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Autore: Botan    30/11/2007    6 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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RED HEAD

                       RED HEAD

 

 

 

 

Che palle le missioni!

Mi riferisco a quelle di poco conto.

Però, con un simile gioiellino, devo ammettere che la noia sparisce. In più s’intona perfettamente al colore dei miei capelli, rosso fuoco, proprio come gran parte dell’involucro di questa bomba.

Farà un bel botto, vedrete! Il cielo di Midgar sarà avvolto da fuochi d’artificio artigianali! Rude è davvero un esperto nel fabbricare questo genere di “giocattoli” come dire, scoppiettanti!

Mi volto verso di lui, dopo aver lanciato una voluttuosa occhiata all’ordigno che stringo tra le mani.

 

- Ehi, questa cosa è potente, zo to?! – che domanda priva di originalità, eh? Ma certo! 

 

- E’ un rudimentale perfezionamento della tecnologia Shin-Ra. Sulla potenza non garantisco, ma di sicuro non ne resterai deluso.

 

Lo guardo di sottecchi, abbozzando subito un lieve sorriso di trionfo:

- Oh, sul serio?- dico squadrando l’oggetto molto meticolosamente.  

 

- Ti piace, vero?- mi chiede il compare dalla testa pelata, con quegli occhialini neri sempre di ricambio, ben piantati sul naso.

Cosa rispondere? Ne vado pazzo, soprattutto se il risultato atteso darà i suoi frutti.

 

- Quei tre pagliacci voleranno come aquile, ci puoi contare!- Com’è che si chiamano? Kadaj, Yazoo e Loz. Kadaj, Yazoo e Loz?!! Ma che razza di nomi sono?! E dire che “Turk”, all’inizio della mia carriera, mi sembrava alquanto ridicolo. Ma questi tre le superano tutte! Beh, almeno se qualcuno si azzarda a prendermi in giro, mettendo in caricatura il nominativo della mia società lavorativa, lo risponderò con un bel: Kadaj, Yazoo e Loz secondo te sono meglio??

E se poi lo sfortunato beffeggiatore trova anche l’ardire di controbattere, vorrà dire che si dovrà fare il tragitto verso casa a gambe strette e bacino basso. Non so se rendo l’idea…

Sono un Turk, e non un fenomeno da baraccone, zo to!

 

Aguzzo lo sguardo in direzione della galleria.

Ecco il nostro caro protagonista, a bordo della sua attrezzatissima moto, con quei capelli biondi così ritti e in evidenza… forse anche troppo per un tipo scostante come lui, che tende a farsi notare sempre meno, ed agire in silenzio sempre più.  

- Sei pronto?- dico rivolgendomi a Rude e gettando un’occhiata al timer della bomba, che oramai conteggia alla rovescia già da 50 secondi. Me ne restano all’incirca 10 per scagliarla via. Saranno più che sufficienti.

 

Rude non si scompone affatto.

- Mh.- mi risponde mugugnando un ipotetico si. 

Come previsto da copione, ecco arrivare anche i due fratelli dalla mente inferma, a gran velocità sulle loro moto verdastre e davvero rètro. Oltre ai nomi, hanno pure un pessimo gusto nello scegliere.

 

L’angolo destro delle mie labbra si tira all’insù, in un ghigno.

Il bello sta per arrivare.

- GO!!!- esclamo con fiere movenze e una fanatica esaltazione.

 

Pochi attimi e tutto prende una piega più frizzante.

 

Nel cielo di Midgar s’ innalza una coltre nuvola di fumo, seguita da frammenti e schegge d’ogni tipo, oltre che ad un forte boato, naturalmente.

Mi godo tutta la scena sdraiato sul manto poco erboso e molto striminzito posto al di sotto del ponte autostradale dal quale io e Rude ci siamo lanciati, appena cinque secondi prima che avvenisse l’esplosione degli ordigni da noi scagliati.

Proprio due stuntman, io e lui! Atterrare perfettamente integri da un’altezza di circa dieci metri, non è cosa da poco. Dopotutto, i migliori della compagnia siamo noi!

 

- Caspita, che botto! – enfatizzo gioioso- Caro compare, complimenti per i tuoi piccoli giocattolini esplosivi!

 

- Avevi ragione su quei due.- mi dice inclinando la testa verso l’alto e scorgendo i fratelli dalla chioma argentea fluttuare in aria, proprio come delle aquile.

Li guardo divertito. Abbozzo qualche sana risata mentre mi godo la bella prospettiva, spaparanzato sull’erba.

Sembra di essere al drive-in. Mancano solo un sacchetto di popcorn e una lattina piena di un qualcosa da bere. In questo momento mi sta bene di tutto. Tranne del the.

Rude si rialza sistemandosi il suo completo blu notte, ricoperto da terriccio e un po’ di fanghiglia. Decido di seguirlo dopo poco, battendomi il retro del pantalone fino a farlo diventare un tamburo, per scrollarmi di dosso alcuni ciuffetti di erba, e ritornare ad assomigliare più a un Turk, che ad una nuova specie di vegetazione umana.

