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Autore: betacchi    10/05/2013    0 recensioni
[pruk!het] — [au?] [lime?] — [con prompt: Imagine your OTP, just starting a heavy make-out session, when suddenly person A gets the hiccups. They try to continue, but the hiccups keep coming back, causing person A to be embarrassed and a bit upset]
"Avrebbe mai smesso di fare il gradasso dopo questa? Probabilmente no; stiamo sempre parlando dell'egocentrissimo Gilbert– avrebbe fatto prima a cadere il mondo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nyotalia, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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— illusions of a kind (plus hiccups here and there).
*to chaska



Una cosa simile non era mai capitata in tanti anni nei quali ho avuto la sfortuna di andare a letto con Gilbert. Ricordo perfettamente quella sera: faceva abbastanza caldo per una serata di Luglio, considerando che il tempo inglese non sembrava mai intenzionato a raggiungere temperature decenti (in caldo od in freddo, questo voleva sempre farsi notare; in qualche modo aveva bisogno anche lui di una certa attenzione). Appunto, faceva caldo. Appunto, Gilbert aveva ben pensato di levare tutto ed iniziare a girare per quell'appartamento che potevamo considerare casa senza alcunché addosso. Così, come "mamma mi ha fatto", diceva.
Sapevo che era una provocazione; con il tedesco ogni singola cosa era una provocazione. Il preparare il caffè la mattina, stando attento a leccare il cucchiaino in modo provocante, l'uscire per andare a fare la spesa, chinandosi verso l'ultimo scaffale mostrano il suo bel sedere, il farsi la doccia, il vedere la televisione— amava provocarmi e -peggio ancora- amava vedere come io cedevo ad ogni suo movimento; per quanto cercassi di non darlo a vedere, lui riusciva sempre -in un modo che ancora oggi non riesco a spiegarmi appieno- a tirar fuori il lato peggiore di me.
Quella volta le cose non furono diverse. Ci volle davvero poco per farmi sciogliere alle sue moine (sapeva essere davvero insistente, quando ci si metteva): gli occhi rossastri fissi su di me, sul mio corpo, le labbra che si piegarono nella solita smorfia di lussuria che -lo sa, quel maledetto albino, l'ha sempre saputo- era l'unica che m'avrebbe fatto cedere a qualunque cosa e poi- e poi -insomma- era nudo. E per quanto si potesse essere orgogliosi, si stava sempre parlando della persona per la quale avrei dato tutto. Per la quale ho dato tutto. E per la quale continuerei a dare tutto— ma meglio non farglielo sapere comunque.
Insomma, dicevo: tutto regolare per i primi dieci minuti. Regolare per quanto regolare potesse essere del sesso con Gilbert: il suo desiderio era rabbioso, per nulla delicato, violento come quell'urgano che dovevano essere i suoi sentimenti. Non credo nessuno sia mai riuscito a capirlo davvero- non che lui lo volesse comunque ed io non ero di certo la persona più indicata per cercare di scoprire qualcosa di quel ragazzo. Non mi sono mai interessata alle persone; semplici esseri che camminano su due gambe e che dovrebbero -appunto, dovrebbero- mostrare un'intelligenza superiore. Inutile sperare nella ragazza umana, ecco cosa mi dicevo tutti i giorni. Gilbert doveva essere di avviso diverso dal mio, ma non parlavamo spesso di cose serie: il nostro rapporto era per lo più basato su quel sesso sporco e drammatico, su di un amore morboso che di amore aveva solo la nomea. Chi per questo, chi per quello, eravamo entrambi stanchi; nessuno dei due conosceva le motivazioni dell'altro però. Cosa abbastanza triste, ma cosa ci si poteva fare? Noi eravamo quelli che eravamo, scopavamo bene, vivevamo bene senza sapere i fattacci privati dell'altro; punto. Non c'era né doveva esserci altro, perché il sesso non sarebbe stato più passionale come lo era durante quelle serate. Lui avrebbe iniziato a preoccuparsi di farmi male e poi chi avrebbe più goduto. Avevo visto Gilbert affezionarsi a qualcuno, avevo visto come si comportava con le persone che amava: lo avevo visto correre avanti ed indietro per soddisfare i bisogni di quella donnaccia da quattro soldi, l'avevo visto chiudersi in se stesso, lo avevo addirittura visto piangere. Tutto per una fottuta donna- non ero gelosa. Mai stata- di Gilbert? Andiamo. Era un mio amico e non volevo vederlo in quelle condizioni— ma nemmeno. In realtà poteva fare quello che voleva, non gli avrei detto mai nulla. Proprio come ho fatto. Nulla. Sono rimasta sdraiata sul mio divano, a bere il te', a vederlo disperarsi per quell'amore drastico; l'ho visto cambiare e poi tornare lo stesso quando lei è sparita. Senza che io abbia dovuto muovere un solo dito, no? Meglio così.
Comunque; mani ovunque, sospiri, gemiti– dio, era davvero troppo violento alle volte, specialmente quando faceva caldo: la sua fame carnale si faceva maggiore, le sue membra richiedevano le mie senza domandarmi se io volessi cederglieli. Era come una belva ed io ero la sua preda: debole, lenta, ma dannatamente deliziosa per la belva feroce ed affamata. Non ci guardavamo mai negli occhi quando scopavamo. Non che lo facessimo comunque– diceva che il colore dei miei occhi gli dava fastidio, quindi non li guardava mai. Non so se lo pensasse davvero; probabilmente nemmeno lo voglio sapere.
Poi il singhiozzo. Avvenne per caso: da principio nemmeno ci feci caso.
Ihc!
« Merda. » Ich!
Sorrisi. Non sorridevo spesso, specialmente in quel periodo. Sentivo che c'era qualcosa che mi mancava, ma non riuscivo a figurare cosa— lo scoprii solo dopo, a mie grandissime spese. Ma comunque. La sua lingua, nonostante il singhiozzo, continuava ad attraversare il mio corpo, facendomi tremare, gemere per averne ancora. Ich! Dopo il quinto, ridacchiai; dopo il decimo scoppiai proprio a ridere. Non era colpa mia, più sua: cercava di farsi il grosso e continuare a scopare nonostante il singhiozzo e pretendeva anche che io non ridessi?
« Smettila-! Cazz— ich! »
Non era colpa mia, era più forte di me. I singhiozzi si alternavano ai baci, i baci alle mie risate; ben presto, sul suo volto si dipinse un'espressione innervosita- avrei detto rattristata se non avessi conosciuto tanto bene il mio coinquilino.
« You shouldn't be so upset. » nonostante le parole cercassero di confortarlo, le mie azioni non facevano altro che innervosirlo ancora di più. E forse era che meglio così: avrebbe mai smesso di fare il gradasso dopo questa? Probabilmente no; stiamo sempre parlando dell'egocentrissimo Gilbert– avrebbe fatto prima a cadere il mondo.
Ich. Ich. Ich.
Non ero mai stata brava ad amare. Non volevo nemmeno iniziare ad esserlo- già a quel tempo avevo subito troppe ferite da persone che credevo tenessero a me come persona. Eppure con Gilbert era diverso. Non me ne sono mai resa conto fino a quando non l'ho perso. Con Gilbert tutto era diverso. Era sempre stato diverso ed io non facevo altro che lamentarmene; lamentarmi di come con lui riuscissi a star bene, dopotutto.

