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Autore: _Graysoul    12/05/2013    2 recensioni
OS Larry ambientata a corte, nel X secolo circa.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis si fermò di colpo. I polmoni gli bruciavano, la gola era secca, i muscoli ormai a pezzi. Aveva corso a perdifiato sì e no per due quasi tre chilometri e ora si ritrovava nel bel mezzo del bosco. Non si sentiva perso, anzi. Sapeva benissimo dove si trovava, solo aveva bisogno di riprendere un attimo fiato.
Si lasciò cadere a terra, la schiena appoggiata ad un albero, le testa tra le mani, il petto che si alzava e abbassava freneticamente.
Fino a nemmeno un’ora fa, per Louis quella era una bellissima giornata. Il sole splendeva, illuminando il regno; tutti erano di buon umore, i cavalieri si sfidavano con le spade più per divertimento che per allenarsi e da lì a poco sarebbe andato da Harry per trascorrere un intero pomeriggio insieme, dato che finalmente aveva un giorno libero. Niente battaglie, niente missioni, niente scartoffie da firmare. Pace e tranquillità. O almeno, fino a quando suo padre non entrò nelle sue stanze annunciando una “bella, bellissima notizia!”
 
“Louis, figlio mio” il Re entrò nelle sue stanze seguito dal suo servo, Liam Payne. A Louis quel Liam piaceva proprio: efficiente, veloce, capiva le cose al volo ma anche simpatico. Ci aveva scambiato qualche parola, ogni tanto.
“Padre! Buongiorno” andò a vestirsi rapidamente e si fermò davanti a suo padre, in attesa di sentire cosa avesse da dirgli. Dall’espressione di completa estasi, non poteva essere che una meravigliosa notizia. Oh, quanto si sbagliava!
“Sì, sì, buongiorno. Passiamo alle cose importanti. Louis, figlio mio, hai già compiuto i vent’un anni, ormai. Sei un uomo, forte, bello e valoroso. Un po’ basso, forse..” e qui quel Liam Payne sogghignò sotto i baffi, smettendo subito dopo un’occhiataccia di Louis “ma sei un buon principe. Buono di cuore, rispettoso delle leggi, affidabile…” dove voleva andare a parare? “Come ben sai, il nostro Regno, adesso al massimo della sua espansione, florido, lucente, è da molti invidiato e minacciato. Durante questi anni, molti sono i nemici che si sono alleati schierati contro di noi, pronti a vederci crollare, affamati di vendetta, e questo non possiamo permettercelo.” Sì, lo sapeva bene. Ma come mai glielo stava ripetendo proprio ora?
Un brutto presentimento fece capolino nella sua mente, fastidioso. Non prometteva nulla di buono.
“Il nostro Regno, al momento, è il più potente. Ma vi è un altro Regno, come ben sai, quasi al nostro pari.” Oh, si, anche questo lo sapeva bene. Il regno di Re Calder li aveva spesso invasi, minacciati e saccheggiati, ma con scarsi risultati. Negli ultimi mesi, però, pareva che fosse stata stretta una tregua. Non è che…? No. Impossibile. Non poteva essere. Intanto il Re non si fermava di parlare, anche se Louis lo stava ascoltando sempre meno.
“…e così, è stata presa una decisione.”
Oh, no. Vi prego, ma questo no. Tutto ma non…
“Tu, figlio mio, Louis Tomlinson, principe di queste Terre, sposerai la principessa Calder per il bene e l’unione dei due regni.”
Probabilmente, una di quelle lame , quelle belle affilate che forgiavano a corte, in mezzo allo stomaco avrebbe fatto meno male. Il padre continuava a farneticare su quanto fosse importante sposare la principessa Calder, per unificare i regni, per portare la pace, per diventare più potenti, per intimidire i nemici. Ma Louis non sentiva. Non sentiva più niente. La stanza prese a vorticare rapidamente attorno a lui e probabilmente era stato sul punto di svenire perché Liam Payne ora lo teneva saldo in piedi.
“Louis! Cosa succede? Qualcosa non va? Sei diventato bianco di colpo.. portate dell’acqua fresca al principe!”
Non riusciva a parlare. A muoversi. Sapeva che prima o poi sarebbe successo ma non poteva ammetterlo. Non ci riusciva, davvero. E ora, sentirselo dire così, dal Re in persona, da suo padre… no. Tutto, ma questo no.