 

- Che si fa adesso?- reclamo al mio complice. Sto per proporre qualcosa di divertente, ma vengo preceduto da un altrettanto qualcosa tutt’altro che divertente. E’ l’inconfondibile ma poco sensazionale suono del mio cellulare, buttato nella tasca dei pantaloni, e occultato lì. Perché non me ne affibbiano uno nuovo? Almeno mi verrà più voglia di esibirlo, questo affare!

- Qui Reno!- esclamo con voce squillante, scandendo il mio nome con innata fierezza.

 

- Abbiamo visto l’esplosione. Ottimo lavoro, ma cercate di sbrigarvi, Tseng vi vuole qui… subito! - replica una voce femminile dall’altro capo.

Elena. Rompiscatole per vocazione, acida per natura e bionda naturale. Un capello posticcio e tinto, si vede. Soprattutto quello delle donne. Ne ho viste così tante nella mia luminosa carriera da libertino ragazzo, che la razza femminile per me non ha più segreti.

 

- Grazie per il complimento cara… peccato però per il pessimo tempismo… Stavamo giusto andando a fare un giro, se non fosse arrivata la tua telefonata a rompere questo splendido momento, ovviamente…! - dico facendole capire che non ho affatto apprezzato la sua sollecitudine.- Riferisci a Tseng che stiamo arrivando!- chiudo l’aggeggio nero, rigettandolo a casaccio nella tasca. Muovo il capo verso destra e faccio capire al mio socio che l’ora dei giochi è purtroppo terminata.  

 

Possibile che nel nostro gruppo debba esserci anche una donna? Per carità, non ho nulla in contrario, ma avrei preferito di gran lunga qualcuna con un carattere meno perfettino e soprattutto meno rompiscatole! In passato, agli inizi della mia carriera, nella nostra gang c’erano altre quattro ragazze, prima di Elena. Una “Tseng” al femminile ma piena di fascino, una giovane trovatella dal misterioso passato, nonché mia ex-fiamma, la sorella della bionda Elena, identica in tutto e per tutto a lei, e una stupida gallina nata in una ricca famiglia di Mideel, che amava starnazzare inutilmente e stuzzicarci uno per uno, me compreso, per indurci poi alla lite. Le piacevano i massacri, alla duchessina in divisa.

Come aspetto non era poi tanto male, aveva dei lunghi capelli sul biondo cenere che teneva sempre legati in una grossa coda, un fisico regolare ed un bel visino. Ma al diavolo la bellezza se poi non puoi nemmeno affrontarci un discorso decente…! Con Elena non è che cambi molto, ma almeno lei sembra essere sprovvista del cosiddetto “gene dell’ochetta”. Resta il fatto che io quelle così non le sopporto! Mi rubano la libertà, e per me significa tanto.

Sono nato per volare, non per restare chiuso in gabbia.

 

 

 

 

 

- Crema, o cioccolato?- dico altalenando le due scatole di preparato per torte che ho tra le mani.

 

Come mi sono ridotto…

 

- Fai tu.- al solito. Rude si sa, non è di certo famoso per la sua spiccata parlantina!

Storco le labbra in una smorfia di indecisione.

Siamo al grande supermarket di Midgar.

Una noia…

Sono trascorsi già 3 mesi dalla battaglia contro quei tizi in uniforme di pelle nera e capelli argentei. Per carità, non fatemi ripetere i loro nomi, altrimenti ricomincio a ridacchiare.

Il tutto si è concluso con un bel “ e vissero tutti felici e contenti”. Più o meno.

Per fortuna che il buon vecchio ragazzo dai capelli ritti e gli occhi azzurri, è riuscito a sconfiggerli. Altrimenti sarebbe toccato a noi Turks, sbrogliare la matassa. Non che abbia paura, intendiamoci. Però sarebbe stata davvero dura toglierli dal campo. E d’altronde si sa, meno lavoro, meno casini. E di casini ultimamente se ne vedono davvero pochissimi.    

La Shin-Ra Company, sta lentamente risorgendo. Ma più che lentamente, dovrei dire, sta “comodamente” preparandosi a risorgere. 

Comodamente perché… Perché l’intera Shin-Ra, per far ritorno ai suoi antichi albori, ha bisogno di serenità e grande preparazione. 

Il nostro Presidente, Rufus, guarito dall’oramai avanzato stato del Geostigma, è ritornato a casa dopo la lunga giacenza alla Healin Lodge. “Casa” si fa per dire, dato che la nostra base è ormai deceduta da anni.

In questi tre mesi, il Presidente si è dato da fare per rimettere le cose a posto, e riprendere possesso dei suoi numerosi beni. Tutto dovrebbe ritornare come prima, come tanti anni fa. Eeh…bei tempi quelli. Io e gli altri Turks, sempre in giro, sempre pronti alla lotta e a qualsiasi missione, senza tener conto minimamente dei rischi a cui ci si esponeva ogni volta, e che senza fallo non tardavano mai ad arrivare.

