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Autore: Vegeta_Sutcliffe    11/05/2013    4 recensioni
Piccola cosuzza poco allegra e molto strana dal significato incerto e strano...
Se vi piacciono le cose un po' complicate e pensierose, leggete :D
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Dedicata a Gogetassj che sta odiando me e Circa la confusione dei sentimenti, anche se sono sicura che odierà pure questa One shot.
Ti giuro però che ero partita con le migliori intenzioni! <3




Peccato e felicità




Eravate felici, quando erano gli altri a soffrire? Quando eravate voi i carnefici? Gli angeli demoniaci di una punizione umana e arrogante contro i vostri simili mortali?
Però la carne lacerata perde di allegria, quando le viscere, al chiaro lume di una fiamma dolorosa, sono le vostre.
Stesi a terra e sguazzanti nel fango di sangue e lacrime, non le vostre, non urlate il vostro tormento a quella luna, nascosta dietro le nere nuvole del sadismo divino.
Non date nessun sazio.
Perché siete stati pessimi e tremendi a squartare uomini e donne, però sapete anche che quegli stessi Dei, punendo i vostri peccati, godono dei vostri stessi ludi.
E sapete che è finita, in quei tormenti sempre uguali, quando sopra le vostre escoriazioni viene buttato il sale, perché il bruciore è catartico, o almeno così vi vogliono imporre.
Ma voi odiate i padroni e pensate con la vostra testa, pensate pure che sbagliare sia splendido e pensate, sapete di odiare quella polverina bianca che vi mangia la dignità, in quella contorsione disperata e deplorevole a cui il dolore vi costringe.
I satanassi vi abbandonano agonizzanti in quella pozza di umiliazione, potrebbero continuare all’infinito, ma è più crudele farvi assaporare la pace e poi tornare a dilaniare il ventre, quando starete per cedere all’illusione.
Vi rotolate in quella melma nauseabonda e vi appoggiate sui gomiti per sollevarvi, nonostante faccia male; nonostante le spine negli occhi facciano male; nonostante i tagli sulla gola facciano male; nonostante il fatto che soffrire assieme faccia male.
Perché i vostri corpi nudi e sudati, feriti e sporchi sono bellissimi, anche attraverso quella patina rossastra, e tra di voi l’attrazione, quella fisica, non è mai scomparsa.
L’amore e la famiglia vi hanno convinto, vi siete votati alle abitudini terrestri, eppure a volte sentite la necessità di voi due.
Cazzo! In quell’inferno di anime, siete gli unici due ad avere mantenuto il corpo, perché se la minaccia di Majin buu diventasse impossibile da arginare, voi sarete gli ultimi sacrifici, l’ultima speranza prima della fine certa.
Sputate bile e saliva e sospirate stanchi, non vi piace quella situazione, non vi piace per niente, eppure i vostri compagni vi hanno sempre dimostrato che c’è del bene in ogni male.
“Perché non ti ribelli, principe? Non ce la fai forse?” Il vostro tono è sempre stato giocondo, beffardo. Vi siete sempre capiti.
Siete penitenti eppure non pentiti.
Se poteste tornare indietro nel tempo, rifareste tutti gli errori che vi hanno portato a vedere scialacquato il vostro sangue nella morte, perché in quel momento vi rendeva felici, appagati e soddisfatti. Ecco perché non vi rassegnate alla vostra punizione.
“Non dire stronzate, pezzo di latta!”
E poi avete sempre riso degli insulti, perché, in verità, vi erano indifferenti.
La vostra forza è l’indipendenza, l’impermeabilità ad ogni giudizio altrui.
Non siete all’inferno: siete nel giusto: perché non avete commesso peccati in vita, avete solo assecondato la vostra natura.
Uccidere e regalare sofferenze. Anche i diavoli lo fanno, ma perché non sono puniti?
E perché dovreste essere puniti voi se siete stati così sottomessi al fato?
Forse perché avete cercato più volte di forzarlo, perché vi siete distratti da voi, o perché certe volte il destino vi faceva schifo.
“E allora qual è il problema? Vai principe e conquista il tuo nuovo regno.”
