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Autore: kateausten    10/05/2013    9 recensioni
“Piume di zucchero,” disse trattenendo un sorriso “Come scordare quello che successe quella sera?”.
Silente le lanciò uno sguardo di approvazione.
“A che gusto sono?” chiese la McGranitt prima di assaggiarla.
Albus Silente guardò la piuma che Minerva McGranitt teneva tra le dita, gli occhi improvvisamente privi di quello scintillio di malizia che li contraddistinguevano.
“Miele,” rispose con una lieve sfumatura di tristezza nella voce “Miele”.
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Lily Evans, Minerva McGranitt | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Ottobre 1994

"Ne sei proprio sicuro, Albus?".

La voce di Minerva McGranitt era stata appena più lieve di un sussurro, quasi sovrastata dallo scoppiettare del fuoco e dal russare assolutamente falso dei Presidi ritratti nei quadri.

Dava le spalle all’interlocutore e gli occhi dal taglio felino sembravano totalmente concentrati nel seguire con attenzione le decise striature che le gocce di pioggia lasciavano sul vetro antico.

Albus Silente intrecciò le lunghe dita e osservò il fuoco davanti a se, con sguardo quasi assente, dando l’impressione che le parole della professoressa non fossero arrivate al suo orecchio.

Fanny, ancora piccola e innocente, emise un breve, intenso lamento che andò ad aggiungersi alla strana atmosfera che saturava la stanza.

"Temo di si Minerva. Temo proprio di si".

La professoressa McGranitt si girò, con l’espressione di qualcuno che si aspettava quelle parole, di qualcuno che vede confermarsi le peggiori paure.

"Ma Albus!" esclamò scioccata "Tu… tu sai cosa sta succedendo. Tu- Sai- Chi sta riprendendo il controllo e noi non possiamo permettere che Potter…".

Albus alzò un dito e sospirò.

"Minerva," disse gravemente "So già tutto. Tutto. E credimi se ti dico che certamente non voglio mettere Harry in una situazione di pericolo".

La professoressa McGranitt inspirò profondamente, dilatando le narici.

"Ma farlo partecipare al Torneo TreMaghi… Albus… io non so quanto possa essere… sicuro. Ha solo quattordici anni". Poi lo ripeté "Quattordici".

Albus Silente chiuse gli occhi, li riaprì e fissò la McGranitt.

"Minerva, non farò niente che possa danneggiare Harry. La sua salute, la sua sicurezza, la sua vita sono la priorità".

La donna sospirò con rassegnazione dopo queste parole, che non significavano niente – non un piano, non una scusa, non un consiglio, non una spiegazione;- ma che significavano tutto, perché Albus le stava promettendo che avrebbe protetto Harry Potter.

E se Albus faceva una promessa, la manteneva.

Un po’ più tranquilla tornò a guardare fuori dalla finestra, mentre il vento continuava a ululare e la pioggia a scendere impietosa.

"Sembra una di quelle allegre notti di tanto tempo fa, vero?".

La McGranitt si girò verso il preside e gli concesse un piccolo sorriso, non apprezzando del tutto la tetra battuta.

"Non dirlo come se fosse una cosa bella, Albus. Avrei preferito non riviverle mai più notti come questa".

Silente sorrise, riuscendo a sembrare quasi sereno.

"Ci mancherebbe solo che dalla porta entrassero la signorina Evans e il signor Potter," disse la McGranitt in tono grave "Seguiti da tutti i loro amici".

Tremò appena, come se quei ricordi avessero smosso qualcosa dentro di lei.

Silente non commentò, ma si alzò dalla cattedra e si diresse verso il camino. Prese da una piccola mensola una ancor più piccola scatola di latta, verde, decorata con graziosi ghirigori dorati.

"Credo che stasera faremmo meglio a concederci un piccolo lusso, che ne dice, Minerva?" chiese Silente, offrendole la scatola.

"E cosa ci sarebbe li dentro?" chiese la McGranitt, un po’ diffidente riguardo i gusti dell’uomo.

Silente si limitò ad aprirla per mostrarle il contenuto e quando la donna vide cosa erano le scappò una piccola risatina.

"Oh, Albus" commentò "Ci volevano proprio".

Silente la guardò soddisfatto mentre Minerva McGranitt tirava delicatamente fuori dalla scatola un oggetto chiaro.

"Piume di zucchero," disse trattenendo un sorriso "Come scordare quello che successe quella sera?".

