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Autore: grangerous    10/05/2013    6 recensioni
Il professor Snape guarisce le ferite di Hermione dopo la battaglia all'Ufficio Misteri; la scoperta che ne consegue li lascia entrambi stupefatti. I due dovranno lavorare insieme per aiutare Harry a sconfiggere Lord Voldemort.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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Capitolo 1

Nota della traduttrice:

E' la mia prima traduzione per il fandom di HP e spero possa incuriosirvi e interessarvi com'è accaduto a me. Trovate la storia in originale qui.

Questa è la prima di una trilogia con protagonisti Hermione e Snape, in un'alternativa versione degli ultimi due libri della saga. L'autrice grangerous, di cui curo l'account su questo sito, è stata molto gentile da acconsentire alla traduzione. Conosce abbastanza bene la lingua italiana, quindi penso potrà apprezzerare ogni vostro commento alla storia senza bisogno di traduzione. 

Alcune precisazioni:

  • ho deciso di non tradurre i nomi dei personaggi, mentre tutto il resto lo troverete in italiano;

  • le frasi sottolineate sono prese pari pari dal testo originale;

  • le forme di rispetto sono qui espresse più o meno come nei libri: gli studenti danno sempre del lei ai professori, mentre i prof danno del tu agli studenti, ma antepongono le forme Signor e Signorina prima del cognome (approfitto per ringraziare ThePortraitOfMrsBlack per le precisazioni a riguardo).

Infine, il capitolo non sarebbe leggibile senza il prezioso intervento della mia beta silviabella che vi ha evitato errori ed orrori degni di un girone dell'inferno dantesco.

Buona lettura,

Anne London


Capitolo 1


Song of Healing


"Innerva."

La voce la rese improvvisamente conscia del suo corpo, nell'improvvisa consapevolezza di dolore e panico. Harry. La profezia. Si sforzò di alzarsi, strizzando gli occhi contro la luce intensa. Una mano fredda sulla fronte la spinse gentilmente, ma fermamente, indietro nel letto. Un letto? Dove sono?

"Signorina Granger," conosceva quella voce: fredda come la mano sulla fronte, profonda e molto rassicurante. “Sei ad Hogwarts, nell'infermeria per essere precisi. Preferirei stessi sdraiata.”

“Do-dov'è Harry?” chiese, il panico che pulsava nelle vene.

“Malgrado abbia trascinato cinque dei suoi compagni in un'idiota tentativo di salvataggio studiato male, né Harry Potter né altri studenti sono stati gravemente feriti. Tu, invece, devi stare ferma.”

Gradualmente i suoi occhi si assestavano all'illuminazione della corsia. Il Maestro di Pozioni incombeva sul suo letto, i capelli scuri davanti al viso.

“Mi è sembrato di capire dal signor Potter che sei stata colpita da Antonin Dolohov, mentre lui stesso era affetto da un incantesimo tacitante. E' andata così? ”

La botta di adrenalina iniziale ormai andava scemando e parlare diventava sempre più difficile. “Sì, signore,” suonava più come “Sissssore...”

“Né Potter né Longbottom sono stati in grado di dirmi qualche maledizione ha usato Dolohov.” Il tono di Snape implicava che una tale ignoranza era imperdonabile. Sollevò un sopracciglio con aria interrogativa in attesa di una risposta.

“Non lo so neanch'io,” riuscì a rispondere. Snape appariva straordinariamente indifferente. “Mi dispiace signore...”

Snape si raddrizzò e incrociò le braccia sul petto. “Signorina Granger,” iniziò, scivolando in automatico in modalità lezione. “Un incantesimo scagliato sotto l'effetto tacitante si differenzia enormemente da un incantesimo non-verbale dello stesso tipo. Le conseguenze possono essere difficili da prevedere. In molti casi, tuttavia, l'incantesimo si installa nel ricevente come potenziale magico, crescendo in intensità fino all'esplosione di energia magica risultante. La situazione è altamente pericolosa per il ricevente. Sono stato abbastanza chiaro?”

Gli occhi di Hermione si spalancarono e iniziò a sentire un diverso tipo di panico crescerle nel petto. “Vuol dire che la maledizione è bloccata dentro di me, pronta ad esplodere da un momento all'altro.”

