Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Shnusschen    13/05/2013    4 recensioni
"Le parole che crescevano dentro di lui da quando aveva undici anni uscirono all’improvviso e, guardando Molly scoppiare a piangere e Arthur impallidire e cominciare a urlare sotto gli sguardi attoniti e furiosi del resto della famiglia, Percy realizzò che non gli importava. Se ne sarebbe andato di casa quella sera stessa, liberandosi finalmente di quella zavorra di pezzenti che fino a quel momento aveva chiamato famiglia.”
Genere: Generale, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Percy Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo:Occhi Neri- La strada per l’inferno.
Autore: Shnusschen
Fandom:  Harry Potter
Personaggi: Percy Weasley, Bellatrix Lestrange, Molly Weasley
Pairing: Percy/Bellatrix
Genere: Guerra, Introspettivo, Generale
Rating: Arancione
Avvertimenti: OOC, What If?, Crack Paring
Note: L’idea originale di questa coppia è di Ferao
Introduzione: Le parole che crescevano dentro di lui da quando aveva undici anni uscirono all’improvviso e, guardando Molly scoppiare a piangere e Arthur impallidire e cominciare a urlare sotto gli sguardi attoniti e furiosi del resto della famiglia, Percy realizzò che non gli importava. Se ne sarebbe andato di casa quella sera stessa, liberandosi finalmente di quella zavorra di pezzenti che fino a quel momento aveva chiamato famiglia.
 

A Ferao, che ha avuto l’idea di questo paring folle.
A Trick ed Eterea, che col loro contest mi hanno dato la spinta
Per concludere questa storia e
Alle Muse, perché sono belle.

 
 
 
Occhi neri.- La strada per l’inferno.
 
 
Occhi neri, folli, che incrociarono i suoi per un attimo.
Fu solo questo. Un attimo  e Percy Weasley fu perduto.
Un anno intero passato a negare il ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ed era bastato un attimo- una fugace visione del Mago Oscuro e di Bellatrix Lestrange prima che questi si smaterializzassero dal Ministero- e tutto il loro lavoro era andato in fumo, eppure a lui non importava.
Non gliene era mai importato molto, a dire il vero, se Voi-Sapete-Chi era tornato o no. L’unica cosa che gli interessava era la carriera, riscattarsi da quella famiglia di pezzenti e dalla miseria che li aveva sempre circondati; sostenere il Ministero era stata semplicemente la scelta più giusta in quel momento.
Ora però che il Suo ritorno era sicuro- tutto il Mondo Magico ne era al corrente e Lui aveva smesso di nascondersi- Percy si trovava a dover riconsiderare la propria posizione. Sarebbe potuto tornare dalla sua famiglia, unirsi all’Ordine della Fenice nella lotta contro il Male… Sarebbe stata la scelta giusta, quella più saggia. Ma non la sua scelta.
Non voleva tornare ad essere un Weasley, un poveraccio con i capelli rossi impegnato sempre a fare la cosa giusta. Voleva il potere, voleva essere temuto e rispettato. E forse, da qualche parte nelle profondità del suo essere, sentiva di volere anche quegli occhi neri come il carbone, scintillanti di lucida follia.
Così, Percy prese la sua decisione.
 
Morte e distruzione imperversavano nel mondo magico. La nebbia dei Dissennatori copriva ogni cosa da mesi, diventando sempre più densa e fredda.
Tutto era grigio, spento, privo di vita e di colori. Una testa rossa spiccava vivida nella foschia mentre con passo deciso entrava a Nocturne Alley. Aveva percorso solo pochi metri quando sentì la voce:
-Bene bene, guardate chi abbiamo qui, un traditore del suo sangue!
Percy si girò tranquillo ad affrontare i Mangiamorte davanti a lui, tenendo le mani aperte davanti a sé, a dimostrare di non avere la bacchetta.
-Hai detto bene Avery, sono un traditore del mio sangue, ma non del sangue di mago.
L’uomo lo guardò perplesso.
-Sono due anni che non ho contatti con i Weasley, con la mia…famiglia- pronunciò la parola con tono disgustato- e sono venuto qui per incontrare voi.
-E perché mai?
-Perché sono stanco di essere un pezzente, un povero idiota che segue ciecamente un insulso ragazzino e un vecchio pazzo che si è fatto uccidere da uno dei suoi insegnanti. Voglio il potere, voglio stare dalla parte giusta… Voglio unirmi al Signore Oscuro.
I Mangiamorte lo guardarono stupiti per un attimo, poi Avery si riscosse:
-Vedremo.- disse, puntadogli contro la bacchetta- Stupeficium!
 