Quando ripenso alle ere andate, mi assale sempre una forte malinconia. Amavo quella vita, e continuerò ad amarla in eterno, fin quando io stesso non lascerò questo pianeta sotto forma di flusso vitale. Mi auguro il più tardi possibile, s’intende!

Come dicevo prima, non abbiamo più una fortezza. Dopo il crollo dell’imponente palazzo della Shin-Ra, avvenuto ai cosiddetti tempi di “Sephiroth”, ognuno di noi si è dovuto arrangiare. Come base provvisoria in attesa che quella principale venga ricostruita, ci siamo appropriati dell’intera struttura del Geostigma Sanatorium, oramai praticamente inutilizzabile data la sconfitta della malattia in questione. È un posto tranquillo, immerso nel verde, nella natura, negli insetti… Se fa caldo, mi tocca dormire con la finestra completamente sbarrata, altrimenti rischio di trovarmi qualche simpatico “inquilino” nel mio letto… Senza contare il bagno… Lì al contrario, non posso chiudere la finestra per via di un grosso ramo alberato che ha deciso di “accasarsi” proprio lì dentro. Taglialo, no? Suggerireste voi… Ma come si fa a mozzare un arto di quelle dimensioni, con tanto di nido gremito di piccoli volatili, che starnazzano da mattina a sera impazienti di rimpinzarsi lo stomaco?

Sono un Turk, ma dal cuore tenero.

Ed è proprio per questa mia debolezza, che ora mi ritrovo qui, a vagare tra i meandri di questo supermarket, alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare le richieste del nostro leader, Tseng.

 

Domani è il compleanno di Elena.

Personalmente, la cosa non mi interessa più di tanto, ma gli ordini di Tseng, restano pur sempre ordini. E visto che di ordini se ne vedono davvero pochi, non mi resta altro che accontentarmi di quel poco che mi viene richiesto.

Per farla breve, dobbiamo comprare gli elementi adatti per preparare una torta.

- Non capisco perché mai si debba preparare una roba simile, quando poi esistono le pasticcerie… zo to!

 

- Tseng vuole così. Limitiamoci a farlo.- Per Rude è tutto più semplice, dato che sono io ad occuparmi di scegliere l’occorrente giusto.

È quasi mezz’ora che mi gingillo con queste due scatole di preparati. Sono anni che conosco Elena, ma non so quale prendere.

Se fosse dipeso da me, invece della classica imbottitura, avrei optato per qualcosa di ben più “pesante”.

Una torta al tritolo, non è una pessima idea!

 

- Basta! – dico spazientito- Prendiamo questa! – esclamo poi, riponendo la scatola del preparato alla crema nel suo scaffale. - La cioccolata piace a tutti, no? – Soprattutto a me.

 

Dopo l’estenuante fatica, mi accingo a racimolare il resto delle cose da prendere. Siamo qui anche per fare rifornimento, come accade puntualmente ogni due settimane. Purtroppo il Sanatorium è situato al di fuori di Midgar, ed in conseguenza di ciò, almeno due di noi sono costretti a rifornirsi puntualmente dei viveri necessari, qualora questi inizino a scarseggiare. Non vedo l’ora che il Presidente Rufus metta mano alla trattativa per acquistare un intero palazzo in disfacimento, e trasformarlo finalmente nella nostra base ufficiale. Almeno non sarò costretto a fare tutta questa bagattella inutile, diamine! 

Infilo la mano in tasca, frugando tra le varie cianfrusaglie al suo interno.

L’accendino, un pacchetto di chewing-gum a tavolette, molto probabilmente del 1830 data la scarsa conservazione dell’involucro, e un foglio. 

Afferro quest’ultimo, e lo infilo tra i denti.

 

- Ressci quesci, so to!- Mugugno una frase incomprensibile per via della carta che stringo tra i denti, mentre sparo sul petto del mio compare i prodotti alimentari che mi impediscono di usare entrambe le mani. - Vediamo… - faccio leggendo la lista della spesa- Questo c’è, questo anche, e anche questo. C’è tutto...o quasi… – esclamo sforzandomi di decifrare la calligrafia quasi del tutto illeggibile del sottoscritto. Purtroppo non ho avuto tempo di sfoderare la mia bella scrittura. Quando Rude chiama, ed esorta, devo sbrigarmi!- Il reparto dei casalinghi è di là.- dico rivolgendo il pollice alle mie spalle.

 

- Perché non hai preso un carrello?- mi domanda Rude, con il volto semi coperto da una pila di pacchetti vari.

 

- Perché pensavo non servisse, zo to! La volta scorsa non eravamo così carichi. E poi hai mai visto un Turk girare con un ridicolo carrellino?– sbotto crucciato, mentre mi divido gli oggetti da portare con il mio amico dalla testa pelata, trovando il tempo di sbuffare appena.- Però se vuoi ritornare indietro a prenderlo, io ti aspetto!- Rude non controbatte. E’ evidente che la mia proposta non gli interessi granché.

Faccio mezzo giro, e mi avvio all’altra corsia.