Snape la guardò negli occhi, un'espressione seria in volto. “Corretto.”

“Cosa...” iniziò, ma lui alzò un dito per interromperla.

“Senza conoscere la maledizione usata non c'è niente che si possa fare.” S'interruppe, deglutendo leggermente prima di continuare. “Ho bisogno che mi mostri il ricordo dell'evento.”

"Legilimanzia?"

“Esatto.”

Hermione poteva sentire il cuore batterle forte nel petto. Devo farlo entrare nella mia mente? Non mi meraviglio che il professor Snape sia qui al posto di Madama Pomfrey. Tutto iniziava ad avere un senso, dalla presenza dell'uomo al suo capezzale al terribile dolore che andava pulsando per tutto il corpo. Hermione si morse il labbro inferiore per un breve momento. “Cosa devo fare?” chiese.

“Il contatto con la pelle aumenta la connessione,” replicò Snape. Sembrava quasi annoiato, un leggero tocco di disgusto colorava la sua voce. “Altrimenti può essere sufficiente mantenere un contatto visivo; cerca di rilassarti il più possibile.”

Rilassarmi? Corro un pericolo mortale per una maledizione inesplosa e il professor Snape sta per rovistare nel mio cervello. Dovrebbe essere un gioco da ragazzi.

Lui si avvicinò al letto e le prese il mento con la mano sinistra, alzandole il viso per guardarlo direttamente. Con la mano destra posizionò la bacchetta contro la tempia di lei. “Pronta?”

Hermione strinse le labbra e annuì con determinazione. Il movimento era così leggero che, se la mano del professore non fosse stata a contatto con il suo mento, lui non l'avrebbe notato.

I suoi occhi si strinsero. “Legilimens.”

Sentì allora la sua presenza, ai margini della coscienza. Mentre si spingeva avanti il dolore nel suo corpo cresceva schiacciandola da tutti i lati. Non riusciva a resistere. Sopraffatta dal dolore rispose d'istinto. “NO!” Aveva davvero urlato? Era tutto nella sua testa? In un disperato tentativo di mantenere il controllo respinse il dolore, bloccandolo dentro all'equivalente mentale di un grosso baule, non dissimile da quello usato negli anni per trasportare i suoi vestiti e libri a Hogwarts.

“Signorina Granger,” La sua voce, come il viso, manifestava shock. “Mi pare di capire che hai studiato occlumanzia?”

“Io... no, certo che no.” Lo guardò confusa, realizzando all'improvviso che anche la sua presenza nella sua testa era andata scomparsa.

“Certo che no,” le fece eco, deridendola. “Eppure sembrerebbe abbia approcciato l'argomento con il tuo consueto entusiasmo.”

“Io...” Hermione contorse il viso, incapace di articolare una frase coerente. Il dolore era diminuito in qualche modo, ma si sentiva esausta. “Stavo occludendo?”

“Sì.” Snape sospirò. “In altre circostanze avrei spinto fino a smantellare le tue difese mentali, ma vista la maledizione bloccata dentro il tuo corpo il rischio è troppo alto. Ho bisogno che tu mi faccia entrare.” Esitò un momento, “Sarebbe molto più semplice se ti fidassi di me, almeno per la durata del procedimento.”

“Non è... è solo...” Persino con il dolore che spingeva profondamente dentro di lei, respirare era difficile e conversare quasi impossibile. Girò la testa a guardare il soffitto sopra di lei, combattendo le lacrime che pizzicavano pericolosamente. Respira Granger, pensò. Dentro, fuori. Non vuoi che lui scopra quanto sei spaventata. “Fa male,” sussurrò finalmente, evitando il suo sguardo.

“Sì. Farà molto male.” In qualche modo la sua onesta risposta alleviò la durezza delle sue parole e la paura diminuì leggermente. “Vista la tua situazione corrente, tuttavia, affrontare il dolore sarà inevitabile.” Lei continuava a non far caso a lui, guardando fisso il soffitto. Ci siamo, a breve nominerà il tanto celebrato coraggio da Grifondoro; probabilmente è un brutto momento per confessare che non ne posseggo neanche un po'. Con la coda dell'occhio vedeva il suo viso, immobile, in attesa di una sua risposta. I secondi passavano dolorosi. Non ha intenzione di dire nulla? Finalmente si azzardò a guardarlo in viso. Quando lei espirò, lui lasciò andare il respiro che chiaramente tratteneva in simpatia. “Allora, signorina Granger?”

