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Autore: UnicornDead    11/05/2013    1 recensioni
È strano, strano come una ragazza può improvvisamente diventare la sorellastra del suo idolo, successivamente la sua migliore amica e poi…sì, avete capito.
È strano come certe cose possano succedere.
È strano che quella ragazza, quella di cui stiamo parlando, sono io, una normale sedicenne che impazzisce per quelle cinque carote chiamate ‘One Direction’.
È strano, tutto molto strano, ma soprattutto improvviso.
Volete conoscere la mia storia? Sono sicura che non vi annoierà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un inizio sorprendentemente sfortunato.

È strano, strano come una ragazza può improvvisamente diventare la sorellastra del suo idolo, successivamente la sua migliore amica e poi…sì, avete capito.
È strano come certe cose possano succedere.
È strano che quella ragazza, quella di cui stiamo parlando, sono io, una normale sedicenne che impazzisce per quelle cinque carote chiamate ‘One Direction’.
È strano, tutto molto strano, ma soprattutto improvviso.
Volete conoscere la mia storia? Sono sicura che non vi annoierà.
Tutto è cominciato questa estate.
Oh, quasi dimenticavo, mi chiamo Jennifer, Jennifer McHearter: sono una sedicenne di media statura, abbastanza magra, con una chioma riccia che a mala pena arriva fino alle spalle, ed occhi celesti. I miei occhi sono l’unica cosa che mi piace di me, detto tra noi con tutta modestia.
Sono figlia unica ed ho una madre fantastica. Mio padre non l’ho mai conosciuto, non sono nemmeno tanto sicura di averne uno, ma questa è un’altra storia.
Sono una fan sfegatata degli One Direction: loro, la loro voce, i loro visi, i loro occhi. Non posso dire che ci sia uno migliore tra loro, perché sono tutti meravigliosi, ma il mio ‘preferito’ è l’irlandese biondino, Niall. Ha un viso tanto dolce, da bambino innocuo, che tanto amo, e la sua voce mi fa impazzire. Lo adoro. In fin dei conti non sono l’unica ragazza che impazzisce per loro, no?
La cosa è piuttosto normale.
Dove eravamo rimasti? Oh, sì, quest’estate.
Ricordo tutto perfettamente; era il 2 Luglio del 2O12, una giornata calda e afosa.
Come al solito mi trovavo nel giardino di casa mia, a Los Angeles, con la mia migliore amica, Kathrine, una ragazza della mia età, piuttosto bassa e dai capelli rossicci lunghi fino alle spalle. L’orologio segnava le tre del pomeriggio. Non avevamo nulla da fare –non era affatto una novità- e, dopo aver preso il sole sulle sdraio ed aver bevuto delle limonate per ore intere, ci siamo stese sull’erba a giocare ad Uno. Piuttosto noioso e monotono, per di più perdevo sempre: giocare a carte non era il mio forte.
“UNO!” Esclamò per l’ennesima volta Kathrine.
“Lascia stare, ho visto la tua carta, so che hai un cinque giallo, e ce l’ho anche io, perciò hai vinto…di nuovo! Cambiamo gioco.” Dissi così, forse per il caldo, forse per la noia, o forse perché perdevo sempre, ma ero stufa.
Il cellulare squillò e risposi: era mia madre e mi chiedeva se volevamo raggiungerla in spiaggia.
“Non so…Kath, che ne dici?”
“Scherzi, vero? Si muore di caldo!”
“D’accordo. No, mamma, rimaniamo qui…almeno c’è il ventilatore.”
Certo, era un ventilatore in miniatura, ma almeno ci arrivava un minimo di vento.
Non aveva mai fatto così caldo a Los Angeles.
“Idea!”
Un lampo di genio era arrivato all’improvviso: io e Kath ci divertivamo un sacco a cercare di fare accoppiare mia madre con qualche uomo a random. La settimana precedente le avevamo organizzato un appuntamento con il postino: ovviamente era stato un fiasco –lo so perché l’avevamo spiata con tanto di binocoli-, ma almeno noi due ci eravamo divertite un mondo.
“Che ne dici: Mamma & Gregg, il lattaio?”
“Nah, non è affatto il suo tipo. Ce la vedo più con l’allenatore della palestra qui vicino…quel fusto!”
Dopo aver escogitato il nostro piano, ci andammo a cambiare –era impensabile uscire di casa in mutande, ma nemmeno tanto coperte-; io indossai una maglietta rossa a maniche corte con la scritta in nero ‘rock not dead’, shorts e un paio di All Star rosse; Kath optò per un top grigio, jeans e semplici ciabatte da mare –peccato che fossero gialle, stonavano-.
Prendemmo cellulare, portafoglio e borsa e ci avviammo verso il corso in cerca di qualche negoziante che potesse corteggiare mia madre.
“Quello mi sembra ok!” esclamò Kath puntando il dito verso un barista.
“Non so, non mi convince tanto. Proviamo ad entrare in quella profumeria!”
Nonostante lo scopo non fosse quello, abbiamo finito per fare shopping.
La nostra idea era quella di andare a trovare infine mia madre in spiaggia, quando ecco che era lì davanti a noi. Un enorme palo, o meglio un palo con sopra un cartellone ‘Concerto One Direction’; sotto la grossa foto dei cinque ragazzi per cui vivevo, c’erano scritte tutte le informazioni.
Concerto, One Direction, Sabato, 20 km da Los Angeles.
Mi sembrava un sogno, un sogno infranto per colpa di una semplice parola: biglietto.
Senza perdere tempo, ci avviammo verso la spiaggia.
“MAMMA! MAMMA! C’èilconcertodegliOneDirectionSabatoasoli20kmdaqui! Posso andarci, posso?”
“Cosa? Che ti dico sempre? Parla più piano.”
“Concerto, One Direction, Sabato, 20 km da Los Angeles. Ti prego, ti prego, ti prego.
Serve solo il biglietto.”
Un semplice ‘no’ fu la risposta di mia madre ed io lasciai perdere.
Ci avete creduto veramente?
Andò così: ci volle un po’, ma alla fine io e Kathrine riuscimmo a convincere mamma –in fin dei conti era molto comprensiva, non mi faceva mancare mai niente e sapeva quanto io amassi quei cinque ragazzi-.
Così girammo per tutti i posti pensabili di Los Angeles per trovare due biglietti, ma cosa tragica era la seguente: erano tutti finiti. SOLD OUT.

  
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