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Autore: Crypto    11/05/2013    4 recensioni
Alex, un ragazzo che ama l'avventura, decide di perlustrare il paese in cui si è trasferito da poco, e si incammina in un bosco, da cui emerge un'antica casata,
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’oscurità era calata sul giardino della casata di Mr. Arturo: il bianco grigiastro del marmo delle statue sembrava possedesse una particolare luminosità, mentre dall’unica lampada, che campeggiava all’entrata della villa, fuoriusciva un debole bagliore, incapace di dominare sull’opprimente nero della sera. Nel percorso fiancheggiato dagli alberi-sentinelle, come arbusti titanici, alti e magri lampioni disegnavano ombre danzanti sul manto di foglie autunnali, come piccoli demoni pronti all’attacco.
La luna, silenziosa come sempre, sprigionava un’angoscia percepibile, come se mandasse maledizioni ai terresti, mentre una civetta, nascosta in qualche albero, ululava fastidiosamente; il vento cominciava a far sentire la sua potenza, imperterrito.
In un batter d’occhio il sole si era avviato verso i monti dando il cambio alla luna, il cielo da una tonalità porpora ora era una tela dannatamente scura,nella quale baluginavano piccole stelle, come diamanti incastonati.



L’uomo aveva sostato d’un tratto, osservando da lontana la casa dell’ex sindaco. Non si era accorto di Alex e Teresa, “nascosti” ai lati della villetta, vicini alle statue, una parte di giardino in cui la luce emanata dal lampione circolare, come un grande cappello anni ’90 in procinto di precipitare, non riusciva ad illuminare tutta la proprietà di Arturo.
Non riusciva ad identificare il colore delle pareti esterne. ‘Cose di poco conto.’, si disse tra sé.
Era ritornato, pronto a vendicarsi. Pronto a deturpare tutto il patrimonio di Arturo. Pronto a distruggerlo.



-Ehi, qualcuno ci sta guardando.-, bisbigliò Alex, il foglietto-indizio stretto nelle mani. Il suo cuore martellava in petto. Si stava mettendo male. L’uomo era comparso all’improvviso, senza che i due giovani se ne accorgessero. Solo il lontano calpestio delle foglie li avevi messi all’erta.
Silenzioso come un’ombra. *
Pareva che quell’uomo non si fosse accorto della loro presenza, poiché erano immersi nel buio.
-Sì, ho visto.-, sussurrò Teresa, la voce tremante. –Dobbiamo andarcene di qui, immediatamente.-. Sembrava un tiranno: bisognava sottostare ai suoi ordini e non contestarla. L’uomo riprese ad avanzare, furtivo, a passo molto lento, come se stesse meditando qualcosa con se stesso.
-Signorsìssignore!-, disse il giovane. A volte non si ha il coraggio di far esplodere i sentimenti quando si hanno occhi che ti puntano: ci si nasconde al buio, e tutto fila liscio.
-Devo chiudere la porta, anche se probabilmente c’è qualcosa che non va nella serratura. Come hai fatto ad aprirla tu?-, chiese stupita. Chi poteva aver rotto qualche ingranaggio al suo interno? Chi aveva tentato di introdursi nella casa?
-Non so, era già aperta, mi è bastato solo afferrare la maniglia.-. Anche ad Alex sembrava enormemente strano il fatto che un proprietario che aveva una villa così lussuosa lasciasse aperta la porta e, in generale, il cancello all’entrata. D’altronde le statue dei poeti a sinistra e delle soldatesse a destra non erano una cosa da niente: Arturo aveva consumato sicuramente la metà del suo patrimonio per farsi rappresentare quelli che sembravano i suoi idoli letterari e non solo.
-Va bene. Ora dobbiamo andare.-, enunciò Teresa, e si avviò verso il lampione antistante le due scalette che conducevano alla soglia della villa. Non c’era più tempo.



Una donna emerse improvvisamente dall’oscurità, come dal nulla. Stava percorrendo le scale per avviarsi alla porta. L’uomo era sicuro che non avrebbe trovato nessuno, e che nessuno avrebbe intralciato i suoi piani. ‘Dannazione.’
Il vento stava trasformandosi in una belva, e la sua forza fece muovere un palo della luce, provocando un tremolio. ‘Cosa vuoi che sia una donna indifesa?’
Negli ultimi anni della sua vita aveva modificato se stesso: era passato da una forma di cordialità assoluta ad una di misantropia generale. Odiava tutti, e la solitudine in cui era sprofondato lo stava consumando brutalmente.
Vendetta.
D’un tratto un altro individuo emerse, come da un portale magico. Stava raggiungendo la ragazza.
‘Merda.’



-Si è accorto di noi. Dobbiamo restare solo calmi e far finta che non sia successo niente, ok?-, cominciò Alex risoluto. L’uomo guardava ancora in direzione dei due ragazzi, come una statua, immobile nella danza del vento.
-Ok.-, rispose Teresa, lanciando il monosillabo. Era evidente che una qualche forza di terrore stava penetrando nelle sue ossa.
-Ehi, ci sono io.-, sparò Alex per rassicurarla.
-C’è qualcosa che non quadra: perché tu sei riuscito ad entrare senza la chiave ed io invece no? Chi ha chiuso la porta?-, pensava a voce alta, mentre i capelli rossi le nascondevano il volto.
-Su, avremo tempo di parlarne. Ora dobbiamo solo andare.-, esortò il ragazzo, e si voltò verso l’uomo. ‘Ancora ci guarda. E chi sarà mai? Cosa vuole da noi?’
Con difficoltà, Teresa fece girare la chiave nella serratura, e quest’ultima si chiuse.
-Andiamo, facciamo finta di essere cugini.-, disse, con gli occhi rivolti verso il basso avviandosi al cancello nero, che aveva attuato un processo di mimetismo, poiché sembrava fondersi con l’oscurità.
-E perché non facciamo finta di essere fidanzati?-
-Perché quello penserebbe che abbiamo fatto cose zozze in una casa lontana dagli occhi della gente, imbecille.-
-Ah beh.-, si stupì divertito Alex, e non disse più una sola parola.



L’uomo e la donna stavano chiudendo il cancello della casa di Arturo.
Stavano per mostrarsi alla luce.
Camminavano sul manto di foglie, come due modelli su una passerella.
-Allora, come sta tuo padre?-, disse l’uomo. L’ombra si accorse che era un ragazzo sui tredici anni, anche se sembrava ne avesse una sedicina. Era un po’ alto, con dei capelli arruffati.
-Bene, bene.-, rispose la donna, sorridendo. Era una ragazza.
In quel momento si accorse chi era.
Vendetta.








* Il trono di spade, George Martin.










Ciao a tutti! Sì, mi sono davvero sprecato, ma la verità è che in quest’ultimo periodo le Muse non mi assistono, sono scappate, e ho un vuoto di immaginazione. La scuola distrugge!
Questo capitolo è cortissimo, senza colpi di scena, ma non fa niente. Dovevo in qualche modo scrivere qualcosa.
Lasciate le vostre opinioni, ben gradite.
La prossima volta farò un capitolo lungo 2846829692868783 metri, e ben articolato, prometto!
A presto.
  
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