“Professore, ho fiducia in lei. Ma non so come farla entrare.”

Snape la osservò ponderando. “Hai spinto il dolore in un baule nel lato più profondo della coscienza.”

Era un'affermazione, non una domanda. “Hai solo bisogno di aprire il baule e invitarmi a guardare dentro.”

Snape continuava a sostenere il suo sguardo e Hermione sperò che non riuscisse a leggere quanto disperatamente sopraffatta si sentisse. Forza, Granger; Grifondoro, ricordi? Finalmente lei annuì. Al suo cenno d'intesa le spalle di Snape si rilassarono leggermente. Ancora una volta prese il suo mento fermamente con la mano. “Legilimens.”

Il dolore iniziò a riecheggiare, annebbiandole la vista, le membra doloranti. Combattendo per rimanere calma, Hermione si focalizzò sugli occhi scuri e le lunghe ciglia del suo professore di pozioni. Professor Snape, Professor Snape. Il suo nome era un mantra che offriva un filo di pensiero razionale lungo la rossa foschia che minacciava di sommergerla. Sovrapposte alla visione dell'infermeria riconobbe scene dei suoi ricordi, tutte rappresentanti l'uomo di fronte a lei. Osservò il suo corpo incosciente attraversare il tunnel della Stamberga Strillante con la testa che sbatteva e si graffiava contro il muro; lei seduta in classe durante la prima settimana ad Hogwarts elettrizzata dalla sua voce, “Io posso insegnarvi a distillare la fama, imbottigliare la gloria e perfino porre un fermo alla morte.” Guardò mentre torreggiava sopra allo sfortunato professor Lockhart all'unico incontro del Club dei Duellanti, la minaccia evidente in ogni fibra del suo corpo; lo osservò sollevare la manica, in un inutile tentativo di convincere Fudge che Lord Voldemort era tornato...

“Signorina Granger,” la voce reale di Snape attraversò gli strati di memoria. Riecheggiava in modo strano, come se potesse sentirlo dentro e fuori la propria testa. “Per quanto tu possa trovare piacevole abbandonarsi al ricordo di ogni nostro incontro avuto durante gli scorsi cinque anni, non ho né il tempo né il temperamento per godermi lo spettacolo. Ho bisogno che mi mostri cos'è accaduto nell'Ufficio Misteri.”

Hermione sospirò con riluttanza, lasciando andare l'ultima visione del professor Snape ritardare l'inevitabile. L'ufficio della Umbridge si delineò davanti a lei. Millicent Buldstrode teneva Hermione premuta scomodamente contro il muro, mentre Snape rimaneva accigliato sulla soglia. Prima che la scena svanisse, Hermione dovette rivivere il fervente urlo di Harry. “Ha preso Padfoot! Ha preso Padfoot dal luogo dov'era nascosto!” così come la ringhiante risposta del professore, “Potter, quando vorrò che mi vengano urlate contro delle sciocchezze ti darò una pozione Tartagliante...

Secondi dopo, Hermione era accovacciata sotto una scrivania, il panico martellante nelle vene. Il ricordo era così vivido che la corsia dell'infermeria era completamente sbiadita alla vista. A portata di mano sentì Harry colpire uno dei due Mangiamorte vicini, a pochi metri da dove si nascondeva. Il più vicino paio di gambe schivò il colpo e la sua sfera d'attenzione si concentrò sulla bacchetta puntata direttamente su di lei. Non riusciva a muoversi, non riusciva a parlare. Come da una grande distanza sentì una voce.

"Avada...”

Solo quando il corpo di Harry sbatté contro il ginocchio del Mangiamorte, buttandolo sul pavimento, Hermione riprese il controllo delle sue membra riluttanti. Il suo miglior amico ingaggiando una lotta sul pavimento con il Mangiamorte che avrebbe potuto ucciderla, aveva evitato un colpo sicuro. Neville, tuttavia, si lanciò ugualmente in avanti.

