Suna
Giovedì
ore 06.30
Una donna dai capelli biondi che era distesa su
di un letto disse ad un giovane uomo dai capelli castani che stava guardando
fuori dalla finestra finendo di fumare una sigaretta: “L’Akatsuki si sta
muovendo. Mio fratello e Tsunade hanno deciso di richiamare tutti.” L’uomo
gettò la sigaretta e si voltò guadagnando la porta senza un cenno alla donna
con cui aveva passato la notte…
Konoa
Venerdì
ore 23.00
Inspirò ed espirò un paio di volte prima di
prendere la sua chitarra ed avviarsi verso il palco. Si concesse un sorriso
pensando a com' era finita lì quella sera. Camminò con lentezza fino ad
arrivare alla sedia ed al microfono sotto la luce, troppo forte, del riflettore
al centro esatto del palco. Si sedette, accavallò le gambe e posizionò la
chitarra su di esse. Sentiva le voci confuse della gente che affollava il
locale, ma non vedeva nessuno. Chiuse gli occhi e li riaprì. Sfiorò le corde ed
i primi accordi si diffusero tra le mura, poi la sua voce cristallina, pura e
forte, fece cessare il parlare sommesso dei clienti.
All
that I'm living for,
All that I'm dying for,
All that I can't ignore alone at night.
I can feel the night beginning.
Separate me from the living.
Understanding me,
After all I've seen.
Piecing every thought together,
Find the words to make me better.
If I only knew how to pull myself apart.
Quante volte si era chiesta chi era?
All that I'm living for,
All that I'm dying for,
All that I can't ignore alone at night.
All that I'm wanted for,
Although I wanted more.
Lock the last open door, my ghosts are gaining on me.
I believe that dreams are sacred.
Take my darkest fears and play them
Like a lullaby,
Like a reason why,
Like a play of my obsessions,
Make me understand the lesson,
So I'll find myself,
So I won't be lost again.
Quante volte avrebbe dovuto riiniziare tutto da capo?
All that I'm living for,
All that I'm dying for,
All that I can't ignore alone at night.
All that I'm wanted for,
Although I wanted more.
Lock the last open door, my ghosts are gaining on me.
Guess I thought I'd have to change the world to make you see me,
To be the one.
I could have run forever,
But how far would I have come
Without mourning your love?
Si
trovava bene in questa città, aveva trovato delle persone simpatiche che magari
col tempo avrebbe potuto considerare amici.
All that I'm living for,
All that I'm dying for,
All that I can't ignore alone at night.
All that I'm wanted for,
Although I wanted more.
Lock the last open door, my ghosts are gaining on me.
Should it hurt to love you?
Should I feel like I do?
Should I lock the last open door,
My ghosts are gaining on me
Desiderava ardentemente avere un posto, dei
legami da chiamare casa. Era finalmente giunto anche per lei questo momento?
La voce
cessò di riempire l’aria mentre gli ultimi accordi lasciavano le corde della
sua Sunburst blu notte. Sentì
gli applausi. Si alzò e si avviò verso il retro del palco mentre i suoi occhi
azzurri scorrevano alla ricerca di volti noti.
Era poco più di un mese che viveva a Konoa e Sakura, la ragazza con cui
condivideva l’appartamento, l’aveva gentilmente obbligata a cantare, scegliendo
anche il pezzo e lasciandola così nell’impossibilità di rifiutare.
Sorrideva mentre, dopo aver riposto la
chitarra, si avviava verso i suoi nuovi compagni.
Ino Yamanaka, 22 anni, fu accolta al tavolo da
persone entusiaste. C’erano Shino,
Sakura, Hinata, Neji, Kiba, Rock Lee, TenTen, Sasuke e Naruto. Erano venuti proprio tutti.
La sua vita attuale era il piccolo negozio di
fiori che gestiva e quelle persone. Del suo passato ricordava solo gli ultimi
tre anni. Non sapeva nemmeno se Ino Yamanaka fosse davvero il suo vero nome.
Sorrise a questi pensieri ma fu riportata alla realtà dalle voci dei suoi
“amici”.
Naruto: “sei stata grande!!!”
Kiba: “wow Ino-chan
che voce!!!”