L’abbigliamento casual che mi ricopre, mi fa sembrare un comune ragazzo, magari uno studente o un semplice giovane pacato e poco incline all’azione. Eeeh…Se tutta questa gente sapesse…! Altro che ragazzo pacato! Ho affrontato più situazioni pericolose io, che questa mezza dozzina di esseri umani!

Un semplice jeans e una felpa con la zip, quest’ultima rigorosamente bianca per far spiccare il più possibile la mia lunga zazzera rossa, è il classico abbigliamento che adotto quando non sono costretto a vestirmi da Turk.

Come veste un Turk?

Sempre lo stesso completo blu notte, rigido e un po’ scomodo soprattutto quando capita di doversi lanciare da un’altezza di oltre 700 metri. Un vero supplizio.

Ad ogni modo, non mi dispiace apparire come una persona normale. Una volta ogni tanto, intendiamoci.

Dopotutto si sa, le cose banali e le solite tediosità non fanno di certo per me.   

 

 

Un Turk deve avere un bianco sorriso.

E per un bianco sorriso, ci vuole un buon dentifricio!

Proprio quello che mi serve per completare la lista e cestinarla alla prima occasione in qualche pattumiera nei paraggi.

Eccolo lì, il mio prediletto! Scorgo lo scatolino, ultimo esemplare tra una marea di marche praticamente di secondo scelta, e mi dirigo a grandi falcate per accaparrarmelo alla svelta.

Sogno già di trovarmi alle casse, quando il lungo rettangolo cartonato, mi viene sfilato furtivamente qualche frazione prima che io potessi sfiorarlo con i polpastrelli delle dita.

 

- Che…?!- pronuncio di botto e con l’aria tutt’altro che pacifica. Volto il capo seguendo la traiettoria del MIO dentifricio, e lo vedo finire dritto in un cestino di metallo. Faccio scorrere lo sguardo sulla figura che si è appena appropriata del MIO dentifricio, e storco gli occhi in una smorfia di perplessità.- Cosa ci fate voi qui?! ! E soprattutto… quello è MIO!- urlo di rimando, additando l’oggetto conteso.

 

Non sottraetemi mai il mio dentifricio, per carità!

 

Le due forme mi fissano quasi con sorpresa.

- Guarda guarda, due Turks!- replica la più bassina, nonché artefice del furto. Mi squadra da cima a piedi, e arrivata alle scarpe che indosso, sale su, rapidamente, incurvando poi il muso. – Mi correggo, due Turks, in borghese!- ride sommessamente, portandosi una mano alla bocca. Cosa c’è di strano a vestire così? Dopotutto siamo persone normali che hanno il diritto di vestire da persone normali!

 

- Lo trovi così divertente?!- replico infastidito da quel suo risolino poco garbato e tanto indisponente. Dirigo il mio sguardo verso Rude, alle mie spalle. Ha il capo chino, volto all’osservazione degli scaffali, e si sta sistemando gli occhialini scuri sul naso, con un dito.

Dimenticavo che lui ha una certa attrazione nei confronti di Tifa, l’amichetta d’infanzia del biondino scontroso, che si trova proprio davanti a noi.

In effetti, non è poi tanto male. Con quel suo visino dolce, la chioma ben ordinata, lunga e scura, alta, e le forme al punto giusto, farebbe avvampare chiunque.

A differenza dell’altra figura.

Praticamente l’opposto. Più bassa, come minimo una cinquantina di centimetri, dei capelli corti “incorniciati” da una fascetta verde con i bordini bianchi, e un fisico indubbiamente poco “rigoglioso”. 

La conosco. Eccome se la conosco! È quella con la fissa delle Materia, nonché abile ladruncola, ma non troppo. In più, fu rapita da Corneo insieme ad Elena… due seccature…!

 

Cerco di sforzarmi affinché mi ritorni alla mente il suo nome.

- Fuffi Kisaragi, giusto?

Mi sembra che avesse un nome abbastanza strano e buffo. A Wutai sono tutti così. 

 

La tipetta in questione, con maniere poco gentili, mi richiama alla correzione del suo nome con una semplice ma concisa espressione:

- YUFFIE!! IDIOTA!!!

Iniziamo bene!

Sorrido, divertito ma ancora perplesso:

- Pardon!- faccio in tono sfottitore, simulando anche un inchino-  Ma non è che cambi poi molto…- le rispondo abbozzando un altro risolino.

 

Lei sbuffa, in rilancio alla mia provocazione del tutto gradevole, e indispettita si porta le mani sui fianchi:

- E’ strano che i Turks siano semplicemente quattro…- espone tranquilla. Deduco subito che da lì a poco uscirà qualche offesa.

La guardo con sospetto mentre continua la sua presunta illazione:

- Nel mondo c’è tanta gente con poca intelligenza, e visto l’eccessivo aumento di stolti, voi Turks dovreste aver raggiunto un buon numero di iscritti! – conclude fiera, con perfetto sarcasmo. 

Hai capito la ragazzina?! E’ già passata agli insulti.