EXPELLIARMUS!” urlò, ansimando con orrore mentre sia la bacchetta di Harry che quella del Mangiamorte volavano fuori dalla loro portata. Hermione si lanciò in avanti e si precipitò dietro di loro. Neville continuava ad urlare, riuscendo a lanciare un'altra maledizione, che per fortuna finì lontano da entrambi gli uomini, finché Hermione, finalmente, riuscì a colpire il Mangiamorte. Richiamò la bacchetta di Harry e gliela restituì prima di notare che il Mangiamorte era caduto contro e attraverso la bizzarra campana di vetro che dominava la stanza. Orribilmente la sua testa si contraeva sulle spalle, distorcendo i suoi lineamenti e sostituendoli con quelli di un infante, malgrado il suo corpo fosse rimasto uguale fuori dalla campana.

Mentre lo strano effetto procedeva ora al contrario, Hermione capì cosa stava osservando. “È il tempo,” sussurrò, Tempo...

Delle urla dalla stanza adiacente la riportarono con l'attenzione verso il grosso problema della fuga. Allungò un braccio verso Harry, ma prima che potesse bloccarlo urlò verso i suoi amici.

"RON? GINNY? LUNA?"

"Harry!" lo rimproverò, nessuna speranza che la loro posizione potesse passare inosservata. Harry la guardò, immediatamente contrito, quindi alzò la bacchetta verso il Mangiamorte con la testa da neonato che era riuscito a rimettersi in piedi. Sconvolta, Hermione lo prese per un braccio. “Non puoi far del male ad un bambino!” sibilò, spingendolo verso la porta.

Per un secondo, Harry la guardò come se fosse pazza. Sembrava pronto a ribattere, ma dei passi in avvicinamento lo spinsero a muoversi “Avanti!” incoraggiò, spingendo Hermione verso il salone delle porte e gesticolando urgentemente verso Neville.

Mentre correvano, altri due Mangiamorte apparvero nella stanza davanti a loro e Harry schivò di lato, verso una piccola porta e dentro un ufficio disordinato. Mentre Harry chiudeva la porta, Hermione cercava di sigillarla.

"Collo..." Iniziò troppo tardi. La porta venne spalancata e due Mangiamorte si lanciarono dentro la stanza.

IMPEDIMENTA!” Urlarono entrambi i Mangiamorte. Hermione venne lanciata indietro nella stanza, sbattendo dolorosamente contro uno scaffale. Automaticamente alzò le braccia per proteggersi la testa, bloccando diversi pesanti volumi che erano stati scagliati via dalle mensole dalla forza dell'impatto. Harry e Neville erano stati scaraventati per la stanza, Neville era scomparso dietro ad una scrivania e Harry sembrava avesse perso conoscenza. Carponi sulle ginocchia, Hermione alzò la sua bacchetta, il suo primo pensiero quello di ammutolire il Mangiamorte vicino ad Harry, che iniziava ad urlare agli altri il punto in cui si trovavano.

"Silencio!" urlò. Hermione quasi pianse di sollievo quando sentì la voce di Harry dietro di lei.

"Petrificus Totalus!" disse e l'altro Mangiamorte cadde di lato.

Uno giù, uno muto. Hermione non riuscì a trattenere un sorriso e si girò per congratularsi con Harry. “Ben fatto, Ha...”Ancora prima che avesse finito di parlare, lo sguardo orripilato sul viso di Harry la fece voltare indietro verso il Mangiamorte ammutolito. Con uno sguardo vendicativo sul viso, frustò l'aria con la bacchetta verso di lei, una striscia porpora la colpì sul petto e il dolore esplose nel suo corpo. Un debole “Oh!” le uscì con l'impatto e mentre la scena intorno a lei sbiadiva la consapevolezza della propria stupidità la travolse. Perché silencio? Perché non l'ho pietrificato quando ne avevo la possibilità?