Silente le lanciò uno sguardo di approvazione.

"A che gusto sono?" chiese la McGranitt prima di assaggiarla.

Albus Silente guardò la piuma che Minerva McGranitt teneva tra le dita, gli occhi improvvisamente privi di quello scintillio di malizia che li contraddistinguevano.

"Miele," rispose con una lieve sfumatura di tristezza nella voce "Miele".

 

 

Settembre 1977

La cosa bella di Hogwarts- la cosa più bella di Hogwarts, perché la scuola ne aveva tante di cose belle e alcune volte queste si trasformavano in meraviglie totali e sorprendenti;- insomma la cosa bella di Hogwarts era che ti faceva provare veramente la sensazione di essere a casa.

James Potter pensava questo mentre scendeva a cena una sera qualunque del settimo anno; James amava casa sua e suoi genitori e tutti gli oggetti, i ricordi e l’affetto che sembravano essere emanati da ogni parete.

Ma la considerava un po’ la sua seconda casa.

Hogwarts era veramente casa sua.

Ne era diventato sempre più consapevole ogni anno che scivolava via e adesso che era iniziato l’ultimo, l’idea di andarsene non era poi così piacevole.

Ma c’era da fare.

Là fuori, fuori dalla sua casa così calda, così protettiva, c’erano un sacco di cose che non andavano e che quindi erano da aggiustare.

"L’appuntamento con Silente a che ora è?".

James guardò i suoi amici: Sirius mangiava con voracità tutto ciò che aveva nel piatto mentre Remus leggeva la Gazzetta del Profeta. Infine si girò verso Peter.

"Appena finita la cena, Codaliscia" disse aspettando che le pietanze scomparissero e venissero sostituite dai dolci.

Gli occhietti acquosi di Peter si strinsero.

"Ma… ma siamo proprio sicuri che noi… voglio dire, ci sono maghi con più tanta più esperienza là fuori..".

Là fuori.

James scosse la testa, irritato.

"Peter, non sei obbligato" mormorò Remus, chiudendo il giornale e prendendo un sorso di succo di zucca.

"Si che lo è" disse Sirius a metà voce.

"No Sirius," La voce di Remus era dura ora "Nessuno di noi lo è".

Sirius si girò di scatto.

"Ah no?" sputò "Remus, noi più di tutti gli altri siamo obbligati a partecipare a questa guerra là fuori!".

Là fuori.

James vide che Remus stava per ribattere e si intromise.

"Calma" disse "Stasera sentiremo solo e soltanto cosa ha da dirci Silente. Niente pressioni; niente obblighi," lanciò un’occhiata a Sirius "Dobbiamo solo ascoltare".

Restarono qualche secondo in silenzio e James si guardò intorno. La Sala Grande era piena di ragazzi e proprio a cinque posti di distanza…

"Smettila di sbavare" disse Sirius compiaciuto, intercettando il suo sguardo.

"Non sto sbavando, Felpato" replicò James concentrandosi sui dolci che proprio in quel momento erano apparsi al posto dell’arrosto.

"Ah no?" commentò Sirius "Oh, Evans, luce dei miei occhi, esci con me! Per favore, per favore, per favore!".

James gli lanciò un’occhiataccia.

"Smettila" disse in tono tagliente "Io non faccio così".

"No," rispose il ragazzo di tono canzonatorio "Certo che no".

James incrociò lo sguardo di Sirius, lieto che l'umore dell'amico fosse cambiato, e cercò di reprimere un sorriso pensando che casa ma soprattutto le persone di quella casa gli sarebbero mancate in maniera lancinante.

"Oh" esclamò Remus "Guarda un po’ cosa ti hanno messo in tavola stasera, Ramoso!".

James sgranò gli occhi.

"Piume di zucchero!" esclamò felice.

"Sono buone?" chiese Peter.

"Non le hai mai assaggiate?".

"Non mi pare".

"Neanche a Hogsmade?" chiese Sirius incredulo.

"Uhm… no".

James scosse la testa, incrociando le braccia.

"Peter, Peter, Peter. Questo non va bene. Adesso prendine una e così sentirai una deliziosa e assolutamente venerabile sensazione di…".

"Di cosa, Potter?".

James si girò in fretta e dietro le sue spalle vide un’altro motivo per cui lasciare Hogwarts sarebbe stato un gran dolore.