Naturalmente non posso non controbattere. Non ad una simile presunzione!

 

- Ora ricordo! – mi spiattello una mano sulla fronte, apposta- Tu sei quella che 3 mesi fa, per calarsi nella battaglia, è atterrata nella piazza di Midgar con un paracadute! Anche se stavo combattendo con uno di quegli spiriti dalla chioma argentea, sfuggire alla tua attenzione è stato praticamente impossibile! Una bella trovata, non c’è che dire! Forse troppo poco femminile, non credi? Ma visto il tuo modo di vestire, così selvaggio, non poteva essere altrimenti! – la fisso con presunzione, da capo a piedi. Indossa un paio di stivaletti beige che le arrivano al ginocchio, dei pantaloncini piuttosto corti, tendenti ad un grigio nocciola un po’ spento, una giacchetta striminzita molto più della canotta floreale che veste al disotto, ed un semplice polsino bianco sul braccio destro ad adornare il tutto. Vi sembra forse femminile?

È più femminile l’acida Elena, con la sua divisa da Turk!

Non ho nemmeno il tempo di intraprendere una fragorosa risata, che sento un forte dolore al piede sinistro.

 

- Ahi!- esclamo digrignando i denti, mentre quei quattro pacchi che reggo in mano mi finiscono a terra.

Per la cronaca, il suddetto maschiaccio mi ha appena pestato un piede. Per di più, con la suola dentellata degli stivali che indossa. Adesso so che oltre ad essere chilometrici, fanno anche un gran male.

- Yuffie!- la richiama Tifa, con un lieve imbarazzo.

 

La ragazzina wutaiana sbotta senza indugio, abbassando poi le palpebre e girando il capo verso sinistra, altezzosa come non mai:

- Non è colpa mia se questo losco individuo è uno zotico!

 

Zotico? Io, zotico? Ok, per il losco può anche passare, tutto sommato non mi dispiace, ma zotico… quello no!

- Sentimi un po’ principessina di Wutai...! - le urlo di rimando, piantandomi le mani sui fianchi e inclinando il viso in avanti, minaccioso verso di lei - Non posso certo ricordarmi i nomi di tutti quelli che incontro! A parte quei soliti, non riesco a memorizzare ogni faccia che mi passa davanti! Soprattutto la tua, così odiosa ed indisponente! – Sono pur sempre un essere umano! Diamine!

Scruto il suo faccino, in particolare le iridi. Grandi e di un color nocciola quasi da mangiare. Mi stanno fissando. Per l’esattezza si sono soffermati sulla parte alta del mio viso. Gli occhi. Effettivamente il contrasto che provoca la mia capigliatura rossa, con queste pupille verde azzurro, è assai particolare. Forse chissà, nessuno può resistere a questo forte accostamento di colore?

 

- Che c’è…? - le rispondo sgarbatamente, ma consapevole della forte attrazione che le sto provocando.

 

- Hai le lenti a contatto!- Cosa?!? Ma stiamo scherzando?!

 

- Hai preso un granchio, piccola! Sono tutto al naturale! Occhi compresi! – Figuriamoci se poi ricorro a questi stupidi mezzucci per cambiare il mio aspetto. E’ un insulto bello e buono! – E comunque, quello è mio, zo to!- Addito ancora una volta la scatola del dentifricio, posta nel cestino “nemico”, tagliando così a corto. Apro una mano, porgendola in avanti, per farmi restituire l’oggetto. - Sareste così gentile da ridarmelo?- chiedo molto galantemente, dandole addirittura del lei.

 

- Dobbiamo prendere lo zucchero, come on Tifa!- esclama la piccola ninja, escludendo la mia richiesta e dandomi le spalle in malo modo.

 

Grazie per la considerazione!

 

- Ehi!!- urlo guardandole andar via, mentre la brunetta alta, saluta cortesemente. Muovo la gamba destra, pronto a raggiungerle con una sola falcata, quando la possente mano di Rude mi agguanta la felpa, trattenendomi lì.

 

- Muoviamoci anche noi.- dichiara come se nulla fosse.

Nemmeno per sogno! Voglio il mio dentifricio!

 

- Nessuno può sottrarmi una cosa che stavo comprando io!- Nessuno, zo to! Nemmeno una mezza ninja come quella lì!

 

- Prendine un altro. Ce ne sono tanti.- mi consiglia l’amico, ma io imperterrito insisto sulla mia idea:

- Non è la stessa cosa! Sono anni che uso quello, e non sarà certo una stupida mocciosa alta quanto una chitarra, a farmi cambiare idea! No e poi no!- asserisco convinto. Lo voglio e basta!   

 

 

 

Ci avviamo alle casse, pronti a retribuire, mentre tento rabbiosamente di sistemare la scatola del nuovo dentifricio, in maniera più stabile sulla pila che porto. Anche i duri a volte cedono.

E alla fine ho dovuto accontentarmi di questa marca così sconosciuta, e poco convincente che mi ha consigliato una delle belle signorine addette alla vendita.

