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Autore: Abstract Joy    10/05/2013    5 recensioni
Dietro a quelle parole, il viso di lei. Il suo piccolo corpo, i lunghi capelli, le mani che si sforzavano di restar ferme. Era così fragile, la sua Nina.. Anche in quel momento. Avrebbe voluto abbracciarla. Stringerla, ma piano, senza farle male. Sentiva di essere venuto al mondo per quello, per proteggerla, per stringerla fino a che il male intorno a loro non avrebbe deciso di scomparire, rassegnato.
Quel corpo tremava, ma la voce no. La voce era ferma, studiata, glaciale. La voce di una brava attrice, preparata e infallibile nella sua parte. Vogliamo cose diverse, aveva detto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vogliamo cose diverse.

Ian Somerhalder continuava a ritrovarsi nella mente quelle tre parole. Sembravano seguirlo, spiarlo, tormentarlo.  Mai una pausa, mai un attimo di respiro.
Vogliamo cose diverse, ancora, insistente, terrificante, nella sua mente.

Dietro a quelle parole, il viso di lei. Il suo piccolo corpo, i lunghi capelli, le mani che si sforzavano di restar ferme.  Era così fragile, la sua Nina.. Anche in quel momento.  Avrebbe voluto abbracciarla. Stringerla, ma piano, senza farle male. Sentiva di essere venuto al mondo per quello, per proteggerla, per stringerla fino a che il male intorno a loro non avrebbe deciso di scomparire, rassegnato.
Quel corpo tremava, ma la voce no. La voce era ferma, studiata, glaciale. La voce di una brava attrice, preparata e infallibile nella sua parte. Vogliamo cose diverse, aveva detto.
Lui aveva perso le parole che aveva rincorso per tutta la vita. Aveva perso tutto, ed era rimasto a guardare. L’aveva guardata sforzarsi di non piangere, l’aveva guardata aspettarsi una risposta che non sarebbe mai arrivata. L’aveva guardata andare via.

Vogliamo cose diverse, come un disco rotto.

Ian Somerhalder avrebbe voluto urlare, prendersi la testa fra le mani e urlare. Urlare per coprire il suono dei suoi pensieri, urlare più forte dei ricordi, urlare e dimenticare.
Invece sorrise, come era abituato a fare.  Sorrise al distinto signore che sedeva di fianco a lui, sorrise all’hostess che chiedeva se c’erano problemi. Sorrise e scosse la testa.
Gli avevano insegnato che un sorriso guarisce più di mille medicine, e lui non aveva smesso un attimo di crederci. Sorrideva da tutta una vita, Ian Somerhalder.

Purtroppo gli occhi non riuscivano a mentire.
Gli occhi guardavano al passato, non si erano mai staccati da quel momento.  Il movimento delle labbra, la vena sulla fronte, Vogliamo cose diverse. Stavano ancora guardando lei.
Lei, che si era innamorata proprio dei suoi occhi sorridenti. Gliel’aveva confessato una notte a Parigi, e da quel giorno amava ripeterlo spesso. Come una storia, la loro storia, la storia di come l’azzurro delle iridi di Ian si illuminasse e rughe sottili cominciassero a formarsi tutte intorno, e di come lei non potesse far altro che innamorarsi ad ogni sorriso.

Cercò di concentrarsi sulla vastità del mare che si estendeva sotto di lui. Ne scorgeva un quadrato dal finestrino, immaginava di immergersi, di perdere se stesso. “Niente è capace di renderti invincibile ed insignificante come il mare” diceva suo padre.

L’Italia lo aspettava, in tutta la sua bellezza.
 Amava quel luogo.
Italia per lui significava avere diciassette anni e fregarsene del mondo. Italia era il ricordo di quando poteva e doveva far tutto, di quando il tempo non bastava mai per scoprire i retroscena. Italia erano fiumi di donne troppo grandi, valanghe di esperienze troppo precoci, una vita lontana e scintillante, da cui era uscito vincitore. Cresciuto, ma senza farsi cambiare. Aggrappato con il cuore al mare della sua Louisiana.

Le convention con i fans erano inebrianti. Come l’alcool, aiutavano parecchio. C’era tutto: anche il mal di testa finale. Tante urla, tanto rumore, tanto calore. Una bolla di mondo, in cui le persone si complimentano e ti ringraziano, sempre e comunque. 
Nell’ultimo mese, aveva preso più aerei di quanti ne riuscisse a ricordare, e nella sua mente si incrociavano migliaia di volti. Ragazze sorridenti, commosse, emozionate. Foto, abbraccio, saluto. Foto, abbraccio, saluto. Ragazze convinte della sua perfezione, pronte a tutto per un attimo della sua attenzione.
Avrebbe voluto prendere ognuna di loro e scuoterle forte, urlare che si sbagliavano. Lui non era perfetto, non lo sarebbe mai stato. Parlava troppo,  aveva la vanità tipica di chi viene considerato bello da quando ha memoria, deludeva le persone. Aveva deluso lei.
Questo avrebbe voluto dire a quelle ragazze, che urlavano e piangevano, credendolo perfetto.
Ho deluso lei! Sono un idiota. Vogliamo cose diverse.
 
 
  
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