Riprese i sensi in mezzo al cerchio dei Mangiamorte. Di fronte a lui stava Lord Voldemort che lo fissava con un’espressione quasi incuriosita.
Percy si guardò intorno, cercando di individuare sotto le maschere degli uomini che lo circondavano quegli inconfondibili occhi neri  che da giorni lo tormentavano ma prima che potesse riuscirci il Signore Oscuro puntò la bacchetta contro di lui e mise a nudo la sua anima:-Legilimens!
 
Hogwarts, Primo Anno.
Col viso rosso quasi quanto i suoi capelli Percy cercava di nascondersi tra gli altri bambini in attesa di essere Smistati, pregando che nessuno notasse l’orlo liso della sua veste- la veste di Bill, che poi era passata a lui. Mi impegnerò tantissimo per diventare il miglior studente della scuola così potrò comprarmi tutte le cose nuove e non dovrò più vergognarmi, promise a se stesso.
 
Hogwarts, Quinto Anno.
Harry Potter era stato Smistato a Grifondoro e, da quel che aveva potuto vedere durante il Banchetto, aveva già fatto amicizia con Ron.
Avere il Bambino-Che-È-Sopravvissuto come amico di famiglia era sicuramente la carta vincente per ottenere un buon posto al Ministero una volta finiti gli studi. Suo padre indubbiamente era troppo nobile- e nella sua testa quella parola suonò come un insulto- per ricorrere a mezzucci del genere ma lui non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di uscire finalmente dalla miseria e dalla mediocrità, di essere qualcuno.
 
Ministero della Magia, Ufficio per la Cooperazione Magica.
-È fatta!- esultò Percy seduto alla sua nuova scrivania. Durante il colloquio gli era bastato accennare con noncuranza al fatto che Harry Potter trascorresse le estati alla Tana per fargli ottenere un posto davvero eccellente.
Certo, i primi tempi si era sentito un po’ frustrato per i compiti palesemente al di sotto delle sue capacità che gli venivano assegnati ma da quando il Signor Crouch si era preso un periodo di riposo tutto era cambiato.
Aveva solo diciotto anni e già dirigeva un intero Ufficio del Ministero, guadagnando più di suo padre. Era qualcuno.
Aprì l’ultima lettera del suo superiore provando un moto d’irritazione vedendo che si ostinava a chiamarlo Weatherby e arrivò alla fine aggrottando leggermente le sopracciglia: ultimamente le missive del Signor Crouch erano leggermente deliranti… poco male, avrebbe fatto a modo suo, dimostrando una volta per tutte le sue qualità.
 
Ministero della Magia, Ufficio del Signor Crouch.
-Maledetto ragazzino!- sbraitò Percy mentre con malagrazia raccoglieva le sue cose da quello che non era mai stato realmente il suo ufficio e non lo sarebbe mai diventato.
Un minuto prima aveva una vita perfetta- una fidanzata, un ottimo lavoro che gli portava soldi e prestigio- e l’attimo dopo tutto era svanito per colpa del Bambino-Che-Purtroppo-È-Sopravvissuto. Non solo aveva raccontato quella storia assurda sul Signor Crouch, che aveva portato alla sua sospensione e addirittura ad un’inchiesta sul suo operato ma, proprio quando le cose sembravano risolversi per il meglio, se n’era uscito con quella ridicola fandonia sul ritorno di colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e così in meno di un secondo lui si era ritrovato senza lavoro, vista la nota vicinanza della sua famiglia a quel ragazzo.
-Maledetto piccolo bugiardo!- imprecò ancora mentre un aereoplanino di carta planava di fronte a lui. Chissà cosa voleva il Ministro…
La Tana.
-Cosa?!
-Assistente Personale del Ministro- ripetè Percy irritato. La sua famiglia ultimamente gli dava sui nervi- più del solito- e le loro espressioni basite di fronte alla sua grande notizia lo facevano infuriare. Aveva sempre saputo di essere ampiamente sottovalutato ma aveva sperato che almeno in quell’occasione si dimostrassero fieri di lui.
-Hai rifiutato, vero?
Evidentemente sarebbe stato deluso ancora una volta.
-Perché avrei dovuto? È un posto ottimo per uno uscito da Hogwarts da appena un anno.
-Percy, andiamo, non essere stupido.- intervenne suo padre- L’unico motivo per cui ti hanno offerto quel posto è per tenere d’occhio noi e Silente.
-Solo perché tu sei un fallito privo di ambizione che non ha mai avuto una promozione in vita sua non vuol dire che io devo essere come te.
Le parole che crescevano dentro di lui da quando aveva undici anni uscirono all’improvviso e, guardando Molly scoppiare a piangere e Arthur impallidire e cominciare a urlare sotto gli sguardi attoniti e furiosi del resto della famiglia, Percy realizzò che non gli importava. Se ne sarebbe andato di casa quella sera stessa, liberandosi finalmente di quella zavorra di pezzenti che fino a quel momento aveva chiamato famiglia.
 
