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Autore: itsabluelove    11/05/2013    8 recensioni
Harry si alza, la cocaina che gli appesantisce gli occhi e le membra, ma sente il cuore, l’anima battere all'impazzata. Sente un “Dove vai?” proveniente da un Nick confuso, ma non smette di muoversi, di vestirsi, di pensare, di correre per le strade notturne di New York, di chiamare Paul tra i singhiozzi. Perché sta piangendo, Harry Styles è vivo e piange.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 01:03 am, ho sonno, ma ho queste scene in testa da troppo tempo, se non le avessi scritte oggi sarei diventata pazza. Eniuei, qui parla Consu, una che non sa scrivere, ma a cui piace farlo. Questi sono i Larry (ma và!), c'è angst e c'è pure pochissimo fluff. C'è Paul, santissimo Paul. C'è Ziam e c'è Nosh (ah, il paradiso *-*), c'è amorrrrrrr. Credo seriamente che Harry non sia in pace con se stesso, vorrei informarmi di più su 'sta cosa, mi affascina il suo essere strano, ecco. Il mio fetish per Louis continua a crescere ogni giorno di più, lo condivido solo con Styles, mi dispiace. Ah, no, non sono egoista, è vero.
Beh, buona lettura e buon Larry a tutti, che i Gay Direction siano con voi! 

Non sono una grande fan del corsivo o grassetto, perciò la storia è molto veloce, a mio parere. Mi dispiace se qualcuno la trova troppo affannosa (lol), ma giuro che sto facendo del mio meglio per sezionare con calma le cose da scrivere. Ripeto, sono le 01:09 am, non ho tanta voglia di correggerla. Ci ripasserò, prima o poi. 

Peace & love.                                                                                                                                                                                                                                                                      


Mosca cieca.
di itsabluelove

 

Harry capisce che c’è qualcosa che non va, nel suo corpo. Lo sente troppo grande, troppo lungo, troppo inadatto alla sua mente ancora da bambino. E’ spesso impacciato, non è a suo agio con se stesso. E questo l’ha scoperto a circa diciasette anni, quando Louis l’ha lasciato. O meglio, quando Louis si è fidanzato. Perché Harry, il coraggio di dire a Louis che era innamorato di lui, non lo ha mai avuto. Forse per paura di essere sbagliato, forse per i dubbi esistenziali di ogni sedicenne, fatto sta che Harry ha questo enorme segreto dentro da circa due anni. E di dirlo al mondo, non ne vuole proprio sapere. 

C’è un ma, comunque. Il ma sta nel fatto che Louis lo sa. E lo sa non perché è un tipo sveglio, di quello che sembra leggerti l’anima con un solo sguardo. Proprio per niente. Louis ecco, è inciampato su un messaggio nel telefono del riccio. Un messaggio lungo, da ragazzina sedicenne (per l’appunto) perdutamente innamorata del capitano della squadra di basket della scuola. Louis non sa giocare a basket, Harry è un ragazzo (fuori), ma la storia è molto simile ad una patetica sit-com americana. Louis trova Harry bello, bello da togliere il fiato, bello da soffocare con la propria erezione giù per la sua gola profonda. Bello da star male. Bello da venire così, al solo pensiero di quel suo corpo così bianco e così impacciato a contorcersi per lui. Solo che Louis è etero, certo. O meglio, si convince ad esserlo. Dio continua a mandargli segnali, continua a fargli capire che la fissa per l’accostamento di colori nel suo guardaroba, i porno gay sul pc ed il vecchio rossetto di Jay dentro al proprio comodino, sono una reale prova della sua omosessualità. Ma non per niente Louis è ateo. E’ una sorta di gioco, il suo, come a mosca cieca. Lui è cieco, e con una benda grossa quanto la sua voglia di non essere giudicato, acchiappa solo ciò che ha a portata di mano, il semplice, il meno faticoso da raggiungere. E se solo togliesse quella fottuta benda, si accorgerebbe che per arrivare ad Harry, basterebbero tre passi: uno per ammettere che si, è gay; un altro per infischiarsene dei pareri delle persone ed il terzo per buttarsi senza paracadute nel vortice profondo che è l’amore. Si perché Louis ha pure paura di innamorarsi, come se non bastassero i ragni e le cavallette a mettergli il terrore.