Fisso l’oggetto con sospetto. Il mio volto assume un’espressione di disgusto. Comincio inevitabilmente a pensare di dovermi fare una dentiera, dato che non ho molta fiducia verso questa roba, e poi sospiro sommessamente.

Quella mocciosa prima o poi me la pagherà, zo to! 

 

Rude è dietro di me, con quella sua stazza, portare un paio di roba in più non gli avrebbe fatto sicuramente male.

Preferisco però non rischiare, è un tipo alquanto suscettibile. Volto l’angolo, imprecando tra me e me a causa del notevole lavoraccio, e mi accingo a poggiare il carico sulla prima cassa disponibile.

- La prossima volta cedo il mio posto ad Elena… fare rifornimenti mi stressa parecchio.- dico leggermente affaticato, desiderando ardentemente una sigaretta.

 

 

 

Mi porto una bionda alla bocca, dopo averla estratta dal pacchetto, e l’accendo. Bionda perché bella ma letale.

Alzo gli occhi al cielo, espirando una fervida boccata di fumo.

Finalmente fuori da quel grosso caseggiato! 

Rude è qualche passo più avanti, lo seguo osservandolo mentre sorregge i tre sacchetti pieni zeppi di roba che abbiamo appena comprato.

Arrivati all’auto, una nera lucente e fiammante, parcheggiata poco distante dalla struttura, apro il cofano posteriore, permettendo così al mio compare di riporre le buste.

- Guida tu!- esclamo svogliatamente, lanciandogli contro le chiavi della vettura. Non ho la lucidità necessaria per mettermi al volante.

Non ora, per lo meno.

 

 

 

- Sai cucinare? – mi domanda Rude all’improvviso, mentre preme sull’acceleratore, al ritorno verso la base.

Mi stravacco in modo estremamente scomposto, affondando la testa sulla spalliera.

- No, perché? – replico svogliato, con il rocchetto della sigaretta che mi balla tra le labbra.

Una volta tentai di friggermi un uovo, ma la pentola andò improvvisamente a fuoco. Forse fu una semplice fatalità. Tuttavia, non ho mai avuto bisogno di prepararmi da mangiare, la Shin-Ra ha sempre fornito i pasti belli pronti, ai suoi dipendenti.

 

Cerco quindi di rilassarmi, ma qualcosa me lo impedisce.

E’ Rude. O meglio, la sua voce.

 

- Chi si occuperà della torta, allora?- dice il compare, con semplicità.

Già, la torta di Elena… Non ci pensavo manco più.

Sto per prendere la sigaretta tra le dita, quando la forza di quella domanda così semplice, mi blocca.

La torta di Elena?!

- La torta!!- esclamo sbattendomi una mano sulla fronte- E adesso come la mettiamo?! Non possiamo mica chiederlo a lei?! Che razza di sorpresa sarebbe?! – Ecco un altro bel problema. E non mi preoccupo nemmeno di fare a Rude la stessa domanda! Mi è già bastato vedere la sua faccia, per capire che purtroppo non sa cucinare e che quindi dovremo trovare alla svelta una soluzione.

- Tseng è da escludere, penso che sia nella nostra stessa situazione… e il Presidente, non se ne parla nemmeno!- Di certo non vado a chiedere al sommo Rufus, di mettersi ai fornelli! Sarebbe un oltraggio. Accavallo le gambe, disordinatamente, e incrocio le braccia.

E adesso come la mettiamo?

 

- Lo dicevo io, che avremmo fatto meglio a comprarla in pasticceria, zo to! - Faccio mente locale, ma mi serve a poco. Chiudo gli occhi, storcendo la bocca. Prima di farlo però butto via dal finestrino la sigaretta, ormai ridotta all’osso.

 

Sto pensando, quando il compagno di sedile mi fa sobbalzare con la sua assurda proposta:

- Perché non lo chiediamo alla Lockhart e a quella ninja?- Ma è impazzito?! Eppure mi sembra sobrio…!

 

- Ti sei forse bevuto il cervello, zo to?!- strillo fissandolo con un’espressione tra lo sconcertato e il colto alla sprovvista.

 

- Hai un’idea migliore?- mi ribatte, senza scomporsi.

Con tutta onestà, NO.

 

- No!- sbottò seccato. Volto il capo in direzione del finestrino, adagiandomi una mano sul mento- Questo significa che dovremo ritornare a Midgar? – Ancora? Che palle!- Proprio adesso che siamo quasi arrivati!- sbuffo decisamente poco contento. E lo si può intuire anche dal mio tono di voce. Non ho nessuna intenzione di rivedere colei che si è “fregata” il MIO dentifricio! E soprattutto, implorarle di farci un favore… Questo è troppo! Non voglio, non se ne parla, è da escludere nella maniera più rapida possibile!

Resta il fatto che dovremo trovare qualcun altro che ci aiuti nell’ardua impresa… già, ma chi?

 

Ok.

 

- Se speri che faccia la finta vittima davanti a quella mocciosa, ti sbagli di grosso, zo to!! Se non accettano, io vado via, zo to! Sei avvertito, zo to! – dico al socio, sbrigativo e tassativo come non mai.