Ich; ich.
Alle volte ci ripenso. Il suo sorriso spaccone, la sua voglia continua di fare cose perennemente sbagliate. Gilbert era l'unica cosa che avevo; mera illusione della verità che mi è sempre stata vicina, appannava come un telo opaco la limpidezza della realtà dei fatti. Io non avevo nulla.
Ich; ich.




Note:
Holla people.
Cos'è questo obbrobrio, vi starete chiedendo. E' un tentativo sbagliato e malsano di pruk!het che nessuno dovrebbe leggere. Allora -vi chiederete voi- perché lo posti su di un sito internet che anche mia nonna potrebbe leggere? Perché mi piace sentire gli altri che mi dicono il contrario di quello che penso. Oh yea, sono una tipa alla quale piacciono molto i complimenti #dafaqnow.
Anyway. Pruk!het, dicevo, probabilmente AU e probabilmente lime. Non sono molto pratica con i tag: se volete leggere qualcosa non vi fate fermare dai tag, no? Quindi— spiego semplicemente l'AU che forse è un po' complesso da capire: praticamente Gilby (?) ed Ally (?????) non sono nazioni, bensì semplici esseri umani che vivono insieme e scopano come ricci quando ne hanno voglia. Immaginatevi una fem!England che si lascia catturare dalle sue tentazioni ed un Prussia sempre arrapato. Esatto, ecco l'AU.
Last but not least, ho deciso di scrivere tutto in prima persona. Non l'avessi mai deciso, eh? Comunque, penso scriverò altro su questa coppia, seguendo dei prompt trovati su tumblr che la graziosissima Elena (chu a te) mi ha aiutato a scegliere. Per concludere, ringrazio chaska -come sopra- che mi fa sempre tanti complimenti.

betacchi.

   
 
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