Quando Harry capisce che non ce la fa più, che Louis è presente in ogni suo filo logico di pensiero, perde la testa, perde la ragione. E fa ciò che tutte le star una volta nella vita fanno: si divertono a discapito della propria immagine. Harry ha stretto amicizia con un conduttore radiofonico da ormai un anno pieno, si chiama Nick, porta i capelli rosa ed è gay. Harry si chiede perché Nick non possa essere quello giusto, quello che gli farà dimenticare per sempre Louis. Ride, ride perché una vita senza Louis, lui non saprebbe neanche immaginarsela, figuriamoci viverla. Nick ha molti contatti, tantissimi, conosce gente di tutto il mondo, parla tre lingue e scopa come un dannato. Harry lo sa perché la sua prima volta con un uomo, è stata con Capelli Rosa. E’ lì che Harry si è spento del tutto. Ricorda di aver avuto un angioletto sulla spalla destra ed un diavoletto su quella sinistra sin dai tempi delle elementari, il buono ed il cattivo Harry pronti a consigliarlo. Ricorda che quando Nick gli ha detto “Tutto in una volta, Riccio. Ti verrà solo da starnutire, ma tieniti le narici tappate e passa subito” l’angioletto si era persino messo a piangere, pur di farsi ascoltare. Ed Harry ci credeva davvero, in lui, prima. Si affidava ai suoi “Col tempo capirà che lo ami e ti ricambierà” ed ignorava con facilità i “Sei sbagliato Styles, lui non ti vorrà mai perché hai un cazzo tra le gambe”. Solo che diventava ogni giorno più difficile, soprattutto da quando non vivevano più insieme, Harry e Louis. Casa Stylinson era così piena di vita e di colori che Harry sarebbe voluto rimanere lì per sempre, sino a quando l’ultimo riccio non si fosse tinto di argento, sino a quando l’ultima ruga non fosse comparsa attorno ai suoi occhi sempre verdi. Ma Louis era fidanzato, Louis non lo amava, a Louis non importava se Harry soffrisse per un amore non corrisposto, per un amore impossibile. Con la cocaina in circolo, l’angioletto ha spento le sue ali, lasciando Harry nel buio, nelle viscere più profonde dell’inferno, nel circolo dannato che è la droga giunta al sesso.

Louis sa che Harry sta male. Ha un colorito sempre più pallido, cambia umore come si cambia canale alla tv, fissa il vuoto per dieci minuti come perso, come se quel vuoto che sta fissando fosse l’esatta proiezione di ciò che ha lui dentro. Louis sa che Harry sta male, ma non ha il coraggio di parlarci. Ne parla con Anne, con Gemma, con Liam, con Willy. Ne parla con se stesso davanti ad uno specchio. Ma proprio non riesce ad impedire ad Harry di farsi del male, forse perché sa che il male che Harry si fa è solo ed esclusivamente causato dal suo inesistente coraggio. Louis sa che Harry fotte con Nick, sa che odia Nick come si odiano i funerali il giorno di Natale. Louis vorrebbe spaccargli quella faccia da equino che si ritrova, tirargli quei capelli osceni uno ad uno e per ogni strappo fargli promettere che non oserà mai più avvicinarsi al suo Harry. Louis ama Harry. Questo l’ha capito circa tre mesi fa, nel momento esatto in cui Harry ha iniziato ad essere diverso. Perché ti accorgi di amare qualcuno solo nel momento esatto in cui questo si allontana. Ed Harry si è proprio distaccato, Harry adesso è come l’assoluto nella filosofia, è sciolto da qualsiasi legame, è libero a se stesso. Louis sa che Harry, dentro, è morto. Perché Harry non ha più quella luce negli occhi, non vede le sue fossette da Dio solo sa quanto tempo, non sente la sua risata da secoli. Harry non c’è più, Louis vede solo un ologramma che si finge il suo Harry, mentre il vero è nascosto chissà dove, per colpa sua.

