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Autore: Helen Lance    30/11/2007    5 recensioni
<< Avrebbe voluto che noi lavorassimo insieme. Per prendere i campanellini, intendo. Come una squadra. >>
<< ...Ah. >>
[Che poi, volendolo o no, era quello che erano.]
Una squadra che non era una squadra.
---
<< Avremmo dovuto vivere per qualcosa di più che per il sangue. >>
<< Oh, ma io ho vissuto per molto di più, vivo per molto di più, principessa, per molto di più. >>
La guardò, nei suoi occhi scintillava qualcosa di splendido e terribile, vibrante.
<< Io vivo per la vita, Tsunade. >>
E nei suoi occhi, negli occhi del serpente, Tsunade vide Jiraiya guardarla, e capi che lei ne aveva bisogno, di quel bruciore sulla nuca, come del brivido del sorriso di Orochimaru.
Ma, ovviamente, non era mai stato possibile.
Non per una squadra che squadra non era mai stata.
----
-[OrochimaruTsunadeJiraiya, Threesome, angst]-
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Orochimaru, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologue




<< Sapete, la prima domanda che un maestro fa ai propri studenti è: quali sono i vostri sogni? >>
<< ...E allora? >>
<< Allora dovete rispondermi. Quali sono i vostri sogni? >>

Tsunade sospirò.
La verità sembrava davvero troppo banale [vorrei diventare una brava ninja, Sarutobi-sensei. E proteggere i miei cari, Sarutobi-sensei] e comunque lei non aveva nessuna voglia di essere lì in quel momento. Potendo, se ne sarebbe andata da un pezzo.

Orochimaru guardava lontano, si rigirava un kunai fra le dita con aria assente.
<< Non penso i miei sogni la riguardino, sensei. >>
Sarutobi diede un altro morso alla mela che aveva in mano, aggrottando le sopracciglia.
<< Come sarebbe a dire che- >>
<< Sarutobi-sensei, non dovrebbe esserci una specie di prova, adesso? Magari mi divertirei un po'! E riuscirei a spaccare la faccia a questo stronzo qui! >>
Orochimaru non diede segno di curarsi delle minacce. Aggrottò solo lievemente le sopracciglia, come stesse pensando a qualcosa di distante, che non aveva a che fare con nessuno di loro [il loro mondo] e con i loro banali battibecchi.
Sarutobi guardò Tsunade, ma lei aveva un curioso broncio corrucciato, l'aria molto irritata e guardava più in là, verso i tre tronchi in mezzo al campo. Poi si girò, ma guardò il ragazzino dai capelli bianchi.
<< Come se ne fossi capace, Jiraiya. >>
<< Che cos- >>
<< Ragazzi, finitela. Non è così che si dovrebbe comportare una squadra. >>
A Sarutobi non piacevano quei tre ragazzini.
Diamine, si sarebbero ammazzati durante un allenamento o l'altro, pensò, approfondendo la smorfia che gli scavava il viso.
[Una vita o l'altra.]
E ne ebbe la conferma quando Orochimaru, alzando il suo sguardo dorato, lo guardò dritto negli occhi, e disse:

<< Ma noi non siamo una squadra, sensei. >>

Sarutobi, che aveva pensato a qualche frase ad effetto, ammutolì.
Ricambiò per qualche secondo lo sguardo del ragazzino pallido, ed ebbe uno strano brivido.
Poi forzò un sorriso e tirò fuori due campanellini dalla tasca destra dei pantaloni.
Emettevano un tintinnio irritante, pensò Tsunade studiandoli.

<< Non ancora. >>

Tsunade guardò Orochimaru, ma lui non corrispose la sua occhiata [del resto, non lo faceva mai].
Si concentrò allora su Sarutobi-sensei, che spiegava quella stupida prova.

Sarutobi li osservava da esterno, continuando a parlare.
Vedeva Tsunade che guardava Orochimaru, e lui che guardava sempre lontano.
Vedeva che Tsunade, rendendosene conto, abbassava appena gli occhi e poi tornava a guardare avanti.
Senza rendersi conto che però, intanto, Jiraiya aveva sempre guardato lei.

A Tsunade non piaceva la sua squadra.
[Che non era una squadra.]
Jiraiya era rumoroso e incredibilmente stupido, ed era anche un pervertito.
Orochimaru era semplicemente Orochimaru. Silenzioso, e con quello sguardo che dava i brividi e la metteva a disagio.
Tsunade non lo sopportava davvero.
E Sarutobi-sensei proponeva prove idiote e diceva cose ridicole.
E stava lì in piedi, con i due campanellini appesi alla cintura.
Che mandavano quello stramaledettissimo tintinnio.