Ancora una volta il dolore stava avendo la meglio, si sentiva affogare sotto le onde rosse, mentre malediva la sua stupidità ancora e ancora. La voce di Snape la riportò al presente, riecheggiando negli spazi interni ed esterni che entrambi occupavano.

Rimettilo nel baule, signorina Granger, ORA!” Debolmente all'inizio, Hermione iniziò a respingere la sofferenza. Con sollievo si rese conto che Snape la stava aiutando. Solo quando il baule si chiuse di colpo i contorni e i colori dell'infermeria tornarono a fuoco, il viso del professor Snape a pochi centimetri dal suo.

Raddrizzandosi, lasciò andare il mento e passò rudemente la mano sul suo viso. Appariva scosso, ma quando iniziò a parlare la sua voce era regolare.

“Conosco la maledizione utilizzata da Dolohov: una rara maledizione-frusta a cui pochi sanno come contrastare. Fortunatamente sono a conoscenza del contro incantesimo.” A quel punto abbassò leggermente la testa e capelli gli scivolarono lungo il viso. Con gli occhi così celati alla vista, continuò: “A questo punto ho bisogno di attivare la maledizione. Il tuo petto si aprirà. Riuscirò a guarirlo immediatamente, ma la procedura sarà ugualmente molto dolorosa. Corri anche il rischio di una cicatrice permanente.”

Snape s'interruppe, aspettando forse una risposta da Hermione. Ad un certo punto lei registrò il fatto che avesse smesso di parlare e voltò lo sguardo assente verso di lui, anche se non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse stata stupida. Il suo continuo silenzio sembrò irritare il professore.

“Una cicatrice, signorina Granger. Per quanto non dubiti che possa trovare l'idea rivoltante, non ho bisogno di evidenziare il fatto che ogni altra azione aumenterebbe il rischio di danni permanente al cervello.”

Professore, non m'importa della cicatrice.” La riteneva così superficiale da pensare che potesse importarle di una cicatrice quando avrebbe potuto quasi essere uccisa? Hermione si sentì improvvisamente male per l'umiliazione. Il professor Snape aveva visto il suo errore e chiaramente la pensava una vanesia, stupida ragazzina. “Non sta per dirmi quanto sono stata stupida?” Il tono di voce era inusualmente amaro mentre voltava il viso contro il cuscino.

Snape incrociò le braccia e appoggiò un fianco contro il letto. Quando parlò la sua voce era sarcastica come sempre, eppure in qualche modo più gentile di quanto l'avesse mai sentita. “Una volta che questa vicenda sarà terminata, signorina Granger, sarò deliziato dal dirti, con rigorosi dettagli, precisamente quanto stupida sia stata l'intera iniziativa dal momento in cui vi ho visti nell'ufficio della Umbridge. Per adesso, tuttavia, il tempo è fondamentale. La tua vita rimane in pericolo e ho bisogno che collabori per liberare la maledizione di Dolohov. Sei pronta?”

Hermione aveva chiuso gli occhi mentre parlava, ma li riaprì quasi immediatamente in risposta alla sua domanda. Ancora una volta annuì. Snape sembrò inspiegabilmente sollevato. “Bene,” replicò. Se un sollevato professor Snape era una visione inusuale, lo sguardo imbarazzato che ne seguì appariva ancora più strano sui suoi lineamenti. “Nell'interesse dell'efficienza sarebbe meglio rimuovere i tuoi vestiti prima di attivare la maledizione.”

Hermione ebbe appena il tempo di sbattere le palpebre per la sorpresa. Snape si avvicinò al letto e afferrò le lenzuola fermamente con la mano sinistra. Vedendolo far questo, Hermione respirò brusca, ma inaspettatamente Snape la coprì fino al mento. Muovendo la bacchetta con un intricato movimento circolare mormorò un incantesimo che Hermione non capì. La sensazione dei vestiti che si contorcevano era bizzarra. Bottoni uscivano fuori dalle asole e strati di vestiti si districavano sotto il peso del suo corpo. Spuntarono da sotto il bordo delle lenzuola e si sollevarono verso una sedia, dove rimasero quasi piegati in una pila. Hermione realizzò con sollievo che, malgrado avesse perso mantello, maglione, maglietta e reggiseno, manteneva ancora tutto dalla vita in giù.