Rock Lee: “Ino-san sei
stata eccezionale”
Ma su tutte emergeva
la voce di Sakura: “che vi avevo detto gente ha o no una voce pazzesca?
Ino-chan e tu che non volevi saperne, se non fosse stato per me adesso nessuno
avrebbe sentito la tua voce”
Ino sorrise divertita
alle parole dell’amica e pensò che in fondo non le era poi tanto dispiaciuta
come serata: “Arigatou Sakura”
Dopo ancora un po’ di chiacchiere decisero che
era ora di ritornare a casa così tutta la compagnia si avviò verso l’uscita.
Il rumore di un bicchiere rotto attirò
l’attenzione di Ino. Per una frazione di secondo incontrò degli occhi neri che
avrebbe riconosciuto tra milioni. Fu sommersa da emozioni contrastanti,
speranza, paura, felicità, tristezza, ed immancabili arrivarono anche i
ricordi. La voce di Sasuke la riportò alla realtà :”Ehi Ino che hai? Tutto
bene? Guarda che stiamo aspettando tutti te!!!”. Sorrise e lo seguì
meccanicamente ma una strana sensazione la accompagnava se lui era lì voleva dire
che non era ancora finito il suo lavoro e che doveva ritornare a quella vita da
cui cercava disperatamente di allontanarsi, da quella persona da cui era
irrefrenabilmente attratta.
Raggiunse fuori gli altri. Naruto Sasuke e
Sakura discutevano animatamente come sempre. Quei tre si conoscevano da quando
erano ragazzini, tre vite diverse eppure erano riusciti a superare il tempo e
rinforzare il loro legame. Naruto era orfano e cresciuto da solo con l’aiuto di
Iruka; Sasuke, la cui famiglia era morta in un incidente, aveva trovato nel
rapporto con Naruto un affetto cui aggrapparsi per andare avanti, erano
inseparabili. Sakura era il collante che li teneva insieme. Tra loro c’era uno
strano triangolo: Naruto amava Sakura che, però, aveva una cotta per Sasuke.
Poi c’era Hinata che adorava Naruto. Sasuke invece riservava attenzioni
particolari solo ad Hinata, che provasse qualcosa per lei? Insomma era una
situazione alquanto ingarbugliata ma si sa che l’amore non si può comandare ma
nasce spontaneo e arriva sempre quando meno lo si aspetta... Seguendo il filo
dei suoi pensieri Ino arrivò nell’appartamento in cui abitava con Sakura, così
lei e l’amica salirono le scale e si diressero nelle loro stanze augurandosi la
buona notte.
Ino era nel suo letto ma sembrava che Morfeo si
fosse dimenticato di lei per quella notte. La sua mente seguiva senza sosta pensieri
ogni momento diversi, con un solo filo a tenerli uniti quegli occhi, i suoi
occhi. E più pensava più uno stano presentimento si faceva strada partendo dai
recessi più profondi della sua anima reclamando a gran voce di uscire alla
luce. Che fosse successo qualcosa a Lui?
L’orologio segnava ormai le cinque e trenta era
inutile rimanere a letto decise quindi di andare a correre. Indossò shorts,
felpa, scarpe e cappello, lasciò un biglietto sul tavolo della cucina per
Sakura informandola che era andata a fare jogging, quindi recuperò il suo i-pod
ed uscì.
Quando le prime note della canzone arrivarono
alle sue orecchie seguite dalla voce di Mark non riuscì a trattenere un
sorriso.