La vostra voce è sempre stata roca e bassa, quando si tratta di istigare gli altri. È seducente l’invettiva celata da un tono suadente.
“Il problema?”
Il problema è che siete diventate delle belve ammansite e avete rigettato il vostro essere.
Il problema è che, negli ultimi anni, i vostri compagni vi hanno sempre esortato a porvi mille problemi prima di agire, per agire meglio.
Il problema è che il meglio non esiste e, per non fare peggio, siete diventati un triste tributo all’ozio e all’inattività.
“Il mio problema sono le debolezze altrui. Le loro paure. Le loro speranze. La loro voglia di stare nuovamente con i propri cari.”
Siete sempre stati diversi, l’avete scoperto, quando pensavate di essere uguali e perfetti.
Avete sempre avuto obiettivi differenti e nell’eternità dell’aldilà, il tempo sembra essersi fermato a quei giorni mortali della vostra vita, quando, dopo aver condiviso assieme, vi siete separati ferocemente, dandovi la colpa vicendevolmente.
Eppure vi sono sempre mancati i vostri corpi statuari, la vostra rara bellezza, il vostro prezioso mutismo, il vostro ardore bellico in ogni situazione, pure in inutili battibecchi.
“Debole? Perché voglio rivedere mia figlia? Non mi sembra di stare subendo l’inferno peggio di te, né di lamentarmi.”
“Non ti lamenti perché sai che non sarà per sempre. Che prima o poi finirai in quel fottutissimo paradiso.”
Le vostre iridi bruciano la contesa e il riflesso delle fiamme della terra e delle chiome degli alberi spogli.
Vi avvicinate, rotolando sui fianchi, perché stare eretti fa male. I vostri volti sono vicini e le vostre spalle si sfiorano.
Avete gli occhi di due colori totalmente opposti, ma hanno le stesse ombre.
“Vegeta mi stai stupendo, non vorrai mica rivedere Bulma?”
I sussurri derisori assordano più delle urla e le allusioni bucano il cranio più delle frecce, ma la strafottenza e la rassegnazione feriscono maggiormente.
“Rivedere Bulma? Per dirle cosa? Che ho preferito un mago rugoso e inguardabile a lei? Penso che già l’abbia capito da sola, senza bisogno d’aiuti.”
“So che non ha capito il motivo per cui l’hai fatto, dille questo magari.”
“Non la farà stare meglio dirle che non ero felice.”
Vi baciate, dopo tanto tempo che non lo fate, dopo tanto tempo che non vi assaggiavate, ma il vostro sapore non ve lo siete mai dimenticato.
Vi baciate, dopo tanto tempo, perché l’eternità è lunga e paziente e, se dovrete essere puniti, sarete puniti, per essere purificati.
“Dille perché non eri felice, lei potrà rimediare.”
“Non mi rende felice il fatto di non poter essere più felice da solo.”
Le mani scorrono lungo il corpo, l’addome scolpito, il morbido seno e il forte petto e si fermano a giocare sui sessi.
Unirvi farà male, farà male come solo un peccato paradisiaco può far male.
Quando sarete l’uno dentro l’altra, i vostri sessi, tagliati e oltraggiati, bruceranno nello strisciare in quel dolore, ma volete farlo, volete peccare, volete sbagliare, perché siete stati definiti cattivi e siete felici di esserlo.
Le vostre famiglie sono lontane e godono un’eternità migliore e vi sembra giusto che in quel nero gelatinoso di sofferenze, voi ricerchiate il piacere.
Per pentirsi, per scusarsi e per pensare ci sarà tempo, ci sarà un’eternità.
Vi avvicinate, fin quando il vostro sudore non si mescola e il vostro alito attizza la passione vicendevole.
Vi carezzate i capelli e vi lusingate il viso con quella lingua secca e assetata.
“Amo Crilin e mia figlia. Non vedo l’ora di rivederli.”
Ma il vostro viaggio verso la propria libertà è lungo e faticoso e una lieve pausa sarà perdonata.
Le vostre carni si sposano, le cosce sbattono ritmicamente e l’affanno è il medesimo.
Gemiti e sospiri, urli e bestemmie, soli e accompagnati da quei giudici impiccioni: diavoli!
