Pioggia sulla tua vita.
Grosse, pesanti gocce fredde.
Nuvole dense sulla tua apatia appiccicosa che non vuole essere lavata via.
Capita.
Un giorno ti alzi, guardi il mondo e rimani lė, ai suoi confini.
Senza entrarci. Senza toccarlo. Senza vederlo davvero.
Passa, scorre, troppo rapido per poterlo fermare, troppo lontano per poterlo afferrare.
I tuoi occhi velati osservano quelle sagome confuse che si muovono veloci, ignorandoti.
Vuoi muoverti, vuoi provare a seguirlo, ci vuoi provare davvero.
Allora corri.
Vai pių veloce, vai pių veloce, sempre di pių.
Stai attento a non inciampare.
Evita gli ostacoli, aggirali e riprendi a correre.
Ma adesso fermati.
Sei stanco, vero?
Il tuo respiro č ansimante.
Gocce di sudore scendono lente.
I tuoi muscoli sono infuocati.
Fermati.
Controlla il respiro.
Spolverati i vestiti, lava via il fango.
Il mondo corre, veloce, ma tu non devi per forza inseguirlo.
Non devi per forza saper correre veloce quanto lui.
No.
Non serve a niente correre.
Se corri non riesci a guardare.
Non riesci a sognare.
Non riesci ad amare.
Fermati.