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Autore: back to december    11/05/2013    1 recensioni
I dolori, le paure e le tempeste sono più semplici da affrontare se si è in due a farlo. Ed è tutto ciò a cui deve andare incontro un ragazzo con una vita immacolata, che capisce di essere gay. E così chiede al suo ragazzo di restare e di aiutarlo contro questa continua guerra contro la società.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Rotolai sull'erba e finii steso sulla schiena. Ripresi fiato, mentre il sudore mi bagnava la fronte, la schiena, la nuca. Faceva davvero troppo caldo, un caldo opprimente, che ti soffoca senza alcuna pietà. Non riuscivo neanche a pensare a qualcos'altro. Ma questo non era causato dal caldo.
Di sottecchi, guardai la figura stesa accanto a me sulla quale ero stato steso fino a due secondi prima. E l'avevo anche baciata, sulle labbra, anche se era un maschio. Anche se io ero un maschio.
E dovevo ammettere che nessuna ragazza mi aveva mai fatto sentire così giusto, così apposto ma allo stesso tempo così imbranato, così sciocco. Mi ero innamorato seriamente di un ragazzo?
Deglutii. «Non dici nulla?» domandai. Dopotutto, ero io che avevo preso l'iniziativa. Lui era stato lì tutto il tempo, senza spicciare parola. Avevo immaginato diversamente il nostro primo bacio.
«Mi sento un cretino.» sbottò, mettendosi poi a sedere.
Lo imitai, mentre il cuore mi martellava in petto. «E perché?» Sentii quella nota di spavento nella mia voce, e dovette notarla anche lui perché mi guardò, con un velo di malinconia negli occhi.
«Perché sei bello da morire. E la tua vita è bella da morire, così perfetta, equilibrata. Non voglio rovinare tutto, ma allo stesso tempo non sono in grado di poter... di poterti lasciare andare.» Si schiarì la voce e si avvicinò di più al mio corpo. «Magari potrei, ma non lo desidero affatto.»
Come avrei potuto dargli torto? La mia vita era così tranquilla, così immacolata. Avevo un grande gruppo di amici, una borsa di studio assicurata in un buon college, una famiglia tranquilla, serena e benestante. E anche una ragazza, in effetti. Una cheerleader con un fisico da sballo, bella quanto stupida.
Cosa significava cominciare ad uscire con un ragazzo e dichiarare di essere gay? Cosa avrebbe comportato?
«Tu sei bello da morire. Io non valgo niente. Senza di te, io non valgo niente. Sono solo l'ennesimo ragazzo fatto a stampino. Con te mi sento unico, diverso, e mi sento vivo.» Il cuore continuava a battermi. E se mi avesse mollato?
Lui era diverso. Andava al primo anno del college, era bisex ed aveva una strana e malsana passione per la fotografia. Praticamente, si trascinava quella Nikon anche nel cesso. Era artistico, geniale, divertente. Io non ero davvero nulla.
Sorrise e sospirò come se si stesse arrendendo dinanzi all'evidente. Si alzò poi sulle ginocchia e, con mio grande stupore, si sedette su di me, con il viso ad un palmo dal mio e le gambe intersecate tra le mie.
Deglutii mentre il cuore non mi dava pace. Non aveva intenzione di calmarsi e di certo gli atteggiamenti di lui non aiutavano.
«Mi piaci, piccolo.» soffiò sulle mie labbra, con gli occhi socchiusi. «Sei così dolce, innocente. Mi vien voglia di proteggerti da tutto.»
Chiusi i miei occhi automaticamente e con tanto desiderio gli sfiorai le labbra senza però lasciarvi un vero e proprio bacio. E le sue dita improvvisamente si intrecciarono nei miei capelli, avvicinado il mio viso al suo.
«Allora resta con me e proteggimi.» mormorai, con decisione.
Appoggiai le mani sui suoi fianchi quasi a volerlo imprigionare lì, su di me. A quel gesto, lo sentii sorridere sulle mie labbra.
«Vuoi che resti?» Feci per rispondere ma mi baciò, con cautela. «Nonostante le conseguenze? Pensaci bene. L'equilibrio delle cose verrà sconvolto per sempre se resto.»
«Pensi che io non sia forte abbastanza per affrontare tutto questo?» Aggrottai la fronte e allontanai il mio viso dal suo. «Pensi che io sia un debole, un povero figlio di papà?»
Strisciai da sotto di lui e gattonai mezzo metro più lontano. Avevo le mani sudate e le guance in fiamme. Odiavo essere sottovalutato, preso per scontato.
Alzai lo sguardo ed incantenai i miei occhi ai suoi che erano tinti di un bellissimo azzurro cielo che quasi stonavano con la sua carnagione olivastra.
«Torna qui e fatti baciare.» disse, mordendosi il labbro.
«Non hai risposto.» ribattei, ancora più irritato. Era un evidente sì.
«Torna qui e dimostrami di essere così forte da poter affrontare tutto questo.» Sorrise, arrossendo leggermente.
«Neanche questa è una risposta.»
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Che stupido.» Gattonò poi verso di me ed io indietreggiai. Mi prese poi le spalle e mi bloccò. Si stese così su di me, senza neanche aspettare il mio consenso. Perché doveva sempre comportarsi così, come se fosse il re del mondo, mentre io dovevo stare attento a tutto?
«Passerei l'intera notte, cento intere notti, a guardarti. Sei anche più carino con il broncio. Sei davvero testardo e determinato, caratteristiche che non appartengono ai caratteri deboli. Non sei un debole, sei soltanto giovane, giovane quanto me, ma io questo l'ho affrontato prima, quando era più semplice. Per te sarà difficile farlo capire a tutti. E molti, la maggior parte, non ti capiranno. Peggio ancora, non ti accetteranno. Io non voglio farti passare lo stesso inferno che ho passato io. Vorrei renderti le cose più semplici, ma non posso. Non vedo come potrei farlo. Allora, ascoltami, stai attento a ciò che scegli.»
Mi sentii una ragazzina, una quattordicenne invaghita del quaterback della squadra di football.
«Resta con me. Promettimi che resterai con me e affronterò qualunque cosa. Ma voglio essere certo al cento per cento che non sarò solo in tutta questa storia.»
Le sue dita mi accarezzarono la guancia destra mentre i suoi occhi sembravano inteneriti. Sorrise, mostrando il suo canino con la punta spezzata. Me l'aveva raccontata quella storia e, nonostante quello potesse sembrare un difetto, per me era solo qualcosa che lo rendeva tenero, umano.
«Se me lo chiedi, resterò.»
  
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