“Padre.. no… io… non… lei non…”
“Cosa stai dicendo! Louis, riprenditi!”
“Voi non potete…non la amo… lei non è… io non voglio..”
L’espressione del Sovrano si indurì di colpo. “Qui non si tratta di volere o no. Qui si tratta del bene del tuo regno, della tua gente. Si tratta della serenità e della pace di milioni di abitanti. Non si tratta del tuo sciocco ed infantile capriccio di voler rimanere libero tutta la vita, a zonzo per i boschi a uccidere cervi e imprigionare Sassoni. E’ un tuo dovere in qualità di principe e futuro Re. Non ammetto repliche. Miss Calder verrà scortata qua questa sera e verrà organizzato un banchetto in onore del vostro molto prossimo fidanzamento. La decisione è stata presa, ti conviene essere presente.” Fece per uscire, richiamando il suo servo che ora guardava Louis con un’espressione addolorata, dispiaciuta. Beh, intanto non era lui a dover sposare una sconosciuta. “Ah, e Louis?” aggiunse “è meglio se vai in sartoria a farti cucire il mantello nuovo per le nozze.” Il Sovrano uscì così, sbattendo le pensanti porte delle sue stanze, lasciandolo solo. Si accasciò a terra, confuso ma troppo consapevole al tempo stesso.
Stava per perdere Harry.
Si alzò e corse via, fuori dalle sue stanze, fuori dal castello, fuori dalle mura, fuori da quella vita che non gli apparteneva.
 
 
Così eccolo qui, in mezzo al bosco, diretto verso il laghetto che aveva ospitato tanti pic-nic, risate, chiacchere. Momenti intimi, privati, che non avevano nulla a che fare con la vita di corte, la corona, i doveri, le scale sociali, le battaglie. No, decisamente no. Quello era solo il laghetto di Louis e Harry.
Si sedette all’ombra della loro quercia, dove Harry aveva inciso le loro iniziali con la punta della sua spada giusto qualche giorno prima. Ora sembrava tutto così lontano, così vago, così… impossibile.
Sospirò, cercando di riordinare i pensieri. Sbagliato. Tutto fottutamente sbagliato!
Da lì a poche ore avrebbe incontrato per la prima volta la sua futura fidanzata, la sua futura sposa, la donna che dovrà accompagnarlo per il resto della sua vita sul trono. La donna con la quale dovrà condividere il letto, la donna che dovrà baciare davanti a tutti, che dovrà dire di amare. No. No, no no!
Scagliò lontano nel lago qualche sasso con rabbia, frustrazione. Lacrime bollenti intanto scivolavano lungo le guance imporporate. Non avrebbe più potuto passare i pomeriggi al laghetto con Harry. Non si sarebbero più potuti baciare, nemmeno ogni tanto. Non saranno i suoi occhi quelli che dovrà guardare ogni giorno, tantomeno le sue labbra quelle che bacerà. Dovrà metterlo da parte, dimenticarlo. Rinunciargli proprio come ha dovuto rinunciare a un milione di altre cose come la libertà, l’indipendenza. Tutto per essere il principe di quelle terre che in fondo odiava anche.
Probabilmente aveva anche iniziato a urlare. Urlare insulti contro suo padre, contro la famiglia Calder che poi di colpe non ne aveva. Urlare contro se stesso, contro il mondo. Ma non se ne rendeva conto. Ormai gli sanguinavano i polsi, per tutti quei pugni alla terra e gli ardeva la gola per tutte quelle urla, quando due braccia lo avvolsero, prendendolo in braccio, alzandolo di peso. Louis si rilassò subito. Si lasciò andare tra quelle braccia lunghe e forti che conosceva. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare, ora seduto in braccio a quel corpo che aveva amato così tante volte da perdere il conto. Nascose il viso nell’incavo di quel collo morbido, liscio, che profumava di casa. Si aggrappò a quei ricci soffici e ancora umidi, probabilmente dal bagno mattutino. Harry. Il suo Harry. L’Harry del quale si era innamorato così tanto tempo fa, senza nemmeno rendersene conto. L’avrebbe perso. Come avrebbe fatto?
I singhiozzi, sempre più forti, intasavano quell’aria primaverile ora così grave, così pesante.
“Lou… shh.. sono qua, stai tranquillo. Non ti lascio..” gli sussurrava, accarezzandogli i lisci capelli castani, ora tutti scompigliati.