Harry sa tagliarsi la droga da solo, la tira sul bancone del camerino appena 5 minuti prima di salire nel palco. Usa una banconota da 20 sterline, quella che ha rubato dal portafoglio di Louis quattro giorni prima. E’ un ossesso, Harry. Vuole dimenticare, cerca di farlo con tutta la sua forza, si affida alla droga, si affida al cazzo di Nick fin dentro allo stomaco, eppure tutto fallisce. Tutto fallisce perché Harry è morto da un pezzo, tutto fallisce perché non c’è niente che al mondo lo sproni a tal punto, non c’è niente che equivale ad un sorriso di Louis dentro alle coperte, ad un bacio sulla guancia al mattino, ad una carezza dopo un incubo, ai suoi occhi chiusi per il sonno. Non c’è niente che si eguali minimamente a Louis Tomlinson, ed Harry preferisce morire più che farsi avanti ed uscire da tutte quelle merde di tunnel.

E’ il suo compleanno, Harry non c’è ovviamente. Sta a New York, con Nick. E’ strano, pensa Louis, è come se realmente non fosse una sua festa. Si sente come quell’invitato costretto ad andarci, che sorride e sorseggia da un bicchiere di alcool solo per non sentirsi asociale. Eppure non vorrebbe essere lì, non vorrebbe avere Eleanor attaccata al suo collo come una cozza. Prova una dannata invidia per Zayn e Liam che alternano baci e carezze soli vicino alla piscina, ed anche per Josh e Niall che si strusciano addosso quasi a volersi scopare davanti a tutti. Vorrebbe prendere il telefono, chiamare Harry e sentirsi dire “Scusa Boo, il volo è stato annullato, non riesco a venire stanotte, mi dispiace” e poi sentire il campanello suonare, una testa riccia a fare capolineo dalla porta e l’assuefante odore di vaniglia a sconvolgergli l’olfatto, con un gridato “Sorpresa!” a rimbombare più forte della musica, più forte del suo cuore. Ma Harry non verrà, Harry non sa neanche cosa voglia dire fare una sorpresa.

Harry ha un pensiero sfocato in testa che gli procura fastidio. Come quando hai gli occhiali da vista con una grossa impronta sulla lente e le mani legate, per cui cerchi di vedere il più possibile se pur con quella distorsione della realtà in mezzo. E’ nudo nel letto di un albergo americano, ha tirato dalla schiena di Nick già due volte, tre dal dorso della sua mano e una dal suo cazzo bello eretto. Non ricorda più che stanza sia quella, quale sia il cognome del ragazzo che sta con lui, di che colore Liam abbia i capelli. Ha un vetro appannato sulla mente, percepisce solo profumi e rumori. Sente il profumo di ammorbidente delle lenzuola, quello del deodorante per ambienti al pino, quello dell’erba della canna di Nick e di sperma incrostato sui propri capelli. Al terzo pompino della serata, Nick gli è venuto sui ricci, quasi a macchiarli, a marchiarli. Harry si è incazzato, ma poi si è ricordato che è morto, e ha continuato a fare il passivo come sempre. Nick “Ti piace la musica, honey?” gli sta dicendo, ma lui è impegnato nei suoi dieci minuti da ameba, da perfetto assente nel mondo. E Nick non se ne preoccupa, spara a palla i The Script come se fossero proprio lì a suonare per loro. Harry resuscita. C’è un momento in cui il suo angioletto spiega le ali, sorride a trentadue denti, contagia l’entusiasmo negli occhi verdi di Harry, fa scoppiare in una luce giallastra il suo eterno rivale sinistro. Harry si alza, la cocaina che gli appesantisce gli occhi e le membra, ma sente il cuore, l’anima battere all’impazzata. Sente un “Dove vai?” proveniente da un Nick confuso, ma non smette di muoversi, di vestirsi, di pensare, di correre per le strade notturne di New York, di chiamare Paul tra i singhiozzi. Perché sta piangendo, Harry Styles è vivo e piange.