(When
this began)
I had nothing to say
And I get lost in the nothingness inside of me
(I was confused)
And I let it all out to find/
That I’m not the only person with these things in mind
(Inside of me)
But all the vacancy the words revealed
Is the only real thing that I’ve got left to feel
(Nothing to lose)
Just stuck/ hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own
I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go of the pain I’ve felt so long
(Erase all the pain till it’s gone)
I wanna heal, I wanna feel like I’m close to something real
I wanna find something I’ve wanted all along
Somewhere I belong
And I’ve got nothing to say
I can’t believe I didn’t fall right down on my face
(I was confused)
Looking everywhere only to find
That it’s not the way I had imagined it all in my mind
(So what am I)
What do I have but negativity
’Cause I can’t justify the way, everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain/ hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own
I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go of the pain I’ve felt so long
(Erase all the pain till it’s gone)
I wanna heal, I wanna feel like I’m close to something real
I wanna find something I’ve wanted all along
Somewhere I belong
I will never know myself until I do this on my own
And I will never feel anything else, until my wounds are healed
I will never be anything till I break away from me
I will break away, I'll find myself today
I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go of the pain I’ve felt so long
(Erase all the pain till it’s gone)
I wanna heal, I wanna feel like I’m close to something real
I wanna find something I’ve wanted all along
Somewhere I belong
I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong
I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong
Somewhere I belong
Voglio guarire, voglio provare sensazioni, come
se stessi in qualche luogo a cui appartengo…
Ironica senza dubbio la vita…
Correva attraverso il parco cittadino ancora
deserto cercando di scaricare quella strana tensione accumulata dalla sera
precedente, ma più correva più dentro di lei si faceva spazio la sensazione che
presto sarebbe dovuta tornare alla vita che aveva lasciato alle sue spalle. Si
fermò a prendere fiato vicino al laghetto al centro del parco e tornò ad una
sera di sette mesi.
Ino era sul ponte superiore della nave
che faceva da base per quella operazione ed osservava le stelle che
illuminavano il cielo limpido tipico delle notti di fine inverno. Era stanca e
sporca di sangue non suo. Avvertì la presenza di un’altra persona alle sue
spalle, non ebbe bisogno di girarsi per sapere che era Choji, suo compagno di
squadra. Decise, allora, di parlare, lo sguardo ostinatamente fisso verso il
cielo e le spalle ancora voltate verso il suo interlocutore, la voce ferma e
bassa: “Si vede la costellazione di Orione stasera. Sai vi sono contenute tre delle stelle più luminose del cielo: Betelgeuse,
Rigel e Bellatrix che insieme a Saiph, costruiscono un quadrilatero che forma
la sagoma di Orione. Orione era un bellissimo cacciatore, figlio di Poseidone e
della Terra, che si era innamorato, corrisposto, di Artemide, contro la volontà
del fratello Apollo. Per porre fine al loro legame, Apollo sfidò la sorella a
colpire un oggetto che affiorava in mare. Artemide, infallibile, tirò una
freccia e colse in pieno l'oggetto che altro non era che la testa di Orione.
Addolorata per la perdita, Artemide ottenne da Zeus che Orione diventasse la
costellazione più bella del cielo. E così quando si guarda la costellazione di
Orione si guarda, in un certo senso, ciò che resta di un grande amore
osteggiato ma eterno…
Sai è
frustrante avere la memorie piena di nozioni simili e non sapere chi sono in
realtà…”
Finalmente allontanò lo sguardo dal
cielo e, girandosi, lo posò sul corpulento compagno. Dopo qualche secondo di
silenzio continuò a parlare. “Lo so che vuoi dirmi che non sarei dovuta tornare
indietro per a prenderlo, che ho rischiato parecchio, che è stata una cazzata,
che fortunatamente è andata, che potevo mandare all’aria il lavoro di anni e
simili… Nono so se puoi capirmi ma io, vedi, non ho altri che te e lui, non
ricordo nulla del mia passato se non da quando mi sono svegliata in
quell’ospedale, non so se prima era questa la mia vita, non so cosa significa
avere un luogo cui fare ritorno o una famiglia... Lui e tu siete tutto quello
che ho. Perciò mi dispiace se ti sei preoccupato, mi dispiace che hai dovuto
sorbire le sfuriate di Asuma ma io dovevo salvarlo perché non potevo perdere di
nuovo un pezzo della mia vita. Questa volta penso che non avrei retto…” Sospirò
quasi fosse stremata da quella confessione. Cercò di riprendere il controllo di
sé ricacciando indietro le lacrime che premevano per uscire ed il groppo alla
gola. Fissò Choji sapendo che quello per stava per dire l’avrebbe stupito
ancora di più di quello che aveva già sentito. Chiuse gli occhi e li riaprì,
decisa più che mai a porre termine a quella conversazione. Choji la guardava
stupito ma quando fece per parlarle fu interrotto dalla voce della ragazza.