Appartamento di Percy, Londra.
La sveglia sul comodino segnava le quattro del mattino ma lui non riusciva a prendere sonno. Da ormai due mesi il Mondo Magico era cambiato: il ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era ormai di dominio pubblico, Caramell era stato costretto a dimettersi, sparizioni e attacchi erano all’ordine del giorno e la nebbia diventava ogni giorno più densa. Era cominciata la Seconda Guerra Magica, come la definiva la Gazzetta del Profeta, ed erano due mesi che lui non riusciva a dormire perché ogni volta che chiudeva gli occhi era tormentato dalla visione di due lucidi occhi neri che promettevano potere, follia e perdizione.
Basta, decise Percy, l’indomani sarebbe andato a Nocturne Alley per abbracciare quella promessa tentatrice.
 
Voldemort sollevò la bacchetta, interrompendo il flusso di ricordi. Percy cadde in ginocchio.
-Benvenuto tra noi.- gli disse il Signore Oscuro con un sorriso crudele e soddisfatto a deformargli il volto serpentino mentre osservava due Mangiamorte aiutare il ragazzo ad alzarsi. 
 
La stanza buia risuonava dei gemiti delle due figure che giacevano sul letto sfatto. L’unica luce era quella di una solitaria candela posta su uno dei due comodini scuri ma tutto ciò che Percy riusciva a vedere erano gli occhi della donna che stava sopra di lui.
Anche nella foga dell’amplesso e nell’abbandono del piacere quegli occhi non perdevano un briciolo del loro fascino, anzi: dalle nere profondità di quei pozzi emanava un irresistibile richiamo di morte, sangue e follia, promesse di potere e perdizione e ad ogni affondo il richiamo diventava più forte.
Con un gemito più alto dei precedenti Percy si perse nel corpo di Bellatrix, abbracciando l’oscurità di quegli occhi che ormai era parte anche della sua anima.
-Domani andremo ad Hogwarts. Domani combatteremo.
 
Lampi di luce, crolli, grida. Caos, polvere, corpi privi di sensi e di vita.
La battaglia infuriava in ogni corridoio della Scuola di Magia e Stregoneria, quel luogo che per sette anni aveva chiamato casa.
Dietro ogni angolo si nascondevano  ragazzini a cui lui aveva mostrato per la prima volta la strada per il dormitorio, ammonendoli col familiare avviso “Attenti alle scale, a loro piace cambiare” o suoi vecchi professori o qualcuno dei suoi fratelli.
Percy andava avanti a combattere come in un sogno, senza vedere nulla. Non sapeva chi aveva appena colpito, non sapeva come stava andando la battaglia, sapeva solo che doveva continuare ad avanzare, che doveva combattere ed eliminare gli avversari per poter vedere ancora una volta quegli occhi neri che lo avevano condotto a quell’inferno, per poter essere veramente libero da tutto ciò che ancora lo legava alla sua vita da pezzente e abbracciare l’oscurità che aveva dentro, incontrare la sua vera  natura ed essere finalmente qualcuno.
Si ritrovò in Sala Grande senza sapere come ci era arrivato e le vide subito.
Bellatrix stava lottando con Ginny. Ginny, che era la sua unica sorella, la piccola di casa, la prima ad aver scoperto che lui aveva una relazione…
Un battito di ciglia- il lampo dei ricordi sostituito dal pensiero di intervenire, ma in aiuto di chi?- e la scena cambiò; ora Bellatrix combatteva contro sua madre.
Molly, così gentile e battagliera, materna e temibile, con i suoi maglioni fatti a mano e la sua ottima cucina, disposta a uccidere per difendere la sua unica figlia.
E poi c’era Bellatrix, così disperata e folle, così accecata dal potere e dall’odio ma così sola che uccideva senza pensarci e forse senza neanche un vero scopo. Bellatrix, con i suoi lucidi occhi neri sbarrati e la folle risata impressa sul volto mentre cadeva a terra prova di vita.
Tutto era finito.
I sogni di gloria, sangue, potere e follia erano svaniti nel lampo di un incantesimo, Percy lo sapeva, ma quegli occhi erano ancora aperti e lo chiamavano con la stessa forza di sempre.
Avanzò con la bacchetta puntata contro la donna che gli aveva dato la vita. Molly lo guardò con gli occhi colmi di lacrime e amore, senza fare un solo gesto per difendersi, anzi lasciando cadere la bacchetta, vecchia, a terra, vicino alle scarpe logore.
-Non sarò mai più un pezzente!- urlò Percy nella sua testa.
-Avada Kedavra!- fu tutto ciò che disse.
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Shnusschen