Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Choppysea    11/05/2013    0 recensioni
Hai paura della bestia? O hai paura che scegliendo diversamente, perderai la facoltà di scegliere?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Distesa sul morbido, la bestia si risveglia, si guarda intorno e rinasce, fuggendo da un’altra dimensione, la sua anima rifluisce nelle membra, ma non è ancora abbastanza forte per sfidare il peso dell’aria, potresti ucciderla adesso, con un colpo netto, improvviso, ora che è indifesa, ora che i suoi occhi non potranno chiederti il perché, mentre l’anima della bestia torna da dove è venuta. Potresti ucciderla in altri mille momenti, ma solo adesso potrai farlo senza un perché, finchè è ancora in bilico tra questo e l’altro mondo. Uccidi la bestia prima che torni a vivere. Uccidi la bestia prima che si ricordi chi sei. Uccidi la bestia senza che lei ti abbia fatto un torto. Uccidila per essere libero. Uccidila perché tra un attimo sarai suo schiavo. Di nuovo. Come sempre, come il patto richiede, dall’alba al tramonto. Uccidi la bestia prima che la luce riempia la stanza e sigilli nuovamente il patto. Ma è già troppo tardi, il suono dell’alba rintocca e la bestia si erge in piedi, in quella sua postura instabile, con il suo passo ondeggiante, ha vinto di nuovo. Perché non l’hai uccisa? Ogni mattina, permetti alla bestia di vivere. Ogni mattina prendi una decisione di vita o di morte, riguardo alla bestia, perché sei il suo schiavo. Scegli per lei, lei è in balia delle tue decisioni, ogni secondo per il resto della sua vita, eppure non ha paura di te. Sa che il coltello non si avvicinerà alla sua gola, sa che le tue mani non trasformeranno mai le tue carezze in schiaffi, sa che dalle tue labbra non uscirà mai veleno, anche se tu potresti, potenzialmente, tagliare la sua gola, ogni mattina. Ma lei sa che tu non lo farai mai. Vigliacco. Hai paura della bestia? O hai paura che scegliendo diversamente, perderai la facoltà di scegliere? Così la libertà di vita o di morte non vale la libertà dal suo sguardo?  La tua libertà è in funzione di lei. Sei talmente soggiogato. Uccidi la bestia. Fallo per me. Uccidila per dimostrare che sei libero sul serio. Uccidi la possibilità di scegliere. Uccidi la tua libertà per essere libero e sii mio schiavo. Lascia che io sia la tua nuova bestia, il tuo nuovo conflitto incoerente e io farò di te la mia bestia immortale. 
 
Sei sangue del mio sangue, con la mia pelle incrostata tra le unghie. La bestia è fuggita. Ha sentito che stavi cambiando ed è andata via. E’ fuggita portandosi con sé la tua possibilità di scegliere la morte, la possibilità di scegliere il male. Sei sangue del mio sangue, con i capelli incrostati di sangue e fango. La bestia non tornerà. Potresti rincorrerla, certo, ma di nuovo saresti suo schiavo. Quindi che importa? Sei sangue del mio sangue, con la paura negli occhi. Ha lasciato tutto com’era ieri quando aprendo l’ultima volta gli occhi si è alzata da quel letto e tu per l’ultima volta l’hai risparmiata. Non ha fatto le valigie, non ha portato via niente. Sei sangue del mio sangue, non lavarmi via, non sotterrarmi, sono sangue del tuo sangue, non posso andare via. Quando smetterai di fotterti e comincerai a fottere gli altri, capirai. Sono sangue del tuo sangue. La bestia era solo il primo dei tuoi errori, la bestia era solo il primo dei tuoi rimpianti, delle possibilità che hai perso per conoscere la tua vera natura. Perché sono sangue nel tuo sangue, sono la pelle sotto le tue dita, i tuoi capelli sporchi, i tuoi occhi spauriti, so che non sei nato per essere un vigliacco. Puoi tremate, puoi fuggire, ma presto sceglierai. Quindi, comincia ora, abbandona la menzogna. Sono dentro di te, sono la bestia che non potrai uccidere senza dissanguare te stesso. Tutto quello a cui ti aggrappi è un’illusione. Non puoi lavarmi via, io sono quella che resterà, io sono sangue del tuo sangue, ricuci le ferite, non sono io la bestia che deve essere uccisa. 
 