Snape fissò in modo determinato un punto diversi centimetri a sinistra del suo orecchio e fece ricorso al suo tono più sarcastico. “Puoi star certa che non rimuoverò le lenzuola fino all'ultimo momento possibile.”

Dopo questo si voltò. Dopo aver guardato i suoi stessi abiti per un lungo momento, rimosse il mantello e la lunga giacca, sbottonando con attenzione e appendendo entrambi sulla sedia. La rimozione della giacca rivelò un gilè nero e una camicia bianca, la sua figura stranamente sottile senza i voluminosi vestiti. Prima di girarsi verso il letto sollevò le maniche con cura. Hermione riuscì a intravedere il marchio nero, molto visibile sulla pelle pallida dell'avambraccio.

Quando si girò di nuovo verso di lei il suo viso era calmo, l'evidenza del precedente imbarazzo sapientemente acquietata.

Per la terza volta le prese il mento con la mano e la guardò negli occhi. “Sei pronta, signorina Granger?” chiese.

Hermione era estremamente consapevole del lenzuolo sottile che parava il suo corpo dalla vista, insegnante e studentessa spogliati entrambi di diversi strati dei loro abiti tipici. Le sue dita erano premute contro la guancia in un gesto intimo e protettivo che contrastava con le sue precedenti esperienze con lo strano e imprevedibile uomo. Il cuore le batteva forte nel petto. Quando aprì la bocca per parlare, la gola era arida e le parole suonarono strane e rauche.

“Sì, signore,” sussurrò.

"Legilimens."

Pochi secondi dopo l'immagine del baule chiuso a chiave era di fronte ai suoi occhi. Sentì Snape parlare nella strana voce dentro-fuori che accompagnava le incursioni dentro la sua mente. “Al tre...”

All'uno la sua mano si staccò dal mento e afferrò le lenzuola.

Al due spinse indietro le lenzuola con un gesto armonioso, esponendo il suo corpo dalla vita in su.

Al tre il mondo di spaccò. Il suo corpo si aprì dalla spalla alla vita, tagliando diagonalmente lungo il suo petto. Aprendo la bocca per urlare riuscì solo ad articolare un gemito. Nello sforzo di rimanere cosciente, Hermione vide Snape trasalire quando il suo sangue gli schizzò sul viso e sui vestiti. Tuttavia non interruppe il contatto visivo. Respirando profondamente iniziò a cantare.

Hermione sentì il suo canto dentro la testa e anche fuori, lo sentì nel midollo e in ogni fibra della sua carne. Filtrava attraverso il corpo, cancellando il dolore e ricucendo insieme i bordi lacerati della ferita. Con la sensazione di sollievo che accompagnava il suo canto, Hermione ebbe una rivelazione che sembrava talmente ovvia che si chiese come non lo avesse notato prima.

Gli occhi di Snape erano fissi nei suoi, mentre la bacchetta tracciava elaborate curve sopra la ferita che andava sanando. Euforica per l'adeguatezza della sua scoperta, Hermione sorrise al suo professore.

“È ovvio,” sussurrò, “Lei è una fenice.”

Sempre sorridendo, Hermione vide i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa, anche se il suo cantare non vacillò mai. Il suono creò un bozzolo caldo dentro cui si sistemò grata, sentendosi al sicuro come mai prima.

Dopo tre o quattro minuti del canto di Snape, il taglio profondo nel corpo di Hermione era completamente sostituito da un fresca e all'apparenza dolorosa cicatrice. La sua voce si calmò fino al silenzio e Hermione sentì la sua presenza indietreggiare gentilmente dalla sua coscienza. La mano che reggeva la bacchetta cadde sul letto e diede un'occhiata al petto esposto per un velocissimo secondo, prima di girare il volto e frettolosamente sollevare le lenzuola per coprirla.

Hermione si sentiva come se stesse galleggiando. Provò a parlare, ma nessuna parola ne uscì. Avrebbe voluto dire grazie.

“Poppy?” chiamò Snape con voce tranquilla. Sembrava esausto e le spalle erano curve per la stanchezza. Hermione sentì l'avvicinarsi di rapidi passi e le tende intorno al suo letto aprirsi per rivelare il viso preoccupato dell'infermiera della scuola.

