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Autore: Sachi93    12/05/2013    2 recensioni
"E sentire la voce di suo fratello che parlava senza sosta, lo rendeva sempre sereno, vivo.
Eppure è un attimo.
L'esplosione squarciò l' aria, arrivando sorda e netta al cuore di Feliciano.
La linea era caduta.
Solo quell' insistente "bip" si sentiva.
[...]
Quel nome, mosso fra due labbra tremanti.
Una strage.
Terroristi.
Morti."
14° Sequel di Cicatrici, il protagonista è Feliciano nei terribili fatti della Strage di Bologna!
Genere: Introspettivo, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrici...'
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E se in una bellissima mattina, di un giorno d'agosto, una persona sulla banchina aspettasse.
Alla stazione aspetta, con la valigia in mano, giornale sotto braccio e uno strano ciuffo a fargli compagnia.
Camminando avanti e dietro, cerca al limitare dell'orizzonte quel treno tanto distante.
E' presto, troppo presto.
Ma non importa è felice , perché ritorna nella sua amata casa.
E non resiste, si accosta ad un telefono e chiama.
A volte gli impegni burocratici erano così noiosi, ma necessari.
Stava, giorni, settimane, mesi, lontano da casa, dal suo sole, dalla sua terra.
Così, l'unica persona che apprezzava e di cui sentiva veramente la mancanza, ora stava prendendo la cornetta al primo squillo.
E sentire la voce di suo fratello che parlava senza sosta, lo rendeva sempre sereno, vivo.
Eppure è un attimo.
L'esplosione squarciò l' aria, arrivando sorda e netta al cuore di Feliciano.
La linea era caduta.
Solo quell' insistente "bip" si sentiva.
Gridare il nome di suo fratello Romano non serviva a nulla.
Ed ecco, la disperazione  si fa largo nella sua mente.
Per la consapevolezza di chi non sa, di chi ha paura soltanto a nominarla.
Di chi ha visto troppo in un solo anno.
Di quel maledetto anno 1980.
Di chi sapeva che sarebbe continuata per tanto, troppo tempo.
Un solo spasmo e sentiva il dolore farsi strada, un semplice ferita, netta.
Feliciano lasciò la cornetta del telefono, correndo fuori dal suo ufficio, attraverso i corridoi, per arrivare alla stanza del presidente.
La notizia era appena arrivata.
Nessuno aveva prestato attenzione a quella porta che sbatteva, al fiatone di quella nazione che persisteva nel silenzio.
Solo la voce della radio.
Un ronzio di parole correlate.
E lo sguardo del presidente afflitto a perforargli l'anima.
Quel nome, mosso fra due labbra tremanti.
Una strage.
Terroristi.
Morti.
 
 
 
I primi soccorsi arrivarono dai cittadini.
Barelle, bende, fiale.
I primi sopravvissuti, grondanti di sangue, barcollavano, gridando i nomi di madri, padri, figli e amici.
Nella coscienza di esser sopravvissuto, ma sentendo di non esser del tutto vivo.
I primi morti, il corpo di  un bambino, una donna, un uomo, un arto mutilato, un brandello di vita.
Poco a poco la grande piazza venne coperta di veli bianchi.
E Feliciano arrivò insieme al presidente, correndo fra le persone, aggirandosi fra i morti.
Sollevava di tanto in tanto i veli, cercando di trattenere i conati.
Eppure sapeva che suo fratello era vivo.
C'era ancora speranza, anche se le ore passavo, anche se i sopravvissuti riaffioravano con i morti.
E pregava dopo tanto tempo, quel Dio che gli aveva tolto tanto.
Pregava per quell' unica vita, che lo amava a dispetto di tutto.
Maledicendosi, per non avergli detto un ultimo "ti voglio bene".
Quella volta qualcuno ascoltò il  suo grido disperato, quello di un semplice essere umano, non di una nazione.
E si, quella stretta al cuore non era dolore, non era la consapevolezza di aver perduto.
Ma di essersi ritrovati.
Il suo abbraccio.
Perché Romano era vivo.
E accasciandosi a terra, lacrimando come un tempo,  Feliciano riuscì a dirlo.
"Romano, ti voglio bene!"
 
 
 
 
Salve ragazzi!
Era il 2 agosto del 1980 alle 10:25  esplode un ordigno nella stazione di Bologna, causando 85 morti e 200 feriti!
Siamo nel pieno degli anni di piombo, atti terroristici si susseguono senza tregua, nessuna pietà, il timore dilaga.
I simboli di questa strage sono l'orologio che si fermò a quell'ora e l'autobus 37, che divenne durante il salvataggio delle persone un vero e proprio pronto soccorso mobile.
Spero vivamente che vi sia piaciuta, dedico la storia a Malice, scusa il ritardo!
Un caloroso saluto a tutti,
Sachi93.
  
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