Rude schernisce lievemente. Conosce alla perfezione il mio carattere. Siamo partner da molti anni. Praticamente da quando ho iniziato la mia fulgida carriera di agente speciale addetto al… -prendo fiato- “Settore Investigazioni del Dipartimento degli Affari Generali della Shin-Ra Electric Power Company”. Come sono modesti, vero zo to?! Ma io preferisco presentarmi semplicemente come Turk. Punto e basta.

Altrimenti finisco per dimenticare tutto, o mescolare le molteplici sigle fino a creare qualcosa di veramente incomprensibile. Già lo è di suo… figuriamoci con la mia mano d’opera.

Mi riallaccio la cintura, che avevo tolto in precedenza una volta arrivati in prossimità della base. Sono obbligato a sorbirmi di nuovo la stessa strada.

Osservo Rude portare a termine la manovra di retromarcia e imboccare la corsia per il ritorno a Midgar.

La dimora di Cloud e di tutta l’allegra compagnia è situata proprio lì, Tifa si occupa di gestire lo Strife Delivery Service, nonché di occuparsi anche dell’orfanotrofio.

I vecchi rapporti conflittuali tra il biondo e il nostro Presidente (biondo anche lui), si sono notevolmente allascati. Dopo la piccola alleanza formata con noi Turks, per sconfiggere il nuovo nemico, Rufus ha invitato molte volte l’ex-soldier ad unirsi al nostro gruppo, ottenendo però sempre risposte negative, tant’è che oramai ci siamo rassegnati. Davvero un peccato, sarebbe stato un ottimo agente. Nonostante tutto, tra noi e Cloud non c’è stato più nessun conflitto.

Personalmente non lo capisco. Si accontenta di fare il fattorino, di badare ai suoi amati marmocchietti senza famiglia, e di condurre una vita praticamente monotona, senza grandi divertimenti. Non si è nemmeno trovato una ragazza! Diamine, vive a contatto con quel popò di donna di nome Tifa, tutto il santo giorno, ma non sembra minimamente attratto dalla sua rigogliosa figura. Al posto suo, io avrei subito approfittato dell’occasione, all’istante!

 

A volte mi chiedo se il sottoscritto è troppo anormale, o se sono gli altri ad esserlo.

 

Eccoci nuovamente in città. La cara e vecchia Midgar. O dovrei dire, “nuova” Midgar. Sono state ristrutturate molte zone, praticamente distrutte dallo scontro con il possente Summon, Bahamut, e dalla furia di quei tre esaltati. Per il momento solo la piazza principale è stata ricostruita, ma anche se tutto è più nuovo, rimane pur sempre la vecchia “cittadella” di una volta.

Eccoci giunti a destinazione. Che stress.

E io che sognavo già di trovarmi sotto la doccia…! Temo che il mio corpo dovrà attendere.

- Vai tu, io ti aspetto in macchina!- Non ho voglia di scomodarmi per qualcosa di futile.

Rude apre lo sportello, uscendo dalla vettura. Mi distendo comodamente slacciando la fastidiosa cintura che a momenti mi soffoca, e mi preparo a godermi un po’ di calma. La sfortuna vuole però, che il mio breve riposino sia destinato a finire ancor prima di iniziare.

La portiera di fianco a me si apre di botto, e a momenti quasi finisco a terra.

Deduco che il mio socio non è d’accordo con me, e anche se a malavoglia, sono costretto a scendere. 

- Possibile che Tifa t’imbarazzi così tanto?- sbotto di rimando e centrando il problema alla perfezione. Rude quasi arrossisce, anche se non proprio visibilmente. Come lui conosce me, io conosco lui!

Suono il campanello, posto accanto all’ingresso principale fatto di vetri, e aspetto.

- Guarda che mi tocca fare…- parlotto sommessamente, mentre la mia immagine viene riflessa dalle ante di vetro, lucide e lustre, della porta. Mi do una sistematina agli occhialini che porto sulla fronte, mentre scorgo la sagoma di un bambino, che si accinge a venirci ad aprire.

 

- Tu sei Reno, giusto?- mi dice la piccola creatura, una volta uscita allo scoperto. Sono famoso!

 

- La figlia di quell’energumeno, Marlene, vero, zo to?- le chiedo.

 

- Vero, zo to! – risponde lei, quasi a farmi il verso. Ma che c’è di tanto strano nel mio modo di parlare? E’ normalissimo! 

 

Faccio finta di nulla, e proseguo:

- Cerchiamo Tifa, abbiamo bisogno di parlarle.- getto qualche occhiata all’interno. Ho visitato questo posto solo un paio di volte, e con tutta sincerità, non è che lo ricordi esattamente. È un orfanotrofio, quindi sarà gremito di bambinetti chiassosi che odorano ancora di latte… Che bella prospettiva! 

