09/05/2013
3 recensioni
KING'S CROSS.
King’s Cross.
La stazione più confusionaria e sudicia del mondo e al contempo tanto familiare.
Seduto su questa panchina sento l’odore di vino economico del barbone sdraiato a terra a qualche metro da me.
In un giorno qualunque mi sarei fermato a parlarci, e magari gli avrei dato due spiccioli o gli avrei offerto una sigaretta.
È il 13 Dicembre, e piove come se non piovesse da chissà quanto. Infatti con un movimento quasi stereotipato alzo la testa, anche se so che le gocce fitte non mi permettono leggere chiaramente il tabellone degli arrivi.
Comunque il treno sta ritardando, e ne sono sicuro perché ho controllato almeno una decina di volte su internet.
Una coppietta mi passa davanti correndo e gli schizzi sporchi d’acqua piovana scuriscono subito i miei pantaloni.
Se non fosse un giorno così importante neanche ci farei caso, e in un gesto di stizza mi alzo di scatto portando la mano alla tasca posteriore.
Poi ricordo.
Ho lasciato volutamente il pacchetto di Marlboro sul comodino per evitare di puzzare di fumo e soltanto adesso mi rendo conto di quanto avrei bisogno della presenza tiepida di una sigaretta tra le mie labbra. A volte credo che questa goda a sua volta della mia vicinanza. Fatto sta che prima di lasciarla sul marciapiede ridotta a un mozzicone come una puttana con la quale hai ammazzato il tempo la lascio pendere consumata dalla mia bocca portandola a spasso con me ancora per un po’.
Sbuffo e mi mando mentalmente a quel paese.
Il cielo sembra cominciare a dar tregua ai londinesi, quindi esco dal luogo riparato per lanciarmi verso il tabacchino della stazione e mi fermo solo quando sento un tonfo alle mie spalle.
“Signore, le è caduta la-
Mi rendo subito conto che la mia giacca è più leggera.
No. La PSP no.
La mia espressione deve essere furiosa, perché il bambino castano lascia cadere nuovamente la Fedelissima che mi stava porgendo e si allontana senza darmi le spalle.
Fanculo. La mia compagna di vita ha cessato di esistere, e ciò che mi impedisce di fare un meritato e dignitoso requiem è la necessita che il mio corpo rivendica di nicotina.
Quindi con il cuore ancora sanguinante rinfodero il cadavere e riprendo la marcia verso la “T” luminosa.
“Marlboro.”
L’uomo grassoccio mi porge un pacchetto di Light.
“Rosse, per favore.”
“Sono finite.”
Guardo con odio il commesso e il pacchetto bianco, poi lascio la banconota sul banco.
Aspirando con voracità torno al binario proprio mentre il treno si ferma, e con una solo occhiata capisco che la mia speranza che fosse semivuoto è andata a farsi fottere insieme ai pantaloni puliti, alla PSP e alle lenti nuove dei Goggles che si sono graffiate con la cerniera per colpa del mio dannatissimo vizio di tenerli appesi al collo.
Nella folla ogni testa bionda mi fa perdere un battito. Nessuna di queste però è accompagnata da quegli occhi color ghiaccio che sembrano attraversarti la pelle e infiltrarsi nelle vene.
Rimango fermo fino a quando il binario non si svuota di nuovo e il treno riprende la sua corsa per sparire alla prima curva. Non riesco a muovere un passo anche se le nuvole hanno deciso di farmi un gavettone freddo proprio in quel momento.
Non è tornato, anche se l’aveva promesso.
Un Qualcosa.
Non so perché, è venuta fuori questa fanfiction.
Saranno i Placebo, sarà che non riesco a dormire, sarà la maturità che incombe… ma non riesco a far a meno di scrivere… spero solo di scrivere cose interessanti.
Se volete lasciate una recensione, sarebbe molto carino e apprezzato.
E DAI, FATE FELICE UNA POVERA JULES CHE SI IMPEGNA TANTO xD