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Autore: _xwatson    10/05/2013    4 recensioni
Una seconda scelta. Ecco cos’ era lui, nulla di più o di meno. Quel luogo sicuro dove vanno le persone quando sanno che c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltarle, consolarle e ridargli fiducia. Peccato che per queste seconde scelte non c’era mai qualcuno disposto a sprecare il proprio tempo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Second.

 

Alec non era mai stato una di quelle persone da pianti lunghi e inutili. Alec era una di quelle persone che quando si arrabbiavano sul serio avevano voglia di rompere tutto, e allo stesso tempo piangere, buttarsi a terra, e rendersi conto che in realtà i colpi erano arrivati a se stesso, e non a nessun oggetto.
Era una di quelle persone che, nonostante piangesse poco, quelle misere volte si ritrovava a singhiozzare disperatamente, senza fiato, quasi senza lacrime, con il petto che si muoveva silenziosamente su e giù senza possibilità di uscita.
E il dolore, quel peso sul petto, quel qualcosa che ti trascinava giù, giù, e sempre più giù, il dolore rimaneva lì, impassibile di fronte a tutti i suoi tentativi di ferirlo. Buffo, ferire il dolore… Il Cacciatoresi chiedeva perché i demoni della realtà, per quanto difficili da uccidere, lo fossero sempre meno di quelli che si trovavano dentro le persone.
Alec era una di quelle persone che alla fine si ritrovavano stese sul pavimento, con la schiena a pezzi, i brividi di freddo in tutto il corpo e la dannata voglia di scomparire, sprofondare nel terreno, rannicchiarsi in un angolino e guardare il mondo andare avanti senza di loro.
Alec a volte avrebbe tanto voluto diventare invisibile e mimetizzarsi con qualcosa, qualsiasi cosa a caso, bastava solo che non dovesse vivere.
 