“No! No Harry no!” cercava di articolare tra un singhiozzo e l’altro “sarò io! L’ha detto, capisci? E’ un ordine! Non posso disubbidire! Sarò io a doverti.. doverti..” altre lacrime, il cuore impazzito.
Harry lo sapeva da tempo, ormai. L’aveva capito. Ma anche senza capirlo, era logico che prima o poi sarebbe successo. Era risaputo nell’intero Regno che prima o poi Louis, il principe Louis Tomlinson, si sarebbe sposato con Miss Calder per l’unione di queste e quelle terre. Harry l’aveva capito subito e questa consapevolezza gli aveva tolto il respiro dalla prima volta in cui le loro labbra si sfiorarono, timide, un po’ spaventate, ma talmente desiderose da mettere tutto il resto in secondo piano. L’aveva capito quando fecero l’amore per la prima volta, in una casa abbandonata nei boschi, lontani dal castello, lontani dal mondo. L’aveva capito al primo “ti amo” che si erano scambiati mesi e mesi prima, proprio lì, davanti a quel laghetto.
E ora Harry aveva capito che quel momento era, purtroppo, finalmente arrivato dal pianto inarrestabile del suo unico amore e dal rumore del suo cuore, ora in pezzi.
“Lo so, Lou, lo so.” Lo strinse forte a se, come a imprimerselo addosso. Sembravano una persona sola. Harry non voleva lasciarlo, non poteva. Senza Louis lui cos’era? Niente. Un semplice abitante del villaggio, un normalissimo giovane in attesa di essere chiamato a combattere, per il bene del Regno e della loro gente. Senza Louis, il principe, il futuro Re, il suo amore, non era assolutamente niente. Un corpo bianco. Esanime. Una bambola di pezza, vuota. Sapeva che prima o poi sarebbe successo… ma non pensava che sarebbe successo così presto. Proprio nel bel mezzo del loro travolgente amore.
Minuti dopo, il pianto di Louis si trasformò in uno sgocciolio di lacrime sottili. Harry lo teneva ancora stretto a se, cuore contro cuore, cullandolo dolcemente, baciandogli la testa.
“Harry” la voce roca, terribilmente stanca “lo sai, io..”
“Sì, lo so. Ti amo anche io. Più di ogni altra cosa al mondo.” Allentò la presa, in modo da poterlo guardare direttamente negli occhi. Occhi che si sono amati e che sempre lo faranno.
“Beh, insomma… sai che… io..”
“Lo so Lou, che prima o poi sarebbe successo. Lo so, l’hai sempre saputo anche tu.”
Che senso aveva parlarsi? Loro non ne avevano bisogno. Un solo sguardo valeva tutte le parole di questo mondo. Ma in quel momento, parlare, era un disperato bisogno di sentirsi più vicini.
“Non… non ce la posso fare…”
Harry sospirò. Nemmeno lui ce l’avrebbe mai fatta, ma che alternative ci sono? “Louis. Nemmeno io ce la posso fare, a lasciarti. Non posso vederti baciare altre labbra all’infuori delle mie, perderti in altri occhi che non sono i miei, sentire il tuo cuore battere all’unisono di un altro cuore che non mi appartiene. Ma devi farlo. Devi essere forte per me, per te stesso, per tutti noi” quante volte si era fatto questo discorso nella mente, in attesa dell’orribile giorno in cui avrebbe dovuto pronunciare quelle parole dal suono così amaro.
Louis, quelle parole, non poteva proprio ascoltarle. Non poteva sentire il suo Harry, il suo bimbo, la sua ragione di sorrisi, dirgli quelle cose. Come faceva ad essere così forte? Sapeva benissimo che ci stava provando solo per lui, che stava cercando di dimostrare la sua forza solo per aiutarlo ad andare avanti. Continuava a scuotere la testa, come se stesse cercando di non far entrare nella testa quelle orribile parole affilate come mille lame appena forgiate. Prese tra le mani il dolce viso di Harry, che ora taceva, appoggiando le loro fronti, facendo sfiorare le loro labbra, dalle quali uscivano respiri affannosi.
“Harry… Harry… il mio Harry…”
“Louis…”
“Io ti amo..”
“Anch’io..”
“Ti amo così tanto..”
“Più della mia vita, Lou. Più di ogni altra cosa.”