“Ascolta Choji, so che quello che sto per dirti ti sembrerà strano ma cerca di
capirmi lui avrebbe fatto lo stesso per me… Ho deciso di portare a termine la
missione da sola e lo farò a modo mio. Ho già preparato tutto parto
stanotte.” Senza aggiungere altro,
sorpassò Choji, rimasto impietrito dalla sorpresa ma comunque conscio che non
avrebbe potuto far nulla per dissuaderla dal suo intento, e si avviò verso
l’interno. Raggiunse la sua camera, dove fece una doccia e si cambiò i vestiti
dirigendosi poi verso la camera dove riposava lo stratega del gruppo, il
ragazzo per cui aveva deciso di avventurarsi in una missione così pericolosa e
cercare vendetta. Sospirò, per l’ennesima volta in quella serata, quasi non si
riconosceva nella ragazza forte, razionale, distaccata, determinata e decisa
che era prima di averlo visto appeso per i polsi, con i piedi che sfioravano
solo il suolo, pieno di profonde lacerazioni su tutto il corpo, segni di
torture cui era stato sottoposto, e privo di sensi. Arrivata davanti alla porta
che cercava mise la mano sulla maniglia ed entrò. Al centro della piccola
stanza, su di un letto, c’era un ragazzo pieno di fasciature, attaccato ad una
flebo. Il suo volto era disteso, chissà cosa starà sognando si ritrovò a
pensare Ino. La ragazza si avvicinò al letto, vi si sedette e parlò al ragazzo
distesovi sopra. “Ehi dormiglione sono venuta per salutarti. Sto andando a terminare
il lavoro che abbiamo iniziato… Lo finirò a modo mio questa volta… Chi ti ha
ridotto così la pagherà te lo prometto, però tu svegliati per quando ritorno mi
raccomando… Tu avresti fatto lo stesso per me…
Sai mi sono accorta che per me sei
importante, più di quello che pensi… Mi è crollato il mondo addosso quando sei
stato preso… poi ho visto come eri ridotto quando sono tornata a prenderti…
Perciò Shika ti prego svegliati e cerca di crearti una vita lontano da questo
mondo, la vita tranquilla che hai sempre sognato. Trovati una ragazza, né bella
né brutto, che ti ami, con la quale avere dei figli ed una famiglia… Trovati un
lavoro normale, nel quale non c’è necessità di rischiare la vita sempre e
costantemente… Vai a vivere in un posto dove potrai vedere sempre le tue
adorate nuvole… Ma più di tutto Shikamaru cerca di essere felice…”.
Le lacrime iniziarono a rigare il
volto di Ino. La ragazza cercò di riprendere il controllo di sé e dopo un paio
di profondi respiri si ricompose. Si alzò e portandosi le mani dietro al collo
si slacciò la collanina che portava al collo, una rosa dei venti, unico oggetto
che stava a dimostrare che lei aveva avuto una vita prima di svegliarsi in una
stanza di ospedale poco più di due anni prima, e la legò al collo di Shikamaru.
Prima di allontanarsi dal giovane gli posò un bacio sulla fronte, poi con passi
lenti si avviò verso la porta già sapendo di trovarvi Choji fuori.
Oltrepassata lo soglia infatti l’amico
era lì, lei gli sorrise, sorpassandolo, ma prima di sparire si fermò e, senza
voltarsi, disse: “Per favore prenditi cura di lui per me… Non fargli fare
stupidaggini come venirmi a cercare… Adesso per me questa è diventata una
questione personale e la devo risolvere da sola…” Lentamente si voltò verso il
compagno di squadra, regalandogli un
sorriso carico di dolcezza ma al contempo pieno di quella tristezza che solo
gli addii ad una persona cara possono suscitare, dicendogli: “Grazie di essere
stato la mia famiglia Choji…”.
Poi si incamminò vero l’uscita, senza voltarsi indietro…
Una folata di vento la riportò alla realtà. Ino
guardò l’orologio, le sei e trenta, decisamente era ora di tornare a casa. I
suoi fiori la aspettavano per essere accuditi…