“Uruha” lo chiamò Aoi, con occhi stanchi. Uruha sorrise e gli si avvicinò a passi lenti, accennando il suono delle scarpe che toccavano il suolo. Poi lo guardò per qualche istante e fece uno sguardo preoccupato. 
“Da quanto aspetti?” domandò il chitarrista dalla chioma bionda, mentre sul viso di Aoi si formava un sorriso compiaciuto. 
“Da qualche ora” - affermò l'altro chitarrista, dalla chioma nera - “ma più l'attesa cresce, più il desiderio di te si fa' sentire” continuò.
Uruha si avvicinò di più ad Aoi, finché la distanza tra loro due non fu di qualche millimetro. Si sorrisero e si guardarono per qualche minuto negli occhi. Il biondo sfiorò il pallido viso di porcellana del nero, mentre quest'ultimo si era soffermato a guardare il corpo tanto amato di Uruha, che invece amava disegnargli le labbra con l'indice.
“Aoi...” - disse con un lungo sussurro Uruha - “Non dovremmo farlo, sai? Pensa se i fan lo venissero a sapere...”. Ancora una volta Aoi sorrise, e mormorò qualcosa che al biondo non fu molto chiaro; tuttavia, si poteva intuire la frase dal sinuoso movimento delle labbra di Aoi che ad Uruha faceva uscire fuori di sé. Senza nemmeno accorgersene, le loro labbra si erano scontrate, e le loro lingue danzavano in un lungo bacio. 
Presto o tardi, avrebbero mandato tutto a puttane. La loro promessa di resistere l'uno al tocco dell'altro, era andata a farsi benedire.
Dopo quel passionale bacio, riuscivano a malapena a stare in piedi. 
“Fermiamoci...” disse Aoi, inutilmente però: Ormai avevano perso il controllo e le loro mani toccavano irrefrenabilmente il corpo dell'altro, fino a spogliarsi totalmente. Si guardarono intensamente e dopo si stesero uno di fianco all'altro, cercando di ignorare il fatto che erano nudi. Dopo un po', Uruha salì sopra ad Aoi: Non resisteva più, voleva toccarlo, abbracciarlo, baciarlo... Lo desiderava. Aoi non si mosse di un millimetro perché anche lui lo desiderava intensamente. Il nero accarezzò le cosce del chitarrista biondo fino ad arrivare all'interno coscia; il biondo accennò un gemito a questa reazione, mentre delicatamente sfilava l'intimo di Aoi che lo guardava tremando per l'eccitazione.
“Uruha... F-Fa' piano...” disse Aoi, con il tono della voce basso. Uruha sorrise e lo baciò sfiorandogli la guancia e rispondendo: “Ti amo.”
Quel 'ti amo' che avevano sempre desiderato, quel 'ti amo' tanto proibito, quel 'ti amo' che da sempre era nascosto dietro ai sentimenti.
Aoi prese la mano di Uruha e intrecciò le sue dita con le proprie. Il biondo iniziò a toccarlo, ed il chitarrista dalla capigliatura nera mormorò un gemito. Dopo di questo, il chitarrista dai capelli biondi lo penetrò con estrema delicatezza, e Aoi fece un gemito che Uruha, a differenza del primo gemito, udì. Iniziò a spingere, ed i loro gemiti si unirono in uno solo. Dopo una decina di spinte, Uruha avvertì Aoi del fatto che stava per venire, e Aoi si spinse contro di lui per falicitare l'entrata dello sperma dentro di lui; e Uruha, che aveva resistito fino a quel punto, venne.
Distrutti, si stesero sul letto ansimando. Si guardarono e risero di gusto, anche se quella risata era leggermente forzata.

Nessuno seppe mai dell'accaduto, era il piccolo segreto di Aoi e Uruha. Inoltre, non fu mai chiaro perché lo fecero; forse per lo spasmodico bisogno di 
“lasciare il segno” nel corpo dell'altro.