Lasciò vagare solo per un attimo lo sguardo sul viso di Lily Evans. Dopo qualche secondo le labbra di lei si piegarono in un sorrisetto.

"Allora, Potter?" chiese "Sono curiosa".

Anche James sorrise.

"Di abbandono, Evans" rispose con un pizzico di malizia.

"Ah si?" replicò lei "Mi dispiace informarti che le piume di zucchero non hanno mai avuto questo effetto su di me".

"Forse perché non hai mai assaggiato quelle giuste".

"Tu dici che non ho mai avuto una sensazione di abbandono perché non ho scelto la piuma giusta?" ripetè Lily, ironica.

"Esatto, " rispose James prendendone una "Se non l’hai mai provata non puoi sapere quello che perdi".

"E una volta provata non vorrò più lasciarla, giusto?" disse Lily con un tono buffo. Sembrava voler far cadere la conversazione nel ridicolo, ma allo stesso tempo non riusciva a non essere seria.

"Può essere" rispose James con un gran sorriso.

Si alzò e le porse la piuma.

"Avanti Evans. Fammi contento" Lily arrossì e si morse le guance.

"A che gusto è?" chiese.

"Miele".

"Io odio il miele".

"Non è vero".

Lily alzò gli occhi al cielo e prese la piuma che James le porgeva.

"La mangerò dopo" disse "Adesso devo andare da Silente".

James sgranò gli occhi.

"Anche tu?".

Lily lo guardò stralunata.

"Anche tu?" ripetè lei.

James scosse la testa, incredulo.

"Si. Cioè… anche noi" disse facendo un cenno ai Malandrini, ancora seduti dietro di lui.

"Oh per Merlino. E pensare che mi ero già congratulata con me stessa per aver evitato di passare un' altra serata in tua compagnia" disse con un sospiro Lily, tenendo la piuma fra le dita.

James fece un enorme sorriso.

"E invece Evans guarda un po’ che succede. Tu, io, un piccolo ufficio…".

"Black, Lupin, Minus e Silente" elencò lei con un gran sorriso.

James rise.

"Mangiala, Lily" la spronò, indicando la piuma e tornando a sedersi "Non sai mai quello che potrai provare..."

"Giusto" commentò lei, ironica, rigirandosela fra le dita "Abbandono".

"Abbandono"confermò James.

*

 

"Buonasera miei cari ragazzi".

Lo sguardo di Silente sembrò abbracciare tutti i suoi cinque alunni, che un po’ intimiditi, erano entrati nell’ufficio.

"Buonasera Preside".

Quando scorsero la McGranitt in un angolo salutarono anche lei e rimasero in attesa.

Silente li guardò benevolo, prima di cominciare un discorso che avrebbe travolto le loro giovani vite.

"E’ una piuma di zucchero quella che ha in mano, signorina Evans?" chiese con un luccichio negli occhi.

Lily arrossì, rendendosi conto solo allora di tenere la piuma stretta tra l’indice e il pollice.

"Si, signore. Era il dessert di questa sera".

"Ah" mugolò Silente "Sono deliziose. Veramente deliziose. Danno una sensazione di… di…".

"Abbandono?" chiese James, noncurante.

"Esatto signor Potter! Esatto!" confermò raggiante Silente.

James lanciò uno sguardo di vittoria a Lily, che si limitò a scoccargli un’occhiata malevola.

La McGranitt si schiarì la gola.

"Ah, si. Scusa Minerva" mormorò Silente "Miei cari ragazzi. Cari, cari ragazzi".

Silente chiuse gli occhi e intrecciò le dita.

"Inanzi tutto vorrei ringraziarvi per essere venuti qui stasera. Lo considero un grande onore." Fece una pausa, poi continuò.

"Sapete tutti, più o meno, cosa sta succedendo là fuori".

Là fuori.

I cinque ragazzi annuirono. Lily strinse con forza la base della piuma.

"Siete giovani. Siete ancora poco maturi per unirvi a noi adesso…".

"Noi vogliamo Preside," lo interruppe Sirius "Non importa l’età o..".

"Signor Black!" sbottò la McGranitt "Non interrompa il Preside e lo faccia finire di parlare!".

Sirius si rabbuiò ma Silente sorrise.

"Non si preoccupi, signor Black. E’ rincuorante sapere che ci sono giovani che vogliono veramente partecipare a.. a tutto ciò che ci capiterà".

Nessuno si mosse, nessuno osò parlare e Silente sospirò.

"Voldemort sta diventando sempre più potente, lo sapete" disse ignorando i rantoli che qualcuno si era lasciato scappare al nome del mago "Come sapete che una volta usciti di qui dovrete decidere da che parte stare".

Tutti annuirono.

"Ci saranno cose… che non potete neanche immaginare. Non ha senso mentirvi. Le sparizioni che pubblicano sulla Gazzetta sono solo la punta dell’iceberg".

Vide Remus Lupin chiudere gli occhi e sospirare.

"Forse vi faranno cose orribili," la voce di Silente era ferma "Forse sarete voi a farle a qualcun altro. Un umano, un uomo, una donna. Qualcuno che vi urlerà in faccia il proprio dolore, pregandovi di risparmiarlo e voi non potrete farlo, perchè sapete che la prossima volta potrebbe toccare a voi o a una persona a cui volete bene. Cruciatus, torture fisiche e psicologiche… tutto, sarà usato tutto. Dovete saperlo."

Sentiva Minerva sospirare pesantemente, pronta a interromperlo.

Peter Minus era di un pallore impressionante.

Nessuno lo interruppe.

"Sta di fatto che, però, vorrei chiedervi di unirvi a noi una volta che sarete usciti da Hogwarts".

"Unirci a cosa, di preciso?" chiese James con voce flebile.

"All’Ordine della Fenice, signor Potter. Un’associazione creata appositamente per combattere Voldemort e i Mangiamorte".

"Perché proprio quando usciremo da Hogwarts?" chiese Sirius con impazienza "Perché non adesso?".

"Ve l’ho detto signor Black. Siete ancora troppo inesperti e immaturi nelle arti magiche. Dovrete imparare di più. Inoltre," disse Silente con l’accenno di un sorriso "L’Ordine accetta solo studenti diplomati. Nessuna scusa per non studiare".

Remus riuscì a produrre la brutta copia di un sorriso e anche Sirius si lasciò scappare un sorrisetto colpevole.

"Non siete obbligati" si affrettò a dire la McGranitt "Se qualcuno di voi non se la sente è liberissimo di..".

"Io voglio" disse piano Lily, interrompendola "Non posso… non… sono una Nata Babbana".

Silente vide James Potter guardarla in un modo tale che non riuscì a nascondere un sorriso.

"Siamo tutti nella stessa situazione, più o meno" mormorò Remus "Ognuno di noi ha qualcosa da temere".

Rimasero tutti in silenzio fino a quando Silente non parlò.

"Vi chiedo solo di pensarci," disse quietamente "Avete un intero anno scolastico per farlo. Nessuna decisione affrettata". Guardò uno a uno "Siamo tutti d’accordo?".

I cinque annuirono.

La McGranitt lanciò loro uno sguardo angosciato e si girò nuovamente verso la finestra.

"Andate adesso, miei cari" Silente li congedò con un sorriso "I vostri comodi letti vi aspettano".

Peter Minus fu il primo a uscire dalla stanza, mentre gli ultimi due furono James Potter e Lily Evans.

"Signorina Evans" la chiamò Silente con un sorriso "La mangi, si sentirà meglio".

Lily alzò la mano con la piuma ancora stretta, guardandola con aria un pò spaesata.

"E’ veramente buona. Una gioia per il palato" continuò facendole l’occhiolino.

"Un abbandono" mormorò Lily con un sorriso stiracchiato.

James ridacchiò e, insieme a lei, uscì dalla stanza.

Albus Silente percepì il vuoto che sembravano aver lasciato nella stanza quelle giovani vite e poi il suo sguardo si posò sulla figura della professoressa McGranitt.

"Sono troppo giovani, Albus" disse con voce soffocata "Troppo, troppo giovani. Dovrebbero essere preoccupati solo per gli esami e la scuola e…".

"Minerva," la interruppe gentilmente Silente "Sono giovani, ma non sono bambini. L’Ordine ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. Gideon e Fabian, per non parlare di Malocchio, li vorrebbero anche ora. Ma desidero far vivere a tutti quanti un ultimo anno scolastico a Hogwarts".

"Quindi… è questo il motivo per cui vi ho sentito discutere l’altra sera" disse incredula la donna.

Silente si limitò ad annuire.

La McGranitt sospirò, esausta.

"Va bene, va bene" mormorò. Poi sobbalzò "Ho dimenticato di dire alla signorina Evans del turno di Caposcuola!".

Andò verso la porta, la aprì ma invece di uscire rimase sulla soglia, immobile e in silenzio.

"Tutto bene Minerva?" chiese Silente curioso di vederla ferma.

La McGranitt si girò, con un lieve sorriso e un cenno della testa che indicava il corridoio. L'uomo si alzò con crescente curiosità e quando la raggiunse e vide cosa stava osservando, sorrise dolcemente anche lui.

"Credo che il signor Potter e la signorina Evans siano destinati a grandi cose. Non lo pensa anche lei?" mormorò Silente con aria assorta.

"Albus, sono due ragazzi. Incredibilmente dotati, certo, ma...".

"Oh, Minerva, ma non lo vede quanto sono innamorati?".

La McGranitt guardò nuovamente i due ragazzi, appoggiati a una colonna poco distante, abbracciati.

"Non è forse l'amore la forza più potente al mondo?" continuò Silente.

"Pensa che l'amore ci salverà?" chiese la donna con voce rotta.

"Potrebbe essere," rispose Silente con un mezzo sorriso "Queste scene mi fanno ben sperare".

La McGranitt si asciugò una piccola lacrima che minacciava di cascarle e scosse la testa.

"Rimanderò a domattina quello che dovevo dire alla signorina Evans sui turni" disse. Si girò per tornare nella stanza. "Tu non vieni Albus?".

Albus Silente guardò con un sorriso la coppia.

"L'espressione della signorina Evans, Minerva. Guarda, è così presa, così serena. Preda di un..".

"Abbandono?".

Silente si girò verso la professoressa con uno scintillio negli occhi.

"Credo che abbia mangiato la piuma" sussurrò.

 

 

Ottobre 1994

 

"Forse avevi ragione tu, Minerva" disse Silente mentre si gustavano una piuma ciascuno.

"Riguardo cosa?".

"Forse erano troppo giovani. Il signor Lupin, il signor Black...".

La McGranitt scosse la testa.

"Non potevi trattenerli, Albus. Erano così pronti, così scalpitanti... nessuno poteva fermarli" disse con sorriso triste.

Silente rimase in silenzio e per qualche minuto si sentì solo lo scoppiettare del fuoco.

"Quella sera...," disse la McGranitt "Quella sera mi avevi detto che l'amore ci avrebbe salvati".

Silente piegò la testa.

"Una delle poche cose su cui mi sono sbagliato" commentò con tristezza.

"No," disse la McGranitt "No. Io penso che... Harry è vivo, no? E' vivo per il sacrificio fatto da James e da Lily. E' vivo grazie all'amore di queste due magnifiche persone. E se noi adesso possiamo sperare tramite lui è solo merito dell'amore che c'era tra loro due, lo stesso sentimento che hanno riversato su Harry. Quindi... avevi ragione, Albus. Avevi ragione.".

La donna si fermò, inghiottendo il nodo che le si era formato in gola.

Silente aveva gli occhi fissi sul fuoco, ma quando li alzò erano pieni di gratitudine.

"Grazie Minerva" disse a bassa voce.

La McGranitt annuì bruscamente e finì di mangiare la piuma al miele.

"Ricordo anche che avevi dato il merito alla piuma, Albus, se Lily aveva ceduto a James quella sera" disse poi la donna, alzandosi in piedi con un lieve sorriso dipinto sul volto.

Anche Silente sorrise.

"Certo," disse "Sono ancora convinto che sia stato il piacere di quella piuma a fare capitolare Lily".

"E' un caso che fossero state servite a cena proprio quella sera?" chiese la McGranitt con un vago sospetto

Silente fece uno sbuffo con il naso, come a voler trattenere una risata.

"Minerva, mi conosci ormai. Pensi che sarei stato capace di farlo?".

La McGranitt assottigliò gli occhi, rendendoli veramente simili a quelli di un gatto.

"Proprio perchè ti conosco Albus. Penso che saresti stato capacissimo".

Silente le sorrise serenamente e anche l'espressione della McGranitt si distese.

"Credi davvero che quella piuma abbia avuto effetto?" chiese "Perchè a me non è mai capitato".

Silente non rispose.

"E a te, Albus?".

Lontano, era troppo lontano quel passato dove qualcuno gli aveva insegnato ad amare le piume di zucchero. Era un'altra vita, un'altra casa, un'altra estate dove parlare del Bene Superiore era...

"No" rispose senza guardarla "Mai".

 

  
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