 

- Tifa non c’è, ma dovrebbe ritornare a momenti. Lei e Yuffie sono andate a fare la spesa, potete aspettarla qui, intanto che arriva! Prego!- Yuffie!! Non voglio che per nessuna ragione, mi si pronunci quel nome! Non ho ancora digerito quello che ha fatto al supermarket! Non così facilmente! Tento di controllare l’improvviso rossore che ha cominciato ad invadermi il viso, e ci riesco.

La piccola spalanca la grossa anta, facendoci cenno di entrare. Rivolgo un’occhiata al mio compare, che annuisce, dopodichè avanziamo nella struttura.

 

- Marlene!- Sento un’improvvisa voce provenire dalle scale abbastanza distanti dall’entrata. Dall’alto vedo spuntare un ragazzino, che subito dopo si precipita al piano di sotto con l’agilità di un gatto.

 

- Denzel! – esclama la bambina voltandosi verso di lui.

 

- Tutto bene?- le domanda. Ci ha presi forse per degli assassini??

 

- Immagino che tu debba essere Denzel, ho indovinato?- dico tanto per instaurare un dialogo, dato che ci ha già pensato Marlene ad illustrarci il nome.

 

- Che cosa fanno due Turks qui? – domanda- Se cercate Cloud, è fuori per una consegna.- replica il marmocchio guardandoci con sospetto.

Forse in passato ci saranno anche state delle scaramucce tra la compagnia Shin-Ra e il biondo soldier, ma tutta questa preoccupazione nel vederci, mi sembra troppo eccessiva!

 

- Cercano Tifa! Intanto gli ho detto di aspettarla qui!- replica la bimba dalla lunga treccia, sorridendo.

 

- Cosa volete da lei?!- sbotta il giovane gattino, tenace. Non ho nessuna voglia di litigare con questo marmocchio… ne ho già avuto abbastanza per oggi, perciò, infilo le mani in tasca, e decido di offrirgli un chewing-gum (per l’esattezza non quelli del 1830, ma un pacchetto nuovo, appena comprato).

Il tipetto mi rivolge lo sguardo, ancora sospettoso:

- Cloud dice che non si devono accettare cose dagli sconosciuti!- Che faccia tosta ‘sto qui!

 

- E io sarei uno sconosciuto, zo to?!- dico con un tono decisamente poco cordiale. 

 

- Denzel, sono amici, tranquillo! Lo ha detto Cloud, di questi due non dobbiamo temere!- Cosa?! Cos’è questa affermazione? Cosa ci vuole riferire la bimba tutta trecce? Ma soprattutto a cosa si riferiva Cloud con questa sua dichiarazione…!? Spero non significhi che siamo due babbei o mezze calzette…! Anzi, voglio proprio sperare che non sia così!

Non sono dell’umore adatto per dare battaglia.

Prima ancora, però, di farmi avanti per chiedere delucidazioni, il pacchetto di gomme mi viene letteralmente “sottratto” dalle dita.

 

- Ehi!!- esclamo furente, adocchiando il presunto ladruncolo sgattaiolare al piano di sopra.

 

- Daisy!- urla Marlene, correndole dietro.

 

- Aah… Lascia stare! – Le chewing-gum alla fragola non fanno per me. Però se sapevo che sarebbe andata così, avrei offerto il pacchetto del 1830… almeno la mia tasca sarebbe stata un po’ più pulita.

 

- Scusatela, è un po’ vivace!- Finalmente il ragazzino di poca fede, si è deciso a rivolgermi la parola con tono meno sospettoso. Avrà capito di che pasta siamo fatti, senz’altro! Però farsi derubare così, da una mocciosetta di tre o quattro anni, mi rovina la reputazione! E se penso che questa è già la seconda volta dopo il brutto episodio del supermarket…divento ancora più rabbioso.

 

- Beh, visto che Tifa non c’è, togliamo il disturbo! Ciao! – esclamo frettolosamente, voltando le spalle al giovane.

Una mano sulla spalla mi blocca.

È’ Rude.

Mi giro, fissandolo.

- No eh… zo to?- faccio quasi sconsolato. Do qualche passo nella sala, giusto per sgranchirmi un po’. Getto il capo fra le varie pareti, fermandomi ad osservare gli infantili disegni appesi qua e là sulle mura.

- Questo è sicuramente Cloud.- Lo si riconosce dai capelli. Così ritti che sembrano paglia. I poppanti hanno un’immaginazione assai sviluppata.

 

- Intanto che aspettiamo, vi và di giocare?- Il moccioso ha fatto un’offerta, ed io per educazione rispondo:

 

- Giocare? Ho smesso di giocare con le macchinine già da un bel po’…! – gli rispondo io, deridendolo. Peccato però che sono costretto a ricredermi, non appena il marmocchio estrae un mazzo di carte dalla tasca dei suoi pantaloncini, ed inizia a mischiarle con mano assai lesta e preparata. Hai capito il tipetto…!

 

- Penso… che ci divertiremo!- ghigno appena, immaginando già la faccia del piccolo moccioso, in lacrime, mentre m’implora una rivincita, dopo averlo pietosamente battuto.

È il caso di dirlo: sono un asso con le carte, zo to!

 

   
 
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