poi i suoi figli – “La vedi? Questa è la tua mamma.” – e, mentre loro crescevano, la natura intorno aveva iniziato a dare spazio al progresso e la collina in lontananza aveva iniziato a popolarsi di case. Un condominio a tre piani aveva sostituito la casa padronale di suo zio Giuseppe, che era andato a vivere in un posto più comodo, ed era stato affiancato da altri due condomini, nati dopo che un’impresa aveva fatto spianare la collina per rendere più agevole il passaggio dei mezzi.

Poi c’era stato l’anno dei cambiamenti, quando lui e i suoi fratelli avevano iniziato a ristrutturare la casa nella quale vivevano ancora sia Enrico che sua sorella Agata. In quegli anni avevano sostituito le modeste colture di patate, di fagioli e di zucche con delle vigne, che avevano fatto piantare anche intorno alla collina, sradicando gli alberi inutili della foresta che scendeva a valle, ricavando così della legna per il loro camino e assicurandosi un guadagno dato dalla vendita dell’uva per la produzione del vino. Il castagno però era sempre lì, sempre rigoglioso e carico di frutti.

Contare tutte quelle fotografie sarebbe stato impossibile, tante erano: dacché se ne ricordava, Alice era sicura che ogni volta che era andata a pranzo dai nonni, era sempre arrivato il momento in cui il nonno prendeva la sua macchina fotografica e faceva una foto, sempre dallo stesso punto, “Questi album sono la storia di questa terra, la nostra storia.”

Alice ricordava che quando era piccola c’era ancora una parte della campagna che le sembrava antica, inesplorata, e si divertiva ad andare a raccogliere i frutti accompagnata dal nonno o dalla mamma, spesso aveva visto cervi e volpi, talpe e ricci, ma nell’ultimo periodo i trattori avevano spianato le strade che una volta erano percorribili solo a piedi e i vigneti avevano sostituito gli alberi. La natura era stata messa da parte e per questo qualche anno prima c’era stata una frana. “C’era da aspettarselo, le radici tengono insieme la terra, non avrebbero dovuto togliere gli alberi,” così avevano detto gli adulti.

Alice si era chiesta come fosse fatto lì sotto e aveva immaginato lunghi rami sotterranei che si stringevano tra loro in una catena in grado di sorreggere la collina e si era preoccupata quando aveva capito che di alberi attorno a casa sua ce n’erano pochi. Ma era solo una bambina allora e si vergognava ancora di aver detto a sua mamma che aveva paura e voleva piantare degli alberi.

Scorrendo gli album aveva compreso quanto la terra che aveva intorno fosse viva e quanto fosse stata plasmata a uso e favore della sua famiglia. Per qualche secondo si sentì triste al pensiero di quanti alberi fossero stati uccisi nel corso di quel lungo periodo di tempo, di quanti animali avessero perso una casa a causa del loro abbattimento e persino del fatto che le api che si vedevano spesso nelle foto del nonno apparivano sempre meno frequentemente – a detta del nonno era dovuto ai pesticidi per le viti –.

“Siete ancora qui? È pronto il caffè e c’è anche una fetta di torta,” la mamma aveva interrotto i pensieri di Alice e spezzato il momento di rimembranza nostalgica del nonno, che oltre a vedere i cambiamenti del mondo attorno a lui si era reso conto che l’unico a mancare in quei ricordi di famiglia era proprio lui, che non sembrava nulla al confronto del grande castagno che c’era sempre stato e che sarebbe rimasto lì a fare da sfondo sulla destra delle loro fotografie ancora per molto tempo.

Alice chiuse l’album e prese il nonno per mano: “Posso farla io oggi la foto?”

Nonno Enrico sorrise, forse avrebbero usato l’autoscatto.






Note dell'autore:  ho avuto l’idea da un vecchio film (che ancora non sono riuscita a rintracciare, ma che credo essere ‘Rebecca la prima moglie’, di Hitchcock del 1940. In quel film dicono qualcosa tipo: “E quindi tuo padre dipingeva alberi?”
“Non proprio, dipingeva sempre lo stesso albero”
E da qui mi è venuta questa idea con la quale tento di mostrare il passare del tempo e il cambiamento dell’ambiente e degli usi.
Tengo anche a dire che la storia trae spunto anche da un’esperienza personale. I miei nonni hanno infatti una casa in campagna e un terreno che è stato spianato dai trattori e che ora ha solo un quinto degli alberi che vedevo da bambina, proprio per fare spazio ai vigneti e alla comodità di chi lavora le vigne.

E incollo il giudizio, ringraziando di nuovo le giudici per aver indetto questo contest.