Una seconda scelta. Ecco cos’ era lui, nulla di più o di meno. Quel luogo sicuro dove vanno le persone quando sanno che c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltarle, consolarle e ridargli fiducia. Peccato che per queste seconde scelte non c’era mai qualcuno disposto a sprecare il proprio tempo.
Era la seconda scelta di Jace, quando non c’era Clary, di sua madre, quando non c’erano i problemi, di suo padre, quando non c’erano il Consiglio e i problemi, di Izzy, quando non c’era Simon.
Una ragnatela perfettamente inutile, che Alec conosceva a memoria, di cui lui era il creatore. O forse semplicemente la vittima.
Alec si sentiva male a sentirlo dire a sé stesso, per qualche ragione. Doveva essere la verità, lo sapeva, ma in qualche modo era sbagliata. Lui sapeva che quel suo modo particolare di arrendersi era sbagliato.
E sapeva anche che avrebbe dovuto fare qualcosa. E per fare qualcosa bisogna uscire allo scoperto, mostrare noi stessi davanti a tutti.
C’erano quelle persone che mostravano una maschera, come Jace, dietro alla quale si nascondevano, e riuscivano a sopravvivere.
C’erano quelle persone che non avevano paura di sé stesse, come Isabelle, e riuscivano a sopravvivere anche quelle.
Poi c’erano le persone come lui, che pensavano di essere riuscite a costruirsi attorno una barriera, e di risultare incomprensibili agli occhi degli altri, tutti sinceri e fieri di sé stessi, per il semplice motivo di non voler essere comprese.
Queste persone capivano sempre troppo tardi che in realtà tutti hanno maschere, sempre e comunque, e sembrava solo loro non riuscissero a vederle. Si accorgevano che in realtà loro erano i meno mascherati, i più altezzosi che si credevano tanto ma alla fine  non concludevano niente.
Queste persone non sopravvivevano, o almeno così credeva Alec, probabilmente per il semplice motivo che lui non ce la stava facendo.
Alec si era sorpreso, quando aveva iniziato a notare che per Magnus lui non era una seconda scelta, ma la prima e l’unica. Aveva sempre pensato che sarebbe stato bello essere al centro dell’attenzione, come Jace, ma lui si era sempre detto che era una di quelle persone che rimanevano dietro le quinte. Importanti, sì, perché senza di loro non si potrebbe realizzare nulla, ma pur sempre dietro le quinte.
Magnus gli aveva fatto cambiare idea. O meglio, lo aveva costretto a cambiare idea. Forse trascinandolo con degli artigli immaginari che però si sarebbero intonati bene a quegli occhi da gatto, forse urlandogli contro, alle volte, forse portando semplicemente pazienza e osservandolo mentre si auto-commiserava, scuotendo la testa.
Alec non capiva perché lo stregone faceva tutto quello. Lo aveva preso, una ragazzo a caso che tentava di non essere per nulla appariscente, e lo aveva costretto a venire fuori, a lottare per farsi spazio tra le persone e non aver paura dei giudizi degli altri. Gli aveva fatto capire cose che già sapeva, anche se sentirsele ripetere gli faceva solo male: il suo essere innamorato di Jace solo per non voler impegnarsi in altre relazione, il suo egocentrismo, le sue paure.
Una volta Magnus gli aveva gridato contro che non sapeva chi glielo faceva fare, di correre dietro a un Cacciatore senza speranze che si compativa e basta.
Il ragazzo ricordava di essersi sentito ferito nell’orgoglio.
-In effetti, nemmeno io capisco perché fai tutto questo -
-Ti è mai saltato in mente che lo faccio perché ti amo, stupido?-
Lui era rimasto a fissarlo, sconvolto, senza dire una parola. Lo stregone aveva sospirato amaramente, appoggiandosi al muro, e se ne era andato poco dopo.
Ci era voluto molto, prima che Alec si facesse avanti e ammettesse l’esistenza di Magnus. E i guai erano appena iniziati.
I giudizi, le occhiate che riceveva per strada, suo padre che tentava di non  farsi vedere mentre lo squadrava attentamente, come a chiedersi cosa avesse sbagliato con lui.
La poca considerazione che gli veniva mostrata in Consiglio: lui, Alec Lightwood, che era sempre stato un sostenitore della legge e del Conclave. Non che si aspettasse qualcosa di molto diverso, ma, si sa, la speranza è l’ultima a morire..
Alec non finiva di sorprendersi che Magnus fosse ancora lì, a sostenerlo, e probabilmente se ne sarebbe sorpreso per sempre.
Non era più al posto di “seconda scelta”. Ma non gli importava.
Quel posto era segnato, dentro di lui, non si era mai cancellato e forse non l’avrebbe mai fatto.
Ma, anche quello, cosa importava? C’era Magnus, e finché ci sarebbe stato lui, non ci sarebbe più stato il tempo di pensare.








Ave atque vale (no, togliamo l'addio)
Non inizierò questo splendido angolo autrice dicendo che sono di pessimo umore, ho perso il conto di quante ore sono che piango e non ci tengo neanche a farlo.
Bene. Ritornando al testo, ho scritto tutta quella pappardella inutile per dire che mi identifico molto in Alec, o almeno con l'Alec che vedo io. E io gli vedo anche i difetti, non quanti come ne vedo in  me, ma sempre difetti. Solo che per qualche motivo a lui posso pardenare tutto (insomma, è pur sempre Alec :3), a me no.
E poi lui alla fine riesce a superare i suoi ostacoli, e tutto il resto. E io lo stimo per questo.
Comunque, mi dispiace per tutto il fandom, ma credo che posterò ancora molte OS su Shadowhunters. Alec mi ispira troppo ahah Però la mia voglia di ricopiare i testi dal quaderno al computer è sempre immensa, quindi avrete tuuutto il tempo del mondo per riprendervi da questa OS orrenda :D
Se siete arrivati fino qui, che ne dite di lasciarmi anche una recensione? Tiratemi su di morale *fa gli occhi dolci*
No, okay, chi ha voglia recensisca.
Non so perchè lo sto dicendo, ma andiamo avanti.
Me ne vado a dormire, visto che sono stanchissima.
Baci,
Giada

   
 
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