Cerchiamo il dolore per il sollievo della guarigione, troviamo il dolore cercando la verità, cerchiamo la verità, ma non siamo disposti ad abbandonare le nostre personali menzogne, come te e io, come la bestia che sussurra alla porta che è disposta a tornare, purché tu metta via il coltello, è disposta a coricarsi di nuovo in quel letto e lasciarsi vegliare da te, se mi rinnegherai. Non ti ha mai amato, non l’hai mai amata, rinnega me, rinnegherai te stesso, rinuncia a me, rinuncerai a te stesso, rinuncia a te stesso, rinuncerai a tutto. Questo non ti renderà immortale, questo non ti renderà amato. Questo ti renderà morto. Aprire quella porta e accogliere la bestia, tornare suo schiavo senza più neanche la possibilità di scegliere tra la sua vita e la sua morte, se fosse questo che hai sempre voluto, perché mai avresti preso in mano un coltello? La bestia sta aspettando una risposta, alita contro la porta, nuvole di vapore escono dalle sue labbra e salgono verso il cielo. È allora che tu spalanchi la porta, la guardi negli occhi e sai che è l’ultima possibilità, è l’ultimo mattino che condividerete, tu e la bestia e io, l’ombra delle tue cicatrici. Le sue labbra sono rosse, i suoi occhi ben aperti, il suo corpo veloce, sensuale e forte. Per il suo ultimo istante. La lama entra come se fosse stata creata per essere infilata nel suo petto. Dritto al cuore. La bestia sputa sangue dritto sulla tua faccia, la bestia si accascia e i suoi occhi chiedono perché. Hai perso. Hai perso la sfida, la possibilità di scegliere. C’era un modo di vincere, ti chiedi. No, perché sei sangue del mio sangue e io so che non sei nato per essere un vigliacco. Ma sei nato per perdere. 
 
Mi viviseziono per controllare di essere come tutti gli altri. Per controllare se sono come dicono che io debba essere, se ho ossa, sangue e organi sotto questo strato di pelle. Ho bisogno di controllare che non sia solo un’altra bugia, che quegli strani disegni che rappresentano ciò abbiamo dentro non siano solo un’altra presa in giro. Dicono che morirò. Dicono che sanguinerò fino a morire. Dicono che la morte è l’unica certezza che abbiamo. Ma come posso essere sicura di non essere come la bestia? La bestia che pensavi di poter uccidere, conficcandole un coltello nel petto. La bestia che ti si è accasciata davanti, ha sospirato l’ultima volta e poi è entrata dentro di te. Smettiamo di combattere i fantasmi quando scopriamo di averli dentro, dicono. Mi viviseziono per controllare di non essere l’ennesima bestia dentro di te. E se fossi immortale? Se fossi solo l’ennesimo fantasma che non vuole abbandonarti? Esisto o sono solo il tuo nuovo disturbo mentale? Mi viviseziono, ma la carne è resisteste e la volontà debole, la lama non è mai abbastanza affilata per raggiungere l’anima quando la mia mano combatte il mio corpo. Quando a fondo bisogna scavare per trovare la verità? Aiutami, non urlerò se farà male, non fuggirò alle tue cure, scopri se è giusto che io viva o che io muoia, scopri se posso morire, accetterò il tuo verdetto, lo prometto.   
 
