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Autore: Aqua24    11/05/2013    3 recensioni
Mi chiamo Nathalie,ho vent'anni e sono qui per raccontare la mia storia.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Wanderer, ne avete mai sentito parlare? E' una creepypasta piuttosto famosa, se si è appassionati di quest'ultime ovviamente. 
Io lo sono sempre stata, fin da quando ho imparato a maneggiare il computer, quindi si parla di cinque anni fa. 
Mi chiamo Nathalie, ho vent'anni e sono qui per raccontare la mia storia. 
 
Una sera, circa verso le otto, lo scorso anno, mi stavo deliziando di alcuni racconti horror. 
Essendo appassionata del mondo dell'occulto credo in tutto: Dai demoni a qualsiasi altra creatura che si distacca dal significato comune di "normale".
Comunque sia, girovagando per alcuni siti mi sono imbattuta in "The Wanderer". Incuriosita ho aperto il link ed ho letto tutto d'un fiato.
The Wanderer è una creatura, che molti identificano come donna, raffigurata in una foto al centro di una strada deserta. La figura è appena percettibile, e sembrerebbe possedere degli arti simili alle zampe di un ragno.
Si dice che questa foto ti venga inviata per posta, assieme a questo messaggio: "Puoi vedermi? Posso vederti anch'io." e che, insomma, quest'essere non si dia pace finché non riesca a prenderti.
A causa di questo la ragazza protagonista della Creepy si è suicidata, lasciando questo messaggio: "Ora non può avermi".
 
Terrificante, no?
 
La storia terminava con un simpatico "Non so dirvi se questa è la vera immagine di The Wanderer, tuttavia preferisco avvertirvi: se guardate l'immagine, fatelo a vostro rischio e pericolo."
Dovrei maledire tutta la mia curiosità.
 
Ho aperto il file.
 
Ammetto che non era così terrorizzante l'immagine, quasi per niente, ma metteva comunque la sua inquietudine. 
Ho acceso la luce e chiuso le tendine della finestra: Mi sentivo osservata.
 
Suggestione?
 
Poi il telefono squillò. 
 
Risposi tremando.
 
"Nath, prendi la macchina e vieni in spiaggia con noi. Niente scuse." 
Un mio amico. 
 
E così, ridendo di me stessa, presi le chiavi della macchina e, dopo aver avvertito i miei, uscii. 
La macchina sussultava per le buche della strada, mentre i miei amici ridevano, scherzavano e si passavano gli alcolici. 
Mi consigliarono di svoltare per una strada a destra. Mi dissero che la parte sterrata durava poco, e si raggiungeva prima la spiaggia. 
 
Il sole era calato e la strada non era illuminata. Quasi per scherzo, i fari lampeggiarono e poi si spensero. 
Dissi a tutti di fare silenzio e cercare una torcia: Non si vedeva nulla! 
 
Strizzai gli occhi per scorgere la strada.
 
Rallentai.
 
Andavamo a passo d'uomo.
 
Nessuno fiatava. 
 
L'amico di fianco a me accese la torcia e la puntò fuori dal finestrino, di fronte a noi. 
 
Il mio cuore pareva scoppiare. 
 
La luce illuminava lentamente ciò che mi trovavo di fronte, era davvero poco potente e mi costringeva a non accellerare. 
 
Frenai di colpo. 
 
Poco distante dalla macchina, qualche metro più in là, la luce illuminava un paio di piedi nudi. Nient'altro, solo i piedi, il resto rimaneva nell'oscurità. 
Con il fiato mozzato speravo che i miei occhi non si abituassero mai al buio. 
Non so descrivere quanto fui terrorizzata in quel momento, ne quanto il terrore mi strinse lo stomaco per le parole che seguirono:
"Puoi vedermi? Posso vederti anch'io."
  
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