Un sussurro dopo l’altro, che si rincorrevano nel bosco. La sola idea di staccarsi in quel preciso istante appariva dolorosa da star male, chissà una vita senza sfiorarsi, parlarsi, addirittura vedersi.  
Trascorsero ore, il sole ormai era calato, l’aria si era raffrettata, gli occhi gialli dei gufi li osservavano pigramente da sopra gli alberi. Intanto, Louis ed Harry, non si erano spostati. Rimasero lì, abbracciati, distesi su quel soffice manto di foglie, le labbra che si incontravano freneticamente, l’amore che si disperdeva nell’aria forse per l’ultima volta.
Louis rabbrividì, ora nudo, e Harry lo avvolse ancora una volta tra le sue braccia.
Il Re sarà furioso, l’intera corte lo starà cercando da ore intere. Avranno mandato servi e cavalieri in giro per il bosco a cercarlo e probabilmente tra non molto lo avrebbero anche trovato, nudo, tra le braccia di Harry, nudo anche lui, reduci del loro amore ora così doloroso e dilaniato. Una sensazione di terrore lo invase. Se mai li avessero trovati, avrebbero quasi sicuramente ucciso Harry o nel migliore dei casi lo avrebbero punito con l’esilio immediato. E lui? Lui niente, sarebbe stato obbligato comunque a sposare la principessa Calder, vivere una vita con lei e tutto il resto. No. Non doveva succedere. Doveva andarsene. Doveva scappare, e anche alla svelta. Si alzò si scatto, rivestendosi di fretta e furia. Harry, che ovviamente aveva capito il suo intento, prese a rivestirsi con lui ma molto più lentamente.
Una volta tutti e due rivestiti, si guardarono negli occhi.
“Harry…” ma la voce gli si strozzò in gola. E adesso? Cosa gli avrebbe detto?
Il riccio, in silenzio, sull’orlo del precipizio, lo baciò di slancio. Non voleva sentire niente. Non una parola. Lo baciò, dolcemente, perché Louis era il suo fiore delicato, ferocemente, perché non poteva nemmeno pensare che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe saggiato quelle labbra fini sempre umide, le sue mani strette sui suoi fianchi, quelle di Louis tra i suoi ricci, le lingue intrecciate, che si accarezzavano famelicamente, disperatamente.
Una voce, ancora abbastanza lontana, li fece scattare. Eccoci. Erano venuti a prendere Louis, per portarlo via, a corte, probabilmente al suo banchetto di fidanzamento. Lo avrebbero condotto al trono, seduto accanto a una ragazza, forse disperata quasi quanto loro. Nessuno dei due poteva restare.
Harry fece un passo indietro, verso l’oscurità, verso il bosco, verso i confini del regno, lontano.
Louis fece un passo indietro, verso il castello, verso il matrimonio, verso la corona, lontano.
Un’altra voce, che lo chiamava. Altri passi indietro, gli sguardi ancora legati, il tocco lontano anche’esso.
Entrambi erano al limitare della radura, opposti, stanchi, disperati, innamorati come sempre.
Ora la voce, di quel Liam Payne probabilmente mandato dal Re alla ricerca del principe scomparso, era a pochissimi passi da loro.
Harry tese la mano, in un ultimo disperato gesto.
Louis rimase fermo. Immobile.
“Louis! Dove sei? Louis?” quella voce ora davvero vicina lo fece scattare.
Corse verso Harry, gli afferrò la mano, stretta, strettissima, strattonandolo via, lontano da quella voce che lo richiamava al suo destino, lontano dal castello, lontano da Miss Calder, che aveva rinunciato a scappare, lontano da suo padre, dal regno, dal mondo.
Con Harry.
Ovunque.
Per sempre.




Arrrgghe, sono di frettissima! 
Allora, ho scritto questa OS in mezz'ora. Spero sia scritta correttsmente!
L'idea mi è venuta studiando storia, l'età feudale durante dopo il regno di Carlo Magno lol che  mente malata.
Pensavo anche al telefilm Merlin, che tanto amo. Ahh, le mie OTP ;__;
Comunque, ora scappo. Spero vi sia piaciuta, aspetto con ansia le vostre recesioni, sempre più belle,che tanto amo.
A presto, miei cari. Ciauuu!
-Claire

Sono pazza come un cavallo, lo so. Amatemi per questo.

  
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