Fabi_Fabi con Scatti 

I classificata


Giudizio di Emmevi Chan 
• Grammatica, sintassi e ortografia 10/10
 
Una storia pressochè perfetta nella forma, complimenti. Non ho nulla da dire al riguardo e credo che non ci sia nulla da segnalare, nemmeno una svista. 
• Sviluppo della trama 9/10 
Hai sviluppato la trama molto bene, è un peccato che tu abbia dovuto consegnare solo un estratto del tuo lavoro, dico davvero. Credo proprio che, se tu avessi avuto il tempo di adempire completamente al tuo disegno, ne sarebbe uscito qualcosa di molto, molto bello. 
Per quel che hai fatto, comunque, ti meriti ugualmente i complimenti: è un ottimo lavoro. 
• Caratterizzazione dei personaggi 9/10 
I personaggi sono senza alcun dubbio realistici, hanno una loro dimensione psicologica e hanno un carattere e un passato preciso. Enrico, a mio avviso, è il personaggio migliore, è davvero ben strutturato ed è quello che ho apprezzato maggiormente, dal momento che il desiderio che ha di condividere con la nipotina i propri ricordi è una classica prerogativa dei nonni. 
Così come Enrico, allo stesso modo apprezzo anche la piccola Alice che nella sua curiosità infantile spinge il nonno a pensare al passato e a rimembrare ciò che è stato. 
Complimenti, dico infine questo. 
• Attinenza al tema 4/5 
Credo che il tema non sia l'elemento centrale della storia, quanto più faccia da ‘sottofondo’, da legante di essa. Poste al centro della trama e della storia vi sono infatti i protagonisti e le loro storie, che mettono quasi in secondo piano il tema della terra. 
• Stile 5/5 
Il tuo stile è buono. Credo che tu scriva da diverso tempo e, se così non è, ti faccio i miei più calorosi complimenti, perché dimostri di avere una certa padronanza di linguaggio e di uso dell'italiano. Hai inoltre uno stile avvincente, che cattura il lettore e lo pone nei panni dei personaggi, facendogli sentire sulla propria pelle i sentimenti dei protagonisti coinvolti nella storia, e questo posso assicurarti che è un qualcosa di estremamente buono. 
• Originalità 4.5/5 
Ho trovato la tua storia originale, l'idea che hai avuto è infatti buona e l'hai sviluppata al meglio. 
La trama non è scontata e ti faccio i complimenti per la bravura che hai dimostrato. 
• Gradimento personale 5/5 
Scatti mi è molto piaciuto, credo che sia una storia molto bella e sono felice che tu abbia deciso di aderire all'iniziativa e sia infine riuscita a consegnarmi la tua fiction. Leggere la tua storia mi ha toccato, l'avanzare del tempo infatti è un tema sempre molto bello da leggere e constatare che (alla maniera latina) tempus fugit è qualcosa che ti muove ogni volta nel profondo. 
Complimenti, ho apprezzato molto il tuo scritto e ti ringrazio nuovamente di aver partecipato e aver infine consegnato. 
Un salutone! 
# Punteggio: 46.5/50 

Giudizio di Panda Chan 
- grammatica, sintassi e ortografia: 8/10 
- sviluppo della trama 10/10 
- caratterizzazione dei personaggi 9/10 
- attinenza al tema 5/5 
- stile 5/5 
- originalità 4/5 
- gradimento personale 5/5 
Punteggio complessivo: 46/50 
Dunque, dopo il giudizio in termini di voti, passiamo al commento. 
Grammatica, sintassi e ortografia sono quasi perfette. 
Ti ho tolto un punto per una questione di concordanze verbali (nella frase “Erano la storia della sua vita, della sua casa e della sua famiglia, a partire dalla prima, che testimoniava l’arrivo del regalo che gli aveva cambiato la vita: La Zeiss Ikon del 1940 che ricevette dal padre. Enrico era ossessionato da quella macchina e la sfruttò per fare foto a chiunque le chiedesse.” sarebbe più corretto usare aveva ricevuto al posto di ricevette e l’aveva sfruttata al posto di sfruttò, perché esprimi un’anteriorità rispetto al passato), ma la storia per il resto e scivola via senza intoppi. Non mi pare di essere incappata in errori ortografici o grammaticali gravi, solo ti ho tolto un altro punto per qualche virgola non proprio a fagiolo. 
Sullo sviluppo della trama non ho niente da dire, perché l’ho trovata una storia bellissima. 
Semplice ma non banale, dolce e nostalgica ma non deprimente. Brava davvero. 
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, è anche questa decisamente buona; non ti ho attribuito il massimo punteggio perché avrei apprezzato, forse, un focus un po’ maggiore sulle sensazioni di Alice e di Enrico. Ma si tratta proprio di una minuzia, forse anche un po’ opinabile. 
Punteggio rispettivamente pieno e quasi pieno, invece, su attinenza al tema e originalità: sei riuscita a proporre una storia strettamente connessa al pianeta Terra senza banalizzare il tema. 
Il punto mancante all’originalità è dovuto al contesto dell’ambientazione: è un’ottima scelta, ma essendo strettamente connessa alla realtà non possiamo definirla completamente originale. 
In ogni caso, hai proposto un confronto diretto e una valutazione frontale dei profondi cambiamenti che abbiamo provocato nel pianeta attraverso una cornice familiare e affettuosa. I miei complimenti. 
Lo stile è lineare e scorrevole, semplice e chiaro. Attraverso il tuo stile ho colto che la storia ti appartiene nel profondo e non è solo raccontata. Per questo anche qui il punteggio è pieno. 
Passiamo alla parte che come giudice mi riguarda più da vicino, ovvero il gradimento personale: in questo contest la tua storia è senz’altro quella che ho apprezzato di più e quella che riceverà il mio voto per il premio giuria. 
Forse il mio entusiasmo è dovuto al fatto che sono nata in un paesino sperduto tra i monti (fa molto Heidi, ma è così, giuro) e seguo anche io con apprensione tutti i cambiamenti, anche minimi, cui l’ambiente è costretto a piegarsi a causa di noi che ci abitiamo. 
Oppure, forse, dipende dal fatto che anche io ho molte foto di com’era il mio piccolo paese ai tempi della mia nascita, e di quella di mio padre, e di quella di mio nonno addirittura, che osservo sempre con curiosità e con un po’ di malinconia. 
Fatto sta che mi sono immedesimata al cento per cento e un coinvolgimento tale non può che meritare un punteggio pieno nel settore del gradimento personale
Ti faccio ancora i miei complimenti. 

Punteggio complessivo: 92.5/100 
   
 
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