Pomfrey si avvicinò immediatamente ad Hermione e tirò via le lenzuola. Snape si voltò, trovando da fare con la sua giacca. Pomfrey passò leggermente la mano lungo la brutta cicatrice rossa sul petto di Hermione. Provò diversi incantesimi diagnostici prima di metter via la sua bacchetta nel grembiule. “Oh, Severus,” sospirò. “Ben fatto.” Con mani capaci rimise a posto le lenzuola intorno alle spalle di Hermione e spostò una ciocca di capelli scomposta dalla fronte della giovane donna. “Benderò la ferita a breve,” sussurrò ad Hermione. “Andrà tutto bene.”

Snape schioccò le dita della mano destra e sul tavolo vicino al letto apparve una penna con inchiostro sospesa in aria. Malgrado rimanesse un po' lontano la penna iniziò a elencare una lista di pozioni medicinali nella sua distinta scrittura spigolosa. “Queste sono le pozioni che le servono.” commentò dando ancora le spalle al letto.

Pomfrey si girò e prese la pergamena, facendo scorrere un'esperta occhiata lungo la lista con una certa preoccupazione. “Severus,” iniziò incerta. “Abbiamo solo tre di queste nell'inventario.”

Snape quindi si voltò verso il letto. Pomfrey rimase allibita nel vederlo. La sua faccia e i vestiti erano abbondantemente schizzati con il sangue di Hermione e occhiaie scure erano visibili sotto gli occhi. Aveva rimesso la giacca e il mantello da insegnante, ma erano ancora sbottonati. Mentre si voltava si strofinò con il dorso della mano lungo la fronte, spargendo le gocce di sangue che vi erano, lasciando delle strisciate scure.

“Quali sono quelle già presenti?” chiese, portando avanti l'altra mano verso la lista.

“Abbiamo la pozione rimpolpasangue, la sonno senza sogni, ovviamente, e antidolorifici basilari... ma Severus hai bisogno di riposare, non puoi assolutamente fare le restanti nel tuo stato attuale!”

Snape alzò un sopracciglio. L'ombra del suo abituale ghigno fece sollevare il bordo della sua bocca. “Andiamo, Poppy,” la rimproverò. “Non c'è riposo per i malvagi.” Si voltò allora, i suoi vestiti sbottonati che si gonfiavano in teatralmente. Fece per andar via, ma la mano tesa di Pomfrey lo agguantò per un gomito.

“Aspetta!” lo chiamò. Lui si voltò lievemente verso di lei, ma senza parlare. Schioccando la lingua contro i denti, Pomfrey tirò fuori la bacchetta. Tergeo. Ecco, ora va un po' meglio.” L'incantesimo asciugò il sangue dai vestiti e dal volto di Snape, migliorando nettamente il suo aspetto. In modo quasi affettuoso gli diede un paio di colpetti sul suo petto con la bacchetta. “Sei un brav'uomo, Severus Snape,” disse.

Snape alzò gli occhi al cielo, malgrado un piccolo sorriso, che fece capolino all'angolo della bocca, tradisse il suo piacere per il commento. “Se hai finito...” osservò con tono esasperato. Scuotendo il braccio e liberandolo dalla presa, girò sui tacchi e con lunghe falcate si allontanò dalla stanza.

Hermione stava ancora cercando di ringraziarlo, ma senza successo. Solo un leggero sospiro uscì dalle sue labbra. Il suono attirò comunque l'attenzione di Madama Pomfrey che si voltò verso la sua paziente, le braccia incrociate sul petto.

E tu, giovane donna. Spero tu abbia capito quanto sei stata fortunata. Tremo al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se il professor Snape non fosse stato qui, disposto ad aiutarti!” Mentre parlava rimosse diverse fiale dalle tasche spaziose del suo grembiule e le allineò sul comodino di fianco al letto. Dopo averle stappate le portò alle labbra di Hermione una per una, aiutandola ad ingoiare. “Queste ti aiuteranno a dormire e diminuiranno il dolore. Adesso dormire è la cosa migliore che tu possa fare.”

  
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