Louis ha le mani attorno al seno di Eleanor, la sua erezione dentro lei, un senso di apatia che si estende in un tutto il suo corpo. Quando fa sesso con la ragazza, è come se la sua anima si prendesse un momento di pausa, come se rinchiudesse le emozioni dentro ad una 24 ore e si ritirasse per una breve vacanza ai tropici. Così sono gli ormoni di Louis a prendere il controllo, la parte animale dell’uomo, l’istinto, la voglia di avere il cazzo al caldo. Sta per venire, usa Eleanor per masturbarsi pensando a Gale Harold che sbatte all’interno del suo culo. Ecco, può sentirlo spingere contro la sua prostata, ancora una, due, tre volte. Viene dentro Eleanor mordendosi forte le labbra, onde evitare di rivelare il destinatario del suo orgasmo. Eleanor viene tre secondi dopo, poggiando la testa sul suo collo e riprendendo fiato. Sono in bagno, come due stupidi liceali che fottono di nascosto nei cessi della scuola. Patetici. E’ quando si tira su la zip dei pantaloni che il suo iPhone vibra senza sosta. Contento di un diversivo a quella noiosa nottata, lo afferra senza neanche guardare chi lo chiama. “Pronto?” è un inglese raffinato il suo, anche quando risponde al telefono dopo una scopata. “Louis, sono Paul” e la voce dall’altro capo del telefono è seriamente preoccupata. “Mi ha chiamato Harry, in lacrime, gli altri..” ma Louis lo interrompe, sporgendo il busto in avanti come di riflesso “Che succede, dov’è?” ha la voce tagliente, secca, spietata. Sa con chi era e sa cosa è capace di fare. “E’ qui con me, siamo all’aeroporto di Londra, posso portarlo da te?” la festa è finita da un pezzo, ci sono solo Zayn e Liam addormentati sul materassino della piscina, Niall e Josh a scoparsi da qualche altra parte, e lui e Eleanor dentro quel fottuto bagno. “Si, non c’è problema”.

“Paul io amo Louis” confessa Harry, come se questo fosse l’ingrediente segreto della coca-cola, come se fosse la rivelazione più importante del mondo. Lo vuole urlare, non gli importa. Harry sta vivendo finalmente, e per sentirsi ancora più vivo ha solo bisogno di essere sincero. “Non devi dirlo a me, piccolo” e daddyPaul si è sempre preso cura di loro, ha lasciato che Harry provasse a divagare, sicuro che l’amore vince su tutto, anche sugli sbagli. “Mi riderà in faccia, vero?” si lamenta il riccio, coprendosi il viso con le mani grandi che sanno ancora dello sperma di Nick. “Non lo farà, ne sono certo”

Louis sente le gomme stridere sull’asfalto. Ha cacciato Eleanor da circa mezz’ora, lasciato i suoi migliori amici così com’erano e si era fatto una doccia veloce, giusto per togliersi l’odore della ragazza dai capelli e dalle membra. Esce fuori in giardino con un’ansia che gli fa scoppiare il cuore in gola. Ansia che si trasforma in sollievo appena vede che Harry è vivo. Vivo dentro, vivo come non lo vedeva da anni. Ha le fossette, gli occhi verdi verdi. I loro sguardi si incrociano ed Harry sorride per davvero, e quel sorriso è la cosa più bella che Louis abbia mai avuto l’onore di vedere. Si rotolerebbe in quel sorriso, lo imprimerebbe sul gesso e ci farebbe un sacco di statue, lo farebbe pitturare dai più bravi pittori e lo fotograferebbe con tutte le fotocamere del mondo. Perché quel sorriso è il suo e nessuno mai potrà portaglierlo via.