<< ...entro mezzogiorno. Come vedete, ce ne sono solo due. Quello di voi tre che non riuscirà a conquistarsi il proprio, verrà legato lì – indicò uno dei tronchi – e non pranzerà. La prova ha inizio. >>

Jiraiya e Tsunade schizzarono verso il boschetto ai margini del campo in direzioni opposte. Orochimaru camminò fino ai tronchi, si sedette sopra quello di destra. Aspettava.
Tsunade, accoccolata sotto un cespuglio da brava ninja, arricciò il naso quando un insignificante plotone di formiche le passò di fianco al braccio destro, che comunque stava già iniziando a formicolare piegato nel terriccio.
Portavano una cavalletta. Muoveva ancora le antenne, agonizzante.
Per qualche secondo la sua attenzione fu tutta lì, in quella micromorte senza sangue, in quella lenta processione.
Sarebbe questo, essere grandi ninja? Essere portati in trionfo, in morte?
[O forse è solo morte?]
Tsunade aggrottò le sopracciglia.
Che pensieri stupidi.

La distrasse Jiraiya che, poteva vederlo da sotto il fogliame, si era lanciato contro Sarutobi-sensei senza nessuna tattica, lanciando kunai.
<< Idiota. >> sbuffò lei, a mezza voce.
Orochimaru stava seduto sul tronco. Aspettava.
[Sembrava passarci la vita, ad aspettare.]
Tsunade si mosse appena in avanti, mentre Jiraiya rotolava per terra.
[E forse lo faceva sul serio, aspettare.]
Piano, piano. Aggirare il ciliegio.
[Ma cosa aspettava, poi?]
Scosse la testa.
Orochimaru scattò in avanti verso Sarutobi-sensei.
[Quel maledetto tintinnio.]

Entro la fine della mattinata, Tsunade sentiva il campanellino freddo contro il suo palmo.
Orochimaru lo lanciava in aria riprendendolo ogni qualche secondo. Era stato il primo, lei ci aveva messo mezz'ora in più.
Jiraiya sputava insulti, legato contro il tronco.
Tsunade sospirò.
Sarutobi-sensei aveva una strana espressione, come se non avesse programmato che le cose andassero così.
Tsunade sospirò, per l'ennesima volta.
Che pensiero stupido

<< Potete... potete andare a casa. Ci vediamo domani mattina. Anzi, pomeriggio. Pomeriggio. Alle quattro. Ci vediamo, ragazzi.>>
Sarutobi-sensei li guardò un attimo e sparì in uno schiocco di fumo grigio.
A Tsunade rimase in mano il fastidioso campanellino. Nelle orecchie, i rimbrotti adirati di Jiraiya come un eco lontano.
Lo salutò con una linguaccia, sventolandogli davanti la prova della sua libertà, e si allontanò con Orochimaru, lasciandolo là, legato al tronco. A lei Jiraiya aveva sempre dato sui nervi.

Camminarono senza fretta. Facevano un tratto di strada insieme.
Tsunade pensò che, una volta a casa, avrebbe buttato via il campanellino.
Quel suono, non lo sopportava davvero.

<< Non mi piacete, come squadra. >>
Orochimaru le rivolse un'occhiata piuttosto passiva. Non disse niente.
[Toh. I suoi occhi sembrano vivi.]
<< E poi il sensei aveva una strana espressione. >>
<< È ovvio. >>
Tsunade si fermò, e lo fissò. Lui continuò a camminare.
<< ...lo sarà per te, ovvio. >>
Orochimaru scrollò le spalle.
<< ...allora, me lo spieghi? >>
<< Aveva solo programmato male la prova. >>
Tsunade rabbrividì, pensando che era la stessa cosa che aveva pensato lei. Non glielo disse.
<< E... come sarebbe dovuta andare? >>
Orochimaru si fermò e la guardò.
Tsunade, per un brevissimo momento si chiese com'era il suo sangue, se era caldo, o freddo come quello di un serpente.
Sentiva ancora il fastidioso tintinnio provenire dalla sua tasca. Se ne sarebbe sbarazzata appena..-

<< Avrebbe voluto che noi lavorassimo insieme. Per prendere i campanellini, intendo. Come una squadra. >>
<< ...Ah. >>
[Che poi, volendolo o no, era quello che erano.]
[Una squadra che non era una squadra.]

Orochimaru si allontanò nella direzione in cui Tsunade presumette fosse casa sua.
Lei stette lì qualche secondo.
Poi si avviò nella direzione opposta, velocemente.

Una volta arrivata a casa aprì l'ultimo cassetto della sua scrivania [vuoto] e vi ripose il campanellino.
[Così, almeno, non avrebbe più sentito quel fastidiosissimo suono.]
Non lo buttò via.

Nell'aria aleggiava il suono della sua voce in parole che non aveva mai detto.

<< Lavorare insieme, come in una squadra. >>
<< ...Ma noi non siamo una squadra, Tsunade. >>
<< Ah, giusto. >>







Nonostante la marea di cose che ho da fare, avevo proprio voglia di scrivere qualcosa sui Sannin. La faniction è strutturata su due capitoli, Prologo ed Epilogo senza nient'altro in mezzo e il titolo l'ho preso da una canzone dei Nickelback, adattandola un po', Savin' Me, che consiglio vivamente.
Era stata pensata per il contest Angels indetto da Suzako sul forum, salvo poi un moi ripensamento che mi ha spinto a mandare una one-shot al posto di questi due capitoli.
Ringrazio come sempre la mia papera, che amo immensamente (L), e le gentili anime che hanno commentato la one-shot Burning Eye.

Ci vediamo all'epilogo :3



Helen





  
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