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Autore: Kia85    11/05/2013    3 recensioni
[Per la festa della mamma]
Sono tre anni che lei non c’è più, oggi, proprio oggi.
Tre anni in cui non passa notte senza che io riviva per un istante gli ultimi giorni della sua vita, la sua mano che tremava nella mia, gli occhi sempre più lontani, il suo corpo piccolo, fragile, stremato dalla malattia… e quel sorriso che, nonostante tutto, era sempre lì.
Per me che la guardavo mentre si allontanava ogni giorno di più, impotente e mi odiavo.
(JohnxPaul accennato)
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mia madre

Dovunque tu sia ora

Sarai sempre, anche, accanto a me

 

Mary Julia

 

Non riesco a dormire. E come potrei?

L’orologio a pendolo al piano di sotto ha appena terminato i rintocchi della mezzanotte.

Sono tre anni che lei non c’è più, oggi, proprio oggi.

Tre anni in cui siamo rimasti solo io, Mike e papà.

Tre anni senza il calore delle sue braccia, la dolcezza del suo sorriso…

Tre anni in cui non passa notte senza che io riviva per un istante gli ultimi giorni della sua vita, la sua mano che tremava nella mia, gli occhi sempre più lontani, il suo corpo piccolo, fragile, stremato dalla malattia… e quel sorriso che, nonostante tutto, era sempre lì.

Per noi che non potevamo fare niente per aiutarla, se non starle vicino.

Per me che la guardavo mentre si allontanava ogni giorno di più, impotente e mi odiavo.

Fisso il soffitto e mi mordo la lingua. Fa ancora male. Fa ancora troppo male. E non esiste una medicina tanto potente da scacciare questo dolore.

Dicono che il tempo aiuti.

Non è vero. Dopo tutto questo tempo, sembra che lei se ne sia andata solo ieri. Mi basta chiudere gli occhi  per poter rivedere il suo sguardo spaventato e agitato del giorno in cui ci lasciò, il suo sguardo che spaventa ancora anche me, che fa paura, perché è la paura di essere soli nel momento del bisogno.

Sospiro e mi giro sul fianco nel letto, guardando fuori dalla finestra. Il cielo notturno è limpido e pieno di stelle. Trasmette armonia, ne trasmette un po’ anche a me. L’angoscia svanisce e lascia il posto alla tristezza. La triste consapevolezza che lei non è più accanto a me, che non potrò più condividere con lei tutte le cose belle e le cose brutte che accadranno nella mia vita.

Come questa storia della band…  non so se riusciremo a sfondare, a diventare, come dice sempre il ragazzo che ora dorme tranquillo accanto a me, “più grandi di Elvis”… ma di sicuro lei non lo vedrà e non sarà lì per-

“Paul?”

La voce di John, dolce e assonata, mi desta dai miei pensieri. Temo di averlo svegliato con i miei delicati spostamenti.

“Mm?”

Il materasso si muove e capisco che si è voltato verso la mia schiena.

“Che ti prende?”

“Niente.”

Non sono sicuro di voler condividere la mia tristezza con John. Lui ha perso sua madre da così poco tempo. È una cosa che ci ha avvicinati, è vero, ma la sua ferita è fresca, dolorosa allo stesso modo, ma è dovuta a qualcosa di molto più tragico. Uno shock improvviso, la paura dopo un fulmine a ciel sereno.

Eppure…

John non dice niente, ma lo sento sospirare e subito dopo la sua mano sta giocherellando distrattamente con i capelli sulla mia nuca, come se lui capisse, come se sapesse a cosa sto pensando.

Eppure…

Certo che lo sa. È qui con me, stanotte, John. È rimasto con me, perché sa quanto sia difficile e doloroso questo giorno. È rimasto per aiutarmi ad affrontarlo. È rimasto per non lasciarmi solo.

“Stavo solo pensando…”

“A qualcosa in particolare?” chiede interessato.

“A mia madre.”

Silenzio. Un silenzio che conferma quello che io pensavo e lui immaginava.

“Capisco.”

“Pensavo che non potrà assistere a un sacco di cose.”

“Ti sbagli. Lei potrà vedere tutto. Te l’ho detto. Guarda.– dice John allungando un braccio oltre la mia spalla e indicando un puntino brillante nel cielo notturno – Lì c’è la nostra stella. Lì ci sono le nostre mamme e guardano sempre verso di noi. Loro guardano tutto quello che facciamo. Devi ricordartelo.”

Seguo la sua indicazione e guardo la stella. Mary Julia, si chiama così. È davvero la più brillante nel cielo, questa notte. Sento il cuore che mi si riscalda un po’, ma c’è ancora quell’angoscia che non andrà mai via, lo so. L’angoscia dell’abbandono, che fa sentire soli ora e per sempre.

“Ma allora perché sono andate via?”

John sospira e poi fa scivolare il braccio intorno alla mia vita e mi stringe a sé. E con il suo cuore che batte contro la mia schiena, mi sembra già di conoscere la risposta.

“Perché non potevano prendersi cura di noi qui. Era la loro forma umana che non glielo permetteva più. Allora, ci hanno voluto così bene che hanno pensato di diventare degli angeli e volare lassù, su Mary Julia, perché da lì avrebbero potuto vegliare su di noi come fanno tutte le mamme. E tu non devi mai sentirti solo, perché loro sono sempre lì e io sarò sempre qui per te. Lo prometto.”

Sorrido, chiedendomi questa volta, come faccia John a sapere sempre ciò che mi spaventa. Non ne ho idea e non lo voglio sapere, almeno per il momento, sta bene così.

E questo, insieme a un’altra piccola stretta del suo braccio, quasi a voler sugellare la sua promessa, mi fa sentire meglio, meno solo. Improvvisamente, per quanto sia consapevole che il mio dolore rimarrà per sempre, sono anche certo di avere la forza necessaria per affrontarlo. Almeno… con John al mio fianco, che mi ricorda di Mary Julia, che sa sempre cosa dire e che mi abbraccia.

E a distanza di tanti anni, mi ritrovo ancora solo, nel mio letto, alla mezzanotte di un altro triste anniversario. Mi ritrovo ancora a guardare Mary Julia, a soffrire e a chiedermi questa volta, quante cose John si perderà della mia vita. E soprattutto chiedermi perché se ne sia andato. Lui che aveva promesso di non lasciarmi.

Neanche tu, John, potevi più vegliare su di me da quaggiù?

 

 

Avevo detto che la prossima sarebbe stata una flungst e difatti, questo è. Fluff + angst. Accoppiata affascinante.

Dovevo scrivere questa storia, dovevo scriverla per la festa della mamma. Magari è una schifezza, ma dovevo scriverla. Ecco tutto.

Ovviamente, si ispira a questo evento, descritto da Paul: “One night he was so drunk that I had to drag him away from the pub and bring him in a park to vomit. When he finished, he was upset and we sat on a bench. Still drunk and hesitant, he pointed his finger at a star straight above our heads and he said: -That is the star my mother dedicated to me and it has always been mine. But from now on it will be yours too, if you want. Its name is Mary Julia and everytime you will look at it in any situation, any moment you will know that I’m there near to you laughing about how queer you are. I will always be there, I promise, I will look at you from Mary Julia. And even the contrary because it’s our star, just ours, a star that belongs to two idiots that strum and that every night lie on a bench full of alcohol.”

Solitamente non mi fido molto di queste cose trovate su tumblr, ma per questa storia ho voluto crederci ed eccoci qua.

Spero sia piaciuta. La prossima sarà probabilmente una rossa… boh… =)

Kia85

   
 
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