Se è vero che la morte viene dopo uno spasmo di piacere così come la guarigione segue a un istante di puro dolore, questo silenzio è il preambolo della nostra fine o l’istante precedente era la fine del dolore e l’inizio di una lenta guarigione? Silenzio. I nostri respiri e i battiti del nostro cuore sembrano per la prima volta essere a tempo, i pensieri tacciono. Io sono il prolungamento delle tue braccia, tu sei il mio sguardo più lungo. Le ferite di ieri si rimargineranno, non ha importanza chi siamo, non ha importanza se siamo. La libertà è un compromesso per non cedere alla pace o iniziare l‘ennesima guerra, ma solo i giovani combattono e ogni giorno che passa le nostre cicatrici assumono un aspetto diverso, la nostra anima cede alla rassegnazione. Hai combattuto, hai ucciso, hai perso, ti sei contraddetto, ora è il momento di lasciare che siano gli altri a giudicare. Quello che resterà di noi sarà solo il loro giudizio. Saremo assassini, ribelli o folli, oppure spariremo nella polvere. 
 
Manda la tua anima in loop. Brucia le catene della tua anima con l’alcol, lascia che ruggisca e si divincoli. Balla tutta la notte senza fermarti. Muoviti seguendo questi ritmi ripetitivi fino a quando quei dei che chiamarono falsi non torneranno a sussurrare al tuo orecchio i responsi. Responsi che nessuno ha mai saputo interpretare per il verso giusto. Manda la tua anima in loop e raggiungi il divino, in mezzo ad altri mille che sono solo corpi. Corpi destinati a invecchiare, a decadere, tutti chiusi nella stanza troppo stretta. Tutti chiusi nell’illusione di vivere e di sfuggire alla morte, bevendo al bicchiere della lussuria. Ogni movimento ha il fine di attirare qualcuno troppo impegnato a muoversi per attirare a sua volta, tutti sono concentrati su loro stessi, nella speranza che qualcuno si concentri su di loro, nessuno alza mai davvero lo sguardo sull’anima altrui. Manda la tua anima in loop, su musiche che non ricorderai, che non ti importa di ricordare, lascia che gli dei sussurrino e che i corpi si muovano, mentre la tua anima fugge altrove. 
 
Lo senti? Il vuoto che hai dentro ti dilania ancora. Eccoci di nuovo qui. Io, te e i nostri soliti fantasmi. La festa è finita e tu sei la solita patetica anima senza riposo. Nessuno può salvarti, nessuno ti guarderà negli occhi e ti dirà “Io ti vedo” e come puoi aspettartelo quando tu stesso non sei in grado di salvare nessuno? Come puoi aspettarti che qualcuno veda dentro di te quando nel loro sguardo tu vedi solo un’accusa? Eccoci qui, quando la festa è finita, hai perso di nuovo, non sei riuscito nemmeno questa volta a far tacere quella voce che ti divora il cervello. Sono io, sei tu? Contro chi stai combattendo? Volevi solo per una volta, restare senza pensieri, vivere a ruota libera e invece sei qui solo di nuovo, a ricordare che tutte le mie promesse erano illusioni, che non sei in alcun modo speciale, che non sei destinato a niente, a parte trascinarti avanti nel corso degli eventi. Io, te e i nostri vecchi fantasmi, quanto siamo banali? È così difficile da accettare che la follia sembra un privilegio, un’etichetta che ti segni per sempre come malato terminale sembra il modo giusto di fuggire. Non poter più mentire, accettare che non c’è modo di guarire. 
Guarire da cosa?
 Non c’è modo di sfuggire in questa corsa verso una perfezione che non esiste. 
Stai correndo in cerchio.
 Sei così stanco, così banale, vorresti solo dormire, forse morire, ma non puoi fermarti, devi correre per dimostrare chi sei, hai così tanta strada da fare.
Stai correndo in cerchio. 
Sei solo qui con me e i nostri vecchi fantasmi. 
Hai così tanta strada da fare, non puoi fermarti ora. 
Stai correndo in cerchio. 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Choppysea