Harry si sente libero, oltre che vivo, quando scende da quella macchina. Vomita sull’aiuola vicino, rigurgita l’ansia di quegli anni senza Louis, espelle dal proprio corpo il senso di vuoto. Alza lo sguardo, si pulisce il muso con la manica del maglione blu e riempe la propria anima con gli occhi di Louis. Ci si tuffa dentro quei pezzi di cielo, dentro quelle sfere che contengono tutta l’acqua del mondo, dentro quel mondo che sembra essere a grandezza d’Harry. Vorrebbe baciargli le iridi, leccarle e venerarle come se fossero il dono di un dio misericordioso. Harry è vivo dentro quegli occhi, è vivo dentro l’anima di Louis. E può sentirla dentro il suo cuore, può vedere il blu e il verde fondersi per aria, incontrarsi dopo tanto tempo, allacciarsi e scoprirsi compatibili. Harry “ti amo” sussurra, quasi timido, quasi come impaurito. Non può fare a meno di diglierlo, seppur quasi in silenzio. Perché sente Louis dentro ogni cellula del suo corpo, lo sente come la brezza dell’estate vicino al mare. Lo sente perché Louis è il suo mare ed Harry è un marinaio. E Louis è pure la sua bussola, così come da copione.

Louis vorrebbe baciarlo, anche con l’alito che puzza di vomito, e chissà cos’altro. Così si avvicina, intreccia le proprie dita tra le sue, fa “shh” con le labbra, si alza sulle punte delle sue Toms rosse e fa combaciare le loro bocche. C’è il sapore di un altro, in quella lingua, Louis quasi se ne rende conto. Eppure non gli importa, perché i fianchi che Harry sta stringendo adesso, sono i suoi, la vita che Harry sta assimilando con la saliva è la sua. Si sta aprendo ad Harry, al suo ex migliore amico, al figlio diretto di un qualche dio greco. Sta lasciando che l’amore vinca sui pregiudizi, sui giudizi stessi, sulla paura, sull’insicurezza, sul buio. E Louis sa di amare Harry, lo conferma ad ogni scontro di lingue, ad ogni ciuffo dei suoi capelli che stringe dolcemente nella mano non impegnata a intrecciarsi con la sua.

Harry può sentire il suo angioletto custode esultare dalla gioia, far esplodere l’aria intorno a se di luce, così da sconfiggere le vecchie tenebre all’interno del cuore di Harry. Può sentire il tocco di Louis dargli la forza necessaria per restare in vita, restarci per davvero. Harry ama Louis con ogni strato della propria anima, lo ama come se il suo ruolo in questo mondo sia quello di amarlo, amarlo e ancora amarlo. Louis è meglio dell’ecstasi, è meglio del sesso, Louis è la droga più potente che ci sia. Ed Harry è talmente dentro che non ne può più uscire, è talmente innamorato che si squarcerebbe in due il petto per mostrargli tutto l’amore che può contenere solo per lui. Harry sa che farebbe qualsiasi cosa per Louis, senza nulla in cambio. Solo un po’ di quei baci umidi, quelli dove ti cola la saliva giù per il mento, ma non te ne preoccupi perché il primo bacio è quello che non ti dimenticherai mai.

Qui Harry, qui Louis, un insieme di corpi che si amano senza ma e senza se, senza parole, solo con sguardi e pelle su pelle. E’ inspiegabile l’amore di Harry e Louis. Come Harry fissa Louis, quasi a dipendere dai suoi gesti; come Louis sente la necessità di toccare Harry, quasi a doverlo proteggere sempre. E’ forse magia, l’amore. E’ una delle poche cose che non si possono spiegare, si può solo sentire ed osservare. E chi non lo vede, sta solo giocando a mosca cieca. Arriverà qualcuno a togliergli quella benda? Forse no, in fondo le cose belle sono anche quelle meno conosciute. 

  
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