-Avvicinati, Rivaille.-
L'unica risposta che Elvin ottenne fu una semplice sbuffata.
Nonostante fossero stati a letto assieme almeno un cinque o sei volte prima di allora, la risposta di Rivaille era sempre la stessa. Una risata smascherata.
Il comandate della squadra ricognitiva non sapeva bene mai come relazionarsi con quella testa calda che aveva scelto di arruolare. La sua natura ribelle usciva fuori in quei momenti e lo rendeva ingestibile persino per un uomo come Elvin. Era come se avesse accettato di essere comandato durante le operazioni ma non a letto.
Ah, quanta fatica avrebbe fatto per ottenere la sua fiducia!
-Non vedo perché dovrei farlo. Adesso non siamo in servizio, Elvin.-
Ancora si domandava perché aveva scelto quel ragazzino. Avrebbe potuto avere chiunque, eppure appena aveva incrociato il suo sguardo, in quella fredda cella dove era stato rinchiuso per essere punito di un furto, non aveva potuto fare a meno di desiderarlo. Sia fuori che dentro le lenzuola.
-Perché so che tanto ti piace. Lo fai solo perché ti sta divertendo tenermi sulle spine.-
Ma non era solo quella la ragione. Quella era una facciata. Elvin sapeva benissimo che Rivaille non aveva alcun tipo di fiducia in lui. Non importava quanto Elvin fosse serio e che non avesse intenzione di prenderlo in giro: il più giovane non riusciva a lasciarsi del tutto andare. E il comandate riusciva anche a vederne la ragione: aveva vissuto una vita da criminale, dove non si faceva altro che tramare l'uno alle spalle dell'altro. Chissà quante volte aveva rischiato di venire ucciso da quelli che si dichiaravano suoi compagni.
Gli prese le mani, baciandogliele.
-Io non intendo tradirti, né qui né sul campo di battaglia. Sono sincero.-
Come ogni volta lo sguardo di Rivaille vacillava, come se le parole di Elvin avessero il potere di metterlo in crisi. E l'altro lo sapeva, perché gli si avvicinava man mano, continuando a baciargli le mani, annullando sempre di più le distanze fra i loro volti.
-E se ciò non ti convince adesso sono disposto a dirtelo finché non mi crederai.-
Rivaille socchiuse la bocca, come se stesse per dire qualcosa per stroncare le buone intenzioni di Elvin. Ottenne solo di essere baciato e di non poter fuggire via. Non che ne avesse intenzione, nella realtà, e questo Elvin lo sapeva benissimo. Altrimenti non avrebbe atteso tanto per rispondergli. Rivaille sapeva dosare benissimo i tempi di un dialogo.
Le loro labbra si allontanarono un poco dopo il bacio. Gli occhi invece restarono vicini, fissandosi l'uno con l'altro. Uno pronto a cedere, l'altro pronto a colpire ancora.
-Per sempre, Rivaille. Finché i giganti non mi uccideranno. Te lo giuro.-
Chiuse gli occhi, il futuro caporale, iniziando a ridere. Ed Elvin sorrise.
-Vedi di non tirartela addosso.-
In risposta lo strinse in un abbraccio che nessuno dei due avrebbe sciolto così facilmente.
Ed Elvin andò a parlare al suo orecchio, facendolo rabbrividire un poco, conscio di cosa sarebbe successo di lì a poco.
-Non prima di averti fatto mio anche questa sera, Rivaille. E non prima di aver ottenuto completamente la tua fiducia.-

“E' un ordine. Fallo.”
“. . . Ricevuto, Elvin. Mi fiderò del tuo giudizio.”

Note.

Finalmente la mia musa mi ha assistito anche su questa coppia!
Non so perché, ma ho come l'idea che Rivaille fosse una testa calda... che non si sia fidato subito di Elvin. E che quindi il comandante abbia dovuto lottare per ottenere quella dannata fiducia.
Spero che vi sia piaciuta ^^