Ma, sebbene il corpo è unito, il vostro destino è diverso, come sempre.
Siete consapevoli che uno rimarrà agli inferi e gli inferi rimarranno in lui e che l’altra abbandonerà l’inferno e realizzerà il paradiso che ha nei pensieri.
La vostra felicità e quella dei vostri consorti cercate, ma sapete che siete sempre stati diversi e non condividete l’idea di felicità.
Quando il desiderio si appaga, giacete ancora assieme, non per volontà, ma perché il dolore impedisce il movimento.
“Perché l’hai fatto, se ami tuo marito?”
“Perché non ti ribelli a tutto questo? Sai che puoi vincere contro gli dei.”
“Rispondi!”
Le nubi si squarciano e un fulmine cade accanto alle vostre teste.
Avete paura più delle parole che vi potrebbero fare rivivere che di altri tormenti.
Siete egoisti. Questo vi ha sempre accomunato. Volete che l’altro la pensi nella vostra stessa maniera.
“Perché, se non capisci che stai bene solo con Bulma, non sarai mai felice. Ora tocca a te rispondere.”
Vi piace vincere l’altro. Vi è sempre piaciuto. Volete che l’atro sia in difficoltà.
Arrossite e imprecate verso tutti, quando vi imbarazzate. Questo vi ha sempre accomunato.
Ma siete furbi e abituati alla guerra, qualunque tipo di guerra.
“Perché, se non raggiungerai Crilin e Marron, non sarai mai felice.”
Siete sempre stati restii a svelare i vostri segreti e non vorreste certo cominciare ora.
Omettereste entrambi che re Emma ha minacciato di negare l’accesso in paradiso di una di voi, se, durante la vostra prigionia, l’altro fosse stato causa di una ribellione anarchica.
Perché la solitudine è una sofferenza, ma avere le pene degli altri è ancora più tormentoso.
Non ringraziate mai, non siete abituati, non volete, perché le parole sono sterili e astratte e la riconoscenza deve essere concreta.
Con disappunto, mirate che i due demoni tornano. Quanto tempo è passato? Troppo? Poco? Non lo sapete.
“Coraggio: vatti a lavare di dosso il peccato. È tempo che tu salga nel regno dei divin. Abbandona questo peccatore.”
La fretta non vi è mai piaciuta. I due si allontanano, vi hanno concesso pochi altri secondi di solitudine.
Non c’è più tempo. Nell’eternità non ce n’è mai stato.
“Sto andando in paradiso.”
“E io sto andando a fare l’inferno.”
Siete radiosi, ma siete sempre stati differenti.
“Ero io il tuo problema?”
“Sai che non sto bene con te, sto bene solo con Bulma.”
Il sarcasmo è un’arma lo sapete. E a voi piace la guerra, ma quella risata divertita è una dichiarazione di pace.
“Sono felice per te, Vegeta.”
“Anche io.”
Vi allontanate, il vostro destino è separato, ma entrambi siete felici.


Pensateci: 18 è uno stinco di santo? La vedete passeggiare con Bulma, Chichi, Videl e Darbula alla ricerca di Gohan? No!
Penso, forse sbaglio, che anche lei sia andata all’inferno, anche se l’ho inteso più come una specie di purgatorio.
Spieghiamo il senso di questa mostruosità: Gucciardini diceva che la storia non è una scienza, perché mutevole, perché mutevoli sono gli uomini che la fanno; quindi anche se si dovessero presentare circostanze apparentemente simili, o addirittura uguali, niente sarà mai equivalente a qualcosa, perché gli uomini sono diversi.
Ho usato solo la seconda persona plurale, non c’è distinzione tra i due personaggi perché sono simili, stano vivendo la stessa situazione, ma sono diversi, infatti hanno un destino totalmente differente.
Sta sembrando il discorso dei pazzi vero? xD
Lo è!
Ho nella mia testa un concetto che non riesco a spiegare, a modo mio dovrebbe essere qualcosa di geniale…xD
Diciamo che il motto di questa one shot è: “tutto è relativo”!
E’ un aborto sta cosa! D:
Scusate se aggiorno, ma non posso recensire D:
Non sono a casa mia e sono senza internet!
  
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