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Autore: leo rugens    10/05/2013    6 recensioni
Anche in Paradiso, a quanto pare, esistono il cinema e i tizi strambi che lo frequentano. Invece di proiettare le solite, vecchie pellicole però, in questa sala, si vedono i ricordi delle vite terrene. Così, mentre Elvis sgranocchia un pacchetto di patatine e Mary e Julia -ah, mamme- chiaccherano del più e del meno, John e Paul rivivono il loro primo incontro e capiscono che il loro non è stato un colpo di fulmine, ma di tempo. Perché solo con quello hanno imparato ad amarsi incondizionatamente, per sempre.
ATTENTION: McLennon.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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leo rugens' stories 2013 ©
Disclaimer: Questa storia è stata scritta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla.
Non si tenta in alcun modo di stravolgere il profilo dei caratteri noti.
Nessuno dei Beatles mi appartiene, in alcun modo.
Se copiate, giuro che vi prendo a sprangate.




McLennon | One Shot | Rating: Giallo (Per gusti cromatici dell'autrice e qualche parolaccia)
Conteggio parole: 1.088
Descrizione dell'opera: Anche in Paradiso, a quanto pare, esistono il cinema e i tizi strambi che lo frequentano.
Invece di proiettare le solite, vecchie pellicole però, in questa sala, si vedono i ricordi delle vite terrene. Così, mentre Elvis sgranocchia un pacchetto di patatine e Mary e Julia -ah, mamme- chiaccherano del più e del meno, John e Paul rivivono il loro primo incontro e capiscono che il loro non è stato un colpo di fulmine, ma di tempo. Perché solo con quello hanno imparato ad amarsi incondizionatamente, per sempre.



Ciao a tutti, I'm back! :)
Ecco la mia seconda McLennon, I'm getting emotional. Voglio, in primis, ringraziarvi per l'appoggio che mi avete dato e mi state ancora dando per E se ti baciassi, davvero. Ha sedici recensioni e dopo un mese era già nelle più popolari del fandom (mi volete decisamente morta gente) e sta risalendo la classifica. Non so davvero cosa dire, se non che siete meravigliosi, dal primo all'ultimo.
Ci sono i social nella mia bio, se volete offendermi, farmi domande, parlarmi, scrivermi in bacheca, menzionarmi, fate pure, cercherò di rispondere a tutti! :)
Alla prossima,

Sun + John

***


Chi si aspettava che in Paradiso fosse così




 

«Paul.»
«John.»


Nowhere Boy; Sam Taylor-Wood (2009)
 

 

Lo conobbi a una festa di paese, a Woolton. Io ero uno scolaro grassoccio e quando mi posò un braccio sullo spalla capii che era ubriaco. A quel tempo avevamo 12 anni e sentii che, a dispetto della sue convinzioni, saremmo diventati amici.

Paul McCartney nell'introduzione del primo libro scritto da John, John Lennon In His  Own Write (1964)



 
***


«Sai, mi piacerebbe tornare indietro nel tempo.»
«Dove vorresti andare, Paul?»
«A Liverpool, nel 1952, per rivivere uno dei giorni che mi rivoluzionò l'esistenza.»
«Aspetta, non è l'anno in cui ci conoscemmo?»
«John, per l'amor del cielo, vuoi tapparti la bocca e far partire questo di flashback?»




«Amico, credo di voler vomitare
«Per l'amor del cielo Pete, mantieni uno stracazzo di contegno, ci serve uno che suoni quella fottuta grattugia o come diavolo vuoi chiamarla!»
Un John Lennon giovanissimo e con i nervi a fior di pelle si accende una sigaretta, bestemmiando sottovoce.




«Certo, Teddie Boy, la finezza non è mai stata il tuo forte, vero?»
Paul ridacchia, mentre l'altro gli tira una pacca sul braccio.





«Gente, fra dieci minuti tocca a noi!»
«Imbecille, benedetti i Cristiani che pregano in chiesa ogni domenica, così non aiuti.» Sputa John, inginocchiandosi accanto al suo migliore amico, che ha assunto un colorito tendente al verdognolo.
«Su, andrà tutto bene, vedrai. Spaccheremo tutto là sopra, per Elvis!»




«Che carino eri ai tempi, Lennon. Mi idolatravi e avevi la decenza di non tenere i capelli lunghi fino al culo.»
«Andiamo Presley, avevo più brillantina in testa che neuroni!»
«McCartney, mi spieghi che ci hai visto in questo deficiente?»
«Elvs, se vuoi guardare anche tu il flashback, siediti e stai zitto, sono stufo di essere interrotto.»
L'uomo sbuffa e, tirato fuori un pacchetto di patatine, si accomoda su una nuvola accanto alla loro, sgranocchiando rumorosamente.





«Salve a tutti!- Esclama allegro John nel microfono messogli a disposizione- Siamo i Quarrymen e vi intratterremo per qualche ora, non tirateci troppi pomodori, mi raccomando!»
Una risata generale e la band inizia a suonare, facendo del proprio meglio. Julia, la madre di John, balla felice con le bambine proprio sotto la pedana, lo sguardo affettuoso del figlio puntato addosso.





«Amore, ma quella sono io? Oddio, che gran pezzo di gnocca! Mimi, guardami, ero uno schianto!»
Julia posa un bacio dolce sulla guancia di John e scompiglia i capelli a Paul, trascinandosi dietro la sorella, madre adottiva del figlio.
«Signor Presley, anche lei qui? Non è che può accendermi una sigaretta? L'accendino l'ho finito, uffa. Oh, ma stavate guardando un flashback? Ci uniamo anche noi. Vieni Mimi, sediamoci!»
Mentre Lennon tira accidenti vari a tutto quello che gli capita sottopensiero, Paul sospira, stringendogli un poco la mano, come per fargli(si) coraggio.





«Wow, fratello, siete stati assurdi!»
John sorride al complimento, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere di birra.





«Ah, figliolo, sei sempre stato fin troppo ribelle per i miei gusti.»
Fred Lennon sorride mesto, avvicinandosi un poco.
«Papà, devi metterti a sfracassare le palle pure tu?»
«Per chi mi hai preso, per tua madre? Ah, è laggiù con… Oddio quello è The King?»
John sospira profondamente, mentre il padre si allontana, e cerca di non perdere la calma.
«Dicevamo, Paul?»





«Voglio presentarti mio cugino, Lennon. Credo che sareste proprio una coppia di imbecilli perfetta. Paul, vieni qui!»
Un ragazzino minuto, con i capelli sugli occhi e una chitarra grossa quasi quanto lui si avvicina, sistemandosi nervosamente i pantaloni.
«E tu chi sei, femminuccia?» Chiede John, mezzo ubriaco.
«Mi chiamo Paul McCartney. Ci sai fare, là sopra.»
«E cosa vuoi?»
«Entrare nel tuo complesso. Avete bisogno di uno come me.»
Lennon ride, tenendosi una mano sulla pancia e suscitando l'ilarità generale. Si avvicina, completamente fatto, al piccolo Paul, alitandogli in faccia.
«Cosa sai fare, mezzasega?»
Lui per tutta risposta gli suona una canzone delle sue, una di quelle che aveva sentito anche sua madre che, prima di essere sepolta due metri sottoterra, adorava.





«Paul, amore, ma non è una delle tue poesie questa? L'hai messa su musica? Che bravo il mio tesoro!»
Mary schiocca un bacio sulla fronte del figlio e lo guarda arrossire mentre fa l'occhiolino a John.
«Ti spiace se mi fermo anche io? Amo i tuoi racconti!»
Lui annuisce imbarazzato, guardandola andarsi a sedere accanto a Mimi con un sorriso gentile.





«John, ci sa fare.»
«Hai ragione, ci serve, scrive in modo originale e fico! Sai quante pollastre ci acchiappi con quella roba smielata?»
«Amico, credo che...»
«Va bene, ho capito, branco di maiali. Pivello, per questa volta ti è andata bene. La conosci la vecchia rimessa delle auto? Quella abbandonata?»
Paul annuisce, e per la foga con cui scuote la testa i capelli gli si spettinano tutti.
«Vedi di fartici trovare alle quattro, dopodomani. Abbiamo le prove.»





John ride di gusto, togliendosi gli occhiali e mettendoli nella tasca della giacca. Paul lo guarda affascinato, si meraviglia di quanto da ragazzo fosse bello. I capelli tirati su cercando di imitare Elvis, la pelle liscia, le dita piene di calli per il troppo premere sulle corde di un banjo.
«Che c'è? Perché mi fissi?» Domanda, incrociando lo sguardo con il suo.
«Che c'è, non posso farlo per caso?»
«Cazzo Paulie, sei sempre così sentimentale.» Sbuffa, circondandogli le spalle con un braccio mentre arrossisce un po'.
«Lennon, McCartney, smettetela di fare cose indecenti, ricordatevi che vi vedo!»
«Stai zitto Presley, e giù le mani da mia madre!»
«Quale delle due, deficiente?»
«Entrambe!»
Il gruppetto di adulti ride, allontanandosi a braccetto dal cinema all'aperto. Dannata la fissa di mettere al cinema qualsiasi cosa, compresi i ricordi dei Beatles.
«Bah, chi si aspettava che il Paradiso fosse così» Sospira John, accendendosi una sigaretta e offrendone un tiro a Paul, che accetta volentieri.
«Almeno qui non ti viene un tumore se fumi troppo. »
È buffo come certa gente lassù, sia rimasta la stessa, anche fisicamente. John e Paul, invece, sono tornati due adolescenti di Liverpool, quasi a voler imitare Peter Pan, che non cresce mai. O forse, il fatto che siano tornati gli stessi di tanti anni prima, sottolinea solo quanto non siano cambiati da allora, imprudenti e avventati come pochi. Essere tornato un ventenne in piena forma a Winston fa solo piacere: sai quante sbronze si prende indisturbato ai festini di Hendrix?
«Femminuccia, quel giorno è stato davvero così importante per te?»
«Diavolo, sì! I Beatles e tutto quanto e...- Si tortura il ciuffo, spostando un paio di nuvole sopra di loro per l'agitazione -E te
John sorride, finendo la cicca che scompare in uno sbuffo di fumo.
«Che vuoi dire con questo, Paulie?»
«Che ti amo, Teddie Boy.»
E mentre le loro labbra si sfiorano giusto un paio di volte, un urlo li fa sussultare.
«Lennon, sporcaccione, abbi la decenza di andarti a trombare il tuo ragazzo da un'altra parte!»
«Presley